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Durante la Seconda Guerra Punica, la Daunia era un immenso campo militare, di cui Roma (cui la maggior parte delle città rimase fedele) aveva intuito la grande importanza strategica, sia per la facilità di approvvigionamento delle truppe che per la possibilità di dissuadere i Macedoni da un intervento al fianco di Annibale. Dopo la battaglia di Canne (216) gli eserciti romani, rapidamente riorganizzati, poterono contare su un'enorme produzione in loco di denarî e bronzi, anonimi e con lettere e simboli.

Le emissioni con monogramma ROMA, H, Q infatti (serie 84, 85 e 86, attribuite a zecche dell'Italia sud orientale e datate al 211-210), ma anche quella colla mosca (serie 159, attribuita invece a Roma e datata 197-190) presentano vari conî di D/ in comune fra loro e con altre emissioni senza lettere o simboli, che denotano (oltre a una contiguità delle emissioni spaziale e temporale), la pratica di trasportare e riutilizzare in città o accampamenti vicini i punzoni usati per la coniazione.

A queste emissioni si devono poi aggiungere quelle di Luceria. Secondo recenti studi di McCabe, all'epoca erano attive a Luceria due diverse zecche (distinguibili sia per i conî utilizzati che per lo stile), per le produzioni romane: entrambe emettevano le monete con L (serie 97, datata 211-208) e una sola, in aggiunta, quelle con Π e L/T (serie 98 e 99, datate 209-208)


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