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Genova scudo largo, dubbio amletico


dizzeta

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BB o SPL, questo è il problema.


Se sia più nobile prender un BB a prezzo ragionevole o uno SPL a prezzo almeno doppio.


Acquistare, dormire.


Dormire, sognare forse: ah, qui è l’ostacolo, perché in quel sogno di acquistare una moneta splendida i pensieri di sforare il budget in modo irreparabile ci rende esitanti.





Alla fine mi sono deciso e ho preso un BB (o qBB?) perché da tempo volevo avere uno scudo largo con la raggiera anche sulla testa di Gesù … ho fatto male?



Eppoi quello che, sotto sotto, mi ha convinto è stata la data: in tutti i secoli il ’53 è speciale, a partire dal 753 A.C. (data convenzionale della fondazione di Roma e via a seguire) …



... mi piacerebbe leggere il vostro parere ...



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Edited by dizzeta
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Monete ben centrata e rotonda senza segni di tosatura .... Le legende si leggono chiaramente .... Peccato incece per i due putti che reggono l aureola di stelle che sono completamente piatti ... Il rovescio lo preferisco

nel complesso comunque una moneta molto apprezzabile .... Fra l altro lo scudo largo è sicuramente piu raro dei 2 scudi larghi

una moneta come questa mi piacerebbe molto solo che raggiungono certe cifre ......

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lo scudo largo essendo più sottile, si deteriora più facilmente. chiaro che un esemplare SPL costa il doppio. comunque è sempre un R2. per caso il '53 è il tuo anno?

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bella moneta....!!.. :good: ...la ricezza de i detagli de le gravure mi a sempre impressionnato su quel genere di monete.......carica di fascino e di storia........!!..complimenti al nuovo proprietare....!!!.... ;)

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lo scudo largo essendo più sottile, si deteriora più facilmente. chiaro che un esemplare SPL costa il doppio. comunque è sempre un R2. per caso il '53 è il tuo anno?

Sì, è per quello che è speciale!

Aggiungo che il dubbio amletico deriva dalla sua provenienza, infatti ha il cartellino del negozio di Numismatica e Filatelia "Amleto Stefanachi" che era un negozio "storico" di Genova in VIa XX Settembre 139 R dal 1924 in poi ...e non so fino a quando ....

un bel bb, il rov. anche di più .

Il "nostro" Amleto scrisse il cartellino indicando la moneta B, forse a quei tempi erano più severi, e valore lire 200 (...forse senza i 3 zeri?) io, confrontandola con quelle di cui ho la fotografia, devo dire sinceramente che al BB il dritto non arriva ma sono soddisfatto ugualmente per tutto l'insieme: modesto pedigree, certificato e ricordo di un negozio storico, chissà se qualche genovese ...maturo ... lo ricorda.

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per quanto poco importante che sia il mio giudizio pure io come tutti gli altri trovo la moneta piacevole, dico BB nel complesso. non riesco a capire le monete genovesi di ampio modulo ( scudi larghi e doppi scudi ), ce ne sono in numero non esiguo nelle aste italiane e sanmarinesi, eppure i valori di mercato e vendita sono ben sostenuti. x conservazioni medio-basse almeno minimo 1200-1300 euro ( mi si perdoni e mi si correga ben volentieri se sbaglio ). ma quanti collezionisti genovesi ci sono ? a quanti di loro mancano ancora questi pezzi ? la richiesta e' elevata ? certo che il giudizio dato a suo tempo ( B ) e' severissimo.

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per quanto poco importante che sia il mio giudizio pure io come tutti gli altri trovo la moneta piacevole, dico BB nel complesso. non riesco a capire le monete genovesi di ampio modulo ( scudi larghi e doppi scudi ), ce ne sono in numero non esiguo nelle aste italiane e sanmarinesi, eppure i valori di mercato e vendita sono ben sostenuti. x conservazioni medio-basse almeno minimo 1200-1300 euro ( mi si perdoni e mi si correga ben volentieri se sbaglio ). ma quanti collezionisti genovesi ci sono ? a quanti di loro mancano ancora questi pezzi ? la richiesta e' elevata ? certo che il giudizio dato a suo tempo ( B ) e' severissimo.

