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Il Barbarossa e la Zecca di Gravedona


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Buongiorno a tutti,

sono un appassionato di storia, soprattutto quella riguardante il luogo in cui vivo. Il mio paese ha una ricca tradizione di guerre, in particolare tra il 1100 ed il 1300 d.c., periodo nel quale, seppure solo per un decennio (1180-1190), ottenne diritto di battere moneta.

Ad oggi ne esistono solo due esemplari custoditi nella raccolta privata di Vittorio Emanuele III (un danaro e un obolo) ed attorno ai quali aleggiano dubbi sulla loro autenticità.

Mi chiedo se, nel caso di ulteriori ritrovamenti, questi avessero - oltre ad un sicuro interesse storico - anche un valore economico?

Per intendersi, varrebbe di più un 5 lire del 1948 o un obolo del 1180 uscito da una zecca piccolissima che ha battuto moneta solo per una decina d'anni?

Grazie a tutti,

Andrea

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Buonasera Andrea,

mi dispiace, ma le monete oggi note attribuite alla zecca di Gravedona sono false.

Sperando di fare cosa gradita, riporto qui di seguito la scheda a firma di G. Girola, della SNI, pubblicata sulla 'Guida delle zecche' a cura di L.Travaini:

Gravedona (Como; Lombardia) G. Girola

Zecca mai esistita. Si è creduto che Gravedona, prima di cadere sotto la giurisdizione di Como, nel 1196, potesse aver avuto un privilegio di zecca, collegato alla presenza dei suoi rappresentanti tra gli alleati di Milano in un paragrafo del privilegio della pace di Costanza (1183): nel 1185 a Piacenza i consoli Pietro Calvo di Domaso e il gravedonese Gregorio di Canova rinnovarono il giuramento di Costanza alla pari degli altri aderenti alla Lega Lombarda [Zecchinelli 1951, pp. 64-66; Zecchinelli 1954, pp. 65-66 e pp. 135-136 per il regesto dei documenti]. Le monete attribuite alla presunta zecca, tuttavia, sono false: un obolo [schweitzer 1860, p. 39] dichiarato falso dal Promis [1882, pp. 38-9] e un denaro. Entrambi i pezzi sono nella collezione di Vittorio Emanuele III: l’obolo, già riconosciuto come falso, non fu pubblicato nel CNI, mentre il denaro è stato pubblicato con l’affermazione «che non è tale da lasciare l’osservatore assolutamente convinto dell’autenticità sua» [CNI IV, p. 207].

In base agli elementi conosciuti (ipotetico privilegio, dubbia autenticità delle monete, discordanza nella indicazione del nome del paese, mancanza in più di un secolo di ulteriori prove) la zecca può essere considerata mai esistita benché venga citata ancora in repertori recenti.

Bibliografia: Amandry 2001, p. 257; Biaggi 1992, pp. 195-196; Bianchimani 2004, p. 33; CNI IV, p. 207; Gnecchi 1889, pp. 146-147; MIR 2000, p. 65; Promis 1882; Simonetti II, p. 23.

Schweitzer F. 1860, Notizie peregrine di numismatica e di archeologia, decade quinta, Trieste, pp. 39-46, tav. II, n. 13.

Zecchinelli M. 1951, Le Tre Pievi, Milano.

Zecchinelli M. 1954, Ricerche su la Repubblica delle Tre Pievi (Società Storica Comense), Como.

Chissà che in futuro non si trovino, ammesso che esistano, esemplari autentici... Nel caso il loro valore sarebbe sicuramente elevato. Ad ogni modo, anche un falso cigoiano credo che potrebbe interessare i collezionisti ed essere venduto per un discreto prezzo.

A proposito, non capisco il suo paragone con il valore delle 5 lire del 1948. Cosa significa, dal momento che le 5 lire del 1948 sono piuttosto comuni? <_<

Cordialmente, Teofrasto

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Molto interessante, anche io sono sempre stato curioso e ho cercato di documentarmi sulle zecche comasche e delle città più legate! Un cordiale buonasera!

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