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IGNORED

Le più belle rappresentazioni di guerrieri


King John

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Comincio io con questa bellissima moneta.

Dracma in argento (4,08 g) coniata a Siracusa (Sicilia) da Dionisio I nel 410-405 a C. D.: Testa elmata di Atena di tre quarti a sinistra; intorno ad essa quattro delfini. R.: l’eroe Leucaspide che avanza verso destra impugnando una lancia e lo scudo; altare sullo sfondo; legenda SURAKOSIWN, “(moneta) dei siracusani”; in esergo LEUKASPIS, “Leucaspide”. Classical  Numismatic Group, asta n. 73 del 13/09/2006, lotto n.84.

Leucaspide (letteralmente “dal bianco scudo”), è l’eroe sicano che secondo Diodoro (IV, 23,5) fu ucciso in battaglia da Eracle. I sicani abitavano la Sicilia centrale e sudoccidentale quando i greci cominciarono a insediarsi sull’isola (VIII secolo a.C.). L’omaggio al loro eroe nazionale da parte di Siracusa è una chiara richiesta di aiuto militare nel momento di massima difficoltà: fra il 415 ed il 413 a.C. respinge l’assalto ateniese ma vede avvicinarsi sempre più i cartaginesi che nel 409 distruggono Himera e Selinunte e nel 406/405 a.C. Agrigento, Gela e Camarina.

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Statere d’argento (10,20 g) coniato a Tarso (Cilicia) nel 425-400 a.C. D.: satrapo a cavallo verso destra. R: oplita inginocchiato a terra verso sinistra, armato di scudo, lancia ed elmo corinzio. Classical Numismatic Group, Mail Bid Sale n.72 del 14/06/2006, lotto n.831

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Statere in argento (12,12 g) coniato a Locri Opunzia nel 369-338 a.C. D.: testa con corona d’orzo di Persefone a sinistra ornata con orecchino a tre pendenti e collana di perle. R.: Aiace con elmo corinzio che avanza verso destra, nudo, armato di spada e scudo il cui interno è ornato con palmette e con un grifone; legenda OPONTIWN, “(moneta) degli opunzi”. Classical Numismatic Group, asta n. 61 del 25/09/2002; lotto n.572.

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Moneta in bronzo (6,68 g) coniata a Tindari (Sicilia) nel 380-254 a.C. D.: Testa di Apollo con corona d’alloro a sinistra; legenda TUNDARIAOS. R.: oplita con armatura completa, lancia e scudo; nel campo a sinistra P.  Gorny & Mosch Münzhandlung, asta n.196 del 7/03/2011, lotto n.1254

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Oncia ridotta in bronzo (9,42 g) coniata dai bruzi nel 208-205 a.C. D.: testa di laureata di Zeus a destra. R.: guerriero nudo armato di lancia e scudo verso destra; legenda BRETTIWN, “(moneta) dei bruzi”. Gorny & Mosch Münzhandlung, asta n.156 del 6/03/2007, lotto n.1087

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Tetradramma in argento (13,15 g) di Patraos (340-315 a.C.). D.: testa laureata di Apollo a destra. R.: cavaliere munito di armatura che colpisce con la lancia un nemico che si protegge con uno scudo rotondo; nel campo a sinistra monogramma; in esergo PAT, “Pat(raos)”. Classical Numismatic Group, asta n.242 del 13/10/2010, lotto n.36.

 

Ammirate la particolare finezza di questa moneta, non comune a tutte le emissioni di Patraos.

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Opliti che partono per la guerra preceduti da Atena (fuori campo).Dettaglio di un cratere  corinzio del 580 a.C. circa conservato all’Antikenmuseum Basel und Sammlung Ludwig di Basilea


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Dracma d’argento (3,80 gr) coniata a Messana (Sicilia) nel 412-408 a.C. D: Testa della ninfa Peloria con corona d’orzo a sinistra; legenda: PELWRIAS. R: l’eroe Feraimone armato di scudo, lancia ed elmo corinzio volto a destra; legenda: FERAIMWN; in basso a destra Z. Numismatica Ars Classica , asta n.29 dell’11/05/2005, lotto n.93

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Adesso è la volta di un eroe omerico, e precisamente di Protesilao.

