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Claudio II, una moneta interessante


grigioviola

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Oggi vorrei sottoporvi questa moneta, non ve la descrivo in dettaglio e lascio a voi l'identificazione (che ho già fatto!)... vedetela come un simpatico indovinello! :)

CLAUDIO II

AE Antoniniano -1,59 gr - 16,59 mm

post-8339-0-67650200-1394095929_thumb.jp post-8339-0-06411200-1394095935_thumb.jp

Buona ricerca!

:)

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Non so se è sufficiente ma è Claudio II e Providentia (aug ?) al R/ e S speciale nel campo.

La leggenda al D/ potrebbe/dovrebbe essere [DIVO] CLAUDIO, quindi incongruente con il D/ (ibrido?)

cordialmente,

Enrico

Modificato da vitellio
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Inviato (modificato)

Hai centrato l'identificazione!

Riporto dalla mia scheda di classificazione che ho compilato ieri:

CLAUDIO II (dopo 270 d.C.)

Zecca: ibrido Zecca di Roma (sesta officina) od officina locale(?).

Caratteristiche fisiche: Antoniniano; AE; 1,59 gr; 16,56 mm; or. assi 12h.

D/ Busto radiato a dx; legenda parzialmente fuori tondello e usurata: “[…] CLAVDIO”.

R/ La Provvidenza stante a sx con in mano bastone e scettro, ai piedi globo; legenda parzialmente usurata e fuori tondello: “PRO[…]”, nel campo a dx segno di zecca “Ϛ”.

Note: La moneta si presenta come ibrido della serie DIVO CLAUDIO, da RIC 256 (vedi fig. a), e PROVIDENT AVG, RIC 94 (vedi fig. b). Nick Wells nella sua lista di esemplari ibridi di Claudio II ha ricondotto questa tipologia di ibrido alla zecca di Roma, sesta officina, datandola, secondo la teoria di Bland e Burnett, al primo anno del regno di Aureliano (270-1) e quindi coeva all’emissione della serie DIVO CLAUDIO - CONSECRATIO. Secondo diversi autori (vedi anche RIC) nonostante il periodo di confusione che regnava nella zecca di Roma, queste emissioni non sono da considerarsi del tutto casuali. È debole la tesi che le ricondurrebbe alla deificazione in vita di Claudio II, piuttosto sono da porre in relazione (come tutta la serie DIVO CLAVDIO) al ruolo che ebbe il Senato nel tentativo di ostacolare Aureliano e alla rivolta dei monetieri della zecca dell’Urbe capitanata dal rationalis Felicissimo repressa dal neoeletto imperatore dopo una sanguinosa battaglia presumibilmente proprio negli anni 270-71 (v. Vincenzo Cubelli, “Aureliano Imperatore: la rivolta dei monetieri e la cosiddetta riforma monetaria”).

a) RIC_0259.jpg

b) RIC_0094.jpg

Ora, la situazione della Zecca di Roma in quegli anni era alquanto caotica: rivolta dei monetieri, truffe operate da costoro nei confronti delle riserve metallifere della zecca medesima, un senato che acclamava Quintillo, rimpiangeva Claudio e non vedeva di buon occhio Aureliano... ma è sufficiente questo mix di ingredienti per giustificare una produzione relativamente elevata di ibridi? O forse più che di un mix bisogna focalizzarsi solamente su qualche aspetto particolare per cercare la spiegazione più logica per queste monete?

La deificazione in vita di Claudio è da escludere, altrimenti tali monete sarebbero indubbiamente più comuni e inoltre i tipi "canonici" della serie presentano rovesci altrettanto canonici (pira, altare e aquila) che rimandano comunque al passaggio a miglior vita dell'imperatore.

Probabilmente è debole anche la vecchia tesi che riconduce le emissioni di consacrazione a partire dal regno di Quintillo. Quasi certamente si tratta di emissioni battute sotto Aureliano, dall'analisi del ripostiglio de "La Venera" i 573 esemplari della serie DIVO CLAVDIO hanno un peso medio di 2,70 gr che si allinea maggiormente agli standard delle prime emissioni di Aureliano - peso medio di 2,76 gr - che non alle monete battute a nome di Quilntillo il cui peso medio è pari a 2,86 gr.

