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HIMERA: monete di tipo akragantino


Risposte migliori

Prendo spunto dalla segnalazione di un amico, Ulpiano, di uno statere di Himera presente nella prossima asta Bolaffi (post # 15):

http://www.lamoneta.it/topic/122345-bolaffi-ambassador-06-giugno-2014/

per ritornare un po’ su questo esemplare.

Molto correttamente Bolaffi ha scritto: “da esaminare”, lasciando quindi all’acquirente la responsabilità di stabilire se è falso o meno e quindi lasciando la patata bollente a lui.

A rigore dovrebbe essere il catalogatore a stabilire ed assumersi la responsabilità se è falso o meno. Nel caso specifico la moneta è falsa e quindi? Dovrebbe essere ritirata o almeno dichiarata più esplicitamente che a un successivo esame la moneta è riconosciuta come falsa.

Ho scoperto però che esiste in giro un altro esemplare della stessa coppia di conii, senza essere un clone uguale:

Bolaffi

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ArtCoins

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Incuriosito da questa coincidenza, ho meglio esaminato i due pezzi, almeno dalle foto. Si nota chiaramente l’assurda cresta del gallo, che non si vede in nessun’altro dei numerosi conii di questa particolare serie di didrammi di Himera, definiti “di tipo akragantino”. Il pezzo di Bolaffi risulta "ripassato" e rinfrescato rispetto al pezzo ArtCoins, ma per me sono ambedue dei falsi !

Per sicurezza ho consultato i due studi su questa emissione:

1) Jenkins G.K., Himera: The Coins of Akragantine Type, in La monetazione arcaica di Himera fino al 472 a.C., AIIN Suppl. 15-16 (1971), p. 21-36 e tav. 2-4.

2) Westermark U., Himera: The coins of Akragantine type. 2, Travaux de numismatique grecque offerts à George Le Rider, Spink, London 1999, p. 409-434 e tav. 46-50.

Il primo studio, quello del Jenkins, è pionieristico e pone la basi per la sistemazione di questa serie, ed è stato ripreso e ampliato dalla Westermark, con una esaustiva sequenza di conii. Per i didrammi lei conosceva 15 conii del diritto e 78 conii del rovescio nell'artco di circa un decennio, dal 480 al 470 a.C.

Non ho ritrovato nessuna delle caratteristiche riscontrate nei due esemplari sopra postati e colpisce la grossolanità dello stile, anche in paragone agli altri esemplari noti.

Visto che non è facilissimo reperire il corpus della Westermark, colgo l’occasione per postare le sue pagine e tavole. La mia filosofia è che se si vuole conoscere bene una monetazione bisogna studiarla e conoscere la relativa letteratura e questa conoscenza dovrebbe essere messa a disposizione a chi vuole a sua volta studiare e partecipare alla crescita culturale, che è messa veramente male qui in Italia.

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e ora le tavole:

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Un importante dettaglio. Nei due pezzi, e specialmente in quello Bolaffi, la legenda dell'etnico al diritto è scritto HIMEPA in grossi caratteri, quando in quella serie l'etnico era sempre HIMERA, con la rho arcaica, con la gambetta….. e in genere in caratteri più piccoli.

Stupisce il modesto livello culturale del falsario, che evidentemente non conosceva questo importante dettaglio…..

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Grazie mille Acraf. Come non essere d'accordo?!

Allo stesso tempo mi corre un brivido a pensare quanti dei 'parvenus' commerciali abbiano davvero i mezzi e il tempo di approfondire w

Questi temi, o anchd lo dtudio delle zecche delle monete che pongono in asta , o anche saper riconoscere deei falsi oggi purtroppo troppo facilmente prodotti o estremamente sofisticati tali da ingannare anche l'esperto?

Da un anno circa ho smesso di collezionare almeno l'antico proprio per questa ragione e per protestard di fronte al dilagare del fenomeno dei falsi senpre piu invasivi e sofisticati

Noto anche l'assenza pressoche' totale di tentativi di denunciare o arginare il fenomeno non solo da parte dei commercianti , in passato piu attenti, rigorosi ed esperti, ma anche delle istituzioni

Quasi tutto e' lasciato ormai all'iniziativa dei singoli collezionisti o meglio dei loro consessi che oggi si esprimono al meglio attraverso il web .

Fora come il Fac oppure il nostro o pochissimi altri ancora dove esperti esaminano con regolarita' il materiale che passa dal mercato, denunciano le monete sospette o palesemente false ( come quelle in oggetto) o rispondono a dubbi di altri collezionisti , sono strumenti ormai preziosissimi per coloro che non dispongono della consulenza di un mercante esperto e onesto.

Ma quanto materiale , falso , artefatto , o manipolato nella patina o nei fondi, passa impunemente sul metcato, quanto ripassa a stretto giro o viene riproposto ; quanto viene smerciato alla buona anche nei convegni senza che ormai la grande maggioranza dei commercianti sia in grado di detettarne l'originalita' ?

