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IGNORED

La rarità: solo una asettica questione di numeri ?


ihuru3

Risposte migliori

Oggi gli occhi mi sono cascati dalle orbite dopo aver visto le basi d’asta di alcune grandi rarità di questa celebre asta svizzera:

http://ngsa.bidinside.com/it/lot/2433/parme-marie-louise-dautriche-impratrice-/

per non dire di quest'altra moneta

http://ngsa.bidinside.com/it/lot/2492/ble-ville-multiple-de-20-ducats-1741-/

Persino il celeberrimo (e inarrivabile) scudo del 1901 è quasi snobbato da quello di Parma, del 1821.

Allora mi vengono un sacco di dubbi… d’accordo che la rarità è fatta di un mix di componenti, anche molto diverse tra loro, non ultimo il semplice dato emozionale che certamente pesa non poco sulla bilancia, e che comunque si formalizza in maniera inappellabile in quel "meccanismo universale" che da sempre è l’anima del commercio e della stessa economia, la legge della domanda e dell’offerta.

Ipse dixit (altissima domanda, iper-miserrima offerta).

Ok, mi arrendo …

… ma qualche domanda irriverente, tra il serio e il faceto, in quanto essere senziente, me la devo pur fare… anche perché sotto quell’”ipse” (la legge sopra citata) ci stanno cervelli pensanti e pure … portafogli paganti (ma qui si sa, rischiamo di entrare in un terreno minato…)

Lo so di stare dall’altra parte della barricata del pensiero “numismaticamente” corretto ( :P ), e proprio per questo chiedo il vostro parere, giusto per capire se sono io che “sragiono”, o se certe cose sono così platealmente chiare e scontate...

Faccio dunque la domanda “sacrilega”: può una moneta, semplicemente perché è stata coniata in un determinato millesimo solo in poche decine di esemplari (e non è dato ai comuni mortali di saperne le ragioni, che di solito sono quanto di più banale o accidentale si possa immaginare) assurgere ad un valore semplicemente così folle ? Da notare che il 5 lire Parma è stato coniato in altri due millesimi, quindi non è assolutamente una rarità “tipologica” (come ad esempio il 5 lire 1901 di VEIII, che solo quello è e rimane), ma è solo questione del numerino del millesimino (di per sè un dato abbastanza formale e non sempre significativo) che lo rende così blasonatissimo… ma stiamo scherzando coi numeri o davvero ci rendiamo conto dell’assurdità ?

Fosse almeno una rarità di rilevanza più ampia, che so… nazionale (vedi Regno d’Italia). Vabbè, mi parebbe comunque esagerato per una rarità solo di tipo "millesimale" (e non "tipologico").. ma qui pure la rilevanza (oggi diremmo bacino di utenza) è molto limitata, ovvero è quel triangolo, pur bello, di terre in quel dell’Emilia.

Va da sè che ora mi dichiaro principe del paesino in cui vivo, mi conio 2 (dicasi due) monete e le quoto a Wall Street ( ehhhhhh, son solo due, mica si scherza…)

Diverso è il caso dell’altra moneta, quella d’oro di Basilea, quasi unica non solo per il potere d’acquisto che poteva rappresentare nel lontano 1741, ma per un progetto grafico da urlo ed un qualità di incisione che davvero non ha pari ( sarà la celeberrima precisione svizzera…ma qui siamo veramente ai vertici!).

Ed io, i cosiddetti conti della serva me li voglio fare: questa “monetuccia” svizzera sta in un rapporto con la parmigiana di 3:1. Ma su quale pianeta ??!! Papalla, forse. Ma solo lì.

Scusate il mio sfogo semi-serio, ma quando si vedono certe cifre si dovrebbe pretendere qualcosa anche sul piatto... :D :D :D

Modificato da ihuru3
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@@ihuru3

Mi sembra che la tua riflessione si vada a chiedere cosa ci sia alla base del concetto di "collezione".