Le 12 officine romane batterono la serie di consacrazione ed esistono ibridi di questa serie con i rovesci delle varie monete proprie delle singole officine.

L'esistenza di questi ibridi, di buona fattura nonostante le ridotte dimensioni, a mio avviso propendono per una coniazione eseguita con coni ufficiali, tuttavia: non potrebbero essere queste le emissioni (o parte delle stesse) coniate in maniera truffaldina dai monetieri dell'Urbe usando conii ufficiali in uno o più laboratori non ufficiali? In fin dei conti sottrarre conii (anche stanchi e usurati) di rovesci non più in uso doveva essere relativamente più semplice del trafugare conii di uso corrente (anziché distruggerli si occultavano)... voi che ne pensate? Ipotesi, idee...?

NB Per la cronaca si tratta di monetina acquistata da venditore professionale tedesco con regolare documentazione fiscale.

Modificato da grigioviola
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Inviato (modificato)

Altri esempi di Ibridi:

[iMP C] M AUR QVINTILLVS AUG/aquila

1,95 gr - 18/22 mm

post-8339-0-79368200-1394112469_thumb.jp

AEQVITAS AVG

1,40 gr - 16 mm

post-8339-0-16366300-1394113252_thumb.jp

APOLLINI CONS

... gr - ... mm

post-8339-0-04074700-1394112718_thumb.gi

MARS VLTOR

1,53 gr - 15,77 mm

post-8339-0-27292000-1394112746_thumb.jp

IOVI STATORI

3 gr - 18 mm

post-8339-0-12713100-1394111848_thumb.jp

2,4 gr - 17 mm

post-8339-0-69282700-1394112103_thumb.jp

VICTORIA AVG

... gr - 18 mm

post-8339-0-03995800-1394112621_thumb.gi

VIRTVS AVG(?)

1,25 gr - 13 mm

post-8339-0-18541300-1394113099_thumb.jp

Da quanto trovato (letteratura, forum ed esempi) il fenomeno degli ibridi sembra essere confinato alla sola zecca di Roma (mancano esempi provenienti da Mediolanum e Cyzicus) il che rifocalizza l'attenzione alle vicissitudini che interessarono la zecca dell'Urbe in quegli anni (o meglio, in quell'anno).

C'è un legame che unisce le emissioni di CONSACRAZIONE agli Ibridi e alla rivolta dei monetieri, questo è, a mio avviso, dato certo da cui partire per le varie considerazioni del caso.

Modificato da grigioviola
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L'argomento era già stato impostato qui: http://www.lamoneta.it/topic/110774-claudio-ii-ibrido-o-imitativo/?p=1254412

Potevo continuare in quel post, ma volevo rispolverare un po' la visibilità sull'argomento (con un po' più di carne al fuoco) visto il poco riscontro dell'altra volta! :)

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@@grigioviola, credo che l'ibrido (almeno nel III secolo, ma fatta eccezione le emissioni galliche) qualifichi immediatamente la moneta come "officina locale". Senza tanti punti interrogativi. Ne è stato trovato qualcuno anche nel Braithwell hoard e ne ho uno. E' ibrido tra i Tetrici, ma con una fattura tale da lasciare spazio all'errore di officina. Cosa che, data la contiguità dei "titolari" è ben plausibile:

Tetricus I (ibrido con R/ Tetrico II), R/ PRINC IVVENT, ex Braithwell hoard Tetricus I (ibrido con R/ di Tetricus II)
Antoniniano (273/274 d.C.), zecca di Colonia
AE, 18 mm, 2,79 gr., B
D/ IMP C TETRICVS P F AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato a dx
R/ PRINC IVVENT, Tetricus II stante a sx, regge ramo e scettro
RIC 115; Elmer -; AGK (corr.) 9a; Sear5 11245
Provenienza: collezione Cancun175, Roma Italia (28 maggio 2011, numero catalogo 139); ex Alfredo De La Fe collection (Imperial coins, New York, 2010), ex Antony Wilson collection (Yorkcoins, London-New York, 2007), ex CNG auction 176 (London, 2007), ex Braithwell hoard (Braithwell, South Yorkshire Uk, 2002)

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Inviato (modificato)

Non sarei così assolutista nel ricondurre tutti gli ibridi alle officine locali.

