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MOTTI E LEGENDE nelle monete


Risposte migliori

Aggiungo una papale...

Clemente VII, mezzo giulio, Piacenza:

CNI31.JPG

REGNANS APERIT CLAVDIT Durante il suo regno aprì e chiuse

La frase si riferisce a Clemente VII ed al Giubileo (1525) che fu aperto e chiuso durante il suo pontificato. E' proprio questa legenda che permette di datare con sicurezza e precisione la moneta, datazione che venne proposta per la prima volta da Francesco Muntoni nel suo "Le monete dei Papi e degli Stati Pontifici". Precedentemente la tipologia, che come possiamo notare non riporta il nome del Papa, era stata considerata come anonima attribuita ad Adriano VI (1522 - 1523).

Al rovescio troviamo l'indicazione della zecca, con un bel rimando all'origine di colonia romana della città, PLACENTIA ROMANOR COLONA e una bella lupa a dominare il campo.

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Clemente XI, grosso per Roma, 1710

clementeXIgrosso1710.jpg 

DATE ET DABI:TVR

Citazione dal Vangelo di Luca, 6:38

Date et dabitur vobis mensuram bonam confersam et coagitatam et supereffluentem dabunt in sinum vestrum eadem quippe mensura qua mensi fueritis remetietur vobis.

"Date e vi sarà dato, vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante, perché con la misura con cui misurate sarà misurato a voi"

petronius

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Pur non essendo la mia monetazione e il mio ambito di collezionismo, questa moneta par la sua straordinaria iconografia e per il significato del suo motto al R/ mi ha sempre affascinato moltissimo:

Pezza della Rosa del 1718, a nome di Cosimo III dé Medici

GRATIA OBVIA VLTIO QVAESITA “La benevolenza [è] spontanea, la punizione [è] ricercata”.

“Con questa impresa (il motto venne ideato dal bibliotecario di corte Francesco Rondinelli, 1589-1655) – scrive Traina – Ferdinando II de’ Medici (1610-1670) lanciò un messaggio ai suoi nemici: come la rosa, nonostante la sua grazia e bellezza (GRATIA OBVIA), ha le spine che la proteggono contro chi vuole rovinarla (VLTIO QVAESITA), così il granduca, pur essendo di animo buono, non avrebbe esitato a rintuzzare qualsiasi offesa. Questo, secondo il Galeotti; altri, con minor fondamento, riferiscono il motto alla città di Livorno”.

Michele

pezza.jpg

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PLVS ULTRA

Grandissimo esempio di motto che questa volta troviamo nella monetazione di Carlo V di Milano sul nastro che cinge le colonne d'Ercole.

Non è una leggenda anche perché non c'è in questo caso ma è una nastro svolazzante che lo riporta e a voler guardare lo amplifica.

E' il motto poi della Spagna, il voler andare oltre, il superare i limiti...

E le colonne d'Ercole delle Stretto di Gibilterra  rappresentano poi questo iconograficamente, il voler andare oltre a dove si pensava dovesse finire il modo, così non fu con la scoperta dell'America  e  il dominio di Carlo V non ebbe limiti, fu un vero Impero.

Quarto di scudo di Carlo V, Milano ( NAC 30 )

 

Carlo V NAC 30 Plus ultra.jpg

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Il 4/10/2016 at 17:56, petronius arbiter dice:

Clemente XI, grosso per Roma, 1710

Continuiamo sullo stesso genere, un giulio dell'anno IX

giulio anniIX.jpg

NON CONCVPI:SCES ARGENTVM

Stavolta la citazione, purtroppo parzialmente cancellata, è dall'Antico Testamento, Deuteronomio 7:25

Sculptilia eorum igne conbures non concupisces argentum et aurum de quibus facta sunt neque adsumes ex eis tibi quicquam ne offendas propter ea quia abominatio est Domini Dei tui

"Darai alle fiamme le loro immagini scolpite [dei loro dèi], non bramerai e non prenderai per te l’argento e l'oro di cui sono fatte, onde tu non abbia a esserne preso, perché sono un abominio per l’Iddio tuo"

petronius

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Tra l'altro e' una splendida occasione di far vedere e divulgare anche delle splendide monete che poi ricordiamolo erano si valore ma anche decisamente comunicazione e a volte messaggio o propaganda....

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Questo è un chiaro esempio dove la moneta diventava veicolo importante e messaggero degli eventi..