Non sono solo per i collezionisti genovesi ma anche i collezionisti degli "scudi" in generale e degli "argenti" di grande modulo, inoltre a Genova sono ancora vendute per regali di un certo prestigio, nascite e matrimoni.

Insomma "vanno sempre" come dicono i commercianti.

Io stesso ne regalai uno (...scudo stretto ...molto meno impegnativo) ...anche se ...un po' ...mi sono pentito ...sic ...(spero che il beneficiato non mi legga ...ma non è un numismatico è un'amante dell'arte)

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Caro Daniele, complimenti il fascino del grande modulo è irresistibile, mi piacerebbe leggere anche di altro. oltre il consueto ma la

conservazione, la conservazione, la conservazione, la botta, il flan irregolare..

E l'iconografia, il contensto storico, l'incisore, il messaggio dell'artista, il simbolismo, i messaggi subliminali???????

Purtroppo, si parla sempre meno di aspetti artistici, il tondello parla, si esprime, cerca di comunicare, ma difficilmente si ascolta...

Non vuole essere certo un rimprovero, solo il fatto di potersi leggere e condividere basterebbe oggi, ma aiuterebbe ad arrichirci

ulteriormente e a sognare un pò...

Eros

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E l'iconografia, il contensto storico, l'incisore, il messaggio dell'artista, il simbolismo, i messaggi subliminali???????

Purtroppo, si parla sempre meno di aspetti artistici, il tondello parla, si esprime, cerca di comunicare, ma difficilmente si ascolta...

Come hai ragione!

Questa moneta mi ha colpito soprattutto per i motivi che hai elencato ...ma un po' mi freno (neanche troppo però) perchè non so se chi me l'ha venduta ha piacere che io racconti proprio tutto.

Allora posso raccontarti che (anche se la storia è nota e questa "Madonna" è impressa in un'infinità di monete) viene dal quadro di Domenico Fiasella e oggi si trova nella chiesa di San Giorgio dei Genivesi a Palermo, da questa immagine poi Anton Maria Maragliano scolpì centinaia di "Madonne" lignee che sono in molte chiese genovesi, credo che ogni chiesa "antica" abbia una scultura del Maragliano ma la "Vergine Regina" è senz'altro la più ammirata per la dolcezza dei lineamenti e il senso religioso che promana a cui gli antichi genovesi erano davvero affezionati.

Ecco, quando vedo questa immagine io ritrovo i valori dei nostri ...bisnonni ...valori semplici, che col grido di "Viva Maria" sapevano insorgere contro chi voleva schiacciarli.

Infine la mia fissazione sulla raggiera intorno al capo di Gesù che compare solo sulle monete dal 1750 al 1776 e poi sparisce, mi intriga molto e sarei curioso di sapere per quale motivo.

Ora mi fermo altrimenti la faccio troppo lunga.

Saluti

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condivido la critica costruttiva mossa da Eracle62 ( che si puo' muovere anche alle altre monetazioni di cui parliamo nel forum ). trovo molto interessante quanto detto da Dizzeta sul fatto che a Genova vengano ancora regalate in importanti occasioni, solitamente ho sentito parlare di regali quali marenghi e sterline come tutti noi sappiamo. ben piu' fortunato chi riceve anche 1 semplice scudo stretto come regalo.