Dracma in argento (4,06 g) coniata a Tebe Ftiotica (Tessaglia) nel IV secolo a.C. D.: Testa velata e coronata d’orzo di Demetra a sinistra. R.: Protesilao, munito di armatura completa, elmo attico, spada e scudo, che avanza a destra sulla spiaggia di Troia; dietro a sinistra chiglia di nave; legenda QHBAIWN, “(moneta) dei tebani”.  Gorny & Mosch Münzhandlung, asta n.151 del 9/10/2006, lotto n.152

 Tebe Ftiotica era una città della Tessaglia distinta dalla più famosa Tebe della Beozia. Lo sfortunato eroe  Protesilao era innamorato della bella Laodamia, figlia di Acasto re di Filace (città alleata di Tebe Ftiotica), Protesilao veniva contrastato dal padre dell’amata che acconsentì al matrimonio solo all’indomani dello scoppio della guerra di Troia, in modo da far andare Protesilao in guerra al posto suo. Divenuto nuovo re di Filace, Protesilao dopo aver passato una sola notte con la sua sposa, partì per Troia conducendo con sé quaranta navi. Al momento dello sbarco tutti indugiavano a scendere dalle navi: un oracolo aveva infatti predetto che il primo greco che avesse toccato terra sarebbe stato anche il primo a morire. Accadde che Protesilao si trovava sulla stessa nave su cui viaggiava Achille; questi, vedendo che nessuno degli achei si faceva avanti, decise di scendere dalla nave per primo ma la ninfa Teti, sua madre, fermò con una mano Achille e con l'altra spinse Protesilao giù dalla nave dove, dopo aver fatto strage di nemici, fu ucciso da Ettore.

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Pentonkion (latino quincunx) in bronzo (2,89 gr.) coniato dai mamertini nel 280-260 a.C. D.: testa di Zeus a destra con corona di alloro. R.: guerriero con elmo attico, lancia e scudo verso destra; nel campo a destra P. Gorny & Mosch Münzhandlung, asta n.196 del 7/03/2011, lotto n.1183.

 

L’armatura completa  di un oplita era piuttosto pesante (trai 22 ed i 35 kg.) e dopo un po’ affaticava molto il soldato che la indossava. In estate, poi, il bronzo dell’armatura diventava rovente al calore del sole mentre sotto la pioggia il peso della corazza aumentava perché i rivestimenti interni di cuoio si inzuppavano d’acqua. Gli schinieri non erano eccessivamente pesanti ma procuravano irritazioni ai polpacci a causa dello sfregamento sulla pelle e costringevano a continue soste per riallacciarne le stringhe che si slacciavano spesso. Tutti questi inconvenienti spiegano perché il più delle volte gli opliti, specialmente negli scontri al di fuori della falange oplitica, preferivano combattere completamente nudi, armati solo di elmo, scudo, lancia e spada.

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Lo scontro fra due falangi oplitiche raffigurato sulla famosa “olpe Chigi”, un vaso da vino di maestranza corinzia risalente alla metà del VII secolo a.C., rinvenuto nel 1882 a Veio e oggi custodito al museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. 

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Statere in argento (6,58 g) coniato a Taranto (Calabria) nel 280-272 a.C. D: guerriero  a cavallo che procede verso sinistra armato di due lance e di un grande scudo rotondo ornato con una stella; nel campo a destra ZW. R: Taras che cavalca un delfino verso sinistra con un grappolo d’uva nella destra ed una conocchia nella sinistra; al di sotto del delfino la legenda TARAS, “Taranto”.  Freeman & Sear, asta n.12 del 28/10/2005, lotto n.16

 

Alcuni opliti si servivano del cavallo per spostamenti più veloci: erano questi i cosiddetti hippikoi, “cavalieri”; proprio per aumentare la loro velocità e libertà di movimento col tempo si preferì alleggerirli di parte della pesante armatura oplitica. Un vero  e proprio corpo di cavalleria fu creato solo dai re macedoni con i cavalieri hetairoi che utilizzavano le  tattiche di combattimento dei cavalieri nomadi sciti ed erano dotati di proprie armi specifiche come la lunga lancia chiamata xiston.  

