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RUOLO DEI VOLONTARI PRIVATI


Risposte migliori

Nella discussione relativa al documento programmatico è emerso un interessante problema, che ha non poche implicazioni sia culturali in senso lato sia economiche sia finanche sociali.

Parto da una considerazione di Vincenzo (post # 125 della suddetta discussione)

L'opera di catalogazione di un medagliere rientra nei precisi compiti dei professionisti, atti a compilare le schede ministeriali.

Dal momento che essa viene dirottata a forze volontarie, di fatto, nega un'opportunità lavorativa a un professionista.

In un clima di generale difficoltà, con un disoccupazione giovanile in Italia esponenziale, chiedere che siano proprio i giovani a fare un passo indietro nell'interesse comune(super partes), è come infierire sul corpo di morenti.

D'altro canto, è da far notare, che a fronte del pesce piccolo, che mangia poco o nulla, il Pesce Grande mangia troppo rispetto a quanto produce(anche ricoprendo più incarichi contemporaneamente). E a questi che il tuo invito andrebbe rivolto, in favore del bene comune.

Cosa fare in concreto?

Calmierare alcuni compensi e destinare il ricavato ai professionisti non strutturati, cercando, così, di avviare un nuovo circolo virtuoso.

Ma aldilà del fattore economico, se proprio non si riuscisse a trovare fondi, per la catalogazione dei medaglieri, il problema può essere affrontato anche in altra maniera.

Chiamando a lavorare sempre e solo giovani professionisti non strutturati e garantendo una fondamentale crescita curricolare a chi effettua tale operazione, attraverso:

1) Nomina ad incarichi di responsabilità a titolo Onorario;

2) Diritto di prelazione in pubblicazione di materiale inedito presente nel medagliere.

3) Diritto all'utilizzo gratuito delle immagine, all'interno della pubblicazione medesima.

Per citarne solo tre.

Nel caso, invece, fossero chiamati "volontari puri", non solo verrebbe negato il diritto costituzionale del lavoro e del giusto guadagno, ma anche la crescita professionale, altro diritto sancito dalla Costituzione.

Il problema è complesso, ma non bisogna credere che non sia stato già affrontato in maniera esaustiva da qualcuno e da tempo.

P.S. L'argomento posto è interessante, ma esula dall'obiettivo di tale discussione e dal fatto che le osservazioni, finora da noi rivolte, concernono parte del documento stesso e non idee di principio.

Il problema non è di poco conto. Concordo che in un documento programmatico, dove si devono enunciare anche principi generali i più condivisibili, era meglio evitare di farne cenno specifico. Anche per questo ho proposto di togliere le famose ultime 6 righe, fermo restando, in altre righe, la possibilità di una generica collaborazione fattiva tra privati e istituzioni pubbliche.

In termini generali e in linea di principio, mi sembra accettabile e direi ovvio che sia sempre benvenuta una fattiva collaborazione tra enti pubblici, che possono essere Soprintendenze, Musei, Medaglieri, Istituzioni universitarie e privati muniti di adeguate competenze ed esperienza.

Qui forse sarebbe opportuno chiarire meglio la natura e i limiti di tale collaborazione.

Intanto appare evidente che non è ammissibile che una siffatta collaborazione debba implicare una mortificazione di altre figure professionali, come appunto i cosiddetti “professionisti non strutturati”, che in genere sono semplicemente i giovani che hanno conseguito la laurea in archeologia e talvolta anche il dottorato con indirizzo numismatico, i quali però non hanno avuto sbocchi e prospettive occupazionali connesse alla loro competenza.

Vediamo prima chi sono i cosiddetti “esperti privati” in grado di fornire collaborazioni a istituzioni pubbliche. In genere sono collezionisti o ex-collezionisti che hanno maturato nel tempo una notevole competenza in determinati settori. Io personalmente sono scettico sui cosiddetti “tuttologi” che si dicono esperti di tutti i periodi numismatici.

In genere queste persone, come il sottoscritto, non hanno svolto studi universitari competenti al campo numismatico (ad esempio io sono laureato in Scienze Biologiche e specializzato in Tossicologia). Tuttavia, per la spinta di un sincero interesse verso le monete di specifico settore, hanno allargato le proprie conoscenze anche alla storia e ai contesti archeologici, ovviamente non esattamente sul campo, ma attraverso lunghi e assidui studi.

