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Un'ipotesi sui suberati del Primo Impero


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

cercando altri dati sono incappato in un articolo a mio avviso interessante e buon spunto di riflessione per le imitative romane. Infatti ho letto in questi giorni “The distribution of silver counterfeited coins in the forts from Roman Dacia. Fraud or monetary policy” di Cristian Gazdac (2006). Si tratta di un articolo di poche pagine (quasi una comunicazione) che considera la cospicua presenza di monete d’argento suberate presenti in alcuni siti della Dacia.

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Circa il 25% delle monete argentee rinvenute sono dei denari suberati (periodo da Traiano a Massimino I il Trace) con punte massime, in alcuni siti, del 50%. La domanda dell’autore è se l’utilizzo di queste monete fosse dovuto a frodi o se si trattasse di un aspetto della politica monetale: si trattava di monete con un utilizzo speciale e da chi erano utilizzate (civili o militari), erano specifiche dell’area dacica o si trattava di un fenomeno diffuso nell’Impero?

Ma la parte che ho trovato ancora più interessante è la seguente: quale era la legislazione romana contro i falsari monetari? Si legge spesso sui testi accenni a delle generiche “leggi contro la contraffazione” ma sempre in maniera sfumata, senza entrare in dettaglio.

La prima legge in merito è dell’84 a.C. (edictum cum poena et iudicio) a nome di Marius Gratidianus e nell’81 a.C. il tema viene ripreso da Silla in una sezione della Lex Cornelia de falsis altresì conosciuta come Lex Cornelia testamentaria nummaria (*).

(*)La lex Cornelia de falsis (anche nota come lex Cornelia testamentaria nummaria o lex testamentis) dell’81 a.C., parte del corpus legislativo silliano, ha rappresentato una pietra miliare nella storia dell’archivistica per la lotta alla falsificazione documentale e uno strumento fondamentale per la garanzia di veridicità delle informazioni conservate negli archivi. La lex Cornelia de falsis va a inquadrarsi in un processo di sviluppo dell’istituto della poena falsi che parte con l’inquadramento come crimen della falsificazione dei signa apposti sui testamenti e che si conclude con l’estensione della punibilità anche dei falsari di signa apposti su qualsiasi tipo di documento. (tratto da http://www.bucap.it/news/approfondimenti-tematici/storia_degli_archivi/lex-cornelia-falsis-storia-archivi.htm)

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La versione originale non si è tramandata integralmente ma alcune parti sono giunte mediante quanto riportato da Ulpiano nel suo Digestae:

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Quindi la contraffazione monetale delle monete d’argento era considerata un crimine e allo stesso modo era considerato proibito il loro utilizzo. Il testo non specifica se tale considerazione era rivolta verso le monete false auree (e io ci aggiungerei anche quelle bronzee) anche perché durante il periodo repubblicano queste non erano coniate dalla zecca di Roma. Durante le campagne militari i comandanti dotati di imperium potevano emetter monete; nella legge ci sono riferimenti ai controlli sulle quantità di metallo utilizzate dai vari fabbri delegati alla coniazione.

La punizione per la contraffazione monetale era la morte per gli schiavi coinvolti e l’esilio per gli uomini liberi (tratto dall’ Institutiones).

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Si può dedurre che la fabbricazione di falsi era considerata una frode e non uno spregio verso lo Stato ma la situazione cambiò durante il Principato e ne danno notizie alcune fonti scritte: il Libri ad edictum provinciale, il Libri de officio proconsulis di Ulpiano e il Sententiae di Paolo. Quest’ultimo è datato al III secolo d.C. e ci dà una visione del problema durante il regno degli Antonini:

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Quindi le leggi contro i falsari, pur se non si trattava di un atto contro lo Stato, erano comunque severe.

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Le statistiche tratte dal testo danno grafici interessanti specie nel confronto siti civili/siti militari:

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Siti militari (in grigio scuro i suberati).

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Siti civili (insediamenti cittadini più o meno estesi).