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Domenico Fiasella

Classicismo e naturalismo nella Liguria del Seicento



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Puntata 7 - 9 maggio 2011
Durata: 30'09"


Domenico Fiasella è stato uno dei pittori più innovativi del diciassettesimo secolo. Nato a Sarzana nel 1589, si formò a Genova presso le botteghe di Aurelio Lomi e di Giovan Battista Paggi, ma andò ben presto a Roma, dove soggiornò diversi anni, per aggiornarsi sugli esiti della pittura classicista di Domenichino e Guido Reni da una parte, e del naturalismo dei caravaggeschi dall'altra. Ne risulta una pittura che fondendo insieme classicismo e naturalismo dà luogo a risultati originali e inaspettati. Molto attivo a Genova, diventò uno dei pittori più in vista della Repubblica e si guadagnò importanti committenze da parte degli istituti religiosi, delle famiglie della nobiltà genovese e incarichi ufficiali da parte della repubblica, ma fu anche molto legato alla sua città natale, dove si trovano molte delle sue opere. Ilaria e Federico ci portano alla scoperta di questo grande artista!

L'opera


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San Lazzaro chiede alla Madonna la protezione per la città di Sarzana
1616; olio su tela, 213 x 149 cm;
Sarzana, San Lazzaro.




Domenico Fiasella nasce a Sarzana il 12 agosto 1589, da famiglia originaria del vicino borgo di Trebiano; il padre era Giovanni Fiasella, argentiere in Sarzana, del quale conservano alcune argenterie. Mostra una particolare attitudine per la pittura, dapprima nel migliore dei modi una tela di Andrea Del Sarto. Si trova agevolato dall'amicizia personale con il vescovo di Sarzana, Monsignor Salvago, grazie alla raccomandazione del quale va a Genova a lavorare presso la bottega del Paggi, che era ben conosciuto dal prelato.

Domenico Fiasella intendeva andare a Roma, ma per il momento accettava di svolgere l'apprendistato presso il pittore genovese, pensando di spostarsi in seguito. Qui riceve una solida formazione iniziale. Il Paggi forma molti giovani pittori della prima metà del secolo; sui metodi faceva testo una sua opera teorica, andata perduta, la “Diffinizione o sia divisione della pittura”, alla cui perdita suppliscono in parte le lettere di Girolamo Paggi del 1551.
Dal Paggi l'artista impara l'arte, ma per le sue esigenze il decano dei pittori genovesi era rimasto troppo legato al Manierismo, mentre lui intendeva conoscere direttamente le ultime novità romane. Queste novità non gli erano estranee, dato che a Genova il mercato delle incisioni era in Sottoripa, ed il giovane pittore poteva apprenderle in grandi linee: le innovazioni erano tutte riprodotte, ma il mezzo, tra l'altro in bianco e nero, non permetteva di conoscere le innovazioni rivoluzionarie in materia di colore.
Dopo questo iniziale studio della pittura si trasferì a Roma, ove soggiornò dal 1607 al 1616 eseguendo, fra l'altro, alcune tele per Vincenzo Giustiniani.
A Roma vede direttamente l'opera di Raffaello Sanzio, quella di Michelangelo Buonarroti, di Tiziano Vecellio, di Sebastiano del Piombo per quanto riguarda le precedenti generazioni del Rinascimento, e per le attuali quelle dei Carracci, dei Bolognesi, dei Fiorentini, del Caravaggio e tanti altri. Frequenta l'Accademia del Nudo. nata nel 1577, aperta con Bolla papale di Gregorio XIII; tra i suoi discepoli era Gerard Hontorst, detto Gherardo Delle Notti (1590-1656), presente a Roma nel 1616-1620, e coetaneo del Fiasella.
Per farsi notare il giovane pittore sarzanese ricorse ad un espediente: pose un suo quadro, la Natività del Signore, senza nome ma bene in vista in un'esposizione in Santa Maria della Scala. Il quadro venne visto ed apprezzato da Guido Reni. Per averne un'idea, fa riferimento la Natività del Fiasella esposta alla Finarte di Milano nel 1964: era un Notturno, genere più volte replicato dal pittore, e come tale mostra uno stretto legame con il caravaggismo, cui aderiva entusiasticamente il giovane Fiasella.
A Roma Fiasella entra in rapporto di stretta amicuzia con Orazio Gentileschi (1503-1647). Il suo caravaggismo parte pertanto dalla preferenza per i valori cromatici gentileschiani anziché dalla crudezza polemica e dalla sciabolante vividezza luministica del Caravaggio (1573-1610). Orazio Gentileschi comunica a Fiasella prende una raffinatezza, un racconto rapido e sereno, una pacata luminosità, da lui ricreati con la pennellata genovese, differente dalla idealizzante perfezione di Gentileschi. Si tratta quindi di un caravaggismo attenuato dalla stilizzazione gentileschiana, dalla quale ricava anche l'aristocrazia dei modi, la naturalezza, l'eleganza, imodi dei panni e delle stoffe.
Tramite Orazio Gentileschi Fiasella diviene amico del marchese genovese Vincenzo Giustiniani, che era stato il protettore di Caravaggio.
Dipinge la Madonna con San Lazzaro per la parrocchiale di San Lazzaro presso Sarzana, e l'Adoraziobne dei Pastori, un notturno, per la chiesa di San Francesco in Sarzana (la tela si trova sul primo altare a destra della chiesa), per la quale riprende l'idea presa riportata per lo stesso soggetto dal Caravaggio nella tela ora alla Pinacoteca di Dresda.

