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Katane -- Tetradrammi toro androcefalo/Nike


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Ho recentemente rivisto l'ottimo  " Katane : serie con toro androprosopo/ninfa " di Acraf 10-09-2013 .

 

Unisco , di questa rara tipologia , qualche esemplare trovato in vecchi libri .

 

1--  Franke - Hirmer  ( griechische munze  - 1972 ) tavv. 10 & 11

       ° n. 28  =  Rizzo 103 , 13 ; 9 , 13  ( Pennisi )

       ° n. 29  =  BMC S. 41 , 1.2            ( coll. UN: )

       ° n. 30  =  Rizzo 103 , 12 ; 9 , 12  ( Ognina )

       ° n. 31  =  Rizzo  102 , 1 ; 9 ,1      ( Ognina )  

       ° n. 32  =  BMC S. 41 , 3               ( Londra )     gr.  17,29  

 

2--  Jenkins  ( monnaies grecques  - 1972 ) 

       ° nn.  368 , 369  =  Lloyd  887                            gr.  17,19    

 

3--  Sear  ( greek coins  -  1978 )

      ° n. 766  =  BMC  2.6                      ( Londra ? )

 

Forse in riferimento ai rapporti tra Katane ( Aitna ) e Siracusa , Jenkins  ci ricorda  che questa tipologia  (461-450 A.C.) , di " pieces remarquables et insolites " . sarà a breve " intentionnellement remplacee " con i nuovi tipi di modello più vicino a quello siracusano , con quadriga e testa . 

 

 

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Sicuramente è una bellissima serie e spero di avere qualche notizia sulla situazione del Corpus che il prof. Boehringer sta scrivendo sulla monetazione di Katana. Sicuramente avrà ricostruito l'intera sequenza dei conii di questi tetradrammi (e altro).

Purtroppo non c'ero al convegno di Taormina, dove invece era presente il noto studioso tedesco, una delle star del convegno.

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Può valere un cenno , la somiglianza tra il toro piegato in avanti di Katane  e quello ( antecedente di qualche decennio )  della rarissima dracma incusa di Reggio 

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Il mito di Acheloo è assai antico e diffuso nel mondo antico e sarà oggetto di un ponderoso studio di prossima pubblicazione in lingua inglese. Lo sa meglio di me il forumista Taras, che è uno degli autori, anche se noto che non si fa sentire da un pò.

La famosa dracma di Rhegion è più antica, di quasi mezzo secolo. Lo stesso stile appare più arcaico, con la tipica barba a punta....

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Salve a tutti, mi scuso per la mia lunga assenza, ma tra impegni di lavoro e scrittura del libro non ho più tempo per dedicarmi ad altro. Comunque mi loggo settimanalmente al forum per leggere con interesse le vostre discussioni, a cui spero di tornare a partecipare assiduamente una volta che il volume sarà finalmente pubblicato, ossia molto presto.

 

Ringrazio acraf per aver menzionato il lavoro, la cui revisione è ormai alle battute finali, pubblicazione prevista entro la fine dell'anno. A questo link trovate l'anteprima di frontespizio e indice:

Nicholas Molinari and Nicola Sisci, Potamikon: Sinews of Acheloos. A Comprehensive Catalog of the Bronze Coinage of the Man-Faced Bull, with Essays on Origin and Identity (Oxford: Archaeopress, forthcoming)

 

Riguardo la questione della diffusione della iconografia del toro androprosopo in occidente, la questione è assai complessa e rimando al primo dei due lunghi saggi introduttivi del libro in pubblicazione per approfondimenti. Qui anticipo alcune questioni essenziali.

 

- L'origine della iconografia è medio-orientale, i primi esempi compaiono sui sigilli mesopotamici nella seconda metà del terzo millennio a.C.; nei testi sumeri è nominato gud-alim, in quegli accadici kusarikku

 

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Già fin dagli esordi il toro androprosopo mesopotamico è una figura liminale, cioè legata alla dimensione del "passaggio"... tra il mondo dei morti e quello dei vivi, tra la notte e il giorno, ecc.; un esempio interessantissimo viene dal testo di una ninna-nanna babilonese (tecnicamente il testo di un "incantesimo per calmare i bambini"), in cui gli elementi liminali sono chiarissimi, trovate la traduzione in Inglese a questo link: http://www.etana.org/node/579

 

- nei millenni successivi l'immagine raggiunge le coste levantine del mediterraneo, arricchendosi di significati simbolici in cui si intersecano varie dimensioni, sempre sul registro della "liminalità":

 

apotropaica (come emerge chiaramente dai lamassu, i famosi guardiani Assiri delle entrate dei palazzi),  

 

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ctonio-infera, legata a credenze sulla vita dopo la morte e la risurrezione (come emerge dagli esempi di amuleti trovati in tomba), questo esemplare in lapislazuli proviene dalla tomba di un bambino a Tell Arbid..