In contrasto con le leggi anti-contraffazione dall’analisi dei siti si nota chiaramente che in quelli contraddistinti da una forte presenza militare (fortezze legionarie, forti ausiliari) la concentrazione di monete suberate è assolutamente maggiore rispetto ai siti civili e si tratta di una situazione comune ad altri siti non-locali quale ad esempio Augusta Raurica dove sono state considerate “monete di necessità”, come “monetazione senza autorizzazione ufficiale utilizzate in brevi periodi di insufficienza di flusso monetale che inibiva gli scambi commerciali” e che, secondo Boom (1974) “venivano utilizzate sino a quando sopraggiungevano monete ufficiali”. Quindi monete d’emergenza che venivano utilizzate nei territori periferici a scarso flusso di monetazioni ufficiali (e a questo punto, azzarderei un utilizzo analogo anche per le monetazioni imitative – intendendo con tale termine quelle del I-II secolo d.C. ed escludendo il fenomeno “imitative barbariche” del III secolo e seguenti che deve aver avuto dinamiche diverse).

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Dopo questa presentazione, alcune domande per cercare di alimentare il dibattito:

  • Personalmente la teoria proposta mi pare condivisibile. Suberati come emissioni d’emergenza emesse dall’esercito e tollerate dal governo centrale, impossibilitato per motivi logistici (anche se una delle prime preoccupazioni dell’esercito avanzante era quello di assicurare la presenza di assi viari necessari a tal fine) a rifornire di monete in modo efficace non solo l’esercito ma l’economia locale (non dimentichiamo che un aspetto essenziale dell’imperialismo romano era quello di voler mettere la mani sulle risorse ma pure di assoggettare le popolazioni autoctone mediante l’ostentazione della “romanizzazione”) nei territori di nuova acquisizione (cosa che infatti non riuscì nei territori oltre il limes renano con i risultati che tutti conosciamo). Seconda fase, ritiro dei suberati, sostituiti da moneta ufficiale proveniente dalle zecche ufficiali. Qualcuno d’altra parte poteva sfuggire al ritiro (ad esempio celato e non ritirato, magari per il decesso del proprietario – siamo sempre in una zona di guerra o quantomeno instabile, soggetta magari a pattugliamenti) e poteva rimanere nel flusso monetale… Un fenomeno del genere si potrebbe supporre anche per i denari limes non suberati… E tutto ciò non vieta che alcune delle imitative fossero di produzione locale... ma in realtà probabilmente poche rispetto a quelle di necessità...

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Suberato di Settimio Severo

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Lotto di denari-limes

  • Conoscete altri riferimenti legislativi in merito alle falsificazioni? Mi pare difficile che tra l’81 a.C. e il 300 d.C. non si siano documentazioni o interventi legislativi relativi a questo tipo di problematica…
  • Avevo letto di una legge di Costantino nei confronti dei falsari: avete qualche riferimento più specifico?

Ciao

Illyricum

:)

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Ciao @@Illyricum65,

Augusto, nel riprendere una vecchia legge di Giulio Cesare, approvò una Lex Iulia de peculatu che puniva l'alterazione, a scopo di lucro, della lega delle monete da parte degli operai della zecca, con una pena pari al quadruplo di quanto accertato, nonchè la possiblità di agire contro gli eredi del reo.

Modificato da eliodoro
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Grazie! Questa è un notizia interessante che anticipa di 270 anni quanto fatto da Aureliano!

Ciao

Illyricum

:)

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Silla, per la repressione del reato di contraffazione, istituì due apposite corti "Questiones", la pena era quella capitale ma che, nella prassi, veniva convertita nel sequestro dei beni e nell'esilio del reo.

La materia era anche disiciplinata da senatoconsulti, editti e, molto probabilmente, dalle costituzioni che ciascun princeps approvava.

C'erano come adesso, dei provvedimenti "omnibus" come la lex Vesellia.

Anche con Costantino, la contraffazione era un crimine contro lo Stato, un crimen laesae maiestatis.

Modificato da eliodoro
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Cioa,

in merito alla legislazione sillana ho trovato il seguente testo:

"Studi di diritto penale romano" , B. Santalucia, L'Herma di Breitschneider, 1994

pagg. 77-105 (capitolo "La legislazione sillana in materia di falso nummario").