Continuando di questo passo il sistema rischia di divenire fuori controllo ....

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Vero, il mercato è ormai andato fuori controllo ed è venuto meno il "filtro" interposto da seri commercianti che erano in grado di discernere meglio il grano dal miglio e assistevano i collezionisti clienti a curare al meglio la propria raccolta.

Adesso è tutto in deregulation e ognuno si arrangia come può.

Possono ancora resistere collezionisti veramente preparati e con senso di responsabilità, ma ormai sono veramente pochi e in ogni caso si richiede anni e anni di esperienza e una forte dose di entusiasmo.

Una possibile strada è appunto quella di assistere i sinceri appassionati, aiutandoli a capire cosa prendere o no.

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Sono d'accordo con Acraf. La scritta ''da esaminare'' può riferirsi ad un lotto di più monete non fotografate e non ad una moneta falsa, che doveva essere dichiarata tale.

Tuttavia, vorrei far presente che falsi e commercianti impreparati (o peggio) ci sono sempre stati. Adesso hanno più visibilità, perchè tutto è più visibile. Oggi, come allora, si tratta di scegliere, oltre al pezzo mancante alla collezione, anche da chi acquistarlo.

Arka

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  • 8 anni dopo...

Buonasera,

Per fortuna la miniera del forum è ricca, per fortuna in tanti l’hanno sfruttata arricchendoci tutti.

Mi accingevo ad aprire una nuova discussione dal titolo “Ibrido Alragas/Himera, cosa vedono i miei occhi?!”.. e invece eccomi a ripescare un topic nato prima della mia iscrizione.


Ho notato, nella prossima asta Artemide E-Auctuon 25 del 3-4 dicembre prossimi al lotto 116, un incredibile didrammo akragantino. Incredibile perché il tipo del granchio al rivescio, per fattura e stile, non è presente nel periodo I per le emissioni ufficiali note da The Coinage of Akragas, ma é tipico delle emissioni di Himera.

Un ibrido, la cosa per un momento mi ha quasi fatto trasalire. Dopotutto il dritto utilizzato nel pezzo Artemide (O76) esiste ed era in uso all’inizio della monetazione di Himera sotto la dominazione di Akragas. Quanti orizzonti si potevano aprire: un suberato di Akragas con un granchio di stile non pertinente a quella zecca.. i dubbi però sono il sale della ricerca, ed eccoci al presente topic.

Insomma c’è qualcuno che con quei “conii” dovrebbe smettere di giocare, prima di coniarsi il pollice.

Non mi dilungo oltre, altri e più autorevoli pareri sono stati espressi otto anni fa.

Le conclusioni sulla moneta in vendita da Artemide sono ovvie, spero qualcuno possa segnalargli questo topic.

 

Artemide E-Auction 25/116:

 

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https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=6275&lot=116
 

 

Link all’asta Bertolami Fine Art 6/199:

https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=393&lot=199

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Link all’asta Bolaffi 24/19:

https://www.sixbid-coin-archive.com/#/en/single/l28622971?text=Himera &companyId=c1150

 

@numa numa @Arka @acraf @odisseo

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Bravo Archestrato hai ben delineato la questione . Il vero scandalo e’ quello del mercato , dei commercianti che non chiudono un occhio bensi tutti d due di fronte a tali incesti. Mentre lo Stato tace, non fiata, ignora quesrs manipolazioni, prontissimo pero a insorgere per il materiale decontestualizzato che passa nei miseri canali della Baia 

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Avrei molto da dire su queste monete ma il buon senso e la correttezza metodologica mi impongono dei limiti oltre i quali preferisco non avventurarmi.

In passato ho avuto modo di confrontarmi con altri “ibridi” e per quanto siano stati espressi nella bibliografia forti (se non scontate) perplessità su questi esemplari, è a dir poco incredibile come essi continuino ad essere considerati produzioni ufficiali di zecca.

E’ il caso, ad esempio, della moneta (probabilmente suberata: gr. 6,30) a doppio rilievo della collezione Santangelo (n. 6459) che reca i tipi associati di Crotone (D/) e di Caulonia (R/) di cui si è già discusso (https://www.lamoneta.it/topic/132508-crotone-con-caulonia/).

Pubblicata nel 1930 da Gagliardi (Di alcune monete in bronzo di Caulonia, “Atti e Memorie dell’Istituto Italiano di Numismatica”, VI, 1930, pp. 99-104) che la considerò un’emissione bronzea ascrivibile alla zecca di Caulonia, Attianese la ripropone nel 1992 nel volume dedicato alla monetazione di Crotone (Kroton. Ex nummis historia, Settingiano 1992, p. 86, n. 89)  definendola “una moneta di altissima rarità ed interesse”, ignorando completamente tanto le osservazioni di Sydney P. Noe (The coinage of Caulonia, New York 1958, p. 18), che seguendo Regling la definiva una “mystification”, tanto quelle di Nicola Parise, che sulla scia dei citati studiosi considerava gli esemplari Crotone-Caulonia una “mistificazione moderna” (N.F. Parise, Crotone e Temesa: testimonianze di una monetazione d' impero, in G.F. Maddoli-A. Stazio curr., Temesa e il suo territorio. Atti del Colloquio di Perugia-Trevi 1981, Taranto 1982, p. 105 s., nota 9). Sulla stessa linea si pone peraltro anche la Giove che addita l’esemplare come “moneta falsa”. (T. Giove, Le monete della collezione Santangelo, in I Greci in Occidente. La Magna Grecia nelle collezioni del Museo Archeologico di Napoli, Napoli 1996, p. 195).