 

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infine, contrariamente a quanto affermato dagli studiosi che si sono precedentemente occupati del fenomeno (Isler e Jenkins in primis, i quali affermano che la connotazione fluviale è una aggiunta posteriore di marca greca, non presente nei precedenti esempi levantini), troviamo la dimensione fluviale già presente nel toro androprosopo medio-orientale, come inequivocabilmente dimostrato da questo esempio. Per discussione e bibliografia rimando al volume in pubblicazione...

 

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L'inequivocabile connotazione fluviale dell'ibrido uomo-toro nella religione mesopotamica è anche attestata dalla figura della divinità fluviale Asallhui, di cui discutiamo ampiamente nel libro, sia per le connotazioni simboliche (sorprendentemente sovrapponibili a quelle dell'Acheloo greco), sia per la questione del nome, che è verosimilmente all'origine del nome del dio-fiume greco, per un fenomeno che in linguistica è chiamato "centumizzazione", per cui alla sibilante s si sostituisce la palato-velare ch.

 

Dalle coste levantine del mediterraneo il toro androprosopo inizia il suo lungo viaggio transmarino verso occidente. La diffusione non è lineare est-grecia-occidente, come comunemente creduto nei precedenti studi (la cui visione era distorta da pregiudizi elleno-centrici). Piuttosto il toro androprosopo raggiunge la Sicilia e l'Italia prima di arrivare in Grecia, attraverso una rotta che passa da Cipro per raggiungere la Sicilia lungo la costa nord-africana. (per discussione ed evidenze archeologiche della cypriot-connection rimando al testo in pubblicazione).

 

Infatti i primi esempi di tori androprosopi nell'arte greca continentale non sono precedenti alla prima metà del VI secolo, e non abbiamo tracce di tori androprosopi nel mondo minoico-miceneo, mentre in occidente troviamo l'immagine già durante l'età del bronzo in Sicilia...

 

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...e nella età del ferro in Sardegna e in Etruria villanoviana: nelle due immagini che posto trovate un confronto tra arte cipriota ed arte nuragica (in quello più in basso a destra una statuetta cipriota da Ayia Irini, a sinistra il famoso bronzetto di Nule); la seconda immagine è un reperto dall'area dell'agro falisco-capenate datato VIII secolo

 

Fig.%20x20_zpsgeeagcma.jpg

 

Fig.%20x24_zps7imi935p.jpg

 

 

Dunque, come proposto nel nostro libro, il toro androprosopo avrebbe raggiunto molto precocemente le coste tirreniche di Italia e Sicilia, per mezzo di vettori levantini e fenicio-ciprioti che iniziarono a frequentare l'occidente ben prima che i greci prendessero il mare per stabilire i loro emporia e in seguito fondare le loro apoikiai. Come vedrete nel libro, i primi esempi conosciuti sono occidentali, in Sicilia ed Etruria, ed i rari esempi di pittura vascolare attica di inizi sesto secolo provengono comunque da siti occidentali, testimoniando una committenza specifica per questa iconografia. In Etruria in particolare il toro androprosopo ebbe una enorme popolarità, e tracce di culto sono predenti nei maggiori centri etruschi a partire dal VI secolo, mentre bisognerà aspettare la metà del V secolo per tracce archeologiche di culto in Grecia continentale.

 

Questo spiegherebbe perché, venendo alla nostra materia, l'immagine sulle monete appare in occidente già alla fine del VI secolo (e contemporaneamente su monetazioni delle colonie greche di Asia minore, sulla monetazione di Paphos a Cipro e Cirene in nord-africa, esattamente lungo la rotta marittima alla base della nostra ipotesi di lavoro), mentre bisognerà aspettare circa 70 anni per vedere i primi esempi sulle monete coniate in grecia continentale. Semplicemente in occidente era già presente da secoli un terreno fertile religioso per la codificazione della divinità fluviale come toro androprosopo, adottato più tardi dalle zecche della grecia continentale per influenza delle poleis occidentali.