E' quasi completamente leggibile (in chiaro) anche al link:

http://books.google.it/books?id=KWLpABipSPsC&pg=PA92&lpg=PA92&dq=crimen+peculatus&source=bl&ots=sflrQkkPTI&sig=iKAxp_Fqj0whIPU4Tbq0m51DmYs&hl=it&sa=X&ei=EsXPU_-NOsbC0QWEl4DQDg&ved=0CCoQ6AEwAQ#v=onepage&q=crimen%20peculatus&f=false

Ciao

Illyricum

:)

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C'è da dire che un suberato coniato con coni ufficiali difficilmente lo si poteva distinguere dalle monete in buon argento, dunque sarebbe diventato forse troppo complesso ritirare le monete "provvisorie" per sostituirle con quelle ufficiali. Personalmente credo siano riconducibili a mo ete di emergenza quelle fuse o coniate spesso definite imitative, forse i denari del limes e in generale tutte quelle monete, intere o frazionate, vistosamente diverse dal circolante ufficiale. Ricordiamo i sesterzi fuori stile e fuori peso di Claudio declassati (sulla base dellinferioritá ponderale), probabilmente colpiti da una reale azione di controllo del governo; ma come avrebbero fatto a recuperare i suberati? È però curioso osservare che compaiono in abbondanza in ambito militare. Forse l'esercito pagava le vettovaglie locali con moneta volutamente falsa? Oppure possiamo pensare allipotetica instaurazione di una moneta fiduciaria, forzata proprio dallo strapotere militare?

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Il ritiro della moneta è stato attuato più volte. E ha sempre provocato enormi diffidenze. Facile che fosse battuta moneta da limes (del resto, questo tipo di monetazione è ufficiale anche nel collezionismo :lol: ) con valutazioni sul tipo del "buono". In pratica, si diceva al soldato: ti do questa moneta come riconoscimento del debito dello stato, poi te la cambio non appena arriva l'argento vero. Ma i soldati, quella moneta, la spendevano. Lo Stato ci guadagnava anche perché superare le diffidenze della popolazione civile era più difficile. E più la gente era povera, più difficilmente si staccava dalla propria moneta. E magari si difendeva da soldati-esattori-raccoglitori seppellendo le monete stesse. Questo, ovviamente, nei cambi epocali (per es: alla fine del III secolo in Gallia e all'inizio del IV in Britannia)

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Un'altra cosa, riferita alle monete contromarcate in Britannia. Facile che il compenso dei legionari venisse pagato, almeno in buona parte, anche in bronzo. la paga di un legionario, all'epoca, era piuttosto bassa. Ne ho trovata traccia esplicita negli Annali di Tacito, con riferimento al periodo immediatamente successivo alla morte di Augusto. Ci fu una sollevazione delle legioni danubiane e di quelle renane. Le rivendicazioni dei legionari erano in grossa sostanza quattro: 1. Riduzione della ferma da 20 a 16 anni (come i pretoriani, con riferimento specifico a loro). 2. aumento della paga giornaliera da 6 assi a 1 denaro. 3. pagamento dell'indennità di fine servizio non più in terre (si specifica che spesso erano aride o paludose), ma in denaro. 4. L'abolizione dell'obbligo, a fine servizio nelle legioni, del periodo di riserva territoriale. Quindi, 6 assi, che al cambio in epoca augustea era 1 sesterzio e mezzo al giorno, dal quale dovevano essere trattenute le spese di vitto e armamenti (anche su questa circostanza il riferimento è specifico). Quindi, stiamo parlando di meno di un sesterzio al giorno in moneta. I pagamenti, se regolari erano fatti 3-4 volte all'anno, diciamo una volta ogni 3 mesi. Quindi, venivano corrisposti un'ottantina di sesterzi a ondata di paga. Sembra più facile corrisponderli in denari, che nel rapporto augusteo del sesterzio di 1/4 riduceva la mole a una ventina di monete. Ma provate a dare a un soldato 20 monete e a dirgli che quelle è la paga per 3 mesi di fatiche e di rischi...Non solo: in zone di frontiera spendere un denario non era facile. Immagino fosse difficile più o meno come cercare di comperare oggi un pacchetto di sigarette con un biglietto da 200 euro. 250 anni dopo, fu questo il motivo principale del fallimento dell' antoniniano XXI di Aureliano: valore troppo alto per una moneta di base e conseguente difficile spendibilità. Insomma, al livello del legionario, il denario era buono per la capitalizzazione, ma non per l'uso comune (bettole, bordelli, mercati etc) dove il taglio più facilmente spendibile era l'asse o al più il sesterzio. Ma le contromarche britanniche sono dell'epoca claudiana, si dirà. Ci soccorrono sempre gli Annali di Tacito: Germanico, per placare la rivolta renana (che coinvolgeva almeno 3 delle sue legioni) promise l'aumento a 1 denario e la riduzione della ferma. Ma, ci soccorre sempre Tacito, queste promesse furono disattese dal Senato in epoca tiberiana. La riduzione della ferma con una motivazione curiosa: lo Stato non era in grado di pagare l'indennità finale con una ferma tanto breve. Facile, quindi, che in epoca claudiana la situazione fosse analoga a quella augustea. La mole delle bonete in bronzo "locali" era senz'altro dovuta a questa necessità. E il fatto che sparirono repentinamente può indicare solo due cose: 1. l'arrivo da Roma di moneta "buona", con recupero in contromarca DV di parte della locale. 2. (in alternativa): l'aumento, finalmente ottenuto, della paga del legionario a 1 denario, fatto che avrebbe portato la mole monetaria della paga a una sessantina di monete d'argento a ogni corresponsione. Ma questo fatto ha senz'altro avuto come conseguenza diretta l'inizio del periodo inflattivo.