La sistematicità è ciò che la differenzia dalla semplice raccolta, no? E non è forse l'ansia insopprimibile di "tappare il buco" che ci fa spendere per il 10 cent del 1919 più di quanto spendiamo per le altre 20 annate messe insieme?

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@@Gallienus sono d'accordo con te... quello è... ma quando si toccano certi vertici, mi sembra che si vada oltre il meccanismo sottostante, mi sembra davvero la "cortocircuitazione" del sistema... non succede ovviamente solo nella numismatica, ma dovunque ... dovunque si perda il senso della realtà

Modificato da ihuru3
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@@Gallienus sono d'accordo con te... quello è... ma quando si toccano certi vertici, mi sembra che si vada oltre il meccanismo sottostante, mi sembra davvero la "cortocircuitazione" del sistema... non succede ovviamente solo nella numismatica, ma dovunque ... dovunque si perda il senso della realtà

Le somme sono relative. Se tutti i collezionisti fossero come me il 5 lire del 1901 costerebbe 10mila euro anziché 100mila, per semplici motivi di disponibilità economica. Di una moneta esistono 4 esemplari? Il prezzo lo fanno il portafogli di quei collezionisti. Per me 10mila euro sono lo stipendio di un anno, per qualcun altro di un mese, per qualcun altro di un giorno. Tutto è relativo insomma :)

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Supporter

Le somme sono relative. Se tutti i collezionisti fossero come me il 5 lire del 1901 costerebbe 10mila euro anziché 100mila,

Se invece fossero come me ne costerebbe solo 500 e resterebbe pure invenduta.. :rofl:

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Awards

Il discorso si perde nella "Mente Umana" come può una persona (meglio dire milioni o centinaia di migliaia) buttare dei soldi in una slot machine?! Sapendo che non esiste bravura del singolo ma semplice casualità e fortuna? Mi sembra che è stato detto "Il Mondo è bello perche vario" siamo proprio sicuri che sia cosi bello in questa diversità e varietà? O forse saremmo stati tutti più felice se la pensavamo tutti allo stesso identico modo?

Forse non ci sarà mai una risposta definitiva,chissà?! :crazy:

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e meno male che (per ora, forse) gli sceicchi del petrolio sono ancora lontani, sennò chissà .... sicuramente l'ampiezza del portafogli fa la differenza ... il problema è che poi quello che entra di fatto nell'ufficialità potrebbe essere un riferimento "drogato", ovvero staccato dalla nuda e cruda realtà ... il fatto che "io" abbia la possibilità di attribuire, senza pensarci due volte, ad una (si spera pregevole) moneta il valore di una abitazione, stabilisce solo che io ho grandi possibilità finanziarie, non certo che una moneta valga un appartamento (parlo di monete come il 5 lire specifico in questione, ovviamente)

Modificato da ihuru3
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Come per la fisica dell' infinitamente piccoli le leggi della fisica normale non hanno valore, cosi vale per alcune , ben particolari aste.

Diciamo che per questa valgono le regole della fisica quantistica . . Meglio rinunciate in partenza a far delle ipotesi e accettare quello che sembra

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Il discorso può starci, anche se secondo me c'è qualche pecca nello specifico. Prendere il lire del 1901 come riferimento di rarità mi pare un pochetto esagerato, in quanto è moneta molto speculata ma non certo rara, visto che ne passano a decine tutti gli anni. È' inarrivabile (per molti) come prezzo, non certo come reperibilità. Lo scudo di Parma del 1821 è invece moneta di rarità assoluta, che magari non vedremo più in asta per decenni. Ed è una moneta di respiro ben più internazionale di quel che si possa pensare, visto che fa parte della monetazione dei napoleonidi. Onestamente non vedo dove stia lo scandalo nella differenza di prezzo. Pur avendo nei miei interessi il regno e non Parma, sentirei molto più orgoglio nell'avere in collezione lo scudo del 1821, che non possiede nessuno, piuttosto che quello del 1901, che i più danarosi hanno tutti. Se proprio si vuole fare un raffronto prezzo/rarità rimanendo nel settore regno, direi che di paragonabile può esserci solo la rupia del '21. Quella il giorno che passerà in qualche asta farà cifre superiori anche allo scudo parmigiano, e allora saranno anche più logiche le dinamiche di prezzo della moneta di Parma.