Nell'ambito dei Tetrici stessi (imitati per eccellenza!) esistono chiaramente ibridi ufficiali che, oltre alla particolarità stessa dell'essere ibridi, si sono rivelati fonti preziose nella ricostruzione dei movimenti delle zecche (e relative officine) galliche ufficiali.

Di ibridi o mule per usare un termine caro agli inglesi ci sono esempi riconducibili a varie epoche e fasi della monetazione romana imperiale.

Certo, nel mondo gallico e delle imitative propriamente dette non ha nemmeno senso parlare di ibridi.

Ma accanto a conclamati casi di provenienza "certificabile" da officina locale (e con certificabile intendo semplicemente un'analisi visiva da cui è lampante la matrice imitativa) esistono casi di provenienza dubbia (ufficiale o locale?) e casi altrettanto certi di provenienza ufficiale nonostante il risultato finale (ibrido per l'appunto).

Nel caso di specie, gli ibridi della serie DIVO CLAVDIO, bisogna dirimere alcune questioni prima di affrontare una possibile attribuzione tra officina locale o prodotto di zecca ufficiale. Procedo per punti riassumendo quanto dice Cubelli nel suo testo (Aureliano Imperatore. La rivolta dei monetieri).

Quali sono le vere ragioni/motivazioni alla base della rivolta/guerra dei monetieri? Le fonti letterarie in tal senso sono piuttosto vaghe. Di quale reato si macchiarono gli addetti della zecca?

a) mettere in circolazione monete alterate nel peso e nel contenuto di fino dopo la loro coniazione (reato previsto nella Lex Cornelia che doveva/poteva consistere principalmente in una tosatura della moneta)? Che convenienza ne avrebbero ricavato da siffatta operazione visto il pressoché nullo contenuto di argento che ormai aveva l'antoniniano? L'oro emesso in questo periodo non sembra adulterato, almeno non risultano evidenze conclamate in tal senso. Inoltre non aveva molto senso che un addetto di zecca compisse operazioni simili visto che poteva disporre già del metallo prezioso allo stato puro (oro e argento).

b) indubbiamente se certa parte delle fonti parla di reati o accenna a possibili operazioni di fraudolenta manipolazione del coniato, vuol dire che era un fenomeno comunque presente negli ambienti della zecca. Inoltre il fatto che il rationalis Felicissimo venga unanimemente riconosciuto come l'auctor di questa rivolta implica che, se non è questo il reato di cui si era/no macchiati gli addetti della zecca, comunque lui era a conoscenza di queste piccole e diffuse frodi e che, probabilmente, vi soprassedeva per far leva sui suoi operatori e averli con sé nella rivolta... ma per quale motivo? Probabilmente l'appropriazione indebita e perpetrata a lungo di materiale prezioso o di realizzazione in eccesso di coniato (rispetto allo stabilito) e relativo impossessamento (o anche semplicemente rubare le monete prodotte) veniva compiuto da Felicissimo in persona con la complicità dei suoi addetti... della serie: io chiudo un occhio sui vostri piccoli traffici e voi lasciate che io faccia i miei (maggiori) indisturbato in un'ottica di "magna magna generalizzato a vari livelli, dalla base ai vertici" che ricorda certe situazioni del nostro presente! Si sarebbe trattato quindi di un crimen peculatus ben previsto nella Lex Iulia.

c) potevano comunque solamente delle mere ragioni economiche compiute da un numero ristretto di persone (quanti mai saranno stati i rationalis e gli addetti della zecca cittadina?) generare una rivolta definita come bellum che causò la morte di ben 7000 soldati intervenuti per sedare la ribellione? a qualche livello doveva esserci un ulteriore coinvolgimento... ma di chi? dei senatori che non volevano Aureliano? Un coinvolgimento del Senato potrebbe spiegare un evento non più confinato al solo ambiente di zecca, ma che semplicemente si servì di essa: l'ambiente senatoriale sfruttò Felicissimo e il personale della zecca per impossessarsi del denaro necessario per approntare una rivolta armata contro Aureliano... rivolta che poi fallì dopo un'aspra repressione.