La maggior parte delle sue opere è conservata nelle chiese e nei musei liguri; ma molte sono trasmigrate fuori dall'Italia, soprattutto nell'Ottocento, con la generale dispersione di gran parte del patrimonio della grande pittura genovese del Seicento. All'estero, sue opere sono visibili al Louvre, presso il Ringling Museum of Art di Sarasota (Florida) ed al Museo Bruckental di Sibiu (Romania).
Nel 1990 gli è stata dedicata a Genova - città nella quale una strada è a lui intitolata - e poi a Roma una mostra monografica, curata da Piero Donati.
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Ahimè credo che dobbiamo fare una precisazione: l'immagine della "Regina della Città", che vi ho illustrato nel post precedente, non deriva da quel quadro che fu completato nel 1638 (evidente perchè compare il "molo nuovo", costruito in quell'anno, mentre la proclamazione della Madonna avvenne con cerimonia solenne in Cattedrale il 25 marzo 1637) bensì da una statua lignea policroma che lo scultore Gio. Battista Bissoni intagliò tenendo però conto dei disegni preparatori del Fiasella.

Questa statua era situata "...nel choro in mezzo d'un arco baleno sostentato da parco d'argento, frapposto fra inargentati baleustri rendeva una maestà regia e sublime ... Due angeli sostenevano snelli sopra il capo di N. S. una corona di 12 stelle formata di diamantini, in mezzo delle quali erano diamanti grossi, di mille ducati l'uno". Essa fu in uso a lungo e non restò mai stabilmente in Cattedrale, poichè, a causa dei contrasti con l'arcivescovo, le successive cerimonie di consacrazione si svolsero fino al 1652 anche in chiese diverse di proprietà civica.

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(segue) ... di quella cerimonia del 1637 sono sopravvissuti alle distruzioni rivoluzionarie del 1797 soltanto i seguenti oggetti: la Croce degli Zaccaria, la Bibbia del giuramento dei dogi e le chiavi della città (eseguite in argento da un anonimo argentiere del peso totale di 500 grammi che sono state donate nel 1941, per protezione dagli eventi bellici, al Santuario della Madonna della Guardia).

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(segue) ...devo fare un'altra precisazione: il quadro della "Madonna Regina di Genova" che vi ho postato prima è quello che è a Napoli nella chiesa dei Turchini mentre la tela che è a Palermo, sempre dello stesso autore che è molto simile, è questa che allego adesso dove, nel particolare ingrandito, si vedono le due "chiavi della città" uguali a quelle reali d'argento.