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Testa arcaica di guerriero con elmo corinzio , da un rarissimo didramma ,(  550 A.C. - gr. 8,68  ) attribuito all'isola di Kalymna .

 

Catalogo Jameson  I  ( 1913 )  1844 : proveniente dal Taranto hoard 1911

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Sulle monete coniate a Locri Opunzia  veniva regolarmente raffigurato al rovescio Aiace, figlio di Oileo, re della Locride (regione in cui si trovava appunto Locri Opunzia), chiamato anche Aiace Minore per distinguerlo da Aiace Telamonio, che partì alla volta di Troia al seguito degli eserciti di Agamennone e Menelao con una flotta di quaranta navi. Aiace era piuttosto basso di statura, ma abilissimo nel lanciare l’asta ed estremamente veloce nella corsa, secondo, in questo, solo ad Achille. Al suo ritorno da Troia dopo la caduta della città, la sua nave naufragò ed egli riuscì a mettersi in salvo su uno scoglio solo grazie all’aiuto di Poseidone; ma poiché si vantò di essersi salvato da solo, provocò l’ira del dio del mare che con il suo tridente spaccò lo scoglio facendo annegare Aiace tra i flutti.

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Lamonetiana nuovo conio

 

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apollonia

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Ah sì, ho capito mi sfuggiva il nome dell'altro motociclista (non seguo il motociclismo). Effettivamente è un paragone calzantissimo. 

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Altra straordinaria raffigurazione di un cavaliere.

 

Statere in argento (6,52 gr.) coniato a Taranto (Calabria) nel 272-235 a.C. D.: cavaliere nudo a destra armato di lancia e scudo, al di sotto del cavallo su due righe: HRAKLHTOS. R.: Taras che cavalca un delfino verso sinistra con una cornucopia nella mano sinistra; nel campo a destra monogramma e thymiaterion (incensiere); al di sotto del delfino TARAS, “Taranto”. Gorny & Mosch Münzhandlung, asta n.112 del 7/03/2005, lotto n.1073

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GRIECHEN  - KRETA - APTERA 

Stater (11,58g). 4. Jh. v. Chr. Vs.: AΠTAΡAIΩN, Kopf der Artemis Aptera mit großem Ohrring und Perlenkette nach rechts. Das Haar zu einer aufwändigen Lockenfrisur über einer mit Palmet­ten verzierten Stephane frisiert. Davor die Signatur des Stempelschneiders: ΠΥΘOΔOΡOΥ. Rs.: ΠTOΛIOIKOΣ, der Held Apteros steht mit Helm, Brustpanzer, Speer und Schild nach links und berührt mit der Rechten einen heiligen Tannenbaum. Svoronos, Crète S. 15, 5 Taf. I, 10; Le Rider, monnaies crétoises S. 36, 269­270 Taf. 9, 11­12; BMC 1 Taf. 2,3. RR! Zarte Tönung, ss-vz Das antike Aptera lag auf einem Hochplateau im Westen Kretas über der Souda-Bucht. Von der Geschichte der Stadt, die wohl bereits im 17. Jh. v. Chr. gegründet wurde, ist nicht viel bekannt, obwohl sie seit der minoi­schen Zeit aufgrund ihrer strategisch günstigen Lage große Bedeutung hatte, die erst im hellenistischen Zeit­alter nachließ. Eusebius schreibt, dass die Stadt im Jahr 1503 v. Chr. durch den eponymen Helden Apteros gegründet wurde (Chronicon 44c). Auf der Rückseite wird dieser Held Apteros als Krieger, der auch Ptolioikos genannt wird, dargestellt. Er berührt den Zweig einer Tanne- vermutlich handelt es sich dabei um eine Wiedergabe des heute verlorenen Gründermythos der Stadt. Die Vorderseite unserer Münze zeigt das Porträt der Artemis Aptera, die die Schutzgöttin der Stadt ist.