d) il post rivolta vede Aureliano:

- attuare una riorganizzazione dell'impianto della zecca cittadina (che con Claudio aveva raggiunto le 12 officine formando una sorta di "Etat dans l'etat" come disse Callu) e dell'impianto complessivo delle zecche imperiali

- dare il via alla riforma dell'antoniniano

- ridurre il potere del Senato privandolo del diritto di battere moneta di bronzo ed epurandolo dei suoi membri più violenti e ostii

In tutto questo contesto, come leggere le emissioni del DIVO CLAVDIO e degli ibridi in particolare?

Può l'intera serie di consacrazione essere vista come una massiccia emissione fatta per volontà senatoriale quale propaganda di contrapposizione al nuovo proclamato imperatore esaltandone il precedente?

E qual è l'origine del "sottoinsieme" di ibridi della serie di consacrazione? Mero e diffuso errore di zecca fatto nella fretta di realizzare grossi quantitativi di moneta di questa tipologia?

Il fatto che anche le zecche lontane di Mediolanum e Cyzicus batterono monete di consacrazione a mio avviso evidenzia come non si può ricondurre alla sola volontà del senato questa produzione, diversamente sarebbe rimasta confinata nella sola zecca romana.

Tuttavia è Roma la principale zecca impegnata in questa coniazione ed è sempre lei, apparentemente, a generare gli ibridi. Perché? Se di fretta si tratta, per quale ragione dovevano prodursi massicce quantità di questa particolare moneta? Era forse la moneta destinata a pagare i "rivoltosi" assoldati dal senato?

All'interno della zecca romana si era creata una spaccatura? Uomini fedeli all'imperatore che proseguivano la battitura di monete a lui titolate e un cospicuo numero di ribelli capeggiati da Felicissimo e fuoriusciti dalla zecca che operavano in atelier distaccati battendo prevalentemente monete di consacrazione approntate in fretta e furia e con mezzi più o meno di fortuna?

Modificato da grigioviola
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Non sarei così assolutista nel ricondurre tutti gli ibridi alle officine locali.

Nell'ambito dei Tetrici stessi (imitati per eccellenza!) esistono chiaramente ibridi ufficiali che, oltre alla particolarità stessa dell'essere ibridi, si sono rivelati fonti preziose nella ricostruzione dei movimenti delle zecche (e relative officine) galliche ufficiali.

Di ibridi o mule per usare un termine caro agli inglesi ci sono esempi riconducibili a varie epoche e fasi della monetazione romana imperiale.

Certo, nel mondo gallico e delle imitative propriamente dette non ha nemmeno senso parlare di ibridi.

Ma accanto a conclamati casi di provenienza "certificabile" da officina locale (e con certificabile intendo semplicemente un'analisi visiva da cui è lampante la matrice imitativa) esistono casi di provenienza dubbia (ufficiale o locale?) e casi altrettanto certi di provenienza ufficiale nonostante il risultato finale (ibrido per l'appunto).

Nel caso di specie, gli ibridi della serie DIVO CLAVDIO, bisogna dirimere alcune questioni prima di affrontare una possibile attribuzione tra officina locale o prodotto di zecca ufficiale. Procedo per punti riassumendo quanto dice Cubelli nel suo testo (Aureliano Imperatore. La rivolta dei monetieri).

