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La Vostra "Medievale" più antica ?


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Salve,
non so se il contesto sia ancora valido, ma se lo fosse contribuisco con un piccolo bronzo attribuito ad Aistolfo (749-756) per la zecca di Ravenna.
Per la classificazione mi sono avvalso del MEC (Medieval European Coinage) vol. I
n. 324
Escludendo le emissioni Gote, credo che le prime emissioni su territorio italiano (anche se tale connotazione non aveva senso a quell'epoca), caratterizzate come Medioevali, si debbano considerare quelle Longobarde. Succedute dalle emissioni Carolinge e quindi dagli Ottoni, etc. per il Nord. Longobardi ancora per il Sud, ma succedute dai Normanni, Svevi, Angoini, Aragonesi, etc.
Storia a se fa lo Stato Pontificio le cui prime emissioni, rinvenute recentemente, sono le siliquae Papali-Imperiali emesse a Roma dai Papi in associazione con gli Imperatori Bizantini nel corso del VII e VIII secolo. Successivamente i Papi emisero denari (metrologia Carolingia) in associazione con gli imperatori Carolingi.
Le siliquae Bizantino-Papali sono state rinvenute recentemente, esistono articoli, ma non sono ancora state incluse in testi di riferimento (non erano ancora note ai tempi dei classici Serafini e Muntoni). Escludendo tale serie particolare e legata allo Stato Bizantino, la prima emissione Papale (considerata nell'opera del Muntoni) risulta quella dei denari emessi dal PapaAdriano I (772-795).
Un cordiale saluto a tutti.

numa numa
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[quote name='sicil_rex' date='14 agosto 2006, 13:14']Le arabe siciliane sono ammesse?
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[/quote]

Per me si.
Il monetato arabo è considerato pienamente medioevale ed in alcune zone (Spagna, Sicilia, Asia Minore...) rompe le caratteristiche monetali antiche presentando, più che tipi nuovi, una ideologia ed una concezione di moneta innovativ.
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[quote name='numa numa' date='26 novembre 2006, 14:27']Le siliquae Bizantino-Papali sono state rinvenute recentemente, esistono articoli, ma non sono ancora state incluse in testi di riferimento (non erano ancora note ai tempi dei classici Serafini e Muntoni). 
[right][snapback]174590[/snapback][/right]
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Immagino che tu ti riferisca al "Tiber Hoard" e altri ritrovamenti affini, che sono citati e catalogati in testi recenti. Questi testi, come il [url="http://www.lamonetapedia.it/index.php/Bibliografia_-_Monetazione_Italiana#Stati_della_Chiesa"]BERMAN[/url], anche se non si possono considerare "testi di riferimento", costituiscono sicuramente una utile integrazione ai classici da te citati.

Ciao, P. :)
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Ecco la mia:
mezzo denaro di Genova - anni 1139-1252 (primo periodo, prima fase) :)

[img]http://img398.imageshack.us/img398/373/45bra0.jpg[/img]
[img]http://img398.imageshack.us/img398/5515/45axt5.jpg[/img]
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[quote name='numa numa' date='26 novembre 2006, 14:27']Storia a se fa lo Stato Pontificio le cui prime emissioni, rinvenute recentemente, sono le siliquae Papali-Imperiali emesse a Roma dai Papi in associazione con gli Imperatori Bizantini nel corso del VII e VIII secolo. Successivamente i Papi emisero denari (metrologia Carolingia) in associazione con gli imperatori Carolingi.
Le siliquae Bizantino-Papali sono state rinvenute recentemente, esistono articoli, ma non sono ancora state incluse in testi di riferimento (non erano ancora note ai tempi dei classici Serafini e Muntoni).  Escludendo tale serie particolare e legata allo Stato Bizantino, la prima emissione Papale (considerata nell'opera del Muntoni) risulta quella dei denari emessi dal PapaAdriano I (772-795).
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Essendo bizantine sono ritrovabili sui testi classici di questa monetazione. Tuttavia i ritrovamenti del Tevere sono una minima parte rispetto alle tipologie trovate in seguito e passate in alcune aste. O'Hara ha pubblicato alcuni studi a riguardo.
Fra le bizantine-papali e le carolinge c'e' un periodo in cui furono emessi esemplari da XXX nummi che, con buona probabilita', erano autonomi rispetto all'impero. (Siamo comunque prima di Adriano I)
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Grazie Yafet,
per aver citato gli articoli di O' Hara, era proprio a questi che mi riferivo ed e' lui che ha scritto piu' approfonditamente su tali pezzi. La bibliografia piu' completa, a chi fosse interessatoa d approfondire lo studio di queste emssioni, nonche' la serie di questi pezzi, possono essere reperite nel catalogo di vendita della NAC (Numismatica Ars Classica) del 26 maggio 1994 (from Arcadius to Costantine XI).
Altri autori che hanno trattato questa serie sono Metcalf e, ovviamente, Grierson.
Non ho in mente il pezzo con il segno XXX che citi, ho in mente solo una moneta (per alcuni una tessera) attribuita a Zacharias che il Serafini (ed altri) considerano tra i prodromi della monetazione dei Papi. Approfondiro' l'argomento. Grazie per la segnalazione. Cordialmente,

