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Inviato

Nel 553 l'esercito bizantino di Narsete riconquista l'Italia. Man mano che veniva riconquistato il territorio riprendeva anche l'attività delle zecche. A Roma, Ravenna, Siracusa, Napoli e in Sardegna viene battuta moneta bizantina. Ora mi chiedevo se non potesse esserci anche un'altra zecca nel nord, magari Milano. Che ne pensate..?

Arka


Inviato

interessantissima domanda, spero e credo che qualcuno possa rispondere. escludendo (scusate la mia pochezza) Cividale in mano ai Longobardi, e Venezia che inizierà solo due secoli dopo a coniare, mi piacerebbe sapere se altre zecche siano state attive in quel periodo.


Inviato

Non mi è ancora capitato di leggere qualcosa a riguardo. E' comunque un'ipotesi affascinante, anche se l'istituzione dell'esarcato a Ravenna e la riacquisizione della zecca potrebbe aver reso superflua l'apertura di altre zecche nel nord Italia. Forse servirebbe conoscere qualche dato su ripostigli del nord Italia ma anche su questi temi ho letto poco. Sarebbe interessante saperne di più, magari anche solo qualche indicazione bibliografica.


  • 5 mesi dopo...
Inviato (modificato)

Arslan di recente ha individuato una produzione per la Liguria, indicandola però, in via tutelativa, come "zecca incerta tirrenico-settrentionale"; fino ad ora si conoscono frazioni di silique (forse ottavi) simile alle produzioni di Ravenna

Modificato da carlop

Inviato

Le emissioni di Teoderico a nome di Anastasio e a noe di Zeno per léa zecca di Milano sono escluse ?


Inviato

@@carlop

Potresti indicarci in quale opera Arslan parla di questa zecca ''tirrenico-settentrionale''..? La questione è molto interessante. Grazie.

Arka


Inviato

le emissioni del vescovo Venanzio per la zecca di Luni


Inviato

Ma Luni credo che fosse una specie di enclave indipendente... o sbaglio?

Arka


Inviato (modificato)

Essendo la "conquista" bizantina di fatto il ripristino dell'impero, sembrerebbe logico pensare che tutte le tradizionali zecche 'pubbliche' venissero riaperte appena possibile, se non altro per motivi propagandistici: la riapertura dei "presìdi" dello Stato, anche simbolicamente, rappresenta in genere il primo atto formale del ritorno di un certo 'potere'. Tuttavia c'erano motivi militari che potevano sconsigliare la concentrazione di fondamentali risorse metalliche in località sparse nel territorio.Le Alpi non erano state conquistate, e l'archologia bizantina nel Nord Italia, fatta di castelli, mura, torri, lascia pensare che questo territorio non fosse considerato per niente sicuro, come dimostrerà solo 15 anni dopo quel burlonaccio di Alboino. Questi, a mio parere, sono i corni del dilemma: o tutta la produzione monetaria venne concentrata a Ravenna, per motivi di sicurezza; oppure una o più zecche vennero lasciate aperte per sfruttare al meglio le risorse del territorio. Ed in effetti Milano, vicino alle risorse auree dei fiumi del Piemonte e della Lombardia, e quasi più vicino alla Liguria che non alle più facili vie di accesso da Nord (alpi Giulio Carniche e Valle dell'Adige), forse poteva anche considerarsi sicura per una zecca.

Saluti,

Andreas

Modificato da Andreas

Inviato

questo è quanto riporta Wiki:

Nel 552 la città venne riconquistata dai Bizantini di Narsete e inserita all'estremo limite settentrionale della Provincia Italica. Anzi, da quel tempo Luni assunse il ruolo di capitale della Provincia Maritima Italorum. Pare che già attorno al 540 il generale bizantino Belisario avesse ordinato la costruzione di un sistema di fortificazioni nell'alta Lunigiana per impedire l'ingresso dei barbari nella valle di Luni e, indirettamente, per proteggere la via Aurelia verso Roma.

La città divenne un importante porto dell'Impero Romano d'Oriente e, trovandosi lungo il principale asse stradale bizantino in Italia, ottenne un nuovo periodo di prosperità, anche se entrò in competizione con Lucca per il predominio nella regione.

Nel 642 la dominazione bizantina terminò bruscamente quando la città (con tutta la Liguria) fu occupata dagli invasori Longobardi di Rotari, che già detenevano vasti territori nella Toscana meridionale. La conquista longobarda, anche se ancora incompleta, si rivelò molto dannosa per l'economia di Luni: i nobili locali preferirono stabilire le proprie sedi nella valle di Carrara, più difendibile, mentre l'asse dei commerci terrestri si spostò verso sud dalla via Francigena alla regione di Lucca, che ottenne definitivamente il dominio della zona.

E' in realtà al vescovo Venanzio di cui abbiamo notizia essere vissuto nella seconda metà del 500 e del quale resta un copioso carteggio con san Gregorio Magno, che sono state per lungo tempo attribuite le coniazioni autonome di Luni.

Cio' resta difficilmente plausibile in quanto in quel periodo la città faceva parte, a pieno titotlo, della provincia bizantina, la "maritima" ligure - toscana.

Bertino (La monetazione alto-medioevale di Luni) ipotizza invece che le coniazioni in piombo di Luni siano da attribuire al successivo periodo longobardo quando in seguito alla conquista la città mantiene il carattere di "civitas" e puo' quindi essere intitolata a battere moneta, e propone un abbassamneto del periodo di coniazione al VII fino a inizio VIII secolo,


Inviato

Rispondo alla domanda su quale opera di Arslan parla della zecca "tirrenico settentrionale": gli ultimi studi sono riportati sugli Atti dell'ultimo congresso di Bari, in cui presenta la sintesi su diversi studi ed ipotesi sulle emissioni dei Longobardi e dei Bizantini. Poi c'è un altra opera (di cui mi sfugge il titolo ma che, appena rientro a casa, vedo di controllare) in cui fa una sintesi dei rinvenimenti monetari di Sant'Antonino, presso Petri.


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