Quali sono le vere ragioni/motivazioni alla base della rivolta/guerra dei monetieri? Le fonti letterarie in tal senso sono piuttosto vaghe. Di quale reato si macchiarono gli addetti della zecca?

a) mettere in circolazione monete alterate nel peso e nel contenuto di fino dopo la loro coniazione (reato previsto nella Lex Cornelia che doveva/poteva consistere principalmente in una tosatura della moneta)? Che convenienza ne avrebbero ricavato da siffatta operazione visto il pressoché nullo contenuto di argento che ormai aveva l'antoniniano? L'oro emesso in questo periodo non sembra adulterato, almeno non risultano evidenze conclamate in tal senso. Inoltre non aveva molto senso che un addetto di zecca compisse operazioni simili visto che poteva disporre già del metallo prezioso allo stato puro (oro e argento).

b) indubbiamente se certa parte delle fonti parla di reati o accenna a possibili operazioni di fraudolenta manipolazione del coniato, vuol dire che era un fenomeno comunque presente negli ambienti della zecca. Inoltre il fatto che il rationalis Felicissimo venga unanimemente riconosciuto come l'auctor di questa rivolta implica che, se non è questo il reato di cui si era/no macchiati gli addetti della zecca, comunque lui era a conoscenza di queste piccole e diffuse frodi e che, probabilmente, vi soprassedeva per far leva sui suoi operatori e averli con sé nella rivolta... ma per quale motivo? Probabilmente l'appropriazione indebita e perpetrata a lungo di materiale prezioso o di realizzazione in eccesso di coniato (rispetto allo stabilito) e relativo impossessamento (o anche semplicemente rubare le monete prodotte) veniva compiuto da Felicissimo in persona con la complicità dei suoi addetti... della serie: io chiudo un occhio sui vostri piccoli traffici e voi lasciate che io faccia i miei (maggiori) indisturbato in un'ottica di "magna magna generalizzato a vari livelli, dalla base ai vertici" che ricorda certe situazioni del nostro presente! Si sarebbe trattato quindi di un crimen peculatus ben previsto nella Lex Iulia.

c) potevano comunque solamente delle mere ragioni economiche compiute da un numero ristretto di persone (quanti mai saranno stati i rationalis e gli addetti della zecca cittadina?) generare una rivolta definita come bellum che causò la morte di ben 7000 soldati intervenuti per sedare la ribellione? a qualche livello doveva esserci un ulteriore coinvolgimento... ma di chi? dei senatori che non volevano Aureliano? Un coinvolgimento del Senato potrebbe spiegare un evento non più confinato al solo ambiente di zecca, ma che semplicemente si servì di essa: l'ambiente senatoriale sfruttò Felicissimo e il personale della zecca per impossessarsi del denaro necessario per approntare una rivolta armata contro Aureliano... rivolta che poi fallì dopo un'aspra repressione.

d) il post rivolta vede Aureliano:

- attuare una riorganizzazione dell'impianto della zecca cittadina (che con Claudio aveva raggiunto le 12 officine formando una sorta di "Etat dans l'etat" come disse Callu) e dell'impianto complessivo delle zecche imperiali

- dare il via alla riforma dell'antoniniano

- ridurre il potere del Senato privandolo del diritto di battere moneta di bronzo ed epurandolo dei suoi membri più violenti e ostii

In tutto questo contesto, come leggere le emissioni del DIVO CLAVDIO e degli ibridi in particolare?

Può l'intera serie di consacrazione essere vista come una massiccia emissione fatta per volontà senatoriale quale propaganda di contrapposizione al nuovo proclamato imperatore esaltandone il precedente?

E qual è l'origine del "sottoinsieme" di ibridi della serie di consacrazione? Mero e diffuso errore di zecca fatto nella fretta di realizzare grossi quantitativi di moneta di questa tipologia?

Il fatto che anche le zecche lontane di Mediolanum e Cyzicus batterono monete di consacrazione a mio avviso evidenzia come non si può ricondurre alla sola volontà del senato questa produzione, diversamente sarebbe rimasta confinata nella sola zecca romana.

Tuttavia è Roma la principale zecca impegnata in questa coniazione ed è sempre lei, apparentemente, a generare gli ibridi. Perché? Se di fretta si tratta, per quale ragione dovevano prodursi massicce quantità di questa particolare moneta? Era forse la moneta destinata a pagare i "rivoltosi" assoldati dal senato?