Modificato da Paolino67
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Non c'è bisogno di andare alle cifre folli, ai 100.000 euro puoi togliere uno zero ed hai il prezzo di un 5 lire quadriga briosa, inarrivabile per l'85% dei collezionisti del regno... Perché sono tanti i collezionisti in Italia, e non stanno tutti sul piccolo mondo antico di questo forum.

Il punto non sono le basi d'asta, l'hai detto tu, il prezzo si fa con il rapporto domanda offerta. Punto.

Non ci sono formule segrete o sentimentalismi della domenica. Semmai sarebbe ora di parlare delle grosse speculazioni, indotte dai commercianti, su determinati settori della numismatica, che, letteralmente, hanno finito per drogare una fascia di collezionismo. Una bolla che non so come andrà a finire.

Ma ti pare che una moneta che costa una barca di soldi ed è messa come R alla non so che cosa, passa ad ogni santa asta in fdc. E meno male che è rara! Poi c'è chi se lo fa quadrato per portare su una collezione di ramini di uno sperduto staterello preunitario e perde gli anni a cercare un millesimo da due soldi.

Ci sono medaglie di 200 anni, rarissime per davvero, coniate in 50 esemplari che costano un decimo di quadriga!!

Allora, permettetemi, non è solo il mercato ad essere drogato, ma forse siamo noi collezionisti che delle volte non sappiamo guardare oltre il naso del cartellino che ci viene proposto.

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beh, che siano poi così in tantissimi ad avere lo scudo del 1901 avrei qualche dubbio ... (a meno che non siano fondate le storie sui riconii...).

In realtà il mio discorso voleva anche essere un poco una provocazione (l'ho premesso che sono numismaticamente "non-allineato", o meglio non troppo...) in merito alla componente esclusivamente numerica (numero di pezzi coniati/esistenti) per fondare in modo solido il pregio, e conseguentemente anche il valore, di un pezzo ...

A mio personalissimo parere (chissà le future generazioni come la penseranno?) il solo millesimo (specie in presenza di una nutrita serie di millesimi, o comunque di una disponibilità non trascurabile anche in un solo altro millesimo), dovrebbe "sgonfiare", almeno parzialmente, l'eccezionalità del caso.... in soldoni... "io la Maria Luigia me la gusto anche con un altro anno"... diversamente per l'aquilone sabaudo che, senza far pubblicità gastronomiche ( :P )... "o così o pomì" .... :P :P :P

La mia è certamente una posizione(forse troppo) personale... ma certamente non logicamente infondata... poi nella collezione varrà pure il lato emozionale (ed è sacrosanto), ma mi sembra perlomeno imprudente prescindere da una sana concretezza, anche perchè chi spende certe cifre giustamente vorrebbe almeno non perdere i soldi spesi, e nessuno ci dice che i criteri di oggi saranno i criteri di domani... ad esempio se dovesse prevalere in futuro un criterio "tipologico" di collezionismo, e la cosa non è per niente scontata nè in un senso nè nell'altro... comunque non è un problema immediato ... :D

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Non c'è bisogno di andare alle cifre folli, ai 100.000 euro puoi togliere uno zero ed hai il prezzo di un 5 lire quadriga briosa, inarrivabile per l'85% dei collezionisti del regno... Perché sono tanti i collezionisti in Italia, e non stanno tutti sul piccolo mondo antico di questo forum.

Il punto non sono le basi d'asta, l'hai detto tu, il prezzo si fa con il rapporto domanda offerta. Punto.

Non ci sono formule segrete o sentimentalismi della domenica. Semmai sarebbe ora di parlare delle grosse speculazioni, indotte dai commercianti, su determinati settori della numismatica, che, letteralmente, hanno finito per drogare una fascia di collezionismo. Una bolla che non so come andrà a finire.