numa numa
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Posso solo aggiungere di non dimenticare una monetazione che possiamo definire longobardo-papale:
le monete anonime pontificie per la zecca di Capua, quando i conti di tale città discendenti dei longobardi beneventani si posero sotto la protezione dei papi.
Il periodo è fine X secolo.
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[quote name='numa numa' date='27 novembre 2006, 19:53']Grazie Yafet,
per aver citato gli articoli di O' Hara, era proprio a questi che mi riferivo ed e' lui che ha scritto piu' approfonditamente su tali pezzi. La bibliografia piu' completa, a chi fosse interessatoa d approfondire lo studio di queste emssioni, nonche' la serie di questi pezzi, possono essere reperite nel catalogo di vendita della NAC (Numismatica Ars Classica) del 26 maggio 1994 (from Arcadius to Costantine XI).
Altri autori che hanno trattato questa serie sono Metcalf e, ovviamente, Grierson.
Non ho in mente il pezzo con il segno XXX che citi, ho in mente solo una moneta (per alcuni una tessera) attribuita a Zacharias che il Serafini (ed altri) considerano tra i prodromi della monetazione dei Papi. Approfondiro' l'argomento. Grazie per la segnalazione.  Cordialmente,

numa numa
[right][snapback]175099[/snapback][/right]
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Il testo di Grierson e' uscito prima degli articolo di O'hara anche se Grierson ne aveva letto le bozze. Purtroppo i testi di O'Hara non sono la cosa piu' semplice da trovare in giro. Da ricordare fra le fonti di informazione anche O.Murari
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Sto approfondendo la conoscenza delle coniazioni del periodo alto-medioevale in Italia e, oltre la forte scarsita' di emissioni, mi colpisce il fatto che la monetazione dei secc. VII - VIII, diciamo ante la riforma di Carlo Magno e l'introduzione della metrologia Carolingia (libbra : 20 soldi : 12 denari per soldo), e' dominata da un quasi monometallismo longobardo (tremisse aureo), almeno per il Centro-Nord,
e da un sistema bi-metallico bizantino (oro e rame) per una buona parte dell'altro territorio con zecche a Catania, Siracusa e l'Esarcato di Ravenna.
La zecca di Benevento conia sul metro bizantino solidi in oro ed elettro ma niente rame e, in seguito dei denari d'argento (ma credo solo dopo la riforma Carolingia).
La mia domanda e' : l'argento non e' quasi rappresentato in questi due secoli ?
Fatta eccezione per le cosiddette siliquae di Pertarito siete a conoscenza di altre emissioni in argento longobarde per le zecche del Centro-Nord ?
Spoleto ha mai coniato in questo periodo ?? (era retta da principi longobardi).
E' un periodo estremamente affascinante ma cosi' scarno di testimonianze e documenti..

numa numa
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[quote name='numa numa' date='01 dicembre 2006, 13:21'] da un sistema bi-metallico bizantino (oro e rame) per una buona parte dell'altro territorio con zecche a Catania, Siracusa e l'Esarcato di Ravenna.
[right][snapback]176193[/snapback][/right]
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Non dimenticherei la zecca di Napoli.
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Giustissimo,
per quello che sappiamo oggi, Napoli ha coniato sotto l'imperatore bizantino Costante II (661-684), Giustiniano II (685-717), Leone III Isaurico (717-741) e successivamente come ducato autonomo con dei bronzi da 20 nummi assolutamente affascinanti che al diritto riportano il busto di S. Gennaro (!)
Il primo duca e' Stefano II (755-800) che conia anche lui un bronzo da 20 nummi con il busto di S. Gennaro. Sergio I (840-864) e Attanasio II (877-898) proseguono la coniazione del 20 nummi ponendo il loro ritratto e Basilio I (881-884) e' il primo a coniare l'argento (denaro) sul metro carolingio.
Per farmi perdonare la dimenticanza posto un bell'esemplare dell'emissione di Stefano Duca con il busto di S. Gennaro (che porta fortuna..) in abito vescovile al diritto e la croce potenziata su tre gradini al rovescio.

