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TAGLIO : 50 Cent.

STATO : Slovenia

TIRATURA 2007 : 32.400.000 (Vantaa-Finlandia)

AUTORE : Miljenco Licul, Maja Licul e Janez Boljka.

TEMA : Monte Triglav

DATA DI EMISSIONE : 01/01/2007

MATERIALE: Nordic Gold (rame 89% - alluminio 5% - zinco 5% - stagno 1%)

DIAMETRO : 24,25 mm

SPESSORE : 2,38 mm

PESO : 7,8 gr.

CONTORNO : Rigato con zigrinatura spessa

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Monte Triglav (in italiano Monte Tricorno) è la vetta più alta della Slovenia (2864 m.), fu raggiunta la prima volta il 26 agosto 1778.

Si trova sulle Alpi Giulie in mezzo al Parco Nazionale del Triglav, è considerato dai sloveni monumento nazionale.

Il nome deriverebbe dalla sua forma a tre punte, Triglav significa per l'appunto "tre teste".

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Sulla sommità, dal 1895, si trova un caratteristico bivacco chiamato torre di Aljaz. Secondo la tradizione ogni sloveno almeno una volta nella vita dovrebbe salire sulla cima del Tricorno.

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Sulla moneta si nota che la cima è posta sotto la costellazione del Cancro, è corrispondente al segno zodiacale sotto il quale la Slovenia ha conquistato l'indipendenza (25 giugno 1991) e la scritta "Oj Triglav, moj dom" (Oh Tricorno, mia dimora).

Sia il monte, che la costellazione del Cancro, sono impressi sullo stemma di Stato.

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Elementi che spiccano anche sulla bandiera nazionale, si evince da questo il forte legame della popolazione slovena verso questo monte e la propria terra.

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TAGLIO : 1 euro

STATO : Città del Vaticano

ANNO : dal 2006 al 2013

AUTORE : scultrice Daniela Longo e incisore Ettore Lorenzo Frapiccini, indicati, rispettivamente, con le sigle “D.L.” e “ELF inc”, posizionate la prima sulla spalla destra alla base del collo, e la seconda sulla testa dell’omero sinistro.

TEMA : profilo a ¾ del Papa Benetto XVI guardante a destra

DATA DI EMISSIONE : 27/04/2006

MATERIALE : Bimetallica: corona esterna: nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%); cerchio interno: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%).

DIAMETRO : 23,25 mm

SPESSORE : 2,33 mm

PESO : 7,5 g.

CONTORNO : Liscio rigato alternati

NOTE : Queste monete provengono tutte dalle serie della Zecca ad eccezione di 6400 pezzi del 2008 e di 6400 pezzi del 2009 che provengono dalle buste regalate a ogni impiegato della Città del Vaticano, contenenti una serie di monete da 1 cent a 2 €.

 

Nella faccia nazionale, nel cerchio interno è raffigurato il profilo di ¾ guardante a destra del Papa Benedetto XVI, il cui capo è coperto dallo zucchetto; sopra la spalla destra, alla base del collo, è presente la sigla “D.L.”, iniziali della scultrice, Daniela Longo; sulla testa dell’omero sinistro è presente la sigla “ELF inc”, per indicare che l’incisore è Ettore Lorenzo Frapiccini. Ad arco dietro la testa compare la scritta a caratteri maiuscoli “città”, mentre sul lato del volto sempre a caratteri maiuscoli compare la scritta “del Vaticano”, per cui le due scritte si presentano intermezzate dalla parte alta testa del Papa coperta da zucchetto. Nella parte destra dell’esergo vi è il millesimo di conio con sopra il segno di Zecca ®. Nella corona esterna 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

 

 

Il Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger, è nato a Marktl, il 16 aprile 1927. È stato il 265º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma e il 7º pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica, mantenendo il Pontificato dal 24 aprile 2005 al 28 febbraio 2013, essendo stato eletto durante il secondo giorno del conclave del 2005, al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005.

Nel concistoro ordinario dell'11 febbraio 2013 ha annunciato la rinuncia al ministero di vescovo di Roma, successore di San Pietro, con decorrenza della sede vacante dalle ore 20.00 del 28 dello stesso mese: da quel momento il suo titolo è diventato “romano pontefice emerito” o “papa emerito” mentre il trattamento è rimasto quello di Sua Santità.

È stato l'8º pontefice a rinunciare al ministero petrino; prima di lui rinunciarono Clemente, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII.

 

Joseph Aloisius Ratzinger, Papa Benedetto XVI a partire dal 19 febbraio 2005, è nato, ultimo figlio di tre, a Marktl am Inn, piccolo comune della Baviera (Germania), il 16 aprile del 1927 (Sabato Santo), e fu battezzato nello stesso giorno. Il padre, Joseph Ratzinger, Commissario di polizia, antinazista che, in resistenza alle camicie brune di Hitler, ha fatto trasferire la sua famiglia diverse volte, proveniva da un’antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera, di condizioni economiche piuttosto modeste; la madre, Maria Rieger, era figlia di artigiani di Rimsting, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca in vari hotels. La sorella Maria, che è morta nel 1991, non si è mai sposata per mantenere fede alla promessa fatta ai genitori di prendersi cura dei suoi fratelli. Il fratello maggiore Georg Ratzinger (nato il 15 gennaio 1924 a Pleiskirchen) è diventato presbitero, musicista e direttore di coro ed è stato insignito di varie onorificenze. Tali brevi note lasciano intendere la forte religiosità della famiglia.

Joseph Aloisius Ratzinger trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Traunstein; qui ha ricevuto la sua formazione cristiana, umana e culturale in un contesto che egli stesso ha definito “mozartiano”.

Nel 1939, dodicenne si iscrisse al seminario minore di Traunstein, e vi rimase fino al 1942, anno in cui il seminario fu chiuso per uso militare, perciò tornò al gymnasium di Traunstein. Nel 1941, Ratzinger era già iscritto nella Gioventù Hitleriana, come previsto dalla legge Gesetz über die Hitlerjugend, del 6 marzo 1939 e in vigore dal 25 marzo 1939 fino al 1945, che obbligava tutti i giovani di età compresa fra i 14 e i 18 anni ad arruolarvisi. Dopo la chiusura del seminario continuò le sue presenze obbligatorie alla Gioventù hitleriana contro la sua volontà, per non ricevere sanzioni pecuniarie sulle tasse scolastiche del gymnasium, ma grazie a un professore di matematica comprensivo, non partecipò mai alle riunioni. Due anni dopo fu costretto a partecipare al programma Luftwaffenhelfer ("personale di supporto alla Luftwaffe") a Monaco e fu assegnato a un reparto di artiglieria contraerea esterno alla Wehrmacht che difendeva gli stabilimenti della BMW. Fu assegnato per un anno ad un reparto di intercettazioni radiofoniche. Con il peggioramento delle sorti tedesche nel conflitto fu trasferito e incaricato allo scavo di trincee, quindi inviato insieme a gruppi di coetanei a compiere marce in alcune città tedesche cantando canti nazionalsocialisti per sollevare il morale della popolazione; nell'aprile 1944 disertò durante una di queste marce, evitando la fucilazione prevista per i disertori grazie ad un sergente che lo fece scappare. Con la disfatta tedesca, nell'aprile 1945 Ratzinger fu recluso per alcune settimane in un campo degli Alleati, vicino a Ulm, come prigioniero di guerra; venne rilasciato il19 giugno 1945. Ratzinger, nel suo libro “La mia vita - Ricordi (1927-1977)”, a proposito della sua esperienza di guerra, ha precisato di non aver mai sparato un colpo e di non aver mai partecipato ad una battaglia.

La fede e l’educazione della famiglia lo avevano bene prepararono ad affrontare la dura esperienza di quei tempi, in cui il regime nazista manteneva un clima di forte ostilità contro la Chiesa cattolica e in tale complessa situazione, egli scoprì la fede in Cristo e nella Chiesa.

Nel 1946 Jospeh si iscrisse all'Istituto superiore di filosofia e teologia di Frisinga, ove studiò filosofia e teologia cattolica; nel 1947, si trasferì nel seminario Herzogliches Georgianum di Monaco di Baviera e continuò gli studi di filosofia e teologia presso l’adiacente Università Ludwig Maximilian, fino al 1950.

Il 29 ottobre 1950 fu ordinato diacono e il 29 giugno 1951 all'età di 24 anni assieme a suo fratello maggiore Georg fu ordinato presbitero.

L'11 luglio 1953 discusse la tesi di dottorato in teologia su Sant'Agostino, dal titolo “Popolo e casa di Dio nella dottrina agostiniana della Chiesa”, ottenendo la massima valutazione. Nel 1955 presentò la dissertazione su San Bonaventura dal titolo “La teologia della storia di san Bonaventura” per l'abilitazione all'insegnamento universitario, ma venne accusato dal correlatore di un modernismo per il fatto che le idee teologiche espresse avrebbero potuto portare alla soggettivizzazione del concetto di rivelazione, perciò dovette modificare la tesi, ma conservò la struttura di pensiero, e l'anno successivo Ratzinger superò l'esame di abilitazione. Di conseguenza gli vengono assegnate diverse cattedre in prestigiosi atenei: nel maggio 1957 ottenne la cattedra di teologia fondamentale presso l'Università di Monaco; nel dicembre 1957 ottenne la cattedra di teologia dogmatica e fondamentale presso l'Istituto superiore di teologia e filosofia di Frisinga; nel 1959 divenne professore all'Università di Bonn.

Dal 1962 al 1965 partecipò, come “esperto”, al Concilio Vaticano II, dove assiste come consultore teologico il Cardinale Joseph Frings, Arcivescovo di Colonia e sostiene le sue posizioni riformatrici.

Nel 1963 ottenne la cattedra all'Università di Münster e dal 1966 al 1969 insegnò all’Università di Tubinga; nel 1969 divenne anche cattedratico di dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona, dove ricoprì al tempo stesso l’incarico di vicepresidente dell’Università.

Nel 1972, insieme ad altri grandi teologi, fondò la rivista di teologia “Communio”, oggi pubblicata in diciassette lingue.

Il 25 marzo del 1977 il Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Monaco e Frisinga e il 28 maggio ne ricevette l’Ordinazione episcopale; come motto episcopale scelse “collaboratore della verità”, che spiegò così: “per un verso, mi sembrava che era questo il rapporto esistente tra il mio precedente compito di professore e la nuova missione. Anche se in modi diversi, quel che era e continuava a restare in gioco era seguire la verità, stare al suo servizio. E, d’altra parte, ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità”.

Nel Concistoro del 27 giugno del 1977 il Papa Paolo VI lo nominò Cardinale, con il titolo presbiterale di “Santa Maria Consolatrice al Tiburtino”.

Dal 25 al 26 agosto del 1978, il Cardinale Ratzinger partecipò al Conclave che elesse al soglio pontificio il Cardinale Albino Luciani che assunse il nome di Giovanni Paolo I, il quale lo nominò suo Inviato Speciale al III Congresso mariologico internazionale celebratosi a Guayaquil, in Ecuador, dal 16 al 24 settembre. Nel mese di ottobre sempre del 1978 prese parte al Conclave che elesse al soglio pontificio il Cardinale Karol Józef Wojtyła che assunse il nome di Giovanni Paolo II, in memoria del suo predecessore.

Il Cardinale Ratzinger fu relatore nella V Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1980 sul tema: “Missione della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo”.

Il Papa Giovanni Paolo II, il 25 novembre del 1981, lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale.

Il 15 febbraio del 1982 rinunciò al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga.

Il Cardinale Ratzinger fu Presidente delegato della VI Assemblea Generale Ordinaria del 1983 su “La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa” e dal 1986 al 1992 fu Presidente della Commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che ha presentato al Papa il nuovo Catechismo.

Il 5 aprile del 1993 venne elevato dal Papa Giovanni Paolo II all’Ordine dei Vescovi, e gli fu assegnata la sede suburbicaria di Velletri - Segni.

Ha ricevuto numerosi dottorati “honoris causa”: dal College of St. Thomas in St. Paul (Minnesota, USA) nel 1984; dall’Università cattolica di Lima nel 1986; dall’Università cattolica di Eichstätt nel 1987; dall’Università cattolica di Lublino nel 1988; dall’Università di Navarra (Pamplona, Spagna) nel 1998; dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) nel 1999; dalla Facoltà di teologia dell’Università di Breslavia (Polonia) nel 2000.

Il Papa Giovanni Paolo II, il 6 novembre del 1998, approvò la sua elezione a Vice Decano del Collegio cardinalizio da parte dei Cardinali dell’Ordine dei Vescovi.

Fu Inviato Speciale del Papa alle celebrazioni per il XII centenario dell’erezione della Diocesi di Paderborn, in Germania, che ebbero luogo il 3 gennaio 1999.

Dal 13 novembre del 2000 è stato Accademico onorario della Pontificia Accademia delle Scienze.

Il 30 novembre 2002 divenne Decano del collegio cardinalizio con la contestuale assegnazione della sede suburbicaria di Ostia.

Proprio come decano del Sacro Collegio, venerdì 8 aprile 2005, presiedette la "Messa esequiale del Romano Pontefice" per il defunto Papa Giovanni Paolo II, incensando la bara di colui che sarebbe risultato il suo predecessore sul soglio di Pietro: al quarto scrutinio del secondo giorno del Conclave del 2005, nel pomeriggio del 19 aprile 2005 il Cardinale Ratzinger fu eletto Papa durante e si mise nome "Benedetto XVI".

Domenica 24 aprile 2005 si è tenuta in piazza San Pietro la Messa per l'inizio del Ministero Petrino di Papa Benedetto XVI, testualmente chiamata "Santa Messa di imposizione del pallio e consegna dell'anello del pescatore per l'inizio del Ministero petrino del Vescovo di Roma". In tale occasione il Pontefice ha pronunciato una significativa omelia all'insegna dell'ecumenismo, della continuità nei confronti del suo predecessore e dell'apertura verso i fedeli.

Il 27 aprile Papa Benedetto XVI, in occasione della prima udienza generale in piazza San Pietro, spiegò le ragioni della scelta del suo nome pontificale: scelta non casuale, avendo voluto riallacciarsi idealmente a Benedetto XV, chiamato a guidare la Chiesa nel travagliato periodo della prima guerra mondiale e alla straordinaria figura di San Benedetto da Norcia, Patriarca del monachesimo occidentale e compatrono d'Europa insieme ai Santi Cirillo e Metodio e alle Sante Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein, e molto venerato in Baviera.

Il 28 aprile dello stesso anno concede la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dalla morte per l’inizio della causa di beatificazione del suo predecessore, Giovanni Paolo II.

Il 7 maggio 2005 nella Basilica di San Giovanni in Laterano si tenne la Messa, tradizionalmente detta di intronizzazione o di incoronazione, che fu chiamata "Celebrazione eucaristica e insediamento sulla Cathedra Romana del vescovo di Roma Benedetto XVI".

Il suo pontificato inizia a essere minato dagli scandali legati al fenomeno dei preti pedofili e il 19 luglio 2008 in occasione della Giornata Mondiale delle Gioventù a Sydney, a proposito dello scandalo dei preti pedofili in Irlanda afferma: «Devono essere portati davanti alla giustizia. Vergogna per i loro misfatti».

Il 9 maggio 2009 incontra in Giordania Re Hussein e rivolge un incoraggiamento al dialogo tra cattolici e musulmani e il 12 maggio 2009 a Gerusalemme incontra il Gran Mufti nella Spianata delle moschee.

Il 19 dicembre 2009 con un decreto proclama venerabile il Papa Giovanni Paolo II e il 1 maggio 2011, in piazza San Pietro, lo fa beato.

Il 25 maggio 2012, pochi giorni dopo la pubblicazione del libro “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI” di Gianluigi Nuzzi, riportante molti dei documenti privati del Papa, scoppia lo scandalo Vatileaks (termine coniato da padre Federico Lombardi, direttore dal 2006 della Sala stampa della Santa Sede), che ha per oggetto la scoperta dell'esistenza di profonde divisioni e contrasti interni sugli indirizzo di governo del Vaticano e sulla gestione dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), scandalo, al cui centro sta la figura del Cardinal segretario di Stato Tarcisio Bertone, e portato alla ribalta da una fuga di notizie che ha portato alla conoscenza pubblica di una serie di documenti interni di natura riservata pubblicati nel citato libro di Gianluigi Nuzzi.

Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, annuncia che la Gendarmeria Vaticana, la sera del 24 maggio 2012, ha trovato un uomo in possesso di carteggi riservati del Papa e ha proceduto al suo interrogatorio e al suo fermo; trattasi di Paolo Gabriele, Aiutante di camera di Sua Santità dal 2006, una delle persone a lui più vicine, arrestato con l'accusa di furto aggravato.

Il 13 agosto 2012 è stato diffuso un comunicato ufficiale della Santa Sede relativo ai risultati dell’istruttoria e al rinvio a giudizio di Paolo Gabriele, insieme con un altro imputato, Claudio Sciarpelletti, dipendente della Segreteria di Stato.

Il 29 settembre 2012 è iniziato nei confronti di Paolo Gabriele presso il Tribunale della Città del Vaticano il processo, che si è svolto in una settimana, per un totale di 4 udienze e si è concluso con la condanna di Gabriele a tre anni, ridotti a un anno e 6 mesi di reclusione.

Il 5 novembre 2012 è iniziato il processo con imputato l'informatico Claudio Sciarpelletti, coinvolto anch'egli nella vicenda. Il 10 dello stesso mese, Sciarpelletti viene condannato a 4 mesi, ridotti a 2. La pena è stata sospesa per 5 anni. Inizialmente Sciarpelletti avrebbe voluto ricorrere in appello, ma in seguito vi ha rinunciato, avendo Padre Federico Lombardi annunciato la condonazione della pena.

Il 22 dicembre Gabriele ha ricevuto in carcere la visita del Papa Benedetto XVI che gli ha concesso la grazia del perdono.

Tuttavia nel mese di dicembre 2012 il papato annovera anche una novità positiva: il 12 dicembre 2012 il Papa Benedetto XVI invia il primo tweet mandato da un pontefice. In poche ore gli account @Pontifex raggiungono milioni di utenti.

Così è arrivato anche il Papato su Twitter, con tutto l'impegno e lo sforzo che un Papa di 86 anni può mettere in questa particolare avventura, che non muore con la fine del suo papato, anzi, rimane un'altra delle sue importanti eredità.

Alle 11.46 di lunedì 11 febbraio, un flash dell’Ansa annuncia: «Papa lascia pontificato dal 28/2».

L'11 febbraio 2013 il Papa Benedetto XVI ha annunciato la sua rinuncia al ministero petrino, a partire dal 28 febbraio, lasciando così spazio alla convocazione di un Conclave per l'elezione del suo successore. La notizia è stata comunicata dal papa in latino durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto e di altri tre beati, seguendo le regole previste dal Canone 332 del Codice di Diritto Canonico, che al comma 2 richiede «che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata»

Papa Benedetto XVI ha cessato il suo pontificato alle ore 20:00 del 28 febbraio 2013 ed è iniziato il periodo di sede vacante ed è stato organizzato il conclave, a cui il “Papa abdicante” non ha partecipato e che si è concluso la sera del 13 marzo 2013 con l'elezione al soglio pontificio di Papa Francesco.

Il “Papa abdicante” ha espresso la volontà di risiedere nel monastero Mater Ecclesiae nella Città del Vaticano, attendendo la fine dei lavori di ristrutturazione nelle ville pontificie di Castel Gandolfo, ove è giunto alle 17,30 del 28 febbraio 2013, avendo lasciato mezz'ora prima il Vaticano in elicottero: l'intero abbandono degli appartamenti pontifici è stato ripreso da 19 telecamere del Centro Televisivo Vaticano e trasmesso in diretta televisiva. A Castel Gandolfo il papa ha salutato per l'ultima volta la folla con un breve intervento in cui ha parlato a braccio.

Allo scoccare delle ore 20.00, gli atti che hanno formalmente segnato l'avvio della sede vacante sono stati la chiusura del portone di accesso al Palazzo Pontificio, il passaggio di consegne tra la Guardia svizzera pontificia e la Gendarmeria Vaticana che ha assunto i compiti di protezione dell'ormai pontefice emerito, l'ammainabandiera al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, la sigillatura dell'appartamento papale del Palazzo Apostolico, la dismissione degli abiti pontifici da parte del “Papa abdicante”. L'annullamento dell'anello piscatorio è avvenuto il 5 marzo tramite rigatura.

Joseph Aloisius Ratzinger porterà il nuovo titolo di «Papa emerito» o di «Romano Pontefice emerito» (Marco Ansaldo, Rep. 27/2/2013), continuerà a vestire di bianco (come il suo successore) ma senza mantellina, ai piedi avrà mocassini marroni anziché quelli rossi indossati dai Pontefici, non porterà più all’anulare destro l’Anello del Pescatore, ma porterà l'anello vescovile e non potrà usare più il sigillo di piombo con intarsiato il simbolo del suo pontificato.

Assunta la carica di Papa emerito, il 23 marzo 2013 riceve a Castel Gandolfo il suo successore, Papa Francesco, in quello che è passato alla storia come il primo incontro tra due pontefici. Dopo essersi abbracciati, i due papi hanno pregato insieme, inginocchiati uno accanto all'altro.

Il 2 maggio 2013, dopo due mesi trascorsi a Castel Gandolfo, il Papa emerito ritorna in Vaticano, e va a vivere nel Monastero Mater Ecclesiae, come da lui stesso richiesto, essendo terminati i lavori di ristrutturazione.

Il 5 luglio 2013, Benedetto XVI è apparso in pubblico per la prima volta da Papa emerito insieme a Papa Francesco all'inaugurazione di un nuovo monumento a San Michele Arcangelo nei Giardini Vaticani.

Il 22 febbraio 2014 partecipa al primo concistoro per la creazione di nuovi cardinali di Papa Francesco, sedendo tra i cardinali. Si è trattato della prima volta in cui si è verificata la compresenza di due Papi viventi all'interno della Basilica di San Pietro.

Il 27 aprile 2014 concelebra con Papa Francesco la canonizzazione dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

Il 19 ottobre 2014 concelebra nuovamente con papa Francesco la messa in piazza San Pietro in occasione della beatificazione di Paolo VI e della contestuale conclusione del sinodo straordinario dei vescovi.

 

Wojtyla e Ratzinger sono due corporature completamente diverse e, per certi versi, la successione di Papa Benedetto XVI in Vaticano ha rappresentava una forte rottura con tutto quello che negli anni era diventato il Papa. Per Ratzinger si è trattato di un'eredità difficile, soprattutto per la sfida di riuscire a mantenere unita la Chiesa.

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Visto l’imminente arrivo delle monete in euro lituane (01/01/2015), ho scelto gli 8 tagli dello Stato baltico :

Inizialmente la probabile data di ingresso della Lituania nell’euro era stata prevista il 1º gennaio 2007, ma, a causa del non completo allineamento ai parametri Maastricht, tale data è slittata prima al 2010, poi al 2013 e quindi al 2015.

Nel febbraio 2013 il governo ha approvato il piano per l'adozione dell'euro dal 1º gennaio 2015. Il 4 giugno 2014 la Commissione Europea visto il parere favorevole della BCE, ha dato il proprio assenso, constatando che il paese rispetta tutti i criteri di convergenza. La decisione definitiva è stata presa dal Consiglio dell’UE il 23 luglio, dopo aver ricevuto i pareri positivi del Consiglio Europeo ,della BCE (pervenuto il 14 luglio) e del Parlamento europeo (votato il 16 luglio), fissando un tasso di cambio irrevocabile di 3,4528 litas per 1 euro.

Tutte le monete raffigurano il cavaliere Vytis un eroico cavaliere simbolo dello stato baltico, presente sullo stemma nazionale lituano; la parola LIETUVA (Lituania) in basso; in alto a destra l'anno di conio; in circolo le dodici stelle dell'Unione Europea. Il disegno della faccia nazionale è stato annunciato l'11 novembre 2004 ed è stato creato dallo scultore Antanas Žukauskas ( inizialmente si videro foto di monete identiche ma coniate col millesimo 2007 ) .

Lo stemma della Lituania, conosciuto appunto anche come Vytis (“il Cavaliere bianco” in lituano) rappresenta su sfondo rosso, un cavaliere d'argento con gli speroni d'oro, che cavalca un cavallo a sua volta d'argento, con la sella e le briglie azzurre decorate in oro, ed armato con una spada (d'argento) dall'impugnatura d'oro che alza con il braccio destro sopra la testa. Il cavaliere imbraccia, alla sua sinistra, uno scudo azzurro, ornato con una doppia croce d'oro.

Lo stemma è utilizzato sin dal 1366, anno nel quale fu sigillato un documento nel quale è rappresentato il duca Algirdas di Lituania. Lo stemma del "cavaliere bianco" ha rappresentato da allora, con poche variazioni, l'elemento araldico del Granducato di Lituania .

Fu utilizzato come simbolo nazionale per la Repubblica di Lituania del 1918 fino al 1940. Nel 1988 fu restaurato come simbolo nazionale e l'11 marzo del 1990 fu dichiarato simbolo statale. Il consiglio supremo della Repubblica lituana approvò una legge per l'uso ufficiale e la descrizione il 4 settembre del 1991 per la riabilitazione degli antichi colori del simbolo del “Vytis“.

Lo stemma presidenziale ha, come supporti, un grifone e un unicorno.

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TAGLIO : 1 Cent

STATO : Irlanda

TIRATURA 2002 : 404.339.788

AUTORE : Jarlath Hayes

TEMA : Arpa celtica

DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002

MATERIALE : Acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%)

DIAMETRO : 16,25 mm

SPESSORE : 1,67 mm

PESO : 2,3 gr.

CONTORNO : Liscio

(Per la scritta Eire sulla moneta è stato usato il tradizionale alfabeto gaelico)

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L'arpa celtica è emblema tradizionale dell'Irlanda.

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Sulle monete fa la sua apparizione nel XV-XVI sec. (Henry VIII).

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L'arpa celtica, o arpa gaelica, è uno strumento a corde tipico del folklore dei paesi europei di area celtica.

Proviene dalla Scozia, dove compare durante il VIII sec. d.C. e successivamente, dal XII sec, si è diffusa in Irlanda, Galles e Bretagna.

Arma di famiglia di Riccardo III d'Inghilterra (1452-1485 - personaggio del racconto drammatico di Shakespeare).

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Giacomo I d'Inghilterra fu Re di Scozia e per primo regnò su tutte le isole britanniche.

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Avendo unificato le corone d'Inghilterra, Scozia e Irlanda, l'arpa entrò a far parte dell'emblema del casato.

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Quando tre arpe sono messe insieme stanno a rappresentare tre corone.

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Appare anche nelle Colonie americane di fine '600.

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Come strumento musicale è più piccola dall'arpa classica usata nelle orchestre sinfoniche, l'arpa celtica non ha i pedali, ma ha le chiavi (tipo una chitarra) con cui si ottengono i semitoni.

(in foto: Arpa classica a sinistra e celtica a destra)

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Modificato da nikita_
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L'arpa Celtica è riprodotta su tutte le monete dell'Irlanda
(Le tirature non sono menzionate)

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La moneta da 2 Cent. (come 1 Cent. tranne)

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DIAMETRO : 18,75 mm
SPESSORE : 1,67 mm
PESO : 3,06 gr.
CONTORNO : Filetto orizzontale in incuso
___________________________

La moneta da 5 Cent.

post-27461-0-02975100-1418032326_thumb.j

DIAMETRO : 21,25 mm
SPESSORE : 1,67 mm
PESO : 3,92 gr.
CONTORNO : Liscio
___________________________

La moneta da 10 Cent.

post-27461-0-53640100-1418032348_thumb.j

MATERIALE: Nordic Gold (rame 89% - alluminio 5% - zinco 5% - stagno 1%)
DIAMETRO : 19,75 mm
SPESSORE : 1,93 mm
PESO : 4,10 gr.
CONTORNO : Rigato con zigrinatura spessa
___________________________

La moneta da 20 Cent.

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MATERIALE: Nordic Gold
DIAMETRO : 22,25 mm
SPESSORE : 2,14 mm
PESO : 5,74 gr.
CONTORNO : Godronatura larga
___________________________

La moneta da 50 Cent.

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MATERIALE: Nordic Gold
DIAMETRO : 24,25 mm
SPESSORE : 2,38 mm
PESO : 7,80 gr.
CONTORNO : Rigato con zigrinatura spessa
___________________________

La moneta da 1 Euro

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MATERIALE Parte esterna: nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%)
MATERIALE Parte interna : rame-nichel (rame 75% - nichel 25%)
DIAMETRO : 23,25 mm
SPESSORE : 2,33 mm
PESO : 7,50 gr.
CONTORNO : Rigato discontinuo
___________________________

La moneta da 2 Euro

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MATERIALE Parte esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%)
MATERIALE Parte interna : nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%)
DIAMETRO : 25,55 mm
SPESSORE : 2,20 mm
PESO : 8,50 gr.
CONTORNO : Zigrinato con il motivo “2” in incuso e stelle a cinque punte.

Modificato da nikita_
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2 € Città del Vaticano Sede vacante 2013

 

TAGLIO : 2 euro

STATO : Città del Vaticano

ANNO : 2013

AUTORE : Scultore Patrizio Daniele e incisore Maria Carmela Colaneri indicati con le sigle “P. DANIELE” “M.C.C. INC” intervallate da una croce e poste sotto lo stemma del Camerlengo ad arco al bordo interno del cerchio interno

TEMA : Stemma del Cardinale Camerlengo sormontato dallo stemma della Camera Apostolica (chiavi decussate sormontate da un padiglione)

DATA DI EMISSIONE : 3 Giugno 2013

MATERIALE : Bimetallica: corona esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%); cerchio interno: tre strati, dal più esterno all’interno: nichel-ottone, nichel, nichel-ottone

DIAMETRO : 25,75 mm

SPESSORE : 2,20 mm

PESO : 8,5 g.

CONTORNO : Finemente zigrinato in verticale rispetto allo spessore con inciso una successione che si ripete 6 volte di stelle a cinque punte alternate al numero 2 che rispetto alla stella frapposta si trova una nel verso giusto e poi capovolto:   

NOTE : La tiratura è 125000, così ripartita 6000 per la circolazione, 111000 in folder blu e 8000 in busta filatelico-numismatica

 

Nella faccia nazionale, nel cerchio interno è raffigurato lo stemma del Cardinale camerlengo, Tarcisio Bertone, e il Gonfalone della Camera Apostolica (chiavi decussate sormontate da un padiglione); a destra sotto la chiave il segno di zecca “R” ad indicare Roma; ponendosi di fronte alla moneta, ad arco a sinistra vi è la scritta "CITTA’ DEL VATICANO” e sempre ad arco a destra la scritta “SEDE VACANTE MMXIII"; le due scritte ad ore 12 sono interrotte da una croce; sotto lo stemma del Camerlengo le sigle “P.DANIELE” e “M.C.C. INC” separate ad ore 6 da una croce. Le sigle indicano rispettivamente lo scultore Patrizio Daniele e l’incisore Maria Carmela Colaneri. Nella corona esterna sono riprodotte 12 stelle a cinque punte per rappresentare l'Unione Europea.

 

Le armi sono composte dallo stemma proprio del Cardinale Tarcisio Bertone: scudo a mò di rettangolo nella parte superiore, in cui si aprono a mò di tenda due pezzi semicircolari di colore rosso con nelle rispettive parti centrali un Chrismon (in quello di sinistra rispetto all’osservatore) e una M sormontata da una stella a otto raggi (in quello di destra rispetto all’osservatore) e semicircolare nella parte inferiore; nella parte centrale vi è una torre a tronco di cono leggermente più largo alla base, con portone nella parte centrale e cinque finestre disposte due al primo livello e tre al secondo livello; la parte alta della torre è costituita da un tronco di cono molto schiacciato e con la base stretta verso il basso e la base larga verso l’alto e sui cui poggia una struttura cilindrica merlata; La torre, il Chrismon, la M e la stella sono color oro; la torre poggia su un colle mentre lo sfondo della scena è azzurro. Accollato alla croce doppia della dignità di arcivescovo di color oro e sovrastato dal galero rosso dal cui interno partono due corde rosse, variamente annodate, ma simmetricamente rispetto alla mediana, e terminanti con quindici fiocchi rossi sia a destra che a sinistra dello scudo. Il motto in latino è “Fidem custodire” a sinistra e “concordiam servare” a destra che si traduce: “custodire la fede e conservare la concordia”.

 

La torre simboleggia la Vergine come “Turris Eburnea” e la saldezza della fede. Il “Chrismon” è il termine greco che indica il monogramma formato dalle lettere X (chi) e P (ro), con la X accollata al piede della P, ritenuto monogramma di Cristo.

La M sovrastata dalla stella a otto punte è un altro simbolo mariano, e simboleggia le “stella maris” ossia la Madonna, che venne designata formalmente come “regina” dalla Repubblica di Genova, città della quale Bertone è stato arcivescovo.

Il disegno “mantellato” è stato adottato dal cardinale come omaggio a Papa Benedetto XVI, il cui stemma appare appunto in quella foggia, del quale Bertone è stato Segretario di Stato.

 

Sopra lo stemma cardinalizio sta l’insegna propria della dignità di Camerlengo ossia il Gonfalone papale, un ombrello parasole decorato a gheroni alternati rossi e oro, coi pendenti tagliati a vaio; con l’asta d’oro in forma di lancia e con l’arresto attraversato dalle chiavi pontificie.

 

Lo stemma compare anche sulle monete emesse durante la Sede Vacante dallo Stato della Città del Vaticano; sui francobolli è rappresentato solo il Gonfalone con le chiavi pontificie sorrette da un angelo.

 

Per approfondire il ruolo e i compiti del Cardinale Camerlengo si veda il post 50 o 1€ serie 2005 SV

 

Il Papa Benedetto XVI, “Papa abdicante”, alle ore 17:00 del 28 febbraio 2013 lasciò il Vaticano in elicottero e giunse a Castel Gandolfo alle 17,30, dove salutò per l'ultima volta la folla con un breve intervento, parlando a braccio.

Allo scoccare delle ore 20.00 del 28 febbraio 2013 aveva inizio la Sede Vacante: gli atti che hanno formalmente segnato l'avvio della sede vacante sono stati la chiusura del portone di accesso al Palazzo Pontificio, il passaggio di consegne tra la Guardia svizzera pontificia e la Gendarmeria Vaticana che ha assunto i compiti di protezione dell'ormai pontefice emerito, l'ammainabandiera al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, la sigillatura dell'appartamento papale del Palazzo Apostolico, la dismissione degli abiti pontifici da parte del “Papa abdicante”. L'annullamento dell'anello piscatorio è avvenuto il 5 marzo tramite rigatura.

Questa Sede Vacante durò 13 giorni, dal 28 febbraio al 13 marzo 2013, e si concluse con la salita al “Trono petrino” di Papa Francesco. Durante questo periodo si alzano nello Stato le insegne del Cardinale Camerlengo in carica, in luogo di quelle del pontefice.

Il 1º marzo 2013 la Camera apostolica si è riunita al completo a seguito della rinuncia al ministero petrino di Papa Benedetto XVI.

Dall’abdicazione di Papa Benedetto XVI, avvenuta il 28 febbraio 2013 e fino all'elezione di Papa Francesco, proclamata il 13 marzo 2013, ha presieduto la sede vacante, nella veste di Camerlengo, il Cardinale Tarcisio Bertone.

 

Il Cardinale Tarcisio Bertone è nato il 2 dicembre 1934 a Romano Canavese, provincia di Torino.

Ha frequentato gli studi medi nell'oratorio di Valdocco a Torino, poi il Liceo Salesiano Valsalice, nel frattempo gioca a calcio nel ruolo di terzino, e poi ha frequentato il noviziato presso la Società salesiana di San Giovanni Bosco a Monte Oliveto (Pinerolo). Ha emesso la prima professione religiosa il 3 dicembre 1950, ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale, dalle mani di Monsignor Albino Mensa, Vescovo di Ivrea, il 1° luglio 1960.

Ha perfezionato gli studi teologici alla Facoltà Teologica Salesiana di Torino, dove ottiene la licenza in teologia con una dissertazione sulla tolleranza e la libertà religiosa, per continuare gli studi a Roma, dove ottiene la licenza e il dottorato in diritto canonico con una ricerca su “Il governo della Chiesa nel pensiero di Benedetto XIV - Papa Lambertini (1740-1758)”.

A partire dal 1967 insegna teologia morale speciale all'ateneo salesiano di Roma, che nel 1973 diventa Università Pontificia Salesiana; insegna anche diritto internazionale e diritto dei minori.

Nel 1976 è stato chiamato a dirigere la Facoltà di Diritto Canonico, ove ha insegnato fino al 1991 «Diritto Pubblico Ecclesiastico», diventando Professore Ordinario di cattedra ed è stato dal 1978 Docente di «Diritto Pubblico Ecclesiastico» presso l'Institutum Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense.

È stato Direttore dei Teologi (1974-1976), Decano della Facoltà di Diritto Canonico (1979-1985), Vice Rettore (1987-1989) e poi Rettore Magnifico (1989-1991) dell'Università Salesiana, ha collaborato a Roma anche con diverse parrocchie ed ha contribuito alla promozione dei laici (Centri di Formazione teologica e apostolica). Ha collaborato all'ultima fase della revisione del Codice di Diritto Canonico. Ha diretto il gruppo di lavoro che ha tradotto il Codice in italiano, con l'approvazione della Conferenza Episcopale Italiana.

Dagli anni '80 ha esercitato un qualificato servizio alla Santa Sede, come Consultore in diversi Dicasteri della Curia Romana, collaborando attivamente soprattutto con la Congregazione per la Dottrina della Fede.

Nel 1988 fa parte del gruppo di sacerdoti che accompagnano l'allora cardinale Joseph Ratzinger nelle trattative per la riconciliazione con monsignor Marcel Lefebvre.

Il 4 giugno 1991 papa Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo metropolita di Vercelli, la più antica diocesi del Piemonte e il 28 gennaio 1993 è nominato dalla Conferenza Episcopale Italiana presidente della Commissione ecclesiale giustizia e pace.

Il 13 giugno 1995 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Nel 1997 controfirma la notificazione con la quale veniva annunciata la scomunica "latae sententiae" per il teologo cingalese Tissa Balasuriya, scomunica decaduta l'anno successivo a seguito della ritrattazione del teologo, e successivamente collabora alla stesura della dichiarazione Dominus Iesus; durante il Giubileo del 2000 è incaricato da papa Giovanni Paolo II di curare la pubblicazione della terza parte del "segreto" di Fatima; da allora ha avuto modo di parlare direttamente con la veggente Suor Lucia di Fatima diverse volte.

Nel 2001 gli viene affidato il caso del ritorno alla Chiesa cattolica dell'arcivescovo Emmanuel Milingo, che si era sposato con Maria Sung, un'adepta della Chiesa dell'unificazione del reverendo Sun Myung Moon.

Il 10 dicembre 2002 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo di Genova. È stato anche Presidente della Conferenza Episcopale Ligure.

Il 21 ottobre 2003 Papa Giovanni Paolo II lo nomina cardinale presbitero di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana, diaconia elevata pro hac vice a titolo presbiterale.

Il 22 giugno 2006 Papa Benedetto XVI lo nomina Segretario di Stato (così il Cardinale Tarcisio Bertone succede al Cardinale Angelo Sodano, dimissionario per raggiunti limiti d'età come prescritto dal canone 354 del Codice di Diritto Canonico) e il 4 aprile 2007 lo nomina anche Camerlengo di Santa Romana Chiesa.

Il 10 maggio 2008 papa Benedetto XVI lo promuove all'ordine dei cardinali vescovi con il titolo della sede suburbicaria di Frascati; succede così a Alfonso López Trujillo, deceduto 20 giorni prima.

Al compimento del settantacinquesimo anno di età presenta le sue dimissioni per raggiunti limiti d'età al papa, il quale il 15 gennaio 2010 gli comunica per iscritto di non voler rinunciare alla sua "preziosa collaborazione".

Il 28 febbraio 2013, a seguito della rinuncia all'ufficio di romano pontefice di papa Benedetto XVI[1], cessa dall'ufficio di Segretario di Stato, in conformità ai canoni del Codice di Diritto Canonico ma assume, in qualità di Camerlengo, la funzione di governo ordinario della Chiesa fino all'elezione del nuovo papa, avvenuta il 13 marzo. Il 16 marzo papa Francesco lo conferma nell'ufficio di segretario di Stato donec aliter provideatur, cioè: "fino a che non venga disposto diversamente", ovvero fino alla nomina di un successore.

Il 31 agosto 2013 Papa Francesco ha accettato la sua rinuncia a Segretario di Stato per raggiunti limiti di età, secondo il canone 354 del Codice di Diritto Canonico, ma gli chiede di rimanere fino al 15 ottobre, giorno in cui gli succede il Cardinale Pietro Parolin.

Il 2 dicembre 2014, il Cardinale Tarcisio Bertone, compiendo ottant'anni, ha perso il diritto di entrare in conclave.

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TAGLIO : 20 Cent
STATO : Slovacchia
TIRATURA 2009 : 66.629.000
AUTORI : Jan Cernaj [JC] e Pavol Karoly [PK]
TEMA : Castello di Bratislava
DATA DI EMISSIONE : 01/01/2009
MATERIALE : Nordic Gold (rame 89% - alluminio 5% - zinco 5% - stagno 1%)
DIAMETRO : 22,25 mm
SPESSORE : 2,14 mm
PESO : 5,74 gr.
CONTORNO : Godronatura larga

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Il castello di Bratislava fu costruito durante il X secolo d.C. sulla sommità di una collina rocciosa.

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Situato in una posizione dominante rispetto al fiume Danubio è una costruzione storica che domina la città omonima, capitale della Slovacchia.
Le sue quattro torri sono considerate il simbolo della città ed attualmente ospita il parlamento.

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Nel X secolo nel castello venivano coniate le monete con la scritta BRESLAWA CIVITAS.

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Il castello è apparso nel periodo 1939-42 su un 10 Halierov in bronzo:

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Nel XV secolo il castello assunse la sua forma attuale, nel corso dei secoli è stato ricostruito, devastato e ancora ristrutturato.
Nel 1811 scoppiò un terribile incendio causato dai soldati napoleonici, il fuoco distrusse completamente il castello e per 150 anni sulla città dominavano soltanto le sue rovine.
Dopo una ricostruzione assai onerosa, il castello nel 1968 si è nuovamente presentato nella sua bellezza originaria.

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Nel 2008 è iniziata una costosa opera di rifacimento, della durata prevista di 5 anni.

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Restauro che ha portato malumore tra la popolazione poichè alla fine fu scelta una discutibile verniciatura bianca per l'intera struttura.


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______________________________

La moneta da 10 Cent.

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DIAMETRO : 19,75 mm
SPESSORE : 1,93 mm
PESO : 4,10 gr.
CONTORNO : Rigato con zigrinatura spessa

______________________________

La moneta da 50 Cent.

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DIAMETRO : 24,25 mm
SPESSORE : 2,38 mm
PESO : 7,80 gr.
CONTORNO : Rigato con zigrinatura spessa

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TAGLIO : 2 Euro
STATO : San Marino
TIRATURA 2002 : 260.760
AUTORE : CH (Frantisek Chochola) - ELF (Ettore Lorenzo Frapiccini)
TEMA : Palazzo Pubblico
DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002
MATERIALE : Parte esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%)
MATERIALE : Parte interna nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%)
DIAMETRO : 25,75 mm
SPESSORE : 2,20 mm
PESO : 8,50 gr.
CONTORNO : Sei stelle a cinque punte + sei 2 in incuso su fondo rigato

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A San Marino, in Piazza della Libertà, troviamo il Palazzo Pubblico, noto anche come Palazzo del Governo.

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E' il luogo nel quale si svolgono le cerimonie ufficiali della più antica Repubblica esistente (301 d.C. tradizionale - anno 1291 riconosciuta).

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Nato su di un vecchio palazzo del XIV secolo abbattuto alla fine dell'ottocento, i lavori iniziarono il 1884 e la solenne inaugurazione avvenne nel 1894.
Antistante il palazzo si erge la statua della Libertà risalente al 1876.

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Il Palazzo era apparso qualche anno prima sul 1.000 Lire bimetallico (1997).

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A partire dal 2008 il centro storico della Città di San Marino è stato inserito dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità in quanto:

"Testimonianza della continuità di una repubblica libera fin dal Medioevo".

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Faccio una proposta. Non pensate che sarebbe utile un piccolo specchietto riassuntivo delle monete già recensite, magari in prima pagina ? Per evitare che col passare del tempo si rischi di fare dei doppioni di qualche pezzo sfuggito.

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@@cig Forse ti è sfuggito, ma è proprio in prima pagina , secondo post, con tanto di collegamenti ipertestuali :good:

Modificato da Ciccio 86
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TAGLIO : 1/2 Euro

STATO : Spagna

TIRATURA 1999 : 100.200.000/60.500.000

AUTORE : Luis José Diaz.

TEMA : Juan Carlos I

MATERIALE : Parte esterna: /1/nichel-ottone/2/rame-nichel

MATERIALE : Parte interna /1/rame-nichel/2/nichel-ottone

DIAMETRO : 23,25/25,75 mm

SPESSORE : 2,33/2,20 mm

PESO : 7,50/8,50 gr.

CONTORNO : Rigato discontinuo / post-27461-0-06407300-1418505964_thumb.j

Modello 1999/2009

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Modello dal 2010

Nella nuova moneta la data è posizionata all’interno, la M coronata è stata spostata a destra del ritratto del Re, la scritta “ESPAÑA“ e le quattro stelle (a ore 13-16) sono coniate in rilievo anzichè in cavità.

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Juan Carlos di Borbone è nato a Roma il 5 gennaio 1938 ed è stato re di Spagna dal 22 novembre 1975 al 19 giugno 2014.

Nome completo: Juan Carlos Alfonso Vittorio Maria de Borbón y Borbón-Dos Sicilias

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Dopo la morte di Francisco Franco, il 22 novembre 1975 fu incoronato Re di Spagna, il suo operato portò la nazione nell'attuale costituzione democratica

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Non tutti sanno che Juan Carlos è nato in Italia, nel 1936 il governo del Fronte popolare spagnolo fa capire all’ex famiglia reale che non è ospite gradita in patria, il padre, Don Juan (1913-1993), trova sistemazione nella capitale italiana.

A quel tempo già ci viveva in esilio il padre, l’ex re Alfonso XIII, nonno quindi di Juan Carlos.

(Alfonso XIII era il famosissimo sovrano bambino raffigurato sulle monete d'argento spagnole di fine '800)

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A Roma, il 5 gennaio 1938 alle ore 13.15 nella clinica anglo-americana di via Nomentana viene al mondo il principe Juan Carlos.

Riceve il battesimo dalle mani di Monsignor Pacelli, futuro Papa Pio XII.

Al bambino vengono imposti i nomi di Juan come il padre, Carlos come il nonno materno, Alfonso come il nonno paterno e Vittorio in omaggio al Re d’Italia.

Nel 1941, alla morte di Alfonso XIII, la famiglia lascia l'Italia in guerra e si trasferisce in Svizzera, successivamente in Portogallo ed infine, nel 1948, il ritorno in Spagna.

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Nel 1969 Francisco Franco indicò Juan Carlos come erede della corona spagnola.

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Alle h. 18.23 di lunedì 23 febbraio 1981 il luogotenente colonnello António Tejero Molina, per tentare un ritorno al franchismo, irrompe nella Cortes seguito da 180 delle sue guardie civili gridando di agire in nome del Re, sotto la minaccia delle armi ordina a tutti i presenti di stendersi a terra.

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Alle h. 01.23 il Re si rivolge alla nazione in uniforme di Capitano Generale del Regno e legge l’ordine che aveva indirizzato ai comandanti delle varie armi dell’esercito e poi dichiara:

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La Corona, simbolo della continuità e dell’unità della patria, non può tollerare in alcun modo delle azioni o dei comportamenti che pretendano di interrompere con la forza il processo democratico fissate dalla Costituzione approvata dal popolo spagnolo”.

Gli spagnoli, vedendo in TV il Re libero e alla guida del paese, comprendono che il colpo di stato è destinato a fallire.

La democrazia è salva.

______________________________

Il 18 giugno 2014 Juan Carlos firma l'abdicazione a favore del figlio.

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l'indomani Filippo VI è proclamato Re di Spagna.

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Da questa moneta mi prendo un lungo riposo, continuerò comunque a leggere con piacere le vostre iconografie. :)

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Divisionale di monete in € del 2014 della Città del Vaticano

 

L’Ufficio Filatelico e Numismatico della Città del Vaticano il 3 marzo 2014 ha emesso la serie di monete in Euro con millesimo 2014, comprendente gli 8 valori (1, 2, 5, 10, 20, 50 centesimi, 1 e 2 euro), sia in versione fior di conio che in versione fondo specchio, aventi al rovescio le caratteristiche comuni a tutti i Paesi aderenti alla moneta unica europea e nel diritto raffigurata l’effigie di Papa Francesco,in prospetti diversi a seconda dei metalli dei tagli: le monete da 1, 2 e 5 centesimi recano l’effige volta a sinistra, quelle da 10, 20 e 50 centesimi recano l’effige di Papa Francesco vista frontalmente, mentre le monete da 1 e 2 € recano l’effige di Papa Francesco a ¾ volta a destra, per cui Papa Francesco è il primo pontefice, nella storia dell’euro, ad assumere tre pose diverse per i tre tipi di metalli.

 

 

Dati validi per tutti gli 8 tagli

STATO : Città del Vaticano

ANNO :2014

DATA DI EMISSIONE :3 marzo 2014

 

 

Dati validi per 1, 2 e 5 centesimi di €

MATERIALE :acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%)

AUTORE : Scultore Gabriella Titotto; incisore Ettore Lorenzo Frapiccini;

NOTE : La tiratura è 98000, così ripartita 88000 per la divisionale, 10000 per la divisionale fondo specchio

 

TAGLIO :1centesimo di €

DIAMETRO : 16,25 mm

SPESSORE : 1,67 mm

PESO : 2,3 g.

CONTORNO :Liscio

 

TAGLIO :2centesimi di €

DIAMETRO : 18,75 mm

SPESSORE : 1,67 mm

PESO : 3,06 g.

CONTORNO :Liscio e con filetto centrale in incuso che divide il contorno in due parti

 

TAGLIO :5centesimi di €

DIAMETRO : 21,25 mm

SPESSORE : 1,67 mm

PESO : 3,92 g.

CONTORNO :Liscio

 

Nella faccia nazionale è raffigurato il volto di Papa Francesco rivolto a sinistra col capo coperto dal zucchetto; dietro la nuca il segno di zecca “R” ad indicare Roma, con sopra il millesimo 2014; ponendosi di fronte alla moneta, ad arco nell’esergo a partire da sinistra vi è la scritta "CITTA’ DEL VATICANO”; intorno 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.Sulla spalla del Papa, seguendone il profilo, la sigla “G.Titotto” ad indicare la scultrice Gabriella Titotto, mentre sul petto, ugualmente seguendone il profilo, la sigla “E L F INC.” adindicare l’incisore Ettore Lorenzo Frapiccini.

 

 

Dati validi per 10, 20 e 50 centesimi di €

MATERIALE :Nordic Gold (rame 89% - alluminio 5% - zinco 5% - stagno 1%)

AUTORE :Scultore Orietta Rossi; incisore Luciana De Simoni;

 

TAGLIO :10centesimo di €

DIAMETRO : 19,75 mm

SPESSORE : 1,93 mm

PESO : 4,1 g.

CONTORNO :Rigato con zigrinatura spessa

NOTE : La tiratura è 98000, così ripartita 88000 per la divisionale, 10000 per la divisionale fondo specchio

 

TAGLIO :20centesimi di €

DIAMETRO : 22,25 mm

SPESSORE : 2,14 mm

PESO : 5,74 g.

CONTORNO :Godronatura larga

NOTE : La tiratura è 98000, così ripartita 88000 per la divisionale, 10000 per la divisionale fondo specchio

 

TAGLIO :50 centesimi di €

DIAMETRO : 24,25 mm

SPESSORE : 2,38 mm

PESO : 7,80 g.

CONTORNO :Rigato con zigrinatura spessa

NOTE : La tiratura è 1586376, così ripartita 88000 per la divisionale, 10000 per la divisionale fondo specchio e 1.488.376 circolanti

 

Nella faccia nazionale è raffigurato frontalmenteil volto di Papa Francesco col capo coperto dal zucchetto; sulla spalla sinistra del Papa e seguendone il profilo la sigla “O ROSSI” (a ricordare la scultrice Orietta Rossi) con sopra il millesimo 2014e al di sopra della cifre 14, il segno di zecca “R” ad indicare Roma;tra la spalla destra e il collo del Papa e seguendone il profilo la sigla “LDESIMONI” (a ricordare l’incisore Luciana De Simoni). Ponendosi di fronte alla moneta, ad arco nell’esergo, divise dalla parte alta della testa,a sinistra vi è la scritta "CITTA’ DEL” e a destra“VATICANO”; intorno 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

 

 

TAGLIO : 1 euro

AUTORE : Scultore Patrizio Daniele; incisore Maria Carmela Colaneri

MATERIALE : Bimetallica: corona esterna: nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%); cerchio interno: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%)

DIAMETRO : 23,25 mm

SPESSORE : 2,33 mm

PESO : 7,5 g.

CONTORNO : Liscio rigato alternati

NOTE : La tiratura è 98000, così ripartita 88000 per la divisionale, 10000 per la divisionale fondo specchio

 

TAGLIO : 2 euro

STATO : Città del Vaticano

ANNO : 2013

AUTORE : Scultore Patrizio Daniele e incisore Maria Carmela Colaneri indicati con le sigle “P. DANIELE” “M.C.C. INC” intervallate da una croce e poste sotto lo stemma del Camerlengo ad arco al bordo interno del cerchio interno

MATERIALE : Bimetallica: corona esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%); cerchio interno: tre strati, dal più esterno all’interno: nichel-ottone, nichel, nichel-ottone

DIAMETRO : 25,75 mm

SPESSORE : 2,20 mm

PESO : 8,5 g.

CONTORNO : Finemente zigrinato in verticale rispetto allo spessore con inciso una successione che si ripete 6 volte di stelle a cinque punte alternate al numero 2 che rispetto alla stella frapposta si trova una nel verso giusto e poi capovolto: 2

NOTE : La tiratura è 98000, così ripartita 88000 per la divisionale, 10000 per la divisionale fondo specchio

 

Nella faccia nazionale, nel cerchio interno è raffigurato il profilo di ¾ guardante a destra del Papa Francesco, il cui capo è coperto dallo zucchetto; sopra la spalla sinistra del Papa, è presente la sigla “P DANIELE” (a ricordare lo scultore Patrizio Daniele) con sopre il millesimo 2014 e sopra le cifre20 la R, segno della Zecca di Roma; dalla testa dell’omero destro andando verso l’interno della spalla è presente la sigla “ELF inc”, per indicare che l’incisore è Ettore Lorenzo Frapiccini. Ad arco dietro la testa compare la scritta a caratteri maiuscoli “città del”, mentre sul lato del volto sempre a caratteri maiuscoli compare la scritta “Vaticano”, per cui le due scritte si presentano intermezzate dalla parte alta testa del Papa coperta da zucchetto. Nella corona esterna 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

 

 

Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, è dal 13 marzo 2013 il 266 Papa della Chiesa Cristiana Cattolica. È il primo Papa proveniente dal continente americano, essendo di nazionalità argentina ed è il primo pontefice gesuita, appartenendo ai chierici regolari della Compagnia di Gesù.

È nato nella capitale argentina il 17 dicembre 1936, primogenito di cinque figli di emigranti piemontesi: il padre Mario originario della provincia di Asti partì nel 1928 per Buenos Aires, dove svolse l’attività di ragioniere nelle ferrovie, mentre la madre, Regina Sivori, originaria della provincia di Genova, era una casalinga.

Diplomatosi tecnico chimico, in seguito ha scelto la strada del sacerdozio, entrando come novizio a Villa Devoto, ma prima si è mantenuto per un certo periodo facendo le pulizie in una fabbrica e poi facendo il buttafuori in un locale malfamato di Córdoba.[21][22] In base a quanto dichiarato da egli stesso, ed è stato anche fidanzato prima di intraprendere la vita ecclesiastica.[23] All'età di 21 anni, a causa di una grave forma di polmonite, gli viene asportata la parte superiore del polmone destro.

L’11 marzo 1958 si è trasferito al noviziato della Compagnia di Gesù, per completare gli studi umanistici in Cile e nel 1963, tornato in Argentina, si è laureato in filosofia al collegio San Giuseppe a San Miguel.

Fra il 1964 e il 1965 è stato professore di letteratura e psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 ha insegnato le stesse materie nel collegio del Salvatore a Buenos Aires.

Il 13 dicembre 1969 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ramón José Castellano.

Dal 1967 al 1970 ha studiato teologia per laurearsi al collegio San Giuseppe.

Prosegue la preparazione tra il 1970 e il 1971 in Spagna, e il 22 aprile 1973 ha emesso la professione perpetua nei gesuiti.

Di nuovo in Argentina, è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la facoltà di teologia, consultore della provincia della Compagnia di Gesù e rettore del Collegio: il 31 luglio 1973 è eletto provinciale dei gesuiti dell’Argentina.

Dal 1973 al 1979 è rettore della Facoltà di teologia e filosofia a San Miguel.

Nel 1979 partecipa al vertice della Consiglio Episcopale Latinoamericano a Puebla ed è fra coloro che si oppongono decisamente alla teologia della liberazione, sostenendo la necessità che il continente latino-americano faccia i conti con la propria tradizione culturale e religiosa.

Nel 1986 si reca in Germania per un periodo di studio alla "Philosophisch-TheologischeHochschuleSanktGeorgen" di Francoforte sul Meno, con lo scopo di completare la tesi di dottorato, ma non consegue il titolo; in questo periodo Bergoglio ha modo di conoscere l'immagine votiva di Maria che scioglie i nodi, devozione che poi contribuirà a diffondere in Argentina. Ritornato in patria diventa direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù di Córdoba.

Il cardinale Antonio Quarracino lo vuole come suo stretto collaboratore a Buenos Aires e il 20 maggio 1992 Papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires e il 27 giugno riceve nella cattedrale l’ordinazione episcopale proprio dal cardinale Quarracino; come motto sceglie “Miserando atqueeligendo” e nello stemma inserisce il cristogrammaihs, simbolo della Compagnia di Gesù. È poi nominato vicario episcopale della zona Flores e il 21 dicembre 1993 diviene vicario generale.

Il 3 giugno 1997 è promosso arcivescovo coadiutore di Buenos Aires.

Alla morte del cardinale Quarracino gli succede, il 28 febbraio 1998, come arcivescovo, primate di Argentina, ordinario per i fedeli di rito orientale residenti nel Paese, gran cancelliere dell’Università Cattolica.

Il 21 febbraio 2001 il Papa Giovanni Paolo II, nel concistoro ordinario pubblico per la creazione di quarantadue nuovi cardinali e la pubblicazione dei due cardinali riservati in pectore nel concistoro del 21 febbraio 1998, lo crea cardinale del titolo di San Roberto Bellarmino.

Nell’ottobre 2001 è nominato relatore generale aggiunto alla decima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata al ministero episcopale.

Nel 2002 ha declinato la nomina a presidente della Conferenza episcopale argentina, ma tre anni dopo è eletto e poi riconfermato per un altro triennio nel 2008.

Nell’aprile 2005 partecipa al conclave in cui è eletto Papa Benedetto XVI.

Come arcivescovo di Buenos Aires pensa a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull’evangelizzazione; quattro gli obiettivi principali: comunità aperte e fraterne, protagonismo di un laicato consapevole, evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città, assistenza ai poveri e ai malati e nel settembre 2009 lancia a livello nazionale la campagna di solidarietà per il bicentenario dell’indipendenza del Paese: duecento opere di carità da realizzare entro il 2016.

La sera del 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, è eletto Papa e assume il nome di Francesco in onore di San Francesco d'Assisi.

Nel suo primo discorso pubblico da Papa, dopo aver salutato la folla con un cordiale e semplice "buonasera", ha chiesto di pregare per Benedetto XVI, recitando insieme la preghiere del Padre Nostro, dell'Ave Maria e del Gloria al Padre; ha ricordato, poi, lo stretto legame tra il papa e la Chiesa di Roma e poi ha chiesto ai fedeli di pregare anche per lui e ha chinato il capo, rimanendo in silenzio per diversi secondi. Ha impartito poi la benedizione Urbi et Orbi senza l'abito corale e le tradizionali scarpe rosse preparate nella sacrestia della cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Guido Marini e previsti per l'occasione, ma indossando solo l'abito piano bianco, con la croce pettorale in argento che utilizzava anche da Caedinale. Solo al momento della benedizione ha indossato la stola, per poi togliersela subito e prima di congedarsi, ha nuovamente salutato i fedeli in piazza San Pietro, ringraziandoli per la loro accoglienza.

Il pomeriggio del 14 marzo Francesco ha concelebrato insieme ai cardinali elettori la missa pro Ecclesia nella Cappella Sistina, durante la quale ha proclamato l'omelia, improvvisata al momento, dall'ambone e non ex cathedra e non ha utilizzato l'altare fisso della cappella, ma un altare mobile versus populum.

È stato il primo pontefice ad assumere il nome di Francesco, scegliendo dopo undici secoli, dai tempi di Papa Lando, di adottare un nome mai utilizzato da un predecessore (escludendo Papa  Giovanni Paolo I, il quale unì i nomi dei suoi due immediati predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI).

Il 16 marzo 2013 ha spiegato, in occasione del suo incontro con i giornalisti nell'Aula Paolo VI, le ragioni della scelta del suo nome pontificale: «Nell'elezione, io avevo accanto a me l'arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale CláudioHummes. Quando la cosa diveniva un po' pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l'applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: "Non dimenticarti dei poveri!". E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d'Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l'uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d'Assisi» e il 17 marzo, dopo la preghiera di rito nel suo primo Angelus, ha inoltre precisato che, scegliendo il nome del patrono d'Italia, ha rafforzato il legame spirituale con l'Italia.

Il 27 aprile 2014 Papa Francesco ha concelebrato col Papa emerito Benedetto XVI la canonizzazione dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II

Il 19 ottobre 2014 concelebra nuovamente col Papa emerito Benedetto XVI la messa in piazza San Pietro in occasione della beatificazione di Paolo VI e della contestuale conclusione del sinodo straordinario dei vescovi.

 

Le mani in cui è stato messo il papato le hanno viste tutti dal primo momento in cui Papa Francesco, il 13 marzo 2013, poco dopo le ore 20, si è presentato al mondo, con talare bianca e senza stola, in segno di umiltà, dimostrata anche dal voler indossare l'anello del Pescatore solamente durante le celebrazioni papali più importanti, mentre nelle altre occasioni, come Angelus, udienze e celebrazioni minori, indossa l'anello vescovile in argento.

Papa Francesco ha portato dentro le mura vaticane la struttura di un collegio gesuita, con la messa quotidiana e la mensa comune, che impone un cerimoniale ipersemplificato e che ridisegna il modo di essere Papa, Vescovo e Parroco di Roma.

Sembra passato non un anno, ma un secolo dall’abdicazione di Papa Benedetto XVI e dalla salita al Soglio pontificio di Papa Francesco, il Papa che sembra Papa da sempre e allo stesso tempo sembra non aver mai smesso di fare il prete.

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  • 3 settimane dopo...
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TAGLIO : 1 Cent

STATO : San Marino

TIRATURA 2002 : 120.000

AUTORE : (CH) Frantisek Chochola - incisore (ELF) Ettore Lorenzo Frapiccini

TEMA : Torre del Montale o Terza Torre

MATERIALE : acciaio (94,35) placcato con rame (5,65%)

DIAMETRO : 16,25 mm

SPESSORE : 1,670 mm

PESO : 2,30 gr.

CONTORNO : Liscio

ZECCA : R - Roma

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Il Montale, o Terza Torre, è una delle torri di Città di San Marino, simbolo della Repubblica omonima.

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Ha una forma slanciata a pianta pentagonale, in origine era staccata dalle altre due rocche, fu collegata nel 1320 c.a. da una possente muraglia di cui sono ancora visibili alcune tracce.

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Era una torre di avvistamento posta su di uno sperone roccioso, nel XIV-XV° sec. ebbe una grande importanza nelle lotte contro i Malatesta.

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Una campana segnalava alla popolazione i pericoli e l'arrivo di viandanti.

Con la distruzione del castello malatestiano (1479) la torre fu abbandonata.

Tre successivi restauri hanno salvaguardato la torre nel corso dei secoli, l'ultimo del 1930 ha dato alla fortezza la sua forma originaria.

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La torre singolarmente era già apparsa sul 200 lire del 1988.

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Al suo interno ospita una prigione profonda 8 metri detta Fondo della Torre nella quale venivano gettati i prigionieri.

Pur essendo visitabile solo esternamente permette la visione di un suggestivo panorama.

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Awards

Scopro solo ora questa discussione... Volevo fare i complimenti al curatore di sezione per la grande idea.

Sono proprio queste quelle che amo di piu'... Dove l'immagine di un semplice tondello nasconde pagine di storia... questa e' la numismatica...

Spero (salute dei miei genitori permettendo) di avere piu' tempo a disposizione per potere contribuire e dare del mio... per ora mi limitero' a seguirla con grande piacere.

Saluti

Rocco

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Awards

1 € della Repubblica di San Marino

 

TAGLIO : 1 euro
STATO : San Marino
ANNO : 2002/... ; non tutti i millesimi sono coniati per la circolazione, i circolanti sono: 2002 - 131800, 2009 – 1096672, 2010 – 996134, 2012 – 10000, 2013 – 456205, 2014 – 1517500
AUTORE : Frantisek Chochola, medaglista, scultore e illustratore ceco, nato a Kolim, nella regione della Boemia centrale, nel 1943, e dal 1992 cittadino tedesco; è ricordato dalla sigla “Ch”

incisore : Ettore Lorenzo Frapiccini, nato a Buenos Ajres il 17 Novembre 1957, dal 1964 vive in Italia e dopo aver lavorato come incisore e modellista presso gli stabilimenti "Emilio Senese" di Milano e "Pacchiani e Barlacchi" di Firenze, dal 1984 è incisore di monete e medaglie presso la Zecca italiana; è ricordato dalla sigla “ELF INC.”

TEMA : stemma della Repubblica di San Marino
DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002
MATERIALE : Bimetallica: corona esterna: nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%); cerchio interno: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%).
DIAMETRO : 23,25 mm
SPESSORE : 2,33 mm
PESO : 7,5 g.
CONTORNO : Liscio Rigato (righe in verticale rispetto allo spessore della moneta) alternati

 

La faccia nazionale riporta nel cerchio interno lo stemma della Repubblica di San Marino con al disotto al bordo interno la scritta a caratteri maiuscoli “San Marino” e al bordo interno del quarto in alto di sinistra, per l’osservatore, il millesimo di coniazione e tra la corona e la punta del ramo d’alloro di destra, per l’ossevatore, la lettera “R”, in maiuscolo, a simboleggiare la Zecca di Roma e leggermente al di sotto della metà del cerchio sempre nel campo di destra, per l’osservatore, la sigla “Ch” a ricordare l’autore, Frantisek Chochola. Il braccio orizzontale della croce che è al di sopra della corona, termina sopra la circonferenza d’unione del cerchio interno e la corona esterna Nella corona esterna sono presenti 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea e con sopra la testa e, tra le due stelle, al bordo esterno ad ore 6:25 la sigla “ELF INC.” a caratteri maiuscoli per ricordare l’incisore, Ettore Lorenzo Frapiccini.

 

Lo stemma di San Marino raffigura il Monte Titano con le tre rocche della capitale San Marino: Cesta, Guaita e Montale. Ognuna delle tre verdi rocche è sormontata da una torre d'argento, aperta, finestrata e merlata alla guelfa e con in cima una penna di struzzo sempre d’argento. Lo sfondo è azzurro

L’ovale cuoriforme, di colore dorato, in cui è raffigurata la scena sopradescritta, è racchiuso tra due rami verdi divergenti: quello alla sua destra è un ramo d'alloro mentre quello alla sua sinistra è di quercia. I rami sono legati in basso da un nastro con il motto nazionale “Libertas”.

La corona radiata di otto punte e chiusa da tre semicerchi ornati di perle e congiunti da un globo crociato, aggiunta con deliberazione del 6 aprile 1862, rappresenta la Sovranità dello Stato, che non riconosce altra sovranità al di sopra di sé. Tutta la corona è di colore dorato, mentre solo la palla alla base della Croce è bianca.

 

La Repubblica di San Marino, il cui nome ufficiale è “Serenissima Repubblica di San Marino”, è uno stato dell’Europa centromeridionale, un’enclave dell'Italia, confinando con l'Emilia-Romagna a nord e a est e con le Marche a sud e a ovest. Posta sulle estreme propaggini dell’Appennino tosco-emiliano, tra la Romagna e il Montefeltro, è prevalentemente collinare e si estende su una superficie territoriale di poco più di 61 km² (perla precisione 61,19 km²). Il territorio è costituito prevalentemente dal monte Titano (738 m), massiccio irto calcareo-arenaceo di età miocenica, e dalle colline circostanti, ed è attraversato da alcuni torrenti, quali il San Marino, affluente del Marecchia, e l’Ausa e il Marano, che sfocia direttamente nell'Adriatico. Il clima è fondamentalmente temperato, con inverni non eccessivamente rigidi ed estati calde, con precipitazioni più frequenti in autunno e in inverno. La Repubblica di San Marino è suddivisa in nove municipalità o castelli: Acquaviva, Borgo Maggiore, Chiesanuova, Domagnano, Faetano, Fiorentino, Montegiardino, San Marino, Serravalle, la cui capitale è San Marino, cittadina di impianto medievale, arroccata in un punto panoramico sulle pendici del monte Titano. I nove castelli si suddividono in 43 curazie, corrispondenti alle frazioni italiane. Serravalle ne conta 8, Città di San Marino 7, Chiesanuova 7, Borgo Maggiore 6, Domagnano 5, Faetano 4, Fiorentino 3, Acquaviva 2 e Montegiardino 1.

Dal 2008 il centro storico della Città di San Marino e il monte Titano sono stati inseriti dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità in quanto "testimonianza della continuità di una repubblica libera fin dal Medioevo": tradizionalmente è indipendente dal 3 settembre 301 (secondo una leggenda fu fondata nel IV secolo d.C. da un tagliapietre di nome Marino, proveniente dall’isola di Arbe, che morì nel 301 d.C. pronunciando queste parole, simbolo della sua missione, “Relinquo vos liberos ab utroque homine” – “vi lascio liberi da ambedue gli uomini” – intesi Imperatore e Papa), anche se è riconosciuta tale dal 1291 (Nel 1291 San Marino venne riconosciuto dallo Stato della Chiesa e nel 1815 in seguito al Congresso di Vienna venne riconosciuto internazionalmente); la festa nazionale si commemora il 3 settembre.

La Repubblica di San Marino fu in ogni tempo un munifico rifugio per coloro che vi cercavano tutela e difesa: nel 1849 diede asilo a Giuseppe Garibaldi con Anita e durante la Seconda Guerra Mondiale ospitò migliaia di profughi.

La Repubblica di San Marino è una repubblica parlamentare, il cui potere legislativo è devoluto al Consiglio Grande e Generale, costituito da 60 membri, eletti ogni 5 anni a suffragio universale diretto con sistema proporzionale, tra cui, ogni 6 mesi, vengono eletti due Capitani reggenti, che entrano in carica il 1º aprile e il 1º ottobre di ogni anno: la Repubblica di San Marino detiene il primato mondiale di Paese con il più breve mandato del Capo di Stato.

Gli altri organi istituzionali della Repubblica di San Marino sono il Congresso di Stato (organo esecutivo formato da 10 Segretari di Stato sempre eletti tra i membri del Consiglio Grande e Generale), il Consiglio dei XII (organo giudiziario che funge da Corte d'Appello di terzo grado), il Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme (organo di garanzia costituzionale istituito nel 2002) e le Giunte di Castello, con a capo i Capitani di Castello.

Non avendo una vera e propria Costituzione scritta, l'ordinamento fa tuttora riferimento alle "Antiche Consuetudini" e alle Leges Statutae Sancti Marini, Statuto pubblicato l'8 ottobre 1600 in cui vennero fissati i principi istituzionali e organizzativi della Repubblica di San Marino, scritto in lingua latina, rappresenta il settimo e ultimo degli statuti comunali adottati a San Marino dal XII Secolo; ciò che si avvicina di più alla legge fondamentale dello Stato è la Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell'ordinamento sammarinese del 1974 (Legge n. 59 dell’8 luglio 1974, modificata e integrata dalla Legge n. 36 del 26 febbraio 2002) che funge da testo costituzionale.

Una curiosità è che la Repubblica di San Marino negli atti ufficiali interni conta gli anni dalla fondazione della Repubblica, secondo il calendario sammarinese l'anno comincia il 3 settembre e termina il 2 settembre dell'anno successivo, e pertanto nei rapporti internazionali utilizza la data nel doppio formato, indicando la sigla d.F.R. (dalla fondazione della Repubblica); esempio: Data dalla Nostra Residenza, addì 8 luglio 1974/1674 d.F.R.

La Repubblica di San Marino è dotata di significativi strumenti di democrazia diretta, prevedendo gli istituti del referendum abrogativo, propositivo e confermativo, e dell'Arengo, istituto che consente ai cittadini di presentare richieste di pubblico interesse la prima domenica dopo il 1º ottobre e la prima domenica dopo il 1º aprile, in coincidenza con l’elezione dei nuovi capitani reggenti. Entro un mese la Reggenza deve decidere l’ammissibilità delle richieste alla discussione in Consiglio Grande e Generale entro un semestre dalla presentazione; tale istituto è molto utilizzato dai sammarinesi e permette spesso di stimolare l’interessamento a problemi particolarmente sentiti dalla cittadinanza.

Data la solerzia dell'Associazione sammarinese protezione animali (APAS), dal 3 ottobre 2007 con la Legge n. 108 del 3 ottobre 2007 - Disposizioni sul divieto di sperimentazione animale nella Repubblica di San Marino, la Repubblica di San Marino ha vietato la sperimentazione animale nel suo territorio, divenendo il primo Stato ad abolire per legge tale pratica.

La Repubblica di San Marino ha sempre mantenuto rapporti privilegiati, regolati da numerosi trattati e accordi bilaterali, con l'Italia, che è anche il principale partner commerciale.

La Repubblica di San Marino si colloca tra i paesi europei più avanzati e un basso tasso di disoccupazione: sino al 2000 poté contare su un costante avanzo di bilancio, ma poi ha dovuto affrontare un periodo di recessione che ha reso necessari interventi volti a ridurre il debito pubblico e nonostante il periodo economico sfavorevole presenta ancora uno dei più bassi tassi di disoccupazione d'Europa.

Le principali fonti di entrate sin dal dopoguerra sono rappresentate dall'intermediazione finanziaria, dall’attività bancaria, dall'industria leggera dal turismo e dalle attività a esso collegate. Proventi notevoli derivano al paese dalle rimesse degli emigrati e dall'emissione di francobolli postali a scopo filatelico e di monete da collezione.

Utilizzò monete degli stati confinati fino al 1864, anno in cui cominciò ad emettere monete proprie e nel 1939 decise di adottare la monetazione italiana, con l’eccezione di battere in proprio, sempre coniandole presso la Zecca di Roma, monete in oro e dal 1972 ha ripreso a battere moneta propria. Fino all’introduzione dell’euro, la valuta corrente era la lira sammarinese, di valore uguale a quello della lira italiana, infatti, fa parte dell’area monetaria e doganale italiana e perciò pur non facendo parte dell'Unione europea, la Repubblica di San Marino adotta l'euro come moneta ufficiale. Correntemente sono distribuite monete coniate in Italia, tuttavia viene anche coniato un limitato quantitativo di monete sammarinesi, aventi soprattutto interesse numismatico. L'azienda autonoma di Stato Filatelica e Numismatica della Repubblica di San Marino (AASFN) ha sede in piazza Giuseppe Garibaldi 5. Gli euro sammarinesi sono coniati dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato italiano, sulla base di accordi internazionali del 1939 e 1991.

Sono attive imprese a controllo pubblico, nel settore delle costruzioni, dei servizi pubblici, della filatelia e numismatica, della centrale del latte.

Il settore primario, fonte economica basilare fino agli anni sessanta, vanta la coltivazione dei cereali, soprattutto frumento e mais, della vite (principalmente sul versante orientale del monte Titano) e dell’ulivo, oltre che all'allevamento bovino e suino.

L’industria enologica vanta ottimi vini, tra cui il Biancale, il Moscato, il Ribolla, il Canino, il Cargarello e il Sangiovese.

L’industria manifatturiera, che occupa il 40% circa della forza lavoro, comprende piccoli stabilimenti tessili, ceramisti e della lavorazione della pietra locale, mobilifici, cartiere, conservifici, ma dalla chiusura della cava del Monte Titano non ha più risorse minerarie.

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TAGLIO : 10 Cent
STATO : Grecia
TIRATURA 2002 : Halandri 139.000.000 - Parigi (F) 100.000.000
AUTORE : ΓΣ Georgios Stamatopoulos - Disegnatore: Pericles Sotiriou
TEMA : Rigas Fereos
MATERIALE : Nordic Gold (rame 89% - alluminio 5% - zinco 5% - stagno 1%)
DIAMETRO : 19,75 mm
SPESSORE : 1,93 mm
PESO : 4,10 gr.
CONTORNO : Rigato con zigrinatura

In caratteri greci:
LEPTA - ΛEΠTA
RIGAS FEREOS - PHΓAΣ ΦEPAIOΣ

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Rigas Feraios (1757-1798) è stato uno scrittore e rivoluzionario greco.

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Fu il precursore della Guerra d'indipendenza greca, con i suoi poemi risvegliò il fervore patriottico dei suoi contemporanei e gettò le basi per la creazione della lingua greca moderna.

Statua nell'università di Atene.

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Rimase vittima delle lotte per l'indipendenza della Grecia dall'impero ottomano, nel giugno del 1798 fu catturato dagli austriaci a Trieste mentre cercava di raggiungere Napoleone Bonaparte a Venezia.
Viene consegnato dagli austrici agli alleati ottomani di Belgrado, dove è stato imprigionato (foto torre-prigione).

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Era previsto il suo trasferimento a Costantinopoli per essere condannato dal sultano Selim III, ma subì un tradimento.
Per impedire il tentativo di liberazione progettato da alcuni dei suoi compagni fu torturato e poi strangolato.
Il suo corpo fu poi gettato nel Danubio

La placca all'esterno della torre nel punto esatto in cui è stato giustiziato:

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50 Dracme del 1998 per commemorare i 200 anni dalla sua morte.

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E' celebrato come Eroe nazionale della Grecia post-27461-0-14801300-1420562037_thumb.j

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Le sue ultime parole sono riportate come segue:

"Ho seminato un seme prezioso, sta giungendo l'ora in cui il mio paese mieterà i suoi gloriosi frutti"

Dopo poco più di trent'anni dalle sue parole, grazie ad insurrezioni e combattimenti, nel 1832 la Grecia conquista l'indipendenza.

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1 € della Finlandia

 

TAGLIO : 1 euro

STATO : Finlandia

AUTORE : Pertti Mäkinen, medaglista e scultore finlandese nato il 16 settembre 1952 a Tyrvää, dopo essersi laureato nel 1979 alla Satakunta University of Applied Sciences di Pori, incomincia la sua carriera di medaglista e dal 1980 insegna nella stessa università.

TEMA : commemorazione dell'80° anniversario dell'indipendenza della Finlandia

ZECCA : Vantaa

DATA DI entrata in circolazione : 01/01/2002; anche se 16.210.000 recano il millesimo 1999, 36.639.000 recano il millesimo 2000, 13.862.000 recano il millesimo 2001

ANNO DI CONAZIONE: 1999/...
MATERIALE : Bimetallica: corona esterna: nichel-ottone (rame 75% - zinco 20% - nichel 5%); cerchio interno: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%).
DIAMETRO : 23,25 mm
SPESSORE : 2,33 mm
PESO : 7,5 g.
CONTORNO : Liscio Rigato (righe in verticale rispetto allo spessore della moneta) alternati

 

 

La faccia nazionale riporta nel cerchio interno l'immagine di due cigni selvatici (il cigno selvatico è l'uccello nazionale) in volo sopra un paesaggio costituito da un monte e due laghi, cherappresentano le terre finlandesi; il cigno che vola innanzi ha le ali alzate in via di abbassamento, mentre il cigno che segue e la cui metà anteriore del collo copre l’ala destra del primo cigno, avendo con la testa superato detta ala, ha le ali abbassate in via di apertura; il lago in primo piano è molto più grande di quello in secondo piano, anche se entrambi sono allungati nella traiettoria di volo dei cigni; il monte ha un profilo convesso con pendenza dolce e quasi costante sino alla sommità e concavo nel versante retrostante con pendenza molto accentuata rispetto alla prima. Inciso orizzontalmente sul lato destro per l’osservatore e leggermente al di sopra del lago in primo piano e con l’ultima cifra a contatto col bordo interno del cerchio interno vi è l’anno di conio e sulla sinistra per l’osservatore, sempre al bordo interno del cerchio interno, poggiante sul profilo del paesaggio vi è la lettera “M”, a carattere maiuscolo, e con forma molto allargata, a ricordare il Direttore di Zecca Makkonen Raimo. L'immagine è stata selezionata tramite un concorso indetto per commemorare l'80° anniversario dell'indipendenza della Repubblica finlandese. Nella corona esterna sono presenti 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

Questa è stata l’immagine di 1 € finlandese dal 1999 al 2006.

Nel 2007, in rispetto dell’articolo 1 della RACCOMANDAZIONE DELLA COMMISSIONE del 3 giugno 2005 relativa a orientamenti comuni per le facce nazionali delle monete euro destinate alla circolazione [notificata con il numero C (2005) 1648] (2005/491/CE) che recita: “Identificazione dello Stato di emissione – Le facce nazionali di tutti i valori unitari delle monete euro destinate alla circolazione devono recare l’indicazione dello Stato membro di emissione: il nome intero o una sua abbreviazione.”, la lettera “M” non è più presente, ma a destra, per l’osservatore, sul profilo del paesaggio e sotto l’ala destra del cigno in primo piano, al bordo interno del cerchio interno, c’è la sigla “FI”, identificativo della Finlandia; nella corona esterna, nella posizione delle ore 8:40 c’è il simbolo di zecca (un folletto con cappello a cono della stessa altezza del personaggio).

Dal 2008 al 2010 il simbolo di zecca (un folletto con cappello a cono della stessa altezza del personaggio) non è più nella corona esterna, ma è situato a sinistra, per l’osservatore, al bordo interno del cerchio sopra il profilo del paesaggio; il resto è invariato.

Dal 2011 al 2014 il simbolo della Zecca è sostituto dal nuovo simbolo di zecca (un cerchio con inscritto il leone araldico) situato al posto del vecchio; il resto è invariato.

 

 

Il 6 dicembre 1917 la Finlandia dichiarò la propria indipendenza (itsenäisyys) dalla Russia: il governo (senaatti) redasse una dichiarazione d’indipendenza, approvata dal parlamento con 100 voti a favore e 88 contrari.

 

La Finlandia approfittando del vuoto di potere a San Pietroburgo – causato dagli eventi del marzo 1917 – cercò immediatamente di portare avanti la questione dell’indipendenza col governo provvisorio russo, che rispose negativamente alle aspirazioni scissioniste. Le divisioni interne non aiutarono i Finlandesi, dal momento che i socialdemocratici vedevano le proprie spinte indipendentiste frenate dai partiti borghesi.

Il 18 luglio 1917, in reazione al tentativo di golpe bolscevico in Russia, il Parlamento finlandese approvò una legge (valtalaki) per assumersi il compito di supremo organo di governo sul territorio del Granducato di Finlandia. La legge, dopo molte esitazioni, fu inviata per l’approvazione al governo provvisorio russo, il quale, oltre a non riconoscerla, sciolse il Parlamento.

Lenin si rifugiò temporaneamente in Finlandia quando il nuovo primo ministro russo, Kerenskij proclamò nel settembre 1917 la Repubblica e convocò un preparlamento per decidere le riforme istituzionali, disinnescando il pericolo di una presa del potere da parte del Partito bolscevico, infatti nel contempo fece arrestare i capi con l'accusa di connivenza con il nemico.

Lo scoppio della “Rivoluzione d'Ottobre” in Russia, organizzata dal Partito bolscevico e che si concluse con la presa del potere da parte dei bolscevichi e la costituzione di uno stato comunista (24 – 25 ottobre secondo il calendario giuliano / 6 – 7 novembre secondo il calendario russo) portò in Finlandia alla formazione di un "governo d’indipendenza" (itsenäisyyssenaatti) sotto la guida di Pehr Evind Svinhufvud. Con la proclamazione dell'indipendenza iniziò un periodo di guerra civile tra i socialisti ("rossi"), i quali, con la maggioranza del Partito Socialdemocratico finlandese, speravano d’importare in Finlandia l'esperienza dei bolscevichi in Russia, e le forze borghesi ("bianchi"), appoggiate dalle forze e truppe di governo, e che temevano un riassorbimento della Finlandia da parte della Russia.

Il 27 novembre 1917 venne formato, su mandato parlamentare, il direttivo esecutivo di stampo borghese, con a capo Pehr Evind Svinhufvud af Qvalstad, e due giorni dopo iniziarono le consultazioni per redigere la dichiarazione d’indipendenza. Il 4 dicembre 1917 venne presentato al Parlamento finlandese un documento contenente la dichiarazione d’indipendenza, che fu approvata tramite votazione il 6 dicembre 1917.

Il riconoscimento del neonato stato finlandese venne concesso per primo dal governo bolscevico russo in modo informale poco prima della mezzanotte del 31 dicembre 1917, e poi ratificato definitivamente il 4 gennaio 1918. A quel punto le altre nazioni si sentirono autorizzate anch’esse a riconoscere l’indipendenza della regione: tra le prime vi furono Svezia e Francia.

Dopo un breve tentativo di stabilire una monarchia, nel 1918 in Finlandia scoppiò tra le due fazioni una breve, ma sanguinosa guerra che si concluse nel maggio 1918 con la vittoria delle truppe governative (i bianchi) del generale Carl Gustav Mannerheim, grazie all'intervento della Germania, che gli affiancò i soldati tedeschi al comando del generale Rüdiger von der Goltz. Nei mesi che seguirono alla fine della guerra civile si aprì un nuovo scontro sulla scelta della forma di stato da dare al paese. Sei mesi più tardi, il crollo della Germania costrinse la Finlandia ad abbandonare l'orientamento filo-tedesco e a rivolgersi agli alleati vincitori dalla prima guerra mondiale. L'affermazione del partito monarchico dovette fare i conti con la rinuncia al trono a soli due mesi dopo l’incoronazione del Principe dell'Assia-Kassel, Federico Carlo, col titolo di Re Väinö I di Finlandia (questi era il cognato dell'Imperatore Guglielmo II). Si ebbe un periodo di transizione che portò alla proclamazione della Repubblica finlandese con l'elezione a primo presidente di Kaarlo Juho Ståhlberg (25 luglio 1919). Nel 1920 il Trattato di Dorpat, firmato con i sovietici, riconobbe ufficialmente alla Finlandia il diritto di esistere come nazione.

 

In base alla Costituzione del 17 luglio 1919, più volte modificata, la Finlandia è una Repubblica parlamentare. Il Capo dello Stato è il presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale per 6 anni. Il potere legislativo spetta al Parlamento, unicamerale, i cui 200 membri sono eletti a suffragio universale con il sistema proporzionale per 4 anni. Il potere esecutivo spetta al Consiglio di Stato formato dal primo ministro e dai ministri nominati dal presidente della Repubblica. Il governo deve avere la fiducia del Parlamento. I corpi che compongono le forze armate sono: Esercito, Marina, Aviazione e Guardia di frontiera.

 

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  • 3 settimane dopo...

1 Euro Cent della Repubblica Italiana

 

TAGLIO : 1 centesimo di euro

STATO : Italia

ANNO : 2002/...

AUTORE : Eugenio Driutti, incisore medaglista, nato a Tarcento (Udine) il 14 Gennaio 1949; finito la scuola professionale entra in una bottega artigiana di Udine dove impara la cesellatura e le tecniche a tutto tondo. Nel 1971 vinse la borsa di studio messa in palio dalla Numismatica Friulana che gli permise di frequentare e di diplomarsi alla "Scuola dell'Arte della Medaglia - Giuseppe Romagnoli" dell'IPZS. Dal 1981 è incisore presso la Zecca di Stato. Vive e lavora a Roma. Ha preso alle più importanti esposizioni di arte della medaglia, nazionali ed internazionali riportando sempre ottimi giudizi ed importanti riconoscimenti.

TEMA : Castel del Monte di Andria in Puglia

DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002

MATERIALE : acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%)

DIAMETRO : 16,25 mm

SPESSORE : 1,67 mm

PESO : 2,3 g.

CONTORNO : Liscio

Bordo : Leggermente alzato e piatto

 

La faccia nazionale riporta Castel del Monte di Andria in Puglia di prospetto frontalmente sull’entrata principale. Sotto il prospetto centralmente vi è il monogramma della Repubblica Italiana, rappresentato dalle lettere “R” e “I”, in maiuscolo, sovrapposte, alla cui sinistra vi è il segno di zecca (la lettera “R” in maiuscolo) e alla cui destra il monogramma dell'autore, Eugenio Driutti, ricordato dalla sigla, a caratteri maiuscoli, “ED”, in cui la lettera E (tondeggiante) è in secondo piano rispetto alla D, il cui spigolo alto poggia sul piede basso della E. Al di sopra del prospetto del Castello vi è il millesimo di conio. Il tutto è racchiuso tra 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea.

 

Castel del Monte fu costruito tra il 1229 e il 1249, ma l’esatta funzione dell'imponente edificio è tuttora sconosciuta: secondo alcuni studiosi è una residenza di caccia, in posizione favorevole al passo degli uccelli, ma sono assenti le stalle e altri ambienti tipici delle case di caccia e presenti fini ornamenti; secondo altri studiosi è un edificio militare, ma non è posto in una posizione strategica ed è privo di elementi tipicamente militari e di fossati e le scale a chiocciola nelle torri sono disposte in senso antiorario, situazione che metteva in svantaggio gli occupanti del castello contro eventuali assalitori, perché avrebbero dovuto impugnare la spada con la sinistra e le feritoie sono troppo strette per ipotizzare anche solo il lancio di frecce; altri hanno ipotizzato che potesse essere una sorta di tempio per i simbolismi di cui è impregnato e dato che la struttura sintetizza conoscenze matematiche, geometriche ed astronomiche; altri hanno ipotizzato che potesse avere una funzione di “centro benessere”, su modello dell'hammam arabo, essendo rilevabili molti e geniali sistemi di canalizzazione e raccolta dell’acqua, numerose cisterne e la presenza delle più antiche stanze da bagno della storia; per altri ha la funzione di ricordare ai popoli che abitavano quelle terre il potere imperiale, dato che a causa della sua forma ottagonale, con altrettanti ottagoni posti in corrispondenza dei vertici della pianta centrale, ricorda la forma di una corona ed è posizionato in modo tale da essere visto a distanza di decine di km.

Nonostante non si è ancora determinata l’esatta funzione è il capolavoro dell’architettura sveva e uno dei più perfetti e originali edifici civili del medioevo, il monumento più famoso dell’architettura civile sveva in Italia. Sorge nella solitudine su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri sul livello del mare; poggiato come una corona imperiale, domina gran parte della Puglia e della Basilicata.

Sito nella frazione omonima del comune di Andria, a 18 km dalla città, nei pressi della località di Santa Maria del Monte, in provincia di Barletta-Andria-Trani, a 60 km da Bari, è inserito nell’elenco dei monumenti nazionali italiani dal 1936 ed è uno dei 49 siti italiani che l’Unesco nel 1996 ha inserito nell'elenco dei patrimoni dell'umanità (The World Heritage List).

Considerato universalmente un geniale esempio di architettura medievale, Castel del Monte unisce elementi stilistici diversi, il romanico dei leoni dell’ingresso, il gotico della cornice delle torri, l’arte classica dei fregi interni alla struttura difensiva dell'architettura, lo stile islamico dei mosaici. Frutto di una profonda cultura, a cui partecipa come elemento coibente la componente classicistica, Castel del Monte accoglie nella sua struttura elementare e complessa, la pesantezza romanica della massa, le reminiscenze dei castelli islamici avvicinati dalle Crociate all’esperienza dei nostri architetti, la sobrietà del gotico di origine cistercense.

Opera genialissima d’ignoto architetto (alcuni studiosi riconducono l'opera a Riccardo da Lentini), una suggestiva tradizione la vuole concepita e progettata dallo stesso Federico II di Hohenstaufen (di Svevia), che a soli tre anni divenne sovrano del Regno di Sicilia, che fu soprannominato “Stupor Mundi” per l’eclettismo e la vastità della sua cultura e che vi soggiornò per brevi periodi e vi organizzò e diede la festa di nozze della propria figlia naturale Violanta con Riccardo Sanseverino conte di Caserta (1249). L’unico documento relativo alle sue vicende costruttive è un decreto datato Gubbio 28 gennaio 1240 con cui Federico II ordinava a Riccardo di Montefuscolo, Giustiziere della Capitanata, di preparare alcuni materiali per i lavori dell’edificio. L’architetto, però, fu sicuramente locale, in quanto le misure dell’edificio sono multiple o sottomultiple del “palmo napoletano”, la misura allora in uso in Puglia.

Dapprima si chiamò “Castello di Santa Maria del Monte” dal nome di un’abbazia benedettina nota dal XII secolo e oggi scomparsa; il nome attuale compare nel 1463 in un decreto del re Ferdinando d’Aragona emesso ad Altamura.

Appartiene, per la struttura e le parti essenziali della decorazione, ai primordi dell’architettura gotica nell’Italia meridionale, pur allacciandosi alla vigorosa tradizione romanica della regione. Benché spogliato di tutti i rivestimenti marmorei interni e delle sculture, con i paramenti esterni cariati dall’erosione, Castel del Monte conserva integra la sua struttura cristallina, stupefacente per regolarità e armonia di forme e di dimensioni e per maestria di esecuzione.

Il Castel del Monte è costruito direttamente su un banco roccioso affiorante in molti punti, ed è a due piani e a pianta ottagonale (il lato esterno misura 10,30 m da torre a torre); anche la corte interna è a ottagono i cui lati misurano tra i 6,89 m e i 7,83 m. Il diametro del cortile interno è di 17,86 m. Il diametro dell'intero castello è di 56 m. Le torri posizionate ad ogni spigolo sono anch’esse a pianta è ottagonale, il cui lato è 2,70 m, e sono alte 24 m mentre le pareti del castello sono alte 20,50 m.

Il portale d’ingresso, classicamente architravato e con tracce della rivestitura di marmo rosato, si apre in arco acuto sulla parete della struttura ottagonale orientata approssimativamente ad est, vale a dire di fronte al punto in cui sorge il sole in coincidenza degli equinozi di primavera e d'autunno. L'ingresso principale è decorato con due colonne scanalate che sorreggono un finto architrave su cui si imposta un frontone di forma cuspidale. Attraverso esso, con una scalinata a due rampe di scale simmetriche, disposte "a tenaglia" ai lati dell'ingresso, ricostruite nel 1928, si entra nell’interno dove intorno all’ottagono del cortile, ritmato da eleganti archeggiature cieche a sesto acuto, di gusto più orientale che gotico, si dispongono su due piani comunicanti a mezzo di scale a chiocciola. Le strutture gotiche sono trattate con pesantezza romanica al piano terreno, e con vibrante slancio al piano superiore dove agli angoli tre snelle colonne unite a fascio da un unico capitello danno ritmo alle vibranti vele che si saldano nella chiave di volta.

L’ingresso secondario, orientato a ponente, è costituito da un semplice portale ad arco a sesto acuto.

Nelle otto torri della stessa forma nelle cortine murarie in pietra calcarea locale, segnate da una cornice marcapiano, si aprono otto monofore nel piano inferiore, sette bifore e una sola trifora in quello superiore.

Il cortile, di forma ottagonale, è caratterizzato, come tutto l'edificio, dal contrasto cromatico derivante dall'utilizzo di breccia corallina, pietra calcarea e marmi.

In corrispondenza del piano superiore si aprono tre porte-finestre, sotto cui sono presenti alcuni elementi aggettanti ed alcuni fori, forse destinati a reggere un ballatoio ligneo utile a rendere indipendenti l'una dall'altra le sale, tutte comunicanti tra loro con un percorso anulare, ad eccezione della prima e dell'ottava, separate da una parete in cui si apre, in alto, un grande oculo, probabilmente utilizzato per comunicare.

Per ogni piano ci sono otto sale di forma trapezoidale. Lo spazio è ripartito in una campata centrale quadrata coperta a crociera costolonata, mentre i residui spazi triangolari sono coperti da volte a botte ogivali; le colonne al pianterreno sono in breccia corallina a pianterreno, mentre al piano superiore sono trilobate e di marmo. Le chiavi di volta delle crociere sono diverse fra loro e decorate da elementi antropomorfi, zoomorfi e fitomorfi.

Il collegamento fra i due piani avviene attraverso tre scale a chiocciola inserite in altrettante torri.

In alcune torri vi sono cisterne per la raccolta delle acque piovane, in parte convogliate anche verso la cisterna scavata nella roccia, al di sotto del cortile centrale, mentre in altre torri sono ubicati le latrine e i lavabi, affiancati da un piccolo ambiente, forse utilizzato come spogliatoio o forse destinato ad accogliere le vasche per le abluzioni, poiché la cura del corpo era molto praticata da Federico II e dalla sua corte, secondo l'usanza tipica del mondo arabo molto caro al sovrano.

Grandissimo interesse riveste il corredo scultoreo che, sebbene fortemente depauperato, fornisce una significativa testimonianza dell'originario apparato decorativo, un tempo caratterizzato anche da un'ampia gamma cromatica dei materiali impiegati: tessere musive, piastrelle maiolicate, paste vitree e dipinti murali, di cui fra la fine del ‘700 ed i primi dell'800 alcuni scrittori e storici locali videro le tracce, descrivendole nelle loro opere: nel corso dei restauri sono stati rinvenuti frammenti scultorei raffiguranti una Testa ed un Busto acefalo, ma non è stata rinvenuta neanche una traccia della vasca ottagonale posta al centro del cortile, citata da alcuni studiosi del passato.

Attualmente sono ancora presenti le due mensole antropomorfe nella Torre del falconiere, i telamoni che sostengono la volta ad ombrello di una delle torri scalari ed un frammento del mosaico pavimentale nell'VIII sala al piano terra.

Alla caduta degli Svevi nel 1266 Carlo I d’Angiò vi imprigionò i figli di Manfredi Enrico, Federico e Azzolino, e salvo brevi periodi di feste (come nel 1308 per le nozze di Beatrice d’Angiò e Bertrando del Balzo; nel 1326 fra Umberto de la Tour, delfino di Francia, e Maria del Balzo), il castello fu usato come carcere. Annesso al ducato d’Andria, appartenne ai Del Balzo, a Consalvo di Cordova, ai Carafa conti di Ruvo. Servì da rifugio a nobili famiglie di Andria durante la pestilenza del 1665.

A partire dal XVII secolo seguì un lungo periodo d'abbandono, durante il quale il castello venne spogliato degli arredi e delle decorazioni parietali di marmo (le cui tracce restano visibili solo dietro i capitelli) e divenne oltre che carcere anche un ricovero per pastori, briganti e profughi politici. Nel 1799 fu asilo di profughi fuggiti dinnanzi alle stragi sanfediste. Nel 1876 fu riscattato, in condizioni di conservazione estremamente precarie, dallo Stato italiano per la somma di 25.000 lire (pari a € 12,91) e dal 1879 ebbero inizio lavori di restauro, ripresi con maggiore continuità e cautela scientifica dal 1928 dall'architetto Quagliati, il quale fece rimuovere il materiale di risulta all'esterno del castello e demolire parte delle strutture pericolanti per ricostruirle. Questo non ne arrestò il degrado e tra il 1975 e il 1981 si procedette a un ulteriore restauro.

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Modificato da angel
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Con la nuova versione , le discussioni in evidenza sono messe nello slide show con le immagini in alto . Così com'è non mi piace, l'ho già fatto presente, però mi è stato risposto che è provvisoria la cosa e la renderanno migliore..

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  • 2 settimane dopo...

TAGLIO : 1 Cent
STATO : Austria
TEMA : Genziana
MATERIALE : acciaio (94,35) placcato con rame (5,65%)
DIAMETRO : 16,25 mm
SPESSORE : 1,670 mm
PESO : 2,30 gr.
CONTORNO : Liscio
ZECCA : Vienna

 

Come anche per i 5 cent e 2 cent, l’Austria ha deciso per il centesimo di raffigurare un fiore , in questo caso una genziana . I simboli sono stati selezionati da una commissione nazionale di esperti attraverso un sondaggio pubblico. L’autore è l’artista Joseph Kaiser. Anche questa, come le altre 2 monete di taglio più piccolo richiama il rispetto per l’ambiente e il ruolo svolto dall’Austria nell’elaborazione di una politica ambientale comunitaria. Anche in questa moneta, come negli altri 7 tagli è raffigurata araldicamente la bandiera austriaca.

 

Andiamo a dare qualche cenno sulla genziana :

Questo genere si trova un po' ovunque nell'habitat alpino delle regioni temperate dell'Europa, dell'Asia e del continente americano. Alcune specie si trovano anche nell'Africa nord-occidentale, nell'Australia orientale ed in Nuova Zelanda.

Sul versante italiano delle Alpi sono presenti diverse specie, che fioriscono durante l'estate. Sono quasi tutte "specie protette". Alcune specie si ritrovano anche sugli Appennini.

Si tratta di piante annuali, biennali e perenni. Alcune sono sempreverdi, altre no. La disposizione delle foglie è opposta. Sono anche presenti foglie che formano una rosetta basale. I fiori sono a forma di imbuto; il colore è più comunemente azzurro o blu scuro, ma può variare dal bianco, avorio e giallo al rosso. Le specie col fiore di colore blu predominano nell'emisfero settentrionale, quelle col fiore rosso sulle Ande; le specie a fiore bianco sono più rare, ma più frequenti in Nuova Zelanda.

Questi fiori sono più frequentemente pentameri, cioè hanno una corolla formata da 5 petali, e generalmente 5 sepali o 4-7 in alcune specie. Lo stilo è abbastanza corto oppure assente. La corolla presenta delle pieghe (pliche) tra un petalo e l'altro. L'ovario è quasi sempre sessile e presenta nettarii.

Le genziane crescono su terreni acidi o neutri, ricchi di humus e ben drenati; si possono trovare in luoghi pienamente o parzialmente soleggiati. Sono utilizzate frequentemente nei giardini rocciosi.

 

Secondo quanto afferma Plinio il Vecchio, questo genere di piante prese il nome di genziana dopo che Genzio (180-168 a.C.), re dell'Illiria, affermò di averne scoperto le proprietà curative. Molte specie , sarebbero infatti usate come piante medicinali, e le loro radici sono usate per la preparazione di liquori tonici.

La genziana è inoltre utilizzata come aromatizzante, ad esempio negli amari o in bibite analcoliche. Inoltre, in molte zone, la sua raccolta è stata proibita dalla legge, in quanto specie protetta.

 

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2 Euro Cent della Repubblica Italiana

 

TAGLIO : 2 centesimo di euro

STATO : Italia

ANNO : 2002/...

AUTORE : Luciana De Simoni, nata a Frascati il 24 Marzo 1957, si diploma, nel 1976, all'Istituto Statale d'Arte “Silvio D'Amico”, nella sezione oreficeria. Già esperta nelle tecniche fondamentali dello sbalzo, della fusione a cera persa e della costruzione del gioiello, dotata di grandi capacità creative e manuali, nel 1978 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Roma, sezione scultura. Sotto la guida del maestro Emilio Greco studia le tecniche del “tutto tondo”, del bassorilievo e dell'incisione calcografica. Nello stesso periodo frequenta i corsi tenuti presso la "Scuola dell'Arte della Medaglia - G. Romagnoli -" della Zecca.

Nel 1982, dopo aver vinto un concorso d'incisione bandito dall’I.P.Z.S., viene assunta presso il centro filatelico, e dal 1987 si trasferisce alla sezione incisione della Zecca, dove inizia a modellare medaglie e monete. Opera sua sono:

Ø  le 1000 lire commemorative “Flora e Fauna da salvare” 4a serie dell'anno 1994;

Ø  le 500 lire per il ventennale della fondazione dell'IFAD, millesimo 1998;

Ø  i 2 centesimi di euro delle monete euro italiane con la Mole Antonelliana;

Ø  la terza serie di monete euro vaticane con l'effige di Papa Benedetto XVI con millesimo 2006 in collaborazione con Daniela Longo;

Ø  i 2 € commemorativi italiani del 2014, celebranti il 200º anniversario della fondazione dell'Arma dei Carabinieri.

TEMA : Mole Antonelliana di Torino

DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002

MATERIALE : acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%)

DIAMETRO : 18,75 mm

SPESSORE : 1,67 mm

PESO : 3,306 g.

CONTORNO : Liscio e con filetto centrale in incuso che divide il contorno in due parti

Bordo : Leggermente alzato e piatto

 

La faccia nazionale riporta la Mole Antonelliana di Torino fra il monogramma della Repubblica Italiana (R e I, in maiuscolo e sovrapposte) – alla sua destra –, e il millesimo con sotto il segno della Zecca di Roma (R, in maiuscolo) – alla sua sinistra; sotto la Mole e il monogramma dell'autrice, Luciana De Simoni, costituito dalle lettere in maiuscolo “L”, “D” e “S” parzialmente sovrapposte a scaletta. Intorno 12 stelle a cinque punte, rappresentanti l'Unione Europea, e divise in due gruppi da sei dall’antenna della Mole e dal monogramma dell’autrice.

 

La Mole Antonelliana, situata a nord-est del centro storico di Torino, in Via Montebello, 20, è il simbolo della città e uno dei simboli dell'Italia e prende il nome dall'architetto progettista, Alessandro Antonelli. Con un'altezza di 167,5 metri è l'edificio più alto del centro urbano di Torino.

Attualmente è sede del museo Nazionale del Cinema, aperto al pubblico nel 2000 (telefono 011 8138560 – 0118138561, Email: [email protected], [email protected], Sito web: www.museocinema.it); al piano terra, vicino all'ascensore, vi è un piccolo Museo illustrante le sue vicissitudini.

La Mole Anonelliana fa parte dei “Percorsi d’arte e di cultura”: “Percorso Lilla” – Via Po, la Mole Antonelliana e la collina

 

La storia della Mole Antonelliana incomincia nel 1862 quando la comunità ebraica di Torino, acquistato il terreno in Via Montebello (allora Contrada del Cannon d'oro) decise di edificare, per celebrare l'emancipazione concessa loro da Carlo Alberto, una Sinagoga con scuola annessa. Il progetto fu affidato all'architetto Alessandro Antonelli. Era prevista una costruzione a cupola alta 47 metri. Nel 1863 iniziarono i lavori, e nel frattempo era stato modificato, dallo stesso architetto, il progetto portandone l'altezza a 113 metri; sarebbe stata la Sinagoga più grande d'Italia e più alta d'Europa!

Tali modifiche e i conseguenti allungamenti dei tempi di costruzione e aumento dei costi, non furono graditi alla comunità ebraica che nel 1869, per mancanza di fondi, fece quindi terminare i lavori con un tetto piatto provvisorio a circa 70 metri di altezza.

Sin dalla sua costruzione, l'opera ebbe problemi strutturali che lo stesso Alessandro Antonelli, in pieno avanzamento lavori, risolse ricorrendo a un intelligente sistema di accorgimenti tecnici (catene di contenimento, tiranti in ferro e intreccio di archi in mattoni).

Nel 1873 il Comune di Torino rilevò la struttura realizzata, concedendo un terreno nel quartiere San Salvario alla comunità ebrea, delusa dalle varie vicissitudini e dai costi aggiuntivi, per costruirvi la sinagoga, e si fece carico dei costi di ultimazione dell’edificio, per dedicarlo al Re d'Italia Vittorio Emanuele II. Alessandro Antonelli, riprese i lavori, ma sostenendo che così come era stata progettata non era degna del Re convinse il Consiglio Comunale di Torino ad approvare le modifiche che portarono la costruzione prima a 146 metri, poi a 153 e infine, a 167,5 metri, prevedendo di fissare sulla punta della guglia un genio alato; per la sua grandiosità fu chiamata Mole.

Il terremoto del 23 febbraio 1887: danneggiando vari fabbricati di Torino sottoponeva l'edificio in costruzione ad un severo collaudo e alle relative modifiche di consolidamento;

Antonelli lavorò a tale edificio fino alla morte, avvenuta nel 1888, rendendo leggendaria una rudimentale ascensore azionata da una carrucola che portava il vecchio architetto su per verificare personalmente lo stato dei lavori. I lavori di raggiungimento dei 163 metri furono diretti dal figlio, Costanzo Antonelli, e dal suo allievo, Crescentino Caselli.

La Mole venne inaugurata il 10 aprile 1889, con la posa sulla guglia di una statua, color oro, raffigurante un genio alato con una stella sulla testa, che i torinesi identificarono con un "angelo", e portò l'altezza complessiva a 167,5 metri.

La fabbrica della Mole era durata 26 anni!

La Mole divenne la sede del Museo del Risorgimento.

L’11 agosto del 1904 una tempesta abbatté il genio alato; la statua rimase prodigiosamente in bilico sul terrazzino sottostante per cui non si distrusse; è visibile all'interno della.

Al posto del genio alato, l'anno dopo fu posta una stella a cinque punte di circa quattro metri di diametro, ad opera dell'ingegnere capo dei lavori pubblici del Comune di Torino, Ernesto Ghiotti.

Fra il 1905 e il 1908 l'architetto Annibale Rigotti eseguì le decorazioni all'interno.

Dal 1931 e nel corso dei successivi anni, per sorreggere la volta, su progetto degli ingegneri Pozzo, Gilberti e Albenga, fu necessario predisporre dei rinforzi in calcestruzzo armato a tutto l'edificio, coprendo parte dell'originale muro in mattoni e le varie decorazioni.

Nel 1938 il Museo del Risorgimento fu trasferito a Palazzo Carignano e la Mole divenne sede di mostre estemporanee.

Nel tardo pomeriggio del 23 maggio del 1953, preceduto da una tempesta di sabbia, un temporale violentissimo investe Torino, provocando cinque vittime; e, alle ore 19:25, una violentissima raffica di vento fece spezzare e precipitare gli ultimi 47 metri della guglia, sgretolandosi in un cumulo di macerie, nel piccolo giardino sottostante della sede RAI, senza provocare danni alle persone.

I lavori di ricostruzione della guglia della Mole furono si protrassero dal 1955 al 1960: lo scheletro non fu più in sola muratura, ma in armatura metallica rivestita di pietra e la nuova stella sempre dal diametro di circa 4 metri e di colora in oro fu costruita tridimensionale, a 12 punte; l'altezza (comprensiva di stella) fu riportata 167,5 metri.

L’inaugurazione fu celebrata il 31 gennaio del 1961, in concomitanza alle cerimonie per l'anniversario dei cento anni dell'Unità d'Italia.

Nel 1964 fu progettato e costruito il primo ascensore per turisti per giungere fino al Tempietto, dal quale si gode una eccezionale vista panoramica sui quattro punti cardinali. Per motivi di sicurezza fu chiuso l'accesso alle scalette a zig-zag per salire dentro la guglia e, qualche decennio dopo, furono altresì installate delle sbarre di protezione al balcone del Tempietto per evitare incidenti o tentativi di suicidio.

Nel 1987, terminarono i nuovi lavori di ristrutturazione dell'edificio e fu costruito un secondo ascensore, che fu attivo fino al 1996, quando la Mole venne ripensata come una sede permanente del Museo Nazionale del Cinema.

Dal 1998, in occasione del rifacimento dell'illuminazione esterna e della nascita della manifestazione “Luci d'Artista”, sul fianco della cupola si può vedere un'installazione di Mario Merz, “Il volo dei numeri”, con l'inizio della serie matematica numerica di Fibonacci, che s'innalza verso il cielo. Durante gli eventi, di sera, si illumina di rosso.

Dopo 4 anni di chiusura per ristrutturazione, necessari sia per rinnovare l'ascensore che per eliminare parte degli archi di sostegno in cemento, nel 2000 la Mole diventò la sede permanente del Museo Nazionale del Cinema.

L'attuale ascensore panoramico, in vetro e acciaio, gestito dal GTT ed entrato in funzione nel luglio del 2000, è sollevato da 4 funi in acciaio che scorrono su guide che garantiscono l'assenza di oscillazioni durante la risalita. La corsa della cabina si compie in circa 1 minuto, alla velocità di circa 1,5 m/s (5,4 km/h); si arriva al Tempietto (primo livello terrazzato), a 85 metri, da dove, particolarmente nelle giornate con cielo limpido, si gode un magnifico panorama mozzafiato che abbraccia tutta la città, incorniciata dalle vette alpine.

Nel 2011, in occasione del centocinquantenario dell'Unità d'Italia, fu posto, tutt'intorno, immediatamente sopra il Tempietto, un tricolore italiano illuminato, progettato da Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servettoche, e costituito da tre quadrati verde-bianco-rosso asimmetrici; il tricolore è stato rimosso nel 2013.

 

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TAGLIO : 5 cent

STATO : Italia

ANNO : 2002/...

AUTORE : Ettore Lorenzo Frapiccini

TEMA : Colosseo post-40144-0-76620400-1423085065.jpg

DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002

MATERIALE : Acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%)

DIAMETRO : 21,25 mm

SPESSORE : 1,67 mm

PESO : 3,9 gr.

CONTORNO : Liscio

tirature:

2002 - 1.341.442.204

2003 - 1.844.000

2004 - 9.925.000

2005 - 69.943.900

2006 - 118.951.700

2007 - 84.955.490

2008 - 89.956.400

2009 - 84.953.900

2010 - 67.618.000

2011 - 36.958.000

2012 - 75.971.010

2013 - 79.975.180

2014 - 39.969.000

Chiamato dagli antichi Romani, "Anphitheatrum Flavlum" (Anfiteatro Flavio), il Colosseo è il più famoso e imponente monumento della Roma Antica, nonchè il più grande anfiteatro del mondo.

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Il nome è sicuramente legato alle grandi dimensioni dell'edificio ma deriva, soprattutto, dal fatto che nelle vicinanze era presente una statua colossale di Nerone in bronzo.

Nel 1990, il Colosseo, insieme a tutto il Centro storico di Roma, le Zone extraterritoriali del Vaticano in Italia e la Basilica di San Paolo fuori le mura, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO, mentre nel luglio del 2007 è stato inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo.

La costruzione iniziò nel 70 sotto l'imperatore Vespasiano, della dinastia flavia. I lavori furono finanziati, come altre opere pubbliche del periodo, con il provento delle tasse provinciali e il bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme (70 d.C.). L'area scelta era una vallata tra la Velia, il colle Oppio e il Celio, in cui si trovava un lago artificiale (lo stagnum citato dal poeta Marziale) fatto scavare da Nerone per la propria Domus Aurea. Questo specchio d'acqua, alimentato da fonti che sgorgavano dalle fondazioni del Tempio del Divo Claudio sul Celio, venne ricoperto da Vespasiano con un gesto "riparatorio" contro la politica del "tiranno" Nerone che aveva usurpato il terreno pubblico, e destinato ad uso proprio, rendendo così evidente la differenza tra il vecchio ed il nuovo principato. Vespasiano fece dirottare l'acquedotto per uso civile, bonificò il lago e vi fece gettare delle fondazioni, più resistenti nel punto in cui sarebbe dovuta essere edificata la cavea. Vespasiano vide la costruzione dei primi due piani e riuscì a dedicare l'edificio prima della propria morte nel 79. L'edificio era il primo grande anfiteatro stabile di Roma, dopo due strutture minori o provvisorie di epoca giulio-claudia (l'amphiteatrum Tauri e l'amphiteatrum Caligulae) e dopo ben 150 anni dai primi anfiteatri in Campania.

Tito, aggiunse il terzo e quarto ordine di posti e inaugurò l'anfiteatro con cento giorni di giochi, nell'80. Poco dopo, il secondo figlio di Vespasiano, l'imperatore Domiziano, operò importanti modifiche, completando l'opera ad clipea (probabilmente degli scudi decorativi in bronzo dorato), aggiungendo forse il maenianum summum in ligneis e realizzando i sotterranei dell'arena: dopo il completamento dei lavori non fu più possibile tenere nell'anfiteatro delle naumachie (rappresentazioni di battaglie navali), che invece le fonti riportano per l'epoca precedente.

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Contemporaneamente all'anfiteatro furono innalzati alcuni edifici di servizio per i giochi: i ludi (caserme e luoghi di allenamento per i gladiatori, tra cui sono noti il Magnus, il Gallicus, il Matutinus e il Dacicus), la caserma del distaccamento dei marinai della Classis Misenensis (la flotta romana di base a Miseno) adibiti alla manovra del velarium (castra misenatium), il summum choragium e gli armamentaria (depositi delle armi e delle attrezzature), il sanatorium (luogo di cura per le ferite dei combattimenti) e lo spoliarum un luogo in cui venivano trattate le spoglie dei gladiatori defunti in combattimento

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Facciata esterna

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La facciata esterna (alta fino a 48,50 m) è in travertino e si articola in quattro ordini, secondo uno schema tipico di tutti gli edifici da spettacolo del mondo romano: i tre registri inferiori con 80 arcate numerate, rette da pilastri ai quali si addossano semicolonne, mentre il quarto livello (attico) è costituito da una parete piena, scandita da paraste in corrispondenza dei pilastri delle arcate. Nei tratti di parete tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari, una ogni due riquadri (nei riquadri pieni dovevano trovarsi i clipei bronzei), e immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro, nelle quali erano alloggiati i pali di legno che venivano utilizzati per aprire e chiudere il velarium, il telo di copertura che riparava gli spettatori, manovrato da un distaccamento di marinai della flotta di Miseno e probabilmente ancorato a terra alla serie di cippi inclinati che ancora oggi è visibile, in parte, esternamente al limite della platea basamentale in travertino (visibili quelli sul lato verso il Celio).

Al secondo e terzo livello gli archi sono bordati da una parapetto continuo, in corrispondenza del quale le semicolonne presentano un dado come base.

Le semicolonne e le lesene dei quattro ordini hanno a partire dal basso capitelli tuscanici, ionici, corinzi e corinzi a foglie lisce. I primi tre ordini ripetono la medesima successione visibile sulla facciata esterna del teatro di Marcello.

Le raffigurazioni monetarie ci tramandano la presenza di quattro archi alle terminazioni delle assi dell'ellisse della pianta, ornati da un piccolo protiro marmoreo.

Arena e ambienti di servizio sottostanti

L'ARENA

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L'arena ellittica (86 × 54 m) presentava una pavimentazione parte in muratura e parte in tavolato di legno, e veniva ricoperta da sabbia, costantemente pulita, per assorbire il sangue delle uccisioni. Era separata dalla cavea tramite un alto podium di circa 4 m, decorato da nicchie e marmi e protetto da una balaustra bronzea, oltre la quale erano situati i sedili di rango.

Sotto l'arena erano stati realizzati ambienti di servizio, articolati in un ampio passaggio centrale lungo l'asse maggiore e in dodici corridoi curvilinei, disposti simmetricamente sui due lati. Qui si trovavano i montacarichi che permettevano di far salire nell'arena i macchinari o gli animali impiegati nei giochi e che, in numero di 80, si distribuivano su quattro dei corridoi: i resti attualmente conservati si riferiscono ad un rifacimento di III o IV secolo. Tuttavia è ancora possibile fare un confronto con i sotterranei dell'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, realizzato dagli stessi architetti del Colosseo, in modo da avere un'idea di come potevano essere in epoca romana i sotterranei del Colosseo: a Pozzuoli infatti sono tuttora visibili gli ingranaggi che i Romani utilizzavano per sollevare le gabbie contenenti belve feroci sull'arena.

Le strutture di servizio sottostanti all'arena erano fornite di ingressi separati:

gallerie sotterranee all'estremità dell'asse principale davano accesso al passaggio centrale sotto l'arena, ed erano utilizzate per l'ingresso di animali e macchinari;

due ingressi monumentali con arcate sull'asse maggiore davano direttamente nell'arena ed erano destinate all'ingresso dei protagonisti dei giochi (la pompa), gladiatori ed animali troppo pesanti per essere sollevati dai sotterranei;

l'arena era accessibile per gli inservienti anche da passaggi aperti nella galleria di servizio che le correva intorno sotto il podio del settore inferiore della cavea. Alla galleria si arrivava dall'anello più interno, lo stesso che utilizzavano i senatori per raggiungere i propri posti.

CURIOSITA' NUMISMATICHE

Curiosità numismatiche:

Il Colosseo è stato raffigurato già precendentemente su di un altra moneta ma in epoca assai più antica, si tratta del sesterzio voluto da Tito per celebrarne la sua costruzione

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Tito, sesterzio, Roma 80-81 d.C. Tito su sella curule attorniato da armi. R/ Il Colosseo.

ALTRE RAFFIGURAZIONI

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Alessandro Severo, sesterzio, Roma 223 d.C. Alessandro Severo. R/ il Colosseo.

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Gordiano, medaglione, Roma 242-23 dC. Gordiano. R/ Il Colosseo

Modificato da matcor
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TAGLIO : 2 Cent

STATO : San Marino

TIRATURA 2002 : 120.000

AUTORE : Frantisek Chochola - Lorenzo Frapiccini

TEMA : Statua della Libertà

MATERIALE : Acciaio (94,35%) placcato con rame (5,65%)

DIAMETRO : 18,75 mm.

SPESSORE : 1,67 mm.

PESO : 3,06 gr.

CONTORNO : Filetto orizzontale in incuso

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La Statua della Libertà si trova nella Repubblica di San Marino in Piazza della Libertà,

tra il Palazzo Pubblico

post-27461-0-09960500-1423165740.jpg e la Parva Domus post-27461-0-12685500-1423165759.jpg

Realizzata nel 1876 in marmo bianco di Carrara è opera dello scultore Stefano Galletti (1832-1905).

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Simbolo della libertà della più antica Repubblica,

la statua rappresenta una guerriera che avanza fiera con una mano tesa in avanti e con una bandiera al fianco.

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La testa è cinta da una corona con tre torri che rappresenta la città fortificata di San Marino.

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Modificato da nikita_
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