Nel prossimo post scriverò alcune note sui confronti tra i primi tipi occidentali, partendo dagli spunti della discussione iniziata sopra da valteri e acraf...

Modificato da TARAS
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Sulla tipologia della moneta di Catana in questione, prima di tutto vorrei proporre una nuova lettura dello schema iconografico.

 

Fig.%20O_zpsbbboicul.jpg

 

Che significato ha quel satiro sul toro androprosopo? Si tratta di un esempio di pratica del bull-leaping di origine minoica, come affermato da alcuni studiosi? Quindi una specie di gioco acrobatico rituale? Personalmente credo che il significato della iconografia sia da interpretarsi in altro modo, guardando a occidente piuttosto che a Creta.

 

Come accennavo nel post precedente, il valore della figura taurina è legato, specialmente in occidente (su diretta influenza levantina), alle dimensioni della "liminalità", tipica del toro androprosopo, di cui fa parte anche la sua caratterizzazione come essere "psicopompo", letteralmente colui che svolge la funzione di accompagnare le anime dei morti nell'oltretomba. 

Il valore psicopompo legato all'immagine taurina è già presente nelle famose navicelle nuragiche a protome taurina, che rappresentano appunto il mezzo simbolico attraverso cui l'anima del morto viaggia verso l'oltretomba. Il viaggio verso l'aldilà è essenzialmente un viaggio acquatico, come attestato per le credenze escatologiche di tutte le antiche civiltà del Mediterraneo (Grecia compresa, si pensi ad Okeanos e a Pontos). Tutto ciò sarà più chiaro nel libro.

Nell'esempio di navicella nuragica che posto qui sotto, la dimensione piscopompa è ancora più chiara nella figura del morto che viaggia aggrappato alle corna del toro...

 

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Sotto questa luce di essere "psicopompo" risulta dunque semplice chiarire il significato di alcune raffigurazioni che a mio avviso nulla hanno a che fare con scene di bull-leaping o di lotta, ma che stanno a testimoniare la forte valenza simbolica del toro androprosopo occidentale come colui che accompagna le anime attraverso il limite tra la vita e la morte, come in questo bronzo etrusco...

 

Fig.%20X32_zpsg2txwmr5.jpg

 

O in questa moneta di Panormos (non a caso città le cui origini possono ricondursi al mondo di cultura fenicia, e i vettori che portano la tradizione del toro androprosopo in occidente sono appunto verosimilmente fenicio-ciprioti!)...

 

Fig.%20N_zpsesgwvtpx.jpg

 

Lo stesso valore "psicopompo" è da attribuirsi alla tipologia di Katane, di cui posto in anteprima un sorprendente confronto con l'impronta di una gemma arcaica etrusca, in cui lo schema iconografico è pressoché identico, zampe comprese!

 

Fig.%20x29_zpswyv3dapu.jpg

 

Il valore psicopompo attribuito dagli etruschi è chiaro appunto dalla presenza di queste gemme in sepolture, di cui posto un ulteriore esempio, per cui potremmo supporre che l'anima da accompagnare fosse appartenuta in questo caso ad una defunta di sesso femminile...

 

Fig.%20X31_zpsmnruqqvb.jpg

 

 

 

Venendo ora ai confronti oggetto di questa discussione, Acraf ha ragione quando guarda allo stile, che in effetti è molto diverso, lasciando supporre per i tipi catanesi una influenza dalle contemporanee serie geloe; tuttavia il confronto proposto da valtieri è a mio parere valido, non tanto per lo stile, quanto per lo schema iconografico, infatti nel tipo catanese la postura delle zampe è simile a quello visto quasi mezzo secolo prima nel tipo di Rhegion...

 

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Andando ancora indietro, sono convinto che il modello originario sia da ricercarsi nelle arule locresi scoperte nel sito di Necropoli Lucifero, in particolare mi riferisco a quelle catalogate da Vittorio Origlia come Tipo I, ossia le più antiche, datate all'ultimo quarto del VI secolo. Posto un'altra anteprima, il confronto tra il tipo reggino e l'arula Locrese. Come risulta chiaro la somiglianza coinvolge tutto il corpo del toro, non solo la postura, ma anche altri dettagli come l'incurvarsi della coda, i muscoli del corpo, fino al più piccolo dettaglio delle tre costole sul torace. A mio avviso la somiglianza è così sorprendente che non è imprudente ipotizzare qualche tipo di connessione tra la bottega locrese e l'incisore che produsse i conii per la zecca reggina.