numa numa
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Complimenti per la moneta.Eccezionale!
A tal proposito invito a visitare la mia pagina de lamonetapedia sulla zecca di Napoli:
[url="http://www.lamonetapedia.it/index.php/Napoli"]http://www.lamonetapedia.it/index.php/Napoli[/url]
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In realtà c'è un solo appunto ancora da fare per quanto riguarda il Sud.
Sono in corso studi poichè probabilmente è stata individuata anche almeno un'altra zecca in epoca bizantina. Peccato che ancora non conosco né i dettagli degli studi in atto né gli studiosi!
La notizia mi è stata data da un amico.
In futuro, spero presto, si avranno altre novità.
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[quote name='numa numa' date='01 dicembre 2006, 13:21']Sto approfondendo la conoscenza delle coniazioni del periodo alto-medioevale in Italia e, oltre la forte scarsita' di emissioni, mi colpisce il fatto che la monetazione dei secc. VII - VIII, diciamo ante la riforma di Carlo Magno e l'introduzione della metrologia Carolingia (libbra : 20 soldi : 12 denari per soldo), e' dominata da un quasi monometallismo longobardo (tremisse aureo), almeno per il Centro-Nord,
e da un sistema bi-metallico bizantino (oro e rame) per una buona parte dell'altro territorio con zecche a Catania, Siracusa e l'Esarcato di Ravenna.
La zecca di Benevento conia sul metro bizantino solidi in oro ed elettro ma niente rame e, in seguito dei denari d'argento (ma credo solo dopo la riforma Carolingia).
La mia domanda e' : l'argento non e' quasi rappresentato in questi due secoli ?
Fatta eccezione per le cosiddette siliquae di Pertarito siete a conoscenza di altre emissioni in argento longobarde per le zecche del Centro-Nord ?
Spoleto ha mai coniato in questo periodo ?? (era retta da principi longobardi).
E' un periodo estremamente affascinante ma cosi' scarno di testimonianze e documenti..

numa numa
[right][snapback]176193[/snapback][/right]
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Ci sono anche le zecche bizantine di Roma e quella sarda.
Oltre a quelle di Pertarito ci sono un paio di tipologie che alcuni attribuiscono ai Longobardi, ma la cosa e' tuttora dibattuta.
Ufficialmente spoleto non ha coniato, ma ci sono delle monete in oro del periodo, di stile che richiama quello bizantino, di cui si ignora tuttora la zecca.
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Grazie a tutti per gli aggiornamenti ed i contributi alla conoscenza della monetazione i questo periodo.
Trovo i secoli VII e VIII molto affascinanti ma purtroppo i materiali su cui studiare, sia testi che gli stessi ritrovamenti monetali sono molto piu' scarsi rispetto a quelli delle epoche [precedenti e successive (tuttora non si conoscono con esattezza quante e quali zecche effettivamente operavano, figuriamoci un elenco completo delle emissioni..). Approfondendo, a queste zecche di cui abbiamo discusso, occorre aggiungere un'altra zecca che ha coniato a partire dal 594 e per tutto il settimo secolo, sotto l'egida dell'imperatore di Bisanzio, con una monetazione autonoma a nome dei Vescovi reggenti la citta' : la zecca di Luni.
La monetazione, esclusivamente in piombo, comincia nel 594 a nome del Vescovo Venanzio con un nominale che riporta il busto del Vescovo al diritto e la croce patente al rovescio. Vi fu un a coniazione del Vescovo successore Lazzaro e poi ogni coniazione cesso' quando la citta' venne conquistata dai Longobardi di Rotari nel 642 che contrastarono il potere, molto forte ed affermato, dei vescovi locali, finendo per poi inglobarla nel ducato di Lucca, sotto Liutprando.
Tale zecca, non riportata neanche nel testo del Biaggi, viene pero' menzionata nel volume del CNI dedicata alle zecche minori di Toscana, e nei lavori di Mazzini "Della monetazione della zecca dimenticata di Luni, nei secoli VI e VII, Lucca 1918 e piu' recentemente di A. Bertino "I problemi della monetazione episcopale di Luni" in Quaderni del Centro Studi Lunensi n. 3, 1997 pp. 121-140
Tale monetazione, del tutto singolare nel panorama alto-medioevale italiano si configurerebbe probabilmente come una delle prime, se non addirittura la prima emissione autonoma, medioevale, non aurea, in territorio italiano, fatte salve forse alcune rarissime emissioni in argento longobarde sulla cui attribuzione ed esatta collocazione temporale, pero', gli studi sono ancora in corso.
The quest goes on..