Ma ti pare che una moneta che costa una barca di soldi ed è messa come R alla non so che cosa, passa ad ogni santa asta in fdc. E meno male che è rara! Poi c'è chi se lo fa quadrato per portare su una collezione di ramini di uno sperduto staterello preunitario e perde gli anni a cercare un millesimo da due soldi.

Ci sono medaglie di 200 anni, rarissime per davvero, coniate in 50 esemplari che costano un decimo di quadriga!!

Allora, permettetemi, non è solo il mercato ad essere drogato, ma forse siamo noi collezionisti che delle volte non sappiamo guardare oltre il naso del cartellino che ci viene proposto.

... il discorso dello scudo del '14 poi è un caso da manuale, e penso che non si darà mai una spiegazione plausibile del perchè una moneta coniata in 271000 esemplari sia così rara... va comunque detto che è ritenuta (ed io faccio parte del gruppo) una tra le più belle (se non la più bella) monete del Regno e non solo ... sarà pure una "diceria" messa in giro ad arte, sta di fatto che è molto ricercata (e fa pure tipologia, guarda caso...)

Nessuno me ne voglia, ma lo scudo di Parma, Maria Luigia a parte, è il classico "tipo" napoleonico, tutt'altro che un "unicum" .... :D

Modificato da ihuru3
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Forse andrò controcorrente, ma, secondo me, il concetto di rarità di una moneta è profondamente diverso (e quindi da tenere separato) dal valore della stessa.

Non c'è dubbio che il 5 lire di Maria Luigia sia più raro del 5 lire 1901 di Vittorio Emanuele III, quindi, l'offerta sul mercato è minore; la richiesta della stessa (basata su vari parametri, tra cui, appunto l'unicum tipologico) concorre, quindi, a determinarne il valore. Molto probabilmente se il 5 lire 1901 fosse così raro, partirebbe da un prezzo base molto più alto perché la domanda è maggiore (a riprova di questi, si guardi il 50 lire di Vittorio Emanuele II che parte da 100.000 CHF in più).

E' ovvio che per me, che non dispongo di tutti questi soldi, pare quasi una follia, ma, se recuperiamo le giuste proporzioni, probabilmente a una persona che muore di fame in Africa parrà assurdo spendere anche solo 10 euro per una moneta. Insomma, secondo me, è solo un questione di prospettive.

P.S. Che poi a qualcuno appaia immorale tutta questa sperequazione è tutt'altro discorso, che tocca la coscienza di ciascuno in modo differente.

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Il 5 lire per Parma (in verità coniato a Milano) del 1821 è davvero di estrema rarità, dell'altra moneta postata ne so poco. Chiaramente per chi ha una condizione economica media è una cifra fuori dalla sua portata e forse esagerata. Ma queste rarità estreme solleticano uno dei risvolti più reconditi di alcuni collezionisti....essere uno dei pochi privilegiati ad averla, insomma poter dire "io ce l'ho e tu no".

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mi stupisco di leggere certi discorsi che mirano allo scandalo,

soprattutto da utenti storici e sicuramente molto esperti del forum .

che problema c'è se venderanno lo scudo di Maria Luigia anche a 150 mila franchi (ma magari anche di piu visto che è la base d'asta) ?

nessuno ha le patate sugli occhi dai ...

e nessuno mette in dubbio che la maggior parte dei collezionisti in questo forum

(diciamo il 99,999 % , o forse anche il 100%) , non se la comprerà, perchè non puo' spendere (o non ce li ha proprio disponibili cash)

200 mila franchi per questa moneta.

... a me piace ragionare coi numeri .....

tempo fa ragionando su tante cose della "gente comune " che lavora , e dei "ricchi" (ma ricchi veri intendo ) ,

ci sta il rapporto 1 a 100.

io compro una casa di valore 1, il ricco da 100.

auto da 1 , auto da 100.

moneta da 1 , moneta da 100!