All'interno della zecca romana si era creata una spaccatura? Uomini fedeli all'imperatore che proseguivano la battitura di monete a lui titolate e un cospicuo numero di ribelli capeggiati da Felicissimo e fuoriusciti dalla zecca che operavano in atelier distaccati battendo prevalentemente monete di consacrazione approntate in fretta e furia e con mezzi più o meno di fortuna?

Un intervento, questo di @@grigioviola, non inutilmente lungo, visto che pone interrogativi complessi. Il caso Felicissimus è sicuramente enigmatico. Attorno alla vicenda della zecca romana si raccolgono problemi politici importanti: il reperimento di fondi per sostenere un esercito (da parte del Senato). Ma anche la situazione di anarchia "centrale" che sicuramente destabilizzava un imperatore (di qui la decisione di Aureliano di approfittare della circostanza per fare piazza pulita). Ma, ha ragione grigioviola, questo non basta a giustificare la strage della repressione (settemila legionari morti significano che si è svolta una battaglia casa per casa). Ciò che forse manca all'analisi è il grave problema delle "barbariche romane", che forse potrebbe spiegare qualcosa. In altre parole, le monete non si battevano più solo all'interno della zecca, ma mezza Roma era diventata una zecca e ogni zecca "clandestina" era difesa. Questo spiega il proliferare di bassi tagli con niente argento e scarso peso persino di metallo vile. Perché DIVO CLAVDIO? Mah, forse perché il R/ semplice non era difficile da falsificare o forse perché un R/ del genere non disturbava il Senato. Anzi. Quanto alla cresta sul metallo nobile (da parte non solo di Felicissimus, ma anche del Potere politico), questa senz'altro avveniva all'interno della zecca ufficiale. E magari non solo.

Modificato da cancun175
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Non so se una visione di zecca "domestica" difesa possa essere archeologicamente documentabile.

Le fonti storiche si limitano a parlare di bellum e di rivolta dei monetieri.

Quindi viene individuato il colpevole all'interno del personale della zecca.

Era il medesimo personale che "a ore perse" batteva moneta di frode per conto di qualcuno?

Il periodo (il III secolo) è ricco di esempi di ribellioni, scissioni, legioni rivoltose fedeli ai propri comandanti e relative "zecche più o meno stabili/itineranti" al seguito (vedi Postumo, Leliano, Aureolo, Domiziano II ecc).

Se il senato era il mandante della rivolta, è plausibile che per pagare i rivoltosi avesse una "sua zecca" dedicata.

La suggestione di Felicissimo al soldo del senato che preleva metalli dalla zecca sia per tornaconto personale che per battere moneta destinata a pagamento dei rivoltosi è un'ipotesi "interessante".

Inoltre, la stessa serie di divinazione potrebbe essere vista come una sorta di "moneta per conto di".

Il senato non può assumere il ruolo di usurpatore e uscire allo scoperto non riconoscendo l'imperatore (ammesso che potesse farlo) poteva essere alquanto rischioso e subire un'epurazione totale... ecco quindi che la "moneta d'usurpazione" per eccellenza diventa la serie di consacrazione DIVO CLAVDIO, politicamente corretta in quanto "omaggio al precedente imperatore", ma al tempo stesso volutamente in polemica con il nuovo eletto.

Il problema è che le fonti storiche sono successive rispetto il verificarsi degli eventi (che dovettero comunque rimanere ben impressi nella memoria) e, che io sappia, le fonti archeologiche non offrono nulla a riguardo.

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Non so se una visione di zecca "domestica" difesa possa essere archeologicamente documentabile.

Le fonti storiche si limitano a parlare di bellum e di rivolta dei monetieri.

Quindi viene individuato il colpevole all'interno del personale della zecca.

Era il medesimo personale che "a ore perse" batteva moneta di frode per conto di qualcuno?

Il periodo (il III secolo) è ricco di esempi di ribellioni, scissioni, legioni rivoltose fedeli ai propri comandanti e relative "zecche più o meno stabili/itineranti" al seguito (vedi Postumo, Leliano, Aureolo, Domiziano II ecc).

Se il senato era il mandante della rivolta, è plausibile che per pagare i rivoltosi avesse una "sua zecca" dedicata.