 

  image01666.jpg

 

                                                                       

                                                                                                 

                                                                                              REGNO DI NAPOLI 

Piastra 1791. AR, gr. 27,25 – ø 42,3 mm. D/ FERDINANDVS IV. ET MARIA CAROLINA, busti accollati, corazzati, e con la parrucca in capo, volti a destra dei sovrani, sotto al busto D P (Domenico Perger, maestro incisore). – R/ PRO FAVSTO PP REDITV V. S. , il Sebeto e Partenope volti di fronte in atto sacrificale, sullo sfondo il Vesuvio con fumata, a destra di Partenope A.P. (Antonio Planelli, maestro di zecca) sotto M. (Raffaele Mannara, maestro di prova), all’esergo 1791. – T/ cordonato in rilievo. CNI 209. Pannuti Riccio 60 (R). Cagiati 25. Davenport 1407.

Nel mese di agosto del 1790 Ferdinando IV e la consorte Maria Carolina accompagnano le figlie Maria Teresa e Maria Luisa a Vienna andate in sposa a Napoli per procura con i figli del Gran Duca Leopoldo, gli Arciduchi d’Austria Francesco e Ferdinando. Maria Teresa diventerà Imperatrice d’Austria e Maria Luisa Amalia Gran Duchessa di Toscana La traduzione della leggenda al rovescio "Voti Assolti per il Felice Ritorno dei Sovrani." ne celebra il ritorno a Napoli dei regnanti. Don Basile appaltatore per la moneta di argento e di rame fece preparare a sue spese i conii. Antonio Planelli presentò i primi saggi a Novembre chiedendo l’autorizzazione a proseguire la coniazione. A Ferdinando IV non piacquero e ne fece sospendere la coniazione ma non fece ritirare quanto già coniato. In tutto furono coniate solo 9.476 pezzi. Per tipologia unica e dai rilievi marcati è una delle monete di Ferdinando IV maggiormente ricercate.
 
Eros
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DONVM DEI

Siamo alla parpagliola di Filippo II a Milano, anno esattamente il 1593, vediamo al rovescio un grosso covone di spighe di grano.

La leggenda specifica DONVM DEI, la raffigurazione unita alla leggenda ci portano al messaggio verso la popolazione che utilizzava queste monete povere, correnti, un messaggio di speranza, di augurio, di avere quell'anno un buon raccolto per superare il difficilissimo momento della carestia che c'era e incombeva.

La moneta anche in questo caso, non potendo comunicare in altro modo all'epoca, diventava tramite col popolo col messaggio che le Autorità volevano diffondere tramite la stessa.

Donum dei.jpg

Modificato da dabbene
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Tra le tantissime monete che possono essere oggetto di questa bella discussione, non poteva mancare questa, a mio modesto avviso uno dei testoni più belli mai coniato. Qui non c'è solo il motto, ma anche tutta la straordinaria iconografia del R/ carica di significati. 

 

Il testone per Ferrara a nome di Alfonso I d’Este: nato nel 1476 e morto nel 1534, fu duca di Ferrara, Modena e Reggio dal 1505 (Hess Divo AG)

“DE FORTI DVLCEDO” si legge sul rovescio dove campeggia Sansone elmato con in mano la testa di un leone da cui fuoriescono api, davanti un ceppo con un serpente; al dritto, il busto barbuto o imberbe del signore di Ferrara. La legenda, ci ricorda Mario Traina ne “Il linguaggio delle monete”, è tratta dal “Libro dei giudici” (14,14) ove si legge “De comedente exivit cibus, et de forti egressa est dulcedo” (“Dal divoratore è venuto il cibo, dal forte il dolce”). Si tratta, per l’esattezza, dell’enigma proposto da Sansone ai Filistei dopo aver visto uscire dalla testa di un leone, che aveva ucciso, uno sciame di api e dopo averne mangiato il miele.