Ci sono persone che hanno raggiunto una notevole competenza senza scrivere, ma solo facendosi conoscere nell’ambiente. Altre persone, come il sottoscritto, invece si sono più “esposte”, pubblicando articoli e studi che spesso vengono anche citati dagli accademici nelle loro pubblicazioni.

Molto spesso questo tipo di conoscenza, senz’altro acquisita in maniera autodidatta ma molto spesso affinata dalla lunga esperienza e grazie a varie frequentazioni con gli stessi accademici oltre che con altri “colleghi privati” (spesso all’interno di Associazioni), risulta essere “complementare” rispetto a quella acquisita dai giovani che seguono un normale corso accademico.

Un classico esempio è il problema dei falsi, che attualmente sta diventando sempre più grave e pregnante di serie implicazioni anche nello stesso progresso delle conoscenze numismatiche.

Purtroppo i giovani che escono dalle scuole di archeologia e finanche dai dottorati di numismatica hanno una limitata conoscenza materiale delle monete e non sanno in genere riconoscere i falsi, e comunque in misura minore rispetto a collezionisti molto esperti. E’ un dato di fatto.

Torniamo al punto di partenza.

Cosa possono fare in concreto questi “volontari esperti privati” per fornire un utile contributo, ma senza pestare troppo i piedi alle giuste aspirazioni dei giovani (e pure nemmeno troppo giovani) che aspirano ad acquisire maggiore esperienza e prospettive professionali (nel senso di essere prima o poi remunerati) ???

Innanzi tutto qui si tratta di fare “emergere” una conoscenza acquisita fuori dai soliti percorsi accademici, che può tranquillamente essere messa a disposizione e trasferita anche ai “professionisti non strutturati”.

In realtà è possibile configurare una sorta di collaborazione. Ma sotto quale forma?

Ovviamente servirebbero esempi concreti per meglio schiarirsi le idee.

Uno dei problemi più gravi e urgenti per la numismatica italiana, a livello pubblico, è l’emersione dell’immenso patrimonio presente nei vari medaglieri italiani.

Apro una parentesi. Quando un collezionista avanza una domanda di esportazione per un gruppo di monete di un certo pregio, il responsabile dell’ufficio di esportazione, almeno se sufficientemente competente e serio, deve valutare non solo il rispetto della lecita provenienza (basterebbe un adeguato pedigree e cioè la moneta non proviene direttamente da recenti scavi archeologici, ma da aste e simili), ma anche che non rivestano un effettivo e indispensabile interesse per lo stato. In altre parole, questa specifica moneta dovrebbe avere un minimo di riscontro in una collezione pubblica. Appare ovvio e pacifico che se un collezionista possiede un pezzo veramente unico e magari inedito, che non esiste in nessuna istituzione pubblica, è un vero peccato che questo bene vada disperso fuori dei confini nazionali e non invece assicurato in qualche modo (e con giusto prezzo) a una collezione pubblica. Ho già sentito dire che nell’ufficio esportazione esiste spesso un grande imbarazzo a concedere o meno un permesso di esportazione per una semplice ragione. Lì non sanno che cosa effettivamente c’è o manca nelle collezioni pubbliche per la quasi totale mancanza di cataloghi. Questo a prescindere da una valutazione ulteriormente restrittiva come attualmente in vigore per le monete antiche greche.

Quindi esistono mille ragioni, sia per gli accademici come pure per un sano collezionismo, che venga finalmente edito l’immenso patrimonio numismatico nei nostrani medaglieri.

Appare ovvio che per la catalogazione e fotografia di tale materiale si potrebbe utilizzare la vasta disponibilità dei laureandi, laureati e dottorati. Il buon senso suggerisce che si debbano creare ad hoc dei contratti, con remunerazione, per questi giovani. Così è stato fatto in alcuni casi, come ad esempio a Torino per una prima sistemazione del materiale numismatico nel Museo di Palazzo Madama.

Ma la crisi economica morde e i soldi semplicemente non ci sono.

Resta solo il volontariato, magari con un piccolo contributo personale (basti pensare all’attrezzatura fotografica che in genere manca nei musei, che devono appaltare il servizio fotografico ad esterni, con spreco di denaro pubblico).