Se io sono collezionista e lavoro normalmente come tutti voi, e decido di comprare ogni tanto una moneta da 1000 euro ,

non vedo nessun pietra di scandalo nel vedere una moneta venduta a 100 mila euro .

Gli acquirenti in quella fascia ci sono!

L'andamento è esponenziale con la rarità . sale esponenzialmente il prezzo ma scendono anche esponenzialmente i ricchi (collezionisti)... !

e sale ovviamente anche la % di falsi....

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mi stupisco di leggere certi discorsi che mirano allo scandalo,

soprattutto da utenti storici e sicuramente molto esperti del forum .

.......

penso che nessuno (io tantomeno) voglia fare discorsi che "mirano allo scandalo", nè tantomeno a biasimare chi ha disponibilità finanziarie sopra la media ( e ci mancherebbe, sarebbe semplicemente assurdo), ma solo fare delle riflessioni pacate, che comunque possano aiutare ad approfondire certi aspetti che di solito vengono dati per scontati...

... ma il mio parlar "irriverente" voleva solo guardare in "fondo" al bicchiere ... io, personalmente, ci vedo solo il famoso "re nudo" che tutti vedevano impaludato in sontuosi abiti cuciti dai migliori sarti del regno, ma che solo gli occhi di un bimbo vedevano nella sua realtà .... :D

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come han già detto altri è tutto relativo:a certi livelli 150000 euro son bruscolini!!! io ci metto tutta la vita a metterli da parte...e poi è tutto da verificare :D

ad alcuni collezionisti potrebbe sembrare un pazzo,chi spende solo 1000 euro all'anno per le monete...insomma ogni moneta ha la sua fascia di appartenenza e di acquirenti.

poi per il fatto del 1821..ma ti immagini quello che la comprerà?? se sarà un collezionista,sarà probabilmente l'unico ad averla in collezione e ad avere la collezione della Luigia completa! mica male come soddisfazione personale considerando che probabilmente la aspetta da una vita quella moneta :D

c'è chi compra monete per studio ed anche chi compra per estetica e per completare un regnante o una monetazione...e tutte le categorie vanno comprese e rispettate.

marco

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Awards

Vorrei per un attimo tornare al titolo della discussione che recita:

La rarità: solo un'asettica questione di numeri?

Bhe! penso che i numeri siano imprescindibili dal concetto di rarità e 34 pezzi conosciuti (fonte scheda Lamoneta??!!) (che tradotto in sigle può essere R5? o sulla base dei 34 pezzi forse R4???) è sicuramente più raro di 114 (che io tradurrei in R3 anzichè R4, ma non vorrei avviare un'altra disputa...) e questa è una semplice e fredda questione di numeri ma diventa incontestabile sostanza se analizziamo i recenti dati statistici.

Lo scudo aquila araldica 1901, dal 2004 ad oggi è passato in asta 20 volte (fonte scheda Lamoneta), ergo, aggiungo io, se faccio sventolare 100.000 euro (ma forse anche 80mila, 90mila euro) sotto il naso di uno dei 114 possessori la moneta la trovo in poco tempo (forse il tempo di un trasferimento estero su estero?).

Dello scudo 1821 di Parma se non erro non si conoscono recenti passaggi in asta e se voglio lo scudo di Parma 1821 ma anche una qualsiasi alta rarità più antica vedi nel periodo rinascimentale il mezzo testone di Mantova con il ramarro per Federico II

http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FMM/23

...ma quanti se ne possono citare? inumerevoli... anche il semplice quattrino con San Prospero di Reggio Emilia per Ercole II o il torello di Parma con scudo sul toro (pezzi unici o quasi) ...

Bhe! se chi li possiede non ha intenzione di vendere hai un bel fare offerte e proporre scambi.....se la risposta è CICCIA! torni a casa con le mani in tasca e il malloppo intatto...ma senza moneta....e quindi per le assolute rarità può essere sensato anche 150mila o 1 milione di euro...se la vuoi...??!!