“Le api e l’alveare (un tronco posato sul fuoco accostato da martelli e asce intrecciati a un serpente) sono un’impresa estense accompagnata dal motto PRO BONO MALVM, illustrata nell’edizione ferrarese dell’‘Orlando Furioso’ del 1516. Secondo Ravegnani Morosini nella figura elmata si deve raffigurare lo stesso Alfonso per cui si può pensare ad un’analogia tra Sansone e il duca di Ferrara che, trovato lo Stato afflitto da grande carestia, fece venire in gran copia del frumento dalla Puglia per alleviare la fame dei sudditi. Lorenzo Bellesia richiama l’attenzione sul serpente, che rappresenterebbe la desolazione portata dalla carestia e alleviata dallo sciame di api, simbolo di abbondanza e laboriosità. Bellesia avanza tre interpretazioni: 1) il duca come Sansone avrebbe ucciso il leone, allegoria del papa Giulio II, il cui stemma era un albero di rovere (il ceppo tagliato alla base, come appare sulla moneta, intrecciato al serpente simbolo di perfidia). Le api guidate dal duca (che indica con la mano il ceppo) riportano pace e abbondanza nell’albero della famiglia della Rovere e in tutta la Chiesa: 2) la testa del leone potrebbe rappresentare Venezia da cui esce l’abbondanza: solo dalla sconfitta di Venezia potrà esserci pace e prosperità; il ceppo invece indicherebbe l’Italia o Ferrara devastate dalla guerra mentre nel serpente si dovrebbero vedere i Francesi o papa Giulio II. Le api devono annientare il serpente e ridare prosperità al paese. In questo caso sarebbe la pace e non la dolcezza a venire dal duca; 3) Alfonso appena succeduto al padre fu prodigo di elargizioni ad amici e servitori, diminuì le gabelle e i tributi, graziò molti condannati: l’impresa esalterebbe quindi la forza e insieme la liberalità del duca.

Tratto da "Il giornale della Numismatica" a firma di R. Ganganelli

Michele

 

00119.jpg

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Grazie @ZuoloNomismaper la collaborazione e partecipazione, speriamo che altri si aggreghino perché ha tutto questa discussione per diventare rappresentativa, speriamo....

Ma a volte anche una scritta con un nome e una data può dire....può dire molto....

MARIAE THERESIAE - 21 IAN 1741

Cosa rappresentano ? E' la data spiegata nella scritta della moneta in cui Maria Teresa d'Asburgo fu dichiarata duchessa di Milano.

Quel giorno il governatore Otto Ferdinando entrò in Milano per ricevere per conto dell'Imperatrice il giuramento di fedeltà e le chiavi di Milano.

Giornata solenne quindi anche per Milano stessa durante la quale furono gettati al popolo 8.000 monete coniate per l'occasione in argento divise tra lire e mezze lire, dette poi del Giuramento.

Furono pezzi che poi circolarono normalmente per molti anni e avevano il valore rispettivamente di soldi 20 e soldi 10.

Anche una lunga scritta raccontava quindi....

Gettone Maria teresa.jpg

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Entro fine anno pubblicherò uno studio che esamina tutte le legende presenti sulla monete borboniche napoletane, con relativa traduzione. Vi terrò aggiornati.

Modificato da demonetis
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3 ore fa, demonetis dice:

Entro fine anno pubblicherò uno studio che esamina tutte le legende presenti sulla monete borboniche napoletane, con relativa traduzione. Vi terrò aggiornati.

A però, interessante, oltre la moneta, oltre l'immagine, oltre la visione.. leggende che rafforzano e raccontano quello che il metallo ha impresso, confidenti e leggendarie..

Tienici aggiornati, sarà un lavoro utile e coinvolgente.

 

Eros

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Supporter

Buona giornata

I motti e le legende inscritte nelle monete sono un valore aggiunto; a volte sono messaggi criptici, spesso sono motti che fanno parte del corredo araldico del signore che ha il diritto di zecca ed altrettanto spesso sono messaggi mutuati dalle Sacre Scritture per enfatizzare un determinato avvenimento. In ogni caso conferiscono alla moneta un ulteriore valore storico.

Malauguratamente Venezia li ha usati pochissimo nella monetazione "ordinaria"; sono poche le monete che racchiudono in se un messaggio e quasi sempre si tratta di una generica dichiarazione di fede rivolta a Dio, alla Madonna, a San Marco e talvolta allo Stato ed alle sue magistrature, come ad esempio verso la giustizia. Motti e legende le troviamo, invece, nelle oselle, seppur solo in quelle emesse nell'ultimo secolo.

Una eccezione c'è e riguarda le "Giustine" emesse dopo la vittoria navale di Lepanto ...... oltre alla relativa osella.