So che tanti di questi giovani “professionisti non strutturati” sarebbero disposti a lavorare anche gratis e per un certo tempo (ovviamente non all’infinito!), soprattutto per acquisire esperienza.

Il problema è che spesso serve comunque un apporto di persone che abbiano già maturato una conoscenza e un’esperienza ben maggiore.

E qui possono dare una mano proprio questi “esperti privati”.

Supponiamo che un importante medagliere voglia fare emergere un nucleo composto da monete di una determinata zecca medievale, magari composto da qualche migliaio di esemplari. Che facciamo?

Ovviamente ci deve essere un responsabile del progetto, che deve essere per forza un accademico o quanto meno un professionista munito di adeguati titoli, che deve anche fare assicurare tutti i crismi di sicurezza e competenza. Si potrebbe costituire un team “misto”, dove possano convivere giovani laureati e un esperto volontario privato (volontario nel reale senso della parola e cioè senza alcun onere a carico dello stato).

In questa maniera si potrebbe anche agevolate al massimo il dialogo tra i futuri professionisti e accademici (almeno qualcuno farà carriera) e i privati depositari di buona conoscenza.

Possiamo prendere spunto da queste preliminari considerazioni per avviare una discussione sulla migliore forma di collaborazione tra pubblico e privato, che non potrà che avere favorevoli ricadute anche sui noti problemi dello stesso collezionismo.

Giusto?

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Supponiamo che un importante medagliere voglia fare emergere un nucleo composto da monete di una determinata zecca medievale, magari composto da qualche migliaio di esemplari. Che facciamo?

Ovviamente ci deve essere un responsabile del progetto, che deve essere per forza un accademico o quanto meno un professionista munito di adeguati titoli, che deve anche fare assicurare tutti i crismi di sicurezza e competenza. Si potrebbe costituire un team “misto”, dove possano convivere giovani laureati e un esperto volontario privato (volontario nel reale senso della parola e cioè senza alcun onere a carico dello stato).

In questa maniera si potrebbe anche agevolate al massimo il dialogo tra i futuri professionisti e accademici (almeno qualcuno farà carriera) e i privati depositari di buona conoscenza.

Possiamo prendere spunto da queste preliminari considerazioni per avviare una discussione sulla migliore forma di collaborazione tra pubblico e privato, che non potrà che avere favorevoli ricadute anche sui noti problemi dello stesso collezionismo.

Giusto?

Credo che la soluzione ottimale, che in qualche modo possa possa far convergere i diversi modi di vedere il volontariato, sia proprio quella proposta da acraf e che ho quotato.

Da una parte abbiamo un patrimonio numismatico (e non solo) che urla di essere portato "alla luce" e dall'altra parte una serie di laureati che giustamente si sentono scavalcati dal volontario che gli toglie il lavoro. Nel mezzo la cronica mancanza di fondi.

Un team dove il titolato sia responsabile e coordinatore del gruppo di volontari, magari con regolare contratto che, anche se solo a progetto, credo sia comunque gratificante.

Insomma se si vuole l'accordo si trova.

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Concordo completamente caro Acraf, una soluzione simile l'avevo già esposta sulla discussione aperta da Numa Numa proprio a riguardo dell'argomento, "Collaborazioni Pubblico-Privato", post 12#.

Personalmente ho avuto una piccola esperienza di "volontariato" nel Museo della mia cittadina, in collaborazione con altri amici, quindi posso dire che la collaborazione tra pubblico e privato è sicuramente gratificante ed entusiasmante. Penso che un privato, come me, interessato all'argomento si presterebbe volentieri e gratuitamente senza problemi, soprattutto se partecipando ad un Progetto aiuterebbe in questo modo anche un giovane nella propria esperienza lavorativa.

Speriamo che qualche Soprintendente ci legga e faccia sua questa idea e soprattutto la sviluppi celermente.

Ciao, Giò

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Concordo completamente caro Acraf, una soluzione simile l'avevo già esposta sulla discussione aperta da Numa Numa proprio a riguardo dell'argomento, "Collaborazioni Pubblico-Privato", post 12#.