Modificato da cancun175
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La comprensione della Lex Cornelia presuppone laa conoscenza delle vicende storiche che la motivarono.

Vi posto questo libro:

http://books.google.it/books?id=KWLpABipSPsC&pg=PA77&lpg=PA77&dq=lex+cornelia+de+falsis&source=bl&ots=sflrQqhOSJ&sig=dL7tV8jV8f-__whfH9eJ0jkYqLk&hl=it&sa=X&ei=TqPQ

E' interessante, in questa lettura, il riferimento al fatto che, durante le guerre civili, vi fu una massiccia immisisone di monete false e che il tribuno della plebe, Livio Druso, per rimpinguare le esauste casse dello Stato, fece votare una legge che autorizzava la coniazione di monete d'argento con una lega di un ottavo di rame.

Anche se tale provvedimento fu presto revocato, gli operai della zecca continuarono abusivamente a coniare denari in lega per rubare l'argento, mentre altri operai diminuivano fraudolentemente il saggio d'argento delle monete.

Non so se, tecnicamente, queste denari d'argento in lega di un ottavo di rame, possano essere considerati suberati, però il problema esisteva sin dalla Repubblica.

L'adulterazione delle monete d'argento era avvertita anche dai barbari.

In questa discussione http://www.lamoneta.it/topic/125699-hitler-e-il-de-germania-di-tacito/page-2

, @@chievolan, richiama il fatto che Tacito, nel suo libro De Germania, sottolineava il fatto che i Germani volevano dai Romani: "Pecuniam probant veterem et diu notam, serratos bigatosque".

Modificato da eliodoro
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.....Quindi, venivano corrisposti un'ottantina di sesterzi a ondata di paga. Sembra più facile corrisponderli in denari, che nel rapporto augusteo del sesterzio di 1/4 riduceva la mole a una ventina di monete. Ma provate a dare a un soldato 20 monete e a dirgli che quelle è la paga per 3 mesi di fatiche e di rischi...Non solo: in zone di frontiera spendere un denario non era facile. Immagino fosse difficile più o meno come cercare di comperare oggi un pacchetto di sigarette con un biglietto da 200 euro. 250 anni dopo, fu questo il motivo principale del fallimento dell' antoniniano XXI di Aureliano: valore troppo alto per una moneta di base e conseguente difficile spendibilità.

Io credo che fosse proprio questo il motivo che portò al frazionamento del nominale bronzeo e forse anche alla produzione dei sesterzi di barra, tipicamente riscontrabili nei territori militarizzati e probabilmente così prodotti per questioni tecniche legate all'utilizzo di zecche itineranti.

Insomma, al livello del legionario, il denario era buono per la capitalizzazione, ma non per l'uso comune (bettole, bordelli, mercati etc) dove il taglio più facilmente spendibile era l'asse o al più il sesterzio.

Qui sarebbe bello riuscire a controllare i dati relativi al ritrovamento dei ripostigli da contrapporre ai ritrovamenti singoli. Da quello che ricordo infatti, generalmente i ripostigli riconducibili alla tesaurizzazione di un legionario, contenevano prevalentemente denari o antoniniani di buona lega come accadeva tipicamente per la legge di Gresham secondo la quale la moneta buona spariva subito dalla circolazione perchè tesaurizzata mentre quella cattiva continuava a circolare. Tutto ciò presupponeva che il possessore fosse in grado, in qualche modo, di riconoscere le monete buone da quelle cattive. Nel caso dei suberati (coniati e in linea con gli stili ufficiali) io credo fosse complicato riuscire a distinguerli e quindi mi aspetterei di trovarne un gran numero nei tesoretti.

Ricapitolando, se tutti questi suberati provengono da ritrovamenti isolati vuol dire che potevano circolare liberamente, che erano comunemente accettati e che potevano essere distinti in qualche modo dalle monete "buone" che, invece, finivano nei ripostigli. Se i suberati costituiscono, in buona percentuale, i ripostigli riconducibili ad un legionario, questo significherebbe che i soldati non potevano essere in grado di distinguere i suberati dai denari in buona lega e quindi ne sarebbero stati all'oscuro? Viceversa, se i suberati fossero rinvenuti, in buona percentuale, in tesaurizzazioni considerabili "popolari" ma non in tesaurizzazzioni "militari", potrebbe significare che i soldati dovevano necessariamente essere a conoscenza dell'esistenza dei suberati e che evitavano perciò di tesaurizzarli.

E se invece i suberati venissero utilizzati dall'esercito per pagamenti "di massa" verso le popolazioni locali?

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Ciao,

vedo che la presente discussione ha raccolto un po' di interesse, nonostante il... periodo di ferie e quindi una fisiologica e temporanea diminuzione dei frequentatori del Forum (sul tema specifico mi manca all'appello l'opinione di @gpittini che ritengo interessato alla tematica).

Avendola promossa personalmente, non posso che reinserirmi nella stessa sperando di portare qualche dato interessante... ;)

Premetto mi trovo generalmente concorde con quanto esprime @cancun175 ... e a @centurioneamico

... sarebbe bello riuscire a controllare i dati relativi al ritrovamento dei ripostigli da contrapporre ai ritrovamenti singoli. Da quello che ricordo infatti, generalmente i ripostigli riconducibili alla tesaurizzazione di un legionario, contenevano prevalentemente denari o antoniniani di buona lega come accadeva tipicamente per la legge di Gresham secondo la quale la moneta buona spariva subito dalla circolazione perchè tesaurizzata mentre quella cattiva continuava a circolare...

dico che non sono in grado di fornire questo dato. Mi son sfogliato però velocemente il libro di Lucchelli "La moneta nei rapporti tra Roma e l'Europa balcanica: aspetti e problemi" che analizza i depositi monetali in argento rinvenuti nei territori extra-limes e nel dettaglio quelli dell'area pannonica e dacica (ovvero Ungheria e Romania) .

L'autore afferma che ci sono suberati nei contesti studiati ma spesso non sono segnalati o distinti da quelli ufficiali per cui non è facile stabilirne la rilevanza percentuale (pag. 149, nota 86) per quanto afferma che probabilmente "tali monete siano più diffuse di quanto si sappia". Questo può indicare che i barbari non selezionavano le monete a loro giunte (per vari motivi tra i quali il commercio, doni, pagamento di prigionieri, etc...) cosa che invece sembra venisse eseguita nei confronti di monete di epoca severiana rispetto a quelli precedenti di maggior titolo di argento fino. Come poteva esser valutato questo dato: a pagina 149, nota 87 si fa accenno alla differenza di suono o semplicemente anche a lievi variazioni di colore valutate da parte di elementi che avevano maneggiato denari ufficiali per anni (ad esempio barbari che avevano prestato servizio nell'esercito romano e che erano rientrati nella madrepatria). Non è d'altra parte da dimenticare che queste popolazioni maneggiavano denari romani fin dal periodo repubblicano.

Negli elenchi dei vari depositi presentati risultano delle "imitazioni" (dove però non è spiegato se tale terminologia si riferisca ai denari subaerati, ai limes, a entrambi, n.d.r.) che hanno rilevanze marginali: in area rumena tra i siti >500 monete la percentuale è del inferiore all'1% (2 siti con 0,17 e 0,13), in area ungherese nel sito maggiore (Kecel) su 2861 monete la percentuale si alza al... 1,77%. invece in area tedesca (Lashorst) un sito spicca per una presenza pari al 17,20 %, ma si tratta di un valore del tutto episodico.

Ci aggiungo personalmente che questo dato potrebbe però esser modificato dalla provenienza delle monete. Il deposito di Kecel ( i suddetti 2861 denari) poteva essere parte di un tributo proveniente da Roma vista la corposità mentre quello di Lashorst (220 denari) poteva ben essere di provenienza locale e rispecchiare magari quanto circolante nei territori romani confinari.

Resto dell'idea che

... ti do questa moneta come riconoscimento del debito dello stato, poi te la cambio non appena arriva l'argento vero.

In pratica un "gettone" cambiabile quando lo Stato riforniva di denari ufficiali. I locali (o i barbari d'oltrelimes) dopo qualche iniziale "sola" non avrebbero accettato suberati invece di denari ufficiali.

Forse l'esercito pagava le vettovaglie locali con moneta volutamente falsa? Oppure possiamo pensare allipotetica instaurazione di una moneta fiduciaria, forzata proprio dallo strapotere militare?

Probabilmente i locali sì con la promessa di vederli ricambiati in un secondo tempo... ma al loro posto vi sareste fidati?

E se invece i suberati venissero utilizzati dall'esercito per pagamenti "di massa" verso le popolazioni locali?

... mmm... in questo caso a Micassa,

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centro di produzione ceramico

e a Orlea

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insediamento rurale

la percentuale dei suberati dovrebbe risultare più alta, IMHO.

E viceversa dovrebbe essere più bassa negli insediamenti militari, dove venivano teoricamente prodotti e quindi distribuiti ai locali (e i militari li avrebbe disdegnati, ritengo, conoscendo il loro reale valore).

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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Nel sito di Moruzzi c'e' un bellissimo articolo di Giorgio Giacosa a proposito dei "suberati" dal titolo : <La contraffazione monetaria nel mondo antico>

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Scusatemi il fuori tema. Ma nell'andare dietro a questa discussione e rileggendo gli Annali di Tacito, ho scoperto l'esistenza di una riserva obbligatoria nelle legioni. Il veterano, a fine servizio, veniva sciolto dal giuramento, ma non ancora congedato: era obbligato a passare un periodo in reparti di riserva territoriale che portavano un nome conosciuto, ma in altro senso: vexillationes. Questo veterani erano detti vexillarii. Nei fatti, non si sa se venissero o no pagati (Tacito non lo esplicita, ma i soldati si lamentavano per questo periodo, quindi penso di no). Credo che aspettassero l'assegnazione delle terre. E intanto fungevano, in buona sostanza, da forza di polizia. Sarebbe bello conoscere fino a quando questo istituto è rimasto in funzione.

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E se invece i suberati venissero utilizzati dall'esercito per pagamenti "di massa" verso le popolazioni locali?

Già. La proporzione risultante dovrebbe risultare in ordine decrescente:

1) siti militari

2) siti urbani

3) siti rurali

1) Nei primi dovrebbe esserci una percentuale minore in quanto i militari avrebbero trattenuto i denari ufficiali e disdegnato quelli suberati, di minor valore e "svalutati" in quanto delegati ai locali.

2) Nelle comunità urbane si avrebbe avuto un incremento dei suberati dovuti alla presenza di popolazione locale (che utilizzava i suberati) e di popolazione di origine latina che avrebbe, al pari dei militari, disdegnato questa moneta.

3) La presenza di una maggioranza di popolazione locale impiegata (e pagata con denari suberati) avrebbe aumentato la percentuale di monete in rame placcato argento.

Questo non avviene nel caso in esame. E' stato postulato che la maggior incidenza di una moneta segnala indirettamente la sua zona di emissione. Ma in realtà in questo caso il destinatario non sarebbe stato l'emittente (l'esercito) ma la popolazione. E in genere i militari, quando avevano sentore di esser fregati, si ribellavano. E il governo centrale ha sempre cercato di non solleticare tali "velleità". Lo dimostra l'excalation dei salari dei militari. In punto di morte lo raccomandò anche Settimio Severo a Caracalla : "Paga bene l'esercito..." ;)

Ciao

Illyricum

:)

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Scusatemi il fuori tema. Ma nell'andare dietro a questa discussione e rileggendo gli Annali di Tacito, ho scoperto l'esistenza di una riserva obbligatoria nelle legioni. Il veterano, a fine servizio, veniva sciolto dal giuramento, ma non ancora congedato: era obbligato a passare un periodo in reparti di riserva territoriale che portavano un nome conosciuto, ma in altro senso: vexillationes. Questo veterani erano detti vexillarii. Nei fatti, non si sa se venissero o no pagati (Tacito non lo esplicita, ma i soldati si lamentavano per questo periodo, quindi penso di no). Credo che aspettassero l'assegnazione delle terre. E intanto fungevano, in buona sostanza, da forza di polizia. Sarebbe bello conoscere fino a quando questo istituto è rimasto in funzione.

Non solo. Ma tra le spese dei legionari che di solito non vengono considerate vi era anche quella di una sorta di "cassa mutua" della legione. Ogni militare versava una parte dello stipendium in una cassa che serviva a dare una sorta di "liquidazione" a chi usciva dal servizio, se ben ricordo. O a inviare un sostegno monetale temporaneo alla vedova del soldato caduto.

Ciao

Illyricum

:)

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DE GREGE EPICURI

@@Illyricum65,grazie per la citazione; sono un po' in difficoltà perché privo dei miei archivi, e devo andare a memoria. Direi che:

-i suberati hanno un'origine molto antica, sicuramente repubblicana.

-l'articolo che hai citato ne mostra una presenza percentuale elevatissima in Dacia e Moesia soprattutto nelle sedi militari, mi sembra da Traiano in poi.

-i denari del limes sono più tardi,perchè i primi sembrano comparire con gli Antonini; sembrano collocarsi (come punte massime) nelle stesse zone, circa.

-i denari del limes non possono ingannare neppure i barbari e gli sprovveduti (salvo eccezioni!) essendo chiaro he non sono d'argento.

- i suberati invece possono ingannare benissimo, se ben confezionati e specie da nuovi (poi si deteriorano). Difficile che venissero pesati, forse qualche volta saggiati (ma le saggiature abbondano solo fino ad Augusto).

-quindi per i "limes" è abbastanza accettata la funzione di gettoni sostitutivi utilizzati consapevolmente, anche se poi sul loro "cambio" successivo non sappiamo praticamente nulla.

-sui suberati credo che, allo stato attuale, molte ipotesi siano verosimili: prodotti da zecche militari in maniera ufficiale o tollerata, per pagamento delle truppe (cioè: stratagemma dei comandanti militari); prodotti in modo fraudolento da operai e incisori delle stesse zecche itineranti;prodotti per commerci coi civili, o con popolazioni esterne più o meno legate a Roma. Il testo di Lucchelli non ne rileva molti al di fuori dai confini, però la materia non era documentata minuziosamente nei siti.

Del successivo "cambio" con moneta buona direi che non sappiamo nulla.

Personalmente, non me la sento di scegliere un'ipotesi!

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@@gpittini, quando non se ne sa nulla, le ipotesi sono tutte buone. Ma qualche ipotesi è più verosimile di altre. Riassumendo: mi sembra assodato che la presenza di suberati imperiali sia concentrata nelle zone di frontiera. In zone, quindi sia militarizzate, che di intensi scambi. Attenzione, poi, a considerare le popolazioni oltreconfine una manica di sprovveduti. Noi parliamo di "tribù" germaniche o danubiane, e la nostra mente va ai film western con gli "indiani" in tende coniche con il totem al centro e i guerrieri che ululano attorno. In realtà erano "nazioni", con tanto di re, senato (o assemblee di re e/o notabili), sacerdoti, strutture burocratiche, eserciti. Anche Roma, in periodo repubblicano, era divisa amministrativamente in "tribù". I limiti delle nazioni barbariche non era tanto il livello di "civilizzazione" (da sempre e anche oggi consideriamo meno il diverso), ma la loro frammentazione politica e l'incapacità di unirsi di fronte al pericolo (i greci avevano questa capacità e gli Etruschi no, ma entrambe queste popolazioni non erano "barbare"). In ogni modo, sulla valutazione della bontà dell'oro e dell'argento erano ferratissimi. E altrettanto ferratissimi erano i militari. Un pagamento fraudolento, se scoperto (e sarebbe stato scoperto) avrebbe provocato la sollevazione delle legioni interessate e i responsabili ci avrebbero lasciate le penne e anche in maniera non tanto piacevole. Tutto ciò accredita l'ipotesi (ipotesi, appunto) del "gettone" lasciato in garanzia di pagamento ai legionari e magari da questi usato, in mancanza di un cambio tempestivo, nelle transazioni locali. Magari con valore attribuito ben inferiore al denario "buono". Ma a questa impostazione ipotetica si contrappone un'obiezione: se erano "gettoni" perché non definirli come tali e perché farli "uguali" alle monete buone? E, soprattutto, come riconoscerli immediatamente come tali al momento del cambio? Quindi, possiamo avanzare un'altra ipotesi: che si sia "voluta" una moneta intermedia tra sesterzio e denario d'argento. Ma anche questa ipotesi si scontra con la solita obiezione: come riconoscere immediatamente il denario d'argento vero, da quello d'argento placcato? Riamne, a questo punto, un'ultima ipotesi da vagliare: quella della "moneta di necessità". Una mancaza di denari ha provocato la creazione, al di fuori dell'ufficialità (quindi non all'interno delle legioni) di fac simile. Più o meno una situazione simile a quella del III secolo con gli antoniniani in Gallia e in Britannia. Monete, quindi, da non usare nei grandi commerci transfrontalieri (dove la bontà dell'oro e dell'argento era ben valutata), ma in transazioni locali dove il valore convenzionale veniva accettato.

Modificato da cancun175
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Pongo una domanda...perché non considerare il fatto che il denario, sia d'argento sia suberato, avesse un valore fiduciario?il suberato veniva speso per le spese correnti, quello d'argento tesaurizzato

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@@eliodoro, mentre scrivevi il tuo intervento stavo aggiornando il mio nello stesso senso....

Ciao Paolo,

Nel momento in cui parlavi di "gettoni" e della faiclità di uso e della mancanza di proteste da parte dei soldati all'atto del pagamento con denari suberati, il gioco era fatto....

La moneta fiduciaria, inoltre, era diffusa, così come i suberati, anche nella Magna grecia,

Gli oboli di Cales e Suessa erano in AE, mentre quelli di Phistelia ed Allifae erano d'argento..

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Ciao Paolo,

Nel momento in cui parlavi di "gettoni" e della faiclità di uso e della mancanza di proteste da parte dei soldati all'atto del pagamento con denari suberati, il gioco era fatto....

La moneta fiduciaria, inoltre, era diffusa, così come i suberati, anche nella Magna grecia,

Gli oboli di Cales e Suessa erano in AE, mentre quelli di Phistelia ed Allifae erano d'argento..

La problematica dei denari suberati come paga ai soldati, mi ricorda, inoltre, anche il problema, nella roma repubblicana, dei vittoriati, anch'essi utilizzati come mezzo di pagamento per le truppe, nel sud, In Grecia ed In Gallia

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