Giacché oggi ricorre l'anniversario della battaglia di Lepanto, quale occasione migliore per postare l'una e l'altra dal momento che ricordano questo fondamentale avvenimento?

Di seguito quindi l'osella e la moneta da 40 soldi con Santa Giustina con il motto "Memor ero tui Justina virgo" (Mi ricorderò di te vergine Giustina), dal momento che nel giorno della battaglia, dogando Alvise Mocenigo I°, il calendario ricordava questa Santa.

Saluti

luciano

Alvise Mocenigo Osella Lepanto.jpg

40 Soldi S. Giustina.jpg

40 Soldi S. Giustina R.jpg

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MERITO ET TEMPORE

Motto riportato sul grosso da 3 soldi di Francesco II Sforza ( 1521 - 1535 ), zecca di Milano,  sul nastro svolazzante sopra la scopetta.

Riferito alle tematiche, centrali sia per i Visconti che per gli Sforza, del tempo e della giustizia.

E' il tempo che darà ragione alla fine, che va oltre le prove di forza e di dominio e di potenza, il giudizio verrà comunque col tempo, lasciando spazio anche al fato e alla provvidenza.

scopetta 1 bis.jpg

scopetta 2.jpg

Modificato da dabbene
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Ritenuta da molti la più bella piastra papale mai coniata, la piastra di Alessandro VII (1655-1667), al secolo Fabio Chigi, unica piastra da lui coniata, oltre ad una meravigliosa rappresentazione in pieno stile barocco (all'epoca a Roma alla corte pontificia prestava servizio anche il Bernini e questa moneta con grande probabilità deriva da un cartone del Bernini e dei suoi allievi), questa piastra presenta la R/ una legenda "importante":

DISPERSIT DEDIT PAUPERIBUS I.E.M.I.S.S.IS, San Tommaso di Villanova porge alcune monete ad un mendicante con gruccia.

La legenda è tratta dal "Beatus Vir", titolo in latino del Salmo 111 usato fino al Concilio Vaticano II come uno dei cinque salmi dei vespri delle solennità e delle domeniche. Riporto per completezza il testo in latino e in italiano del suddetto Salmo.

Beatus vir qui timet Dominum,

In mandatis ejus volet nimis.

Potens in terra erit semen ejus,

Generatio rectorum benedicetur.

Gloria et divitiae in domo ejus,

Et justitia ejus manet

In saeculum saeculi.

Exortum est in tenebris lumen rectis,

Misericors et miserator et justus.

Jucundus homo,

Qui miseretur et commodat,

Disponet sermones suos in judicio.

Quia in aeternum non commovebitur.

In memoria aeterna erit justus,

Ab auditione mala non timebit.

Paratum cor ejus sperare in Domino.

Confirmatum est cor ejus;

Non commovebitur

Donec despiciat inimicos suos.

Dispersit, dedit pauperibus,

Justitia ejus manet

In saeculum saeculi.

Cornu ejus exaltabitur in gloria.

Peccator videbit et irascetur,

Dentibus suis fremet et tabescet;

Desiderium peccatorum peribit.

 

Beato l'uomo che teme il Signore

E trova grande gioia nei suoi comandamenti.

Potente sulla terra sarà la sua stirpe,

La discendenza dei giusti sarà benedetta.

Onore e ricchezza nella sua casa,

La sua giustizia rimane per sempre.

Spunta nelle tenebre come luce per i giusti,

Buono, misericordioso e giusto.

Felice l'uomo pietoso che dà in prestito,

Amministra i suoi beni con giustizia.

Egli non vacillerà in eterno:

Il giusto sarà sempre ricordato.

Non temerà annunzio di sventura,

Saldo è il suo cuore, confida nel Signore.

Sicuro è il suo cuore, non teme,

Finché trionferà dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri,

La sua giustizia rimane per sempre,

La sua potenza s'innalza nella gloria.

L'empio vede e si adira,

Digrigna i denti e si consuma.

Ma il desiderio degli empi fallisce.

 

L'esemplare riportato, di ottima qualità, proviene dalla NAC 30.

Michele

 

piastra.jpg

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INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE (Coprirò di vergogna i suoi nemici), SUPER IPSUM AUTEM EFFLOREBIT SANCTIFICATIO MEA (Psalmi 131:18).

Quindi, siamo arrivati alla zecca di Cagliari...