Personalmente ho avuto una piccola esperienza di "volontariato" nel Museo della mia cittadina, in collaborazione con altri amici, quindi posso dire che la collaborazione tra pubblico e privato è sicuramente gratificante ed entusiasmante. Penso che un privato, come me, interessato all'argomento si presterebbe volentieri e gratuitamente senza problemi, soprattutto se partecipando ad un Progetto aiuterebbe in questo modo anche un giovane nella propria esperienza lavorativa.

Speriamo che qualche Soprintendente ci legga e faccia sua questa idea e soprattutto la sviluppi celermente.

Ciao, Giò

caro acraf

ritengo ottima l'iniziativa e concordo con te che un onesto collezzzionista-specilizzato in un settore specifico del "periodo/storico numismatico" possa essere molto utile in affiancamento ad un giovane laureato per la sua crescita professionale.

tanti saluti

Pietro

Modificato da corzanopietro
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ripeto il messaggio perchè il precedente l'ho messo nel posto sbagliato.

caro Acraf.

"Ruolo dei volontari privati"

Ho letto tutto con molta attenzione--

condivido e ritengo ottima la tua iniziativa, e concordo, che un onesto collezzionista-specializzato in un settore specifivo storico geografico della numismatica, possa essere di grande utilità in affiancamento ad un giovane laureato in materia per la sua crescita professionale.

tanti saluti

Pietro

Modificato da corzanopietro
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Concordo con quanto scritto sopra da @@acraf e rilancio anche su un punto. Mi pare evidente che l'emersione (nel senso di censimento, inventariazione, catalogazione e pubblicazione) del patrimonio numismatico pubblico sia il punto di partenza di qualsiasi ipotesi di tutela e valorizzazione. Allo stesso tempo, le dimensioni del "sommerso" rendono a mio parere inverosimile la possibilità di svolgere questo compito, con l'urgenza che sarebbe richiesta e con le minime risorse economiche a disposizione, utilizzando come uniche risorse quelle dei professionisti (strutturati o non strutturati, retribuiti o non retribuiti) a meno che non accettiamo un orizzonte temporale di un paio di secoli. Quanti sono i "giovani non strutturati" con specializzazione in numsmatica attualmente attivi in Italia? Sbaglio se penso che possano essere in tutto qualche decina? Mi sembra che ci sia lo spazio per una collaborazione in cui a questi giovani possa essere assegnato un ruolo scientifico di direzione e coordinamento di squadre di "volontari" conosciuti e qualificati, non necessariamente ai livelli citati da acraf, a cui assegnare il lavoro di "manovalanza", che essi svolgerebbero con passione e soddisfazione in modo del tutto gratuito. Questo è in sostanza il modello sperimentato con successo a Firenze. Alle Associazioni resterebbe il ruolo di pungolare e stimolare le strutture pubbliche per fare in modo che tali iniziative vengano portate avanti con la dovuta risolutezza. Sarebbe un quadro così irrealistico, nel momento in cui i Beni Culturali ne accettassero la fattibilità ?

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Ringrazio Paleologo per il suo contributo.

E' esattamente anche il mio pensiero. L'emersione del materiale pubblico DEVE essere il punto di partenza per una sana politica sulla numismatica e qui si tratta di trovare una buona volontà a livello istituzionale, che deve essre supportata dalle Associazioni di "esperti numismatici privati"e anche dai "professionisti non strutturati".

Mi piacerebbe che qualcuno di questi ultimi si attivi a censire quanti sono e con quali competenze.

La cosa più dannosa, in questo momento, è l'estrema dispersione del materiale umano che possiede conoscenze e competenze e che quindi può dare un valido contributo.

Credo che parte dei numismatici privati si è già organizzata in alcune associazioni, come la Società Numismatica Italiana, e mi piacerebbe che i "professionisti non strutturati" possano uscire dal loro anonimato e individualismo per contarsi e farsi sentire insieme.....