Tutto ciò tratto dal "El Siglos de los Genoveses"


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Veramente belli questi tuoi excursus storici e fotografici, bella in particolare la croce degli Zaccaria secondo me.....

Mario

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Veramente belli questi tuoi excursus storici e fotografici, bella in particolare la croce degli Zaccaria secondo me.....

Mario

Eh ...sì ...è anche documentata una bella storia ...solo che Lopez ha scritto che gli Zaccaria si sono ...estinti ...sic ...

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  • 4 weeks later...

Sì, è per quello che è speciale!

Aggiungo che il dubbio amletico deriva dalla sua provenienza, infatti ha il cartellino del negozio di Numismatica e Filatelia "Amleto Stefanachi" che era un negozio "storico" di Genova in VIa XX Settembre 139 R dal 1924 in poi ...e non so fino a quando ....

Il "nostro" Amleto scrisse il cartellino indicando la moneta B, forse a quei tempi erano più severi, e valore lire 200 (...forse senza i 3 zeri?) io, confrontandola con quelle di cui ho la fotografia, devo dire sinceramente che al BB il dritto non arriva ma sono soddisfatto ugualmente per tutto l'insieme: modesto pedigree, certificato e ricordo di un negozio storico, chissà se qualche genovese ...maturo ... lo ricorda.

Possibile invece che al tempo avessero assegnato il grado di conservazione alla moneta basandosi su un metodo che poi si è evoluto per arrivare a quello che usiamo noi? Oppure che avessero valutato la moneta basandosi sui criteri di conservazione che oggi usiamo ad esempio per il regno? La madonna, il bambino e i putti sono molto consumati, ma mi sembra eccessivo il "B" anche valutandola con i criteri più rigidi delle monete moderne... Figuriamoci per una moneta genovese barocca!! :)

Edited by Ianva
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Grazie per la tua risposta sulla quale concordo in pieno.

In quest'ultimo mese mi si è ripresentato un paio di volte il dilemma ...che vi ripropongo:

per monete piuttosto rare e di difficile reperibilità (per le monete comuni direi che il problema è molto più semplice nel senso che il dubbio si riduce ad una questione di prezzo mentre per le monete rare può essere che la conservazione migliore sia introvabile a prescindere dal costo):

“E’ meglio un BB a prezzo X o è meglio aspettare nella speranza di trovare, prima o poi, la stessa moneta almeno SPL a prezzo doppio …o più?”

Massimo Catalano avrebbe la risposta:

“E’ meglio una moneta rara, certificata, FDC e gratis che una moneta comune, senza fattura, MB che costa uno sproposito!”

ma ormai Massimo ci ha lasciato e le sue “catalanate” rimarranno nei ricordi di un passato un po’ più allegro di oggi.

Tornando all’argomento ultimamente ho scelto alcune monete R2 in BB perché mi è sembrato che vi potevo trovare, se non per l’insieme, almeno qualche parte della moneta decisamente apprezzabile oltre al avere, secondo me, un costo abbordabile (che non fa mai male).

Edited by dizzeta
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E' un dilemma che abbiamo in molti, direi. Secondo me in questi casi entra in gioco il piacere personale, ovvero se una moneta "piace" particolarmente per qualche motivo. Chiaramente per molti di noi (tra cui me) acquistare monete R2 o sopra diventa una spesa che non ci si potrebbe permettere se non raramente in alta conservazione. Per cui credo che acquistare monete un po' più rare in una conservazione un po' inferiore (BB ad esempio, che non è da maltrattare come conservazione) sia una buona soluzione a volte. Ovviamente senza esagerare comprandosi monete in q.MB che, anche se è solo una mia opinione, sono un po' tanto cosumate :)

La tua moneta è piacevole, anche se ha i volti dei putti un po' "piallati", la lascerei in vassoio e col tempo acquisirà una patina che la impreziosirà non poco :)

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