Tale legenda, introdotta da Ferdinando II d'Aragona sui tondelli d'argento da un reale (probabilmente attinente all'espulsione degli ebrei dalla Sardegna del 1492), venne successivamente utilizzata anche da Carlo V (reale, 2 reali e 3 reali), Filippo II (reale, 2 reali, 2,5 reali, 3 reali, 5 reali e 10 reali), Filippo III (5 reali), Filippo IV (reale, 2,5 reali, 5 reali e 10 reali), Carlo II (2,5 reali, 5 reali e 10 reali), Filippo V (2,5 reali e scudo d'oro), Carlo III, poi VI (2,5 reali e scudo d'oro) ed inoltre da Vittorio Amedeo III (reale sardo) e Carlo Emanuele III (reale sardo), quindi, dalla fine del XV fino agli inizi del XIX secolo.

Vorrei postare un 2,5 reali di Carlo II del 1700, in cui la legenda appare leggermente abbreviata: INIMIC EIVS INDVAM CONFVS.

Saluti!

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Modificato da Philippus IX
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La monetazione napoletana è ricchissima di motti e legende altamente evocativi.....

...ne inserisco uno molto famoso... IN HOC SIGNO VINCES...

rimanda a Costantino, a Ponte Milvio, diventa un baluardo dietro al quale schierarsi, "con questo segno vincerai".... 

1.JPG

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Supporter

Bravo @aleale

mi hai fatto venire in mente una delle poche monete veneziane con un motto e, guarda caso, è lo stesso. IN HOC SIGNO VINCES.

Motto "trasversale" del quale si è, chiaramente, abusato in molte monetazioni.

Lorenzo Priuli - Bezzo

D: + LAV ° PRIOL ° DVX: croce pisana in un cerchio

R: ° IN ° HOC ° S ° nell'esergo VINCIT: leone alato e nimbato andante a sinistra, poggia le zampe posteriori e l'anteriore sinistra sul terreno rappresentato dall'esergo e tiene con la zampa anteriore destra il libro, di fronte ad esso la croce.

Bezzo Leonardo Donà.jpg

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Il ‎05‎/‎10‎/‎2016 at 12:48, dabbene dice:

PLVS ULTRA

Grandissimo esempio di motto che questa volta troviamo nella monetazione di Carlo V di Milano sul nastro che cinge le colonne d'Ercole.

Non è una leggenda anche perché non c'è in questo caso ma è una nastro svolazzante che lo riporta e a voler guardare lo amplifica.

E' il motto poi della Spagna, il voler andare oltre, il superare i limiti...

E le colonne d'Ercole delle Stretto di Gibilterra  rappresentano poi questo iconograficamente, il voler andare oltre a dove si pensava dovesse finire il modo, così non fu con la scoperta dell'America  e  il dominio di Carlo V non ebbe limiti, fu un vero Impero.

Quarto di scudo di Carlo V, Milano ( NAC 30 )

 

Carlo V NAC 30 Plus ultra.jpg

Nuovamente PLVS ULTRA,

tuttavia questa volta compare su un modesto cavallo, sempre di Carlo V, proveniente dalla zecca di Napoli.

D/ PLVS : ULTRA; colonne d'Ercole su onde unite da nastro; tra le colonne si trova un quadrifoglio

R/ REX : IVSTVS :; croce potenziata in cerchio perlinato

Saluti!

DSC00496.JPG

DSC00506.JPG

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In fondo con questa discussione quante belle monete stiamo vedendo e tutte significative.....proseguo...

SALVS ET VICTORIA NOSTRA

A voler guardare qui non ci sarebbe molto da dire, la leggenda parla chiaro....diciamo intanto che siamo a Milano con Francesco II Sforza ( 1521 - 1535 ), Francesco è uomo che è molto amato dalla popolazione, uomo colto e saggio ma purtroppo anche cagionevole di salute.

Muore a 40 anni e quindi il riferimento alla salute è ovvia e giusta, anche la salute arriva su una moneta, ma arriva anche la vittoria, nostra specifica la moneta, perché Francesco pur essendo mite sempre in guerre, assedi, occupazioni era impegnato, d'altronde questa era la vita dei regnanti e Francesco non poteva di certo esimersi da tutto ciò.

Di salute e vittoria ( sua :D ) Francesco lascia la sua traccia in una moneta internazionale, d'oro come era lo Scudo d'Oro del Sole, moneta ovviamente bellissima