numa numa
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[quote name='numa numa' date='04 dicembre 2006, 14:57']Approfondendo, a queste zecche di cui abbiamo discusso, occorre aggiungere un'altra zecca che ha coniato a partire dal 594 e per tutto il settimo secolo, sotto l'egida dell'imperatore di Bisanzio, con una monetazione autonoma a nome dei Vescovi reggenti la citta' : la zecca di Luni.
[/quote]

Non credo che il fatto che il territorio di Luni fosse sotto l'egida di Bisanzio la renda zecca bizantina. Anche le ducali di Napoli sono emesse in un periodo di egida bizantina, almeno nominale, ma allo stesso modo bizantine non sono.
Si ha idea sulla datazione di ogni singola tipologia? In determinati periodi storici i bizantini fecero emissioni speciali, anche in piombo, per celebrare il primo anno di insediamento al potere.
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Concordo,
mi ero posto anch'io il problema. D'altra parte il diritto di battere moneta era una cosa serissima ed oltre ad essere attrezzati per poterlo fare occorreva la concessione di un diritto di zecca, o di emissione, che di fatto sanciva la signoria su quel territorio, avuto pero' in concessione da un'autorita' imperiale.
Gli imperatori di Bisanzio per le aree sotto l'influenza bizantina : Siracusa, Catania, Napoli, Roma, l'Esarcato di Ravenna, etc. Gli imperatori Franchi (Carlo Magno e successori) e del Sacro Romano Impero al Nord (Ottone e succ.).
E poi i Papi quando la loro autorita' si svincolera' dall'influenza bizantina prima e dei sovrani carolingi poi e si affermera' come potenza autonoma.
E' abbastanza evidente, nel caso della monetazione di Luni, che questa abbia dei caratteri completamente autonomi, come tipologia, metallo e anche metrologia, pur essendo il diritto di concessione alla zecca proveniente dall'autorita' imperiale bizantina, confermato successivamente dal re d'Italia Berengario (ma non piu' utilizzato vista la cessazione delle coniazioni dopo la fine del VII secolo).
Si conoscono emissioni in piombo a nome di due vescovi per Luni :
Venanzio (594-604) e Lazzaro che conio' nel sec. VII successivamente a Venanzio,
dopo, nonostante il diritto di zecca fosse successivamente confermato, non venne piu' utilizzata come sede di zecca.

numa numa
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  • 1 mese dopo...
Finalmente riesco a fornire qualche elemento in piu' sulla monetazione di Luni a Yafet che me li richiedeva e a postare una foto del mio esemplare.
La zecca episcopale di Luni fu individuata a Ubaldo Mazzini ([i]di una zecca di Luni nei secoli VI e VII finora ignorata[/i], Lucca 1918
L'attivita' della zecca sarebbe iniziata soto il vescovo Venanzio contemporaneo dell'imperatore Maurizio Tiberio, e sarebbe continuata fino alla conquista longobarda, ad opera di Rotari all'inizio del VII secolo.
Le emissioni conosciute per Luni sono in piombo, metallo che, secondo Bertino ([i]Scavi di Luni[/i] in Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica, XII-XIV 1965-67) non parrebbero essere pregiudizievoli dell'autorita' imperiale o incompatibili con le emissioni ufficiali di Ravenna o Roma (Luni all'epoca delle emissioni e' ancora sotto influenza bizantina)
Si conoscono un centinaio scarso di questi piombi (12 all'Archeologico di Firenze, 23 es. elencati nel CNI; 53 elencati nell'opera del Mazzini e presso il Museo Fabbricotti di Carrara; 3 nella raccolta Papadopoli di Venezia; e pochi altri esemplari presso collezioni private)
Interessante e' notare che la loro circolazione non fu ristretta al solo ambito di Luni ma alcuni esemplari sono stati ritrovati nel porto (bizantino all'epoca) di Cosa, rafforzando l'ipotesi carattere di circolante effettivo di scambio ( enon mera emissione locale o tessere) che e' possibile attribuire ai pezzi di Luni.
L'analisi dei pesi per oltre 40 esemplari (cfr. Roberto Ricci, [i]Le coniazioni alto medioevali dei vescovi di Luni[/i] in Giornale storico della Lunigiana e del territorio Lucense 1988, pp. 45-63), individua un valore medio ponderale di gr. 7.90, simile al peso medio dei folles bizantini coniati nel periodo dei regni di Foca ed Eraclio , anche se ardito parrebbe un legame metrologico piombo di Luni/follaro bizantino senza l'apporto di ulteriori elementi di indagine.
Si distinguono essenzialmente 4 tipi di questa monetazione, il piu' comune e' quello che presenta un rozzo busto frontale anepigrafe al diritto ( l'immagine del vescovo Venanzio, secondo il Mazzini) , e al rovescio il mongramma EB (ecclesie basiliane e la legenda VEN[AN]TIUS EPCS attribuita al Vescovo Venanzio 594-603 (cfr. CNI vol. XI, Luni p. 205 n.1 Tav. XIII, 1) e' questo il tipo dell'esemplare per cui riporto la foto. Gli altri tipi sono una variante di questo (diritto con due croci ai lati del busto); un tipo con la figura di un vescovo (guerriero?) stante appoggiato ad uno scudo (CNI XI, 16) e un tipo con un busto nimbato e la legenda CAC MARIA attribuita nel CNI l successore di Venanzio, il vescovo Lazzaro (CNIXI, 23) .
Infine, da un puto di vista documentale si ha una lettera di Venanzio a Papa Gregorio Magno dell'ottobre 597 in cui vengono menzionate monete in bronzo e in "ferro" che circolavano allora in Luni (un possibile riferimento alla moneta plumbea Lunense).

numa numa
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Personalmente non credo ci siano problemi. Sono tutte fonti, testi e riviste pubblicate e conosciute. L'esemplare postato dovrebbe essere un inedito ma anche per questo non vedo particolari problemi. Questa fascia storica come si sa e' estremamente lacunosa di testi e testimonianze, ogni piccolo contributo, come quello che viene dalla numismatica, che serva ad ampliare le nostre conoscenze di questo periodo e' piu' che benvenuto.

numa numa
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[quote name='numa numa' date='07 gennaio 2007, 20:46']Personalmente non credo ci siano problemi. Sono tutte fonti, testi e riviste  pubblicate e conosciute. L'esemplare postato dovrebbe essere un inedito ma anche per questo non vedo particolari problemi.  Questa fascia storica come si sa e' estremamente lacunosa di testi e testimonianze, ogni piccolo contributo, come quello che viene dalla numismatica, che serva ad ampliare le nostre conoscenze di questo periodo e' piu' che benvenuto.

numa numa
[right][snapback]187478[/snapback][/right]
[/quote]

Grazie a nome di tutti.
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[quote name='numa numa' date='07 gennaio 2007, 14:04']Interessante e' notare che la loro circolazione non fu ristretta al solo ambito di Luni ma alcuni esemplari sono stati ritrovati nel porto (bizantino all'epoca) di Cosa, rafforzando l'ipotesi carattere di circolante effettivo di scambio ( enon mera emissione locale o tessere)[/quote]

Non vedo come il fatto di averle trovate a Cosa escluda un possibile utilizzo locale o che siano tessere mercantili per esempio. Occorrerebbe vedere, fra i ritrovamenti della zona del periodo in questione, l'incidenza di queste emissioni rispetto alla totalita' bizantina.
Come paragone si puo' prendere Roma in cui cio' che viene trovato del periodo e' al 90% della zecca locale.
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Le caratteristiche delle emissioni di Luni sono, credo, distanti da quelle di possibili tessere attribuibili a questo periodo (figura del vescovo, pastorale al rovescio, legenda attribuita al Vescovo Venanzio, monogramma della Ecclesia Basiliana, etc.). Gli autori che hanno trattato di questi pezzi, incluso il CNI, le hanno considerate come monete. Inoltre, il numero degli esemplari ritrovati (che si rifa sostanzialmente a tre/quattro tipologie unicamente con poche varianti) sembrerebbe non deporre a favore della tesi di "tessere". Tutto pero' e' possibile e concordo che molto utile sarebbe un confronto dei ritrovamenti di questi pezzi (tutti ben descritti nella bibligrafia citata) e la composizione dei ripostigli coevi della Toscana e del Nord-Centro Italia censiti recentemente da Arslan.

numa numa
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Il problema e' che sono maggiormente distanti dalle emissioni bizantine coeve. Ecco perche' manca qualche tassello al mosaico. Riusciresti ad avere foto di risoluzione maggiore (o disegni delle tipologie)?
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