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E sorvolo sullo “statere” (gr. 8,00) con tipi analoghi noto solo ad Attianese (che lo ascrive ad una collezione privata) attraverso una riproduzione fotografica poco chiara e riproposto da A. Montesanti (La monetazione d'impero e d'alleanza di Crotone, Cassino 2008, p. 28, fig. 15) senza alcun riferimento bibliografico. Non si comprende infatti come due conii pertinenti alla fase incusa di due distinte zecche possano essere stati abbinati originando un esemplare a doppio rilievo.

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Infine un ulteriore esemplare (gr. 7,05)  con il tipo di Himera al D/ (gallo) e il tripode al R/, sempre unicum, sarebbe stato rinvenuto fortuitamente in Calabria secondo Attianese (1992, n. 88), il solo a conoscerne l’esistenza.

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Molto interessanti davvero questi apporti sul tema degli ibridi.

La difformità tra essi e le emissioni ufficiali sono sempre spie piuttosto evidenti che qualcosa non va.

Nel caso da me segnalato, ad esempio, già prima che trovassi questa discussione, destava un enorme sospetto la mancanza quasi totale dell’incuso circolare entro il quale dovrebbe trovarsi il granchio (se ne intravede a mala pena il perimetro). Già peraltro assai evanescente nel pezzo ex Bertolami.

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Buonasera,

Per la serie “aggiungi un posto a tavola”, dopo alcune ricerche ho potuto individuare un altro esemplare che presenta il medesimo dritto e rovescio di quello individuato al post 8.

Proviene da una vendita della casa d’aste Gerhard Hirsch Nachfolger del 04-05-2011, numero 272 lotto 46.

Il peso indicato é anche in questo caso molto basso, 7.29 grammi. 
E viene da chiedersi se sia stata riprodotta prima la versione con l’aquila o quella con il gallo..
 

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https://www.sixbid-coin-archive.com/#/en/single/l27490315?text=Akragas didrachme 7%2C29 &companyId=c1114

 



Da rilevare che granchi di stile paragonabile a quello dei presenti esemplari possono effettivamente trovarsi sulle emissioni akragantine. Si tratta tuttavia delle prime serie di tetradrammi, databili ad alcuni anni dopo la caduta della dinastia Emmenide e quindi successivamente al termine della produzione tardo arcaica dei didrammi del periodo I. Parliamo degli anni ‘60 del V secolo a.C. , vale a dire circa venti anni dopo il periodo in cui presso la zecca di Akragas era in uso il conio di incudine O76 (gruppo III), da cui è tratto il dritto degli esemplari Artemide ed Hirsch.

Il rovescio del tetradrammo Westermark 330.1, ex Peus 407/156, ex Peus 351/44, ex Rauch 57/34.

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Riporto infine per confronto un’immagine del dritto dell’esemplare Westermark 214.1 dalla collezione dell’American Numismatic Society (SNG 941) e quella dell’esemplare Artemide.

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A volte la numismatica mi ricorda di alcuni momenti dell’infanzia, quando non si andava a scuola e mio nonno mi portava tra boschi e radure per cercare e raccogliere ciò che la natura offriva.

Più acutamente e a lungo si osservava il sottobosco più fragoline si riportavano a casa. Lo stesso vale quando si cercano particolari sulle monete.

Ecco quindi altri due esemplari che riproducono il medesimo rovescio di tutti quelli riportati nella discussione. Abbinato con una copia del solito Westermark O76, conio ufficialmente in uso ad Akragas.

Questi nuovi esemplari, presentando un tondello piuttosto ampio, ci permettono di “apprezzare” meglio le difettosità stilistiche e non solo del granchio. Particolarmente le zampe sul fianco sinistro del carapace.

 

Ex Gerhard Hirsch 289/93 del 2-5-2013, 8.09 grammi.

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Ex CGB 53/14 del 19-4-2012, 7.85 grammi.

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Curioso notare che quasi tutti gli esemplari qui presentati siano giunti sul mercato una decina di anni fa, tra Italia, Francia e Germania.

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Il 13/11/2022 alle 21:14, dracma dice:

Infine un ulteriore esemplare (gr. 7,05)  con il tipo di Himera al D/ (gallo) e il tripode al R/, sempre unicum, sarebbe stato rinvenuto fortuitamente in Calabria secondo Attianese (1992, n. 88), il solo a conoscerne l’esistenza.

😆

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