 

Fig.%20L1_zpscmvixjnp.jpg

 

 

Mi piacerebbe molto continuare a scrivere post sull'argomento, in particolare i sorprendenti confronti relativi alle influenze della zecca cipriota di Paphos sulle prime emissioni di Rhegion, Gela, e più tardi sulle serie a doppio rilievo coniate a Laos, ma se vado avanti così vi svelo subito tutto e nessuno poi comprerà il libro!!  :pardon:

 

Un caro saluto a tutti i forumisti, a presto!  :)

Nico

 

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Ringrazio di cuore il buon Nicola che ha offerto una intelligente sintesi dei significati derivanti dalla raffigurazione del toro androprosopo, con notevole corredo iconografico.

Può sorprendere come una determinata tipologia numismatica possa disvelare così tanti aspetti, che trovano anche adeguati contesti sia storici sia artistici. La stessa scuola messinese della prof.ssa Caccamo Caltabiano annette grande importanza agli aspetti iconografici o meglio, con un termine più appropriato, iconici.

Basti pensare a figure come l'ippocampo o a simboli come il triskeles per avere una visione molto più ampia di quella tradizionalmente  interpretata dai numismatici e spesso è possibile scoprire interessanti connessioni fra le zecche che hanno adottato una medesima rappresentazione.

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Ringrazio di cuore il buon Nicola che ha offerto una intelligente sintesi dei significati derivanti dalla raffigurazione del toro androprosopo, con notevole corredo iconografico.

Può sorprendere come una determinata tipologia numismatica possa disvelare così tanti aspetti, che trovano anche adeguati contesti sia storici sia artistici. La stessa scuola messinese della prof.ssa Caccamo Caltabiano annette grande importanza agli aspetti iconografici o meglio, con un termine più appropriato, iconici.

Basti pensare a figure come l'ippocampo o a simboli come il triskeles per avere una visione molto più ampia di quella tradizionalmente  interpretata dai numismatici e spesso è possibile scoprire interessanti connessioni fra le zecche che hanno adottato una medesima rappresentazione.

 

Grazie del tuo incoraggiante commento Alberto,

riguardo ciò che scrivi, voglio sottolineare che io e il co-autore di Potamikon dobbiamo molto alla scuola messinese della prof.ssa Caccamo Caltabiano, che nelle prime fasi della stesura di Potamikon è stata molto gentile nel rispondere alle mie email, interessandosi al progetto e dandomi preziosi suggerimenti. Allo stesso modo siamo in debito con altri studiosi che ci hanno supportato nello svilupparsi del lavoro, dandoci ottimi consigli su come migliorarlo, in particolare: Alberto Campana, Massimo Cultraro, Vincenzo La Rosa, David MacDonald, Keith Rutter e Rabun Taylor.

 

Tornando alla scuola di Messina, per chi fosse interessato alla questione delle influenze cipriote e levantine sulla monetazione arcaica delle poleis occidentali, sia dal punto di vista tipologico che metrologico, consiglio la lettura del capitolo "Periodo I" dal volume "La monetazione di Messana" di Caccamo Caltabiano, pagina 12 e seguenti.

Sul toro androprosopo e l'incuso reggino consiglio la lettura del saggio di Benedetto Carroccio che trovate a questo link:

http://dipstorcarroccio.altervista.org/wp-content/uploads/2012/01/incusoreggino.pdf

Quello di Carroccio resta un lavoro molto valido e ricco di spunti interessanti, pur non trovandomi completamente d'accordo su alcuni punti, in particolare il suo schierarsi nella secolare diatriba sulla identità del toro androprosopo, a cui è dedicato ampio spazio nel secondo dei due lunghi saggi introduttivi al repertorio di Potamikon, in cui cerchiamo di andare oltre la diatriba "Acheloous o fiume locale?", basata su un approccio dicotomico che cerchiamo di superare proponendo la teoria degli epiteti locativi e qualificativi.

 

Saluti :)

Nico

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  • 2 mesi dopo...

Complimenti all'untente Taras per le informazioni che ha raccolto sulla figura del toro androprosopo.

 

Mi occupo anche di preistoria e protostoria e per correttezza di informazioni, segnalo che in Sicilia la figura del toro androprosopo è già attestata archeologicamente dall'età del Rame

post-29207-0-24247200-1450300165.jpg

infatti il modellino fittile con raffigurazione antropo-teriomorfa che si vede in foto non risale all'età del Bronzo ma al protoeneolitico, cioè alla prima fase dell'età del Rame.

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