 

http://www.sixbid.com/browse.html?auction=2207&category=44584&lot=1875116

 

 

apollonia

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Esemplare meglio conservato del precedente in http://www.acsearch.info/search.html?id=2396884

 

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Crete, Aptera AR Stater. Signed by Pythodoros. Circa 4th century BC. Α[ΠΤAΡΑΙΩΝ] around head of Artemis Aptera to right, with hair elaborately curled upwards around a stephane ornamented with palmettes; she wears an elaborate crescent and solar-disk pendant earring with three drops and a pearl necklace; to right in smaller letters the artist’s signature: ΠΥΘΟΔΟΡΟΥ / Warrior hero Apteros, called Ptolioikos, standing facing, his bearded head left, wearing crested helmet and cuirass, holding in his left hand a spear and shield decorated with a sunburst, his right is raised towards a sacred fir tree in left field; ΠΤΟΛΙΟΙΚΟΣ around. Le Rider, Monnaies crétoises, p. 36, 269-70, pl. 9, 11-12; Svoronos, Crète, p. 15, pl. 1, 10 (same dies); BMC 1, pl. 2, 3 (same dies); BMFA Suppl. 108 (same dies); LIMC VII/1, p. 588, VII/2, sv. Ptolioikos 2 (same rev. die); for the engraver’s signature see L. Forrer, Notes sur les signatures de graveurs sur les monnaies grecques, Bruxelles 1906, pp. 277-284. 11.78g, 24mm, 12h. Extremely Fine. Extremely Rare. Of exceptionally fine style and quality, and among the finest of the very few known examples. From the Eckenheimer Collection. The stunningly beautiful obverse female portrait is that of Artemis Aptera (or Aptara as inscribed on the coins, a local form of the Cretan Artemis Diktynna), the patron goddess of the city. Before her image in small characters proudly appears the name of the artist Pythodoros, a master die-engraver who also worked at Polyrherion on the equally beautifully styled female head which has been defined as that of Britomartis, ‘sweet maiden’ in the Cretan dialect. Also identified as Artemis Diktynna, Britomartis in Cretan myth was caught in a fisherman’s net (diktyon) while trying to escape the advances of Poseidon, and was the subject of several Cretan coin types inspired by a statue then attributed to Daedalos, who was reputed to be the father of Cretan art (cf. Le Rider pp. 114-6, 3-6 pl. 28, 19-38; Svoronos 15-16, pl. 26, 4-5; Traité pl. 261, 25; BMC 1-2). Both images are very much influenced by the Sicilian school of die engraving as epitomised by the celebrated artists such as Kimon, Phrygillos, Eukleidas, Euainetos and Eumenes. The reverse type is of no less mythological and historic interest; the warrior in question is Apteros, called Ptolioikos, a title literally meaning ‘dweller in the city’. He is shown saluting a tree, a scene which can be interpreted as a rendering of what must surely be a now lost myth concerning the oiktistes or founder of the city. The fine remains of the ancient polis of Aptera or Aptara (IACP 947), the modern Palaiokastro, are situated near the Minoan site of Megala Chorapia on the south side of Suda Bay, the safest anchorage in Crete throughout Greek, Venetian and Ottoman times, and which is today an important NATO naval base. Eusebius informs us that the city was founded by an eponymous hero, Apteros in the year 1503 BC (Chronicon 44c). The first historical mention of Aptera dates from the 7th century BC when a contingent of archers is reported to have fought along with Spartans in the war against Messene (Pausanius, Description of Greece IV 20, 8). Various attemps in antiquity were made to explain the city’s name: notably, that it was the site of the song contest of the Muses and Sirens. In this story the latter lost their wings in a fight that ensued after their defeat (Stephen of Byzantium sv. Aptera; ‘aptera’ = ‘wingless’). The city’s name most likely derives from one of the epithets of Artemis, Aπτερα (cf. Inscriptionis Cretae 2), similar to that of the statue in the temple of Athena Nike on the Acropolis at Athens, which later took on the name of Nike Apteros, meaning ‘wingless’ Nike. From the fourth century BC Aptera produced coins on the Aiginetan weight standard, but by later Hellenistic times it gradually declined in favour of its powerful neighbour Kydonia and was finally absorbed by Rome in 67 BC.