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Ringrazio Acraf e tutti gli altri intervenuti per riprendere e attualizzare la tematica fondamentale di quanto possa essere fatto su base volontaria da parte di specialisti, definiamoli, non-strutturati, in collaborazione/partenariato culturale con le istituzioni pubbliche al fine di meglio conoscere, far conoscere, valorizzare e in ultima analisi tutelare il patrimonio numismatico pubblico

Quanto si dice in questa discussione e che riprende gli spunti, su questo tema, accennati a suo tempo nel thread sul "documento programmatico" e nell'apposita discussione dedicata alle "Collaborazioni Pubblico-Privato", ricordata da Giovanna, tocca un tema capitale per poter ambire a fare qualcosa di concreto, non solo a parole, a favore della valorizzazione del patrimonio numismatico pubblico e allo stesso tempo un punto altamente sensibile che va valutato con attenzione, come ricordato dalle riflessioni di Vincenzo.

Proprio su questi temi è stata già avviata da tempo all'interno di alcune associazioni una riflessione su come mettere a disposizione le competenze, a volte non banali, dei propri iscritti a favore di obiettivi di interesse pubblico, di cui avrebbe potuto beneficiare in modo piu' vasto la comunità, offrendo ad esempio una collaborazione qualificata e gratuita.

Giova precisare, e sopra credo sia stato fatto in parte, che queste collaborazioni provengono da professionisti non strutturati la cui competenza pero' sia pienamente riconosciuta dal settore. Questo è uno dei fattori discriminanti che permettono di distinguere le collaborazioni di cui si tratta in questo ambito che va distinto invece da altri tipi di volontariato, anche museale, meno specifici.

Questi collaboratori volontari non comprendono solo o tanto collezionisti evoluti che studiano a fondo il proprio settore di competenza ma si tratta anche di veri e propri studiosi, pubblicisti, con all'attivo diverse opere di approfondimenti nel settore per il quale offrono la propria competenza e la cui selezione, da parte dell'istituzione pubblica, avviene sulla base dei loro curricula numismatici.

Questa differenza è sostanziale per permettere non solo all'istituzione di affidarsi con fiducia alle cure di questi volontari qualificati ma anche e soprattutto di poter contare su un celere e professionale svolgimento delle attività affidate, in piena autonomia, senza necessità di lunghe fasi di apprendistato o laboriose attività di coordinamento e controllo (esistono naturalmente capi progetto cosi consulenze scientifiche, ma sono di tipo piu' "leggero" e quindi essere svolte con un impatto non invasivo sul progetto che puo' procedere in modo autonomo e spedito proprio perche in presenza di professionisti o quasi-professionisti già esperti nelle attività di ricerca e pubblicistica).

Proprio per far si che di questi bellissimi principi, che condividiamo in molti, non rimanessero confinati a delle belle parole ma fosse possibile tradurli in iniziative reali e concrete, è partito, poco meno di un anno fa, un progetto di collaborazione in tal senso tra un'importante istituzione pubblica ed un'associazione di studiosi e appassionati di numismatica che ha contribuito gli esperti che a titolo gratuito prestano la propria opera finalizzata alla conoscenza di materiali rilevanti, del patrimonio pubblico non ancora pubblicati, in sostanza contribuendo alla loro valorizzazione e quindi di fatto alla loro tutela.

Se vi interessa saperne di piu' venite all'assemblea della Società Numismatica Italiana che si svolgerà il 23 marzo a Milano presso il Castello Sforzesco (salla biblioteca Trivulziana ore 9:30) dove si parlerà per la prima volta di questa iniziativa, già in corso di realizzazione, se ne definiranno ambiti, scopi e tempi nell'innovativa cornice (almeno per la numismatica) della collaborazione Pubblico-Privato finalizzata alla valorizzazione del nostro patrimonio.

Sarà sicuramente importante conoscere le vostre impressioni e continuare ad alimentare questo dibattito per aiutare con suggerimenti e indicazioni preziose le iniziative concrete che si vanno prendendo in questa direzione :)

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Ringrazio di cuore il buon Numa Numa, ha ha potuto approfondire con cognizione di causa l'argomento di questa discussione.

L'appuntamento dell'assemblea della Società Numismatica Italiana, nonostante al mattino sia concomitante col convegno numismatico di Torino (che tutto sommato non dista molto), deve essere visto come molto importante nella prospettiva di agevolare un fecondo dialogo tra seri collezionisti e studiosi da una parte e le istituzioni pubbliche dall'altra.

Anch'io sarà presente a Milano (col primo pendolino da Roma) e spero di poter approfondire con voi questo argomento della collaborazione.

Ciao

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