C'è poi una questione di mercato e quindi di incontro fra domanda ed offerta...ed è qui che si fa la differenza: il pezzo unico o conosciuto in massimo tre o quattro esemplari se non ha amanti, se non genera desiderio di possesso, resta la palo anche se è posta in vendita a 500 euro.

La moneta concupita (vedi le più o meno grandi rarità del regno) può essere un semplice R2 o R3 ma produce comunque aspre contese e cifre iperboliche....ingiustificate per i medioevalisti e gli appassionati di rinascimentali e preunitarie...assolutamente comprensibili per gli appassionati del regno...e qui si può comprendere anche la differenza di pensiero fra gli appassionati dei differenti ambiti numismatici.

Il collezionismo è desiderio e passione e ogni collezionista cerca e trova le giuste motivazioni all'irresistibile necessità di soddisfare il proprio il desiderio.....è un po' più difficile trovare i soldi

e qui mi fermo

un saluto

Mario

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avete ragione @@gallo83 e @@mariov60, oltre all'imprescindibile disponibilità di pecunia entrano in gioco molti fattori, molto personali e difficilmente qualificabili e quantificabili (è il caso appunto del collezionista che, per completare la serie della duchessa più amata dai parmigiani, rincorre per tutta una vita questa moneta ... e quando alla fine la trova... plafffff), ma, al di là delle varie dinamiche collezionistiche ed economiche, succede che questa monetuzza entra negli annali ufficiali con un valore pazzesco. E questo diventa di fatto un riferimento ufficiale e rimane come memento sia per i posteri che per i contemporanei che, volendo attribuire una graduatoria di importanza ad una serie di monete che vada oltre le semplici preferenze personali, non hanno altro da fare che stilare le valutazioni d'asta in ordine decrescente, rischiando sì di trasformare il tutto in un asettico discettare di numeri...

E proprio qui sta il dilemma. Forse, come scritto da qualcuno in un precedente intervento, bisognerebbe separare il valore (storico, artistico, etc. etc.) dalla quotazione, dal prezzo... è un discorso complesso e comune ad altri ambiti collezionistici, che ha avuto questa spinta esponenziale solo in tempi relativamente recenti, quando arte e collezionismo si sono sposate ad un discorso economico e di investimento.

Di fatto il concetto di "pesare" con una cifra l'importanza di una moneta (o di un altro oggetto) equivale (nella sensibilità dei piu') ad una efficace sintesi dei valori contenuti. Ma è proprio vero ?

Si rischia che sia la chimera del valore/prezzo a diventare la linea guida ....

Nessuno mette in discussione che una moneta con un millesimo estremamente raro sia cosa ambitissima per una super elite di collezionisti, ma proprio qui, forse, è lecito porre il dubbio, ovvero come possa una componente laterale (millesimo di una tipologia che si trova senza difficoltà) e di tipo accidentale (quindi non legato allo sviluppo del progetto unitario e sostanziale della moneta in questione, ma solo alla casualità dell'anno di conio, che per varie ragioni possono avere intoppi ...sì, semplicemente "intoppi" ... tecnici o burocratici) arrivare a trasformare una moneta di anno introvabile (ma diffusa in altre "annate") in un mostro sacro...

Forse la questione è tutta qui... separare il valore dalla quotazione. E ricordarsi poi che una moneta (come anche un'opera d'arte) è un contenitore molto ampio in cui entrano molti ingredienti, tutti importanti e certamente non meno importanti della rarità (intesa come semplice numero di pezzi disponibili sul mercato). Fatta questa premessa, ognuno si sceglie quali tra queste componenti debbano privilegiare i propri criteri di interesse e di collezione.

Se il criterio è la semplice rarità "numerica" (perchè c'è la rarità storica legata ad eventi particolarmente significativi, la rarità artistica per altrettanto ovvie ragioni, la rarità del mezzo metallico -anche quella è rarità-...) il gioco è fatto ed i numeri, giocoforza, diventano più convincenti.

Solo non mi si venga poi a dire che quella moneta (il 5 lire di Maria Luigia, che pur apprezzo molto, ad esempio) è appunto la quintessenza della moneta di straordinario pregio ed interesse. E' solo al top dei top della rarità numerica, se questo solo uno cerca nella vita ... :) ... e non è certo un criterio di terz'ordine.

Come qualcuno mi disse, forse senza forse, tendo un po' troppo al filosofare... :D

Modificato da ihuru3
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mi perdo sempre un po nei tuoi post...comunque qua nessuno ha detto che lo scudo del 1821 è la moneta di maggior pregio e interesse,ma solo che è da 20? 25? anni che non ne esce una in pubblico e che quei pochi che collezionano Parma a quei livelli la vogliono(con tutta probabilità) tutti....è proprio qua che si crea lo 'scontro' che ne determinerà il prezzo.

in questo caso è l'estrema rarità che determina il fatto che sia considerata una moneta mitica e non la tipologia in sè,che con 2500 euro si prende in conservazione eccezionale...ma come si diceva in precedenza sarebbe sempre e solo un 1815 :P ..e questo non basta a tutti si vede...

marco

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Awards

mi perdo sempre un po nei tuoi post...comunque qua nessuno ha detto che lo scudo del 1821 è la moneta di maggior pregio e interesse,ma solo che è da 20? 25? anni che non ne esce una in pubblico e che quei pochi che collezionano Parma a quei livelli la vogliono(con tutta probabilità) tutti....è proprio qua che si crea lo 'scontro' che ne determinerà il prezzo.

in questo caso è l'estrema rarità che determina il fatto che sia considerata una moneta mitica e non la tipologia in sè,che con 2500 euro si prende in conservazione eccezionale...ma come si diceva in precedenza sarebbe sempre e solo un 1815 :P ..e questo non basta a tutti si vede...

marco

mi scuso per la prolissità, Gallo (ripeto l'ultima riga del mio post precedente ... :P ) ... hai ragione e certamente nessuno ha detto questo... ma quando uno vede certe cifre, qualche riflessione penso sia opportuna, semplicemente per continuare a vedere chiaro nella via (del collezionismo numismatico) ... non mi pare così scontato (ma forse è solo il mio personale sentire) che la pura e semplice rarità numerica (e, lo sottolineo ancora, senza nemmeno una unicità tipologica) possa mandare a picco così brutalmente tutti gli altri parametri di riferimento ... poi "de gustibus"... :)

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... comunque vi ringrazio tutti quanti avete partecipato a questa discussione ... a me personalmente è servita parecchio ... c'è sempre (troppo, direi) da imparare ... e una vita non basta .... :) :) :)

Vorrà dire che se vinco al superenalotto oltre allo scudo dell' '01, aggiungerò anche quello parmigiano del '21 (a trovarlo... :P :P :P ) ...

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@ihuru3 @mariov60

I numeri sono importanti, ma secondo me ha un ruolo fondamentale il contesto in cui una rarità va a collocarsi. Nel settore medievale ci sono moltissime monete conosciute in pochissimi esemplari che non raggiungono nemmeno lontanamente cifre simili: però i collezionisti sono meno, le zecche sono un sacco e difficili da conoscere con esattezza. Una moneta del regno dà molte più garanzie di "rivendibilità". Quindi è possibile che un pezzo unico medievale o rinascimentale ottenga realizzi minori di un pezzo conosciuto in decine di esemplari, ma regolarmente presente nelle aste, il cui prezzo di mercato è continuamente "certificato" dai realizzi. In queste condizioni una moneta può diventare anche un investimento, soprattutto in un'epoca di rendimenti finanziari o immobiliari incerti e possono entrare in gioco anche soggetti che collezionisti sono fino ad un certo punto. La moneta, insomma, finisce per avere lo stesso ruolo di un diamante di qualità e caratura elevati.

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