 

 

apollonia

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Esemplare meglio conservato del precedente in http://www.acsearch.info/search.html?id=2396884

 

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Crete, Aptera AR Stater. Signed by Pythodoros. Circa 4th century BC. Α[ΠΤAΡΑΙΩΝ] around head of Artemis Aptera to right, with hair elaborately curled upwards around a stephane ornamented with palmettes; she wears an elaborate crescent and solar-disk pendant earring with three drops and a pearl necklace; to right in smaller letters the artist’s signature: ΠΥΘΟΔΟΡΟΥ / Warrior hero Apteros, called Ptolioikos, standing facing, his bearded head left, wearing crested helmet and cuirass, holding in his left hand a spear and shield decorated with a sunburst, his right is raised towards a sacred fir tree in left field; ΠΤΟΛΙΟΙΚΟΣ around. Le Rider, Monnaies crétoises, p. 36, 269-70, pl. 9, 11-12; Svoronos, Crète, p. 15, pl. 1, 10 (same dies); BMC 1, pl. 2, 3 (same dies); BMFA Suppl. 108 (same dies); LIMC VII/1, p. 588, VII/2, sv. Ptolioikos 2 (same rev. die); for the engraver’s signature see L. Forrer, Notes sur les signatures de graveurs sur les monnaies grecques, Bruxelles 1906, pp. 277-284. 11.78g, 24mm, 12h. Extremely Fine. Extremely Rare. Of exceptionally fine style and quality, and among the finest of the very few known examples. From the Eckenheimer Collection. The stunningly beautiful obverse female portrait is that of Artemis Aptera (or Aptara as inscribed on the coins, a local form of the Cretan Artemis Diktynna), the patron goddess of the city. Before her image in small characters proudly appears the name of the artist Pythodoros, a master die-engraver who also worked at Polyrherion on the equally beautifully styled female head which has been defined as that of Britomartis, ‘sweet maiden’ in the Cretan dialect. Also identified as Artemis Diktynna, Britomartis in Cretan myth was caught in a fisherman’s net (diktyon) while trying to escape the advances of Poseidon, and was the subject of several Cretan coin types inspired by a statue then attributed to Daedalos, who was reputed to be the father of Cretan art (cf. Le Rider pp. 114-6, 3-6 pl. 28, 19-38; Svoronos 15-16, pl. 26, 4-5; Traité pl. 261, 25; BMC 1-2). Both images are very much influenced by the Sicilian school of die engraving as epitomised by the celebrated artists such as Kimon, Phrygillos, Eukleidas, Euainetos and Eumenes. The reverse type is of no less mythological and historic interest; the warrior in question is Apteros, called Ptolioikos, a title literally meaning ‘dweller in the city’. He is shown saluting a tree, a scene which can be interpreted as a rendering of what must surely be a now lost myth concerning the oiktistes or founder of the city. The fine remains of the ancient polis of Aptera or Aptara (IACP 947), the modern Palaiokastro, are situated near the Minoan site of Megala Chorapia on the south side of Suda Bay, the safest anchorage in Crete throughout Greek, Venetian and Ottoman times, and which is today an important NATO naval base. Eusebius informs us that the city was founded by an eponymous hero, Apteros in the year 1503 BC (Chronicon 44c). The first historical mention of Aptera dates from the 7th century BC when a contingent of archers is reported to have fought along with Spartans in the war against Messene (Pausanius, Description of Greece IV 20, 8). Various attemps in antiquity were made to explain the city’s name: notably, that it was the site of the song contest of the Muses and Sirens. In this story the latter lost their wings in a fight that ensued after their defeat (Stephen of Byzantium sv. Aptera; ‘aptera’ = ‘wingless’). The city’s name most likely derives from one of the epithets of Artemis, Aπτερα (cf. Inscriptionis Cretae 2), similar to that of the statue in the temple of Athena Nike on the Acropolis at Athens, which later took on the name of Nike Apteros, meaning ‘wingless’ Nike. From the fourth century BC Aptera produced coins on the Aiginetan weight standard, but by later Hellenistic times it gradually declined in favour of its powerful neighbour Kydonia and was finally absorbed by Rome in 67 BC.

 

 

apollonia

Moneta di eccezionale bellezza: i dettagli dell'orecchino della dea Artemide, la ricca mollezza dei suoi capelli e la vivezza dei suoi occhi sono semplicemente incantevoli; al rovescio poi la muscolatura dell'eroe Apteros (eroe eponimo di Aptera) è resa con grandissimo realismo.

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