La suggestione di Felicissimo al soldo del senato che preleva metalli dalla zecca sia per tornaconto personale che per battere moneta destinata a pagamento dei rivoltosi è un'ipotesi "interessante".

Inoltre, la stessa serie di divinazione potrebbe essere vista come una sorta di "moneta per conto di".

Il senato non può assumere il ruolo di usurpatore e uscire allo scoperto non riconoscendo l'imperatore (ammesso che potesse farlo) poteva essere alquanto rischioso e subire un'epurazione totale... ecco quindi che la "moneta d'usurpazione" per eccellenza diventa la serie di consacrazione DIVO CLAVDIO, politicamente corretta in quanto "omaggio al precedente imperatore", ma al tempo stesso volutamente in polemica con il nuovo eletto.

Il problema è che le fonti storiche sono successive rispetto il verificarsi degli eventi (che dovettero comunque rimanere ben impressi nella memoria) e, che io sappia, le fonti archeologiche non offrono nulla a riguardo.

L'ipotesi di zecche domestiche al di fuori da quella ufficiale è dettata dalla logica. C'era corruzione, Aureliano manda i soldati. Ma settemila legionari morti...Settemila morti sono una battaglia casa per casa, non l'assalto a una zecca. se la parte vincitrice ha avuto settemila morti, quanti saranno stati dall'altra parte: trentamila? Cinquantamila? Non sono gli operai di una zecca, per quanto grande.

Per quanto riguarda il DIVO CLAVDIO, poi, hai ragione quando diche che non può essere il 2-3 per cento di argento in quella mistura l'oggetto della corruzione. Era la massa di argento che serviva per battere quelle monete. Era la massa di oro che serviva a battere gli aurei. E quella massa passava da Felicissimus...La corruzione del Senato era la zecca ufficiale. Le altre erano tollerate.

Modificato da cancun175
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A mio avviso sono comunque da prendere con le pinze i numeri delle vittime.

Le fonti sono successive e il numero potrebbe benissimo essere volutamente "smisurato" per dare l'idea di un'operazione di imponenti dimensioni. Inoltre vanno anche analizzati i termini usati e i loro significati: le fonti parlano di bellatores e non di miltes:

"[...] monetae opifices [...] septem fere bellatorum milia conjecerint"

(Aurelio Vittore)

L'analisi che fa Cubelli nel suo testo è la seguente:

[...] proprio il ricorso al termine bellatores (il quale tra l'altro in Aurelio Vittore compare in questa sola occasione), e non milites come è facile fraintendere, mostra che alla rivolta presero parte anche civili, probabilmente da una parte e dall'altra, il che ovviamente, tenuto conto anche del luogo nel quale si svolse il bellum, contribuì ad aumentare il numero delle vittime; in secondo luogo, i monetieri della Zecca di Roma, che prima della rivolta contava ben dodici officine, costituivano, come ha acutamente osservato Callu, un vero e proprio «État dans l'État». Infine, la cifra di 7000 morti potrebbe essere considerata verosimile, se in essa, come credo, va visto il numero globale dei caduti, e non solo quelli della parte vittoriosa.
Di certo ci fu un aspro combattimento che vedeva ufficialmente almeno due parti in contrapposizione: "ribelli, tra cui i monetieri" e "gruppo armato regolare e non" filo-aurelianeo.
Alla base della rivolta ci fu parte del mondo senatoriale che seppe fare leva sull'ambiente della zecca o, meglio ancora, che si servì di essa sfruttando diverse situazioni che in quel momento la caratterizzavano.
In questo panorama storico, costruito sulla base delle sole fonti, vanno inquadrati e chiariti, per quanto possibile, alcuni aspetti:
1) la paternità delle emissioni ufficiali titolate "DIVO CLAVDIO" a chi va attribuita? a Quintillo? a Aureliano? al Senato?
2) il ruolo produttivo della zecca di Roma: ha emesso per un breve periodo (verosimilmente quello della rivolta) solamente questa serie oppure batteva moneta anche a nome di Aureliano?
3) tutta la zecca con l'interezza del personale prese parte alla rivolta?
4) poteva esistere un dualismo che vedeva, per un periodo limitato, il personale impiegato nella zecca ufficiale lavorare sia in essa regolarmente che al di fuori di essa in altri centri di produzione clandestina operanti con altre finalità?
5) "come" e soprattutto "dove" collocare le cosiddette "barbariche romane" come le definisce Cancun?
6) sono parimenti inquadrabili e collocabili gli ibridi punto di partenza di questa discussione?
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@@grigioviola, tieni presente anche un'altra cosa. I DIVO CLAVDIO Roma molto spesso denunciano anche il dimezzamento del metallo vile. E questo non può essere imputato alla corruzione nella zecca e neanche alle manovre del Senato per reperire fondi. L'ipotesi di zecche "al di fori dalla zecca" viene dalla somma di queste circostanze: l'entità dei morti nella battaglia di Aureliano a Roma e la disparità di peso tra le monete battute a Roma in quel periodo. Alcune hanno il peso canonico, altre (come quella da me postata in questi giorni in altra discussione) un peso vicino al grammo. C'è poi una grande disperità di peso tra le zecche di Milano e Roma.

P.S.: vedo ora il tuo intervento. Anche se fossero settemila morti in tutto, non sarebbero una barzelletta: l'organico di due legioni dell'epoca. E questa cifra sarebbe colossale specialmente se, come dici tu, non tutta la zecca prese parte alla rivolta. Quanto alla paternità, le monete commemorative di Milano, sicuramente "regolari", può essere attribuita a Quintillo o Aureliano. La questione è su quelle romane.

Modificato da cancun175
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Sì. Concordo con te nell'esistenza (numerosa anche) di centri di emissione posti al di fuori della zecca "ufficiale".

I punti sono:

1) chi operava in questi centri? personale di zecca (i cosiddetti ribelli)? personale indipendente dall'ambiente della zecca (comuni falsari)?

2) per conto di chi operavano? mero tornaconto personale (natura fraudolenta) o necessità di pagare i rivoltosi?

3) con quale materiale creatore operavano? con parte di metallo sottratto alla zecca in maniera più o meno clandestina (non parlo di argento o oro, ma del mero metallo vile usato comunque per la coniazione) o rifondendo monete in circolazione e/o altri oggetti/elementi metallici? con conii ufficiali sottratti dalla zecca o con conii approntati al di fuori?

4) varie ed eventuali :D (ci stava bene... perché gli interrogativi sono molti di più!)

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Sì. Concordo con te nell'esistenza (numerosa anche) di centri di emissione posti al di fuori della zecca "ufficiale".

I punti sono:

1) chi operava in questi centri? personale di zecca (i cosiddetti ribelli)? personale indipendente dall'ambiente della zecca (comuni falsari)?

2) per conto di chi operavano? mero tornaconto personale (natura fraudolenta) o necessità di pagare i rivoltosi?

3) con quale materiale creatore operavano? con parte di metallo sottratto alla zecca in maniera più o meno clandestina (non parlo di argento o oro, ma del mero metallo vile usato comunque per la coniazione) o rifondendo monete in circolazione e/o altri oggetti/elementi metallici? con conii ufficiali sottratti dalla zecca o con conii approntati al di fuori?

4) varie ed eventuali :D (ci stava bene... perché gli interrogativi sono molti di più!)

Credo che questi siano quesiti (legittimissimi) destinati a rimanere insoluti. Si può andare solo per logica

1) probabilmente la situazione era "mista". Molto probabilmente, data la qualità delle monete, erano operai della zecca che lavoravano in proprio

2) data la viltà delle monete, probabilmente lavoravano per proprio tornaconto. Per pagare i rivoltosi serviva metallo ben più "nobile": questa operazione era senz'altro tutta interna alla zecca ufficiale.

3) credo, data la differenza di peso, che fondessero monete in circolazione. Con una regolare ne battevano due "barbariche". Non credo che sarebbe stato difficile per operai della zecca fare dei conii autonomamente

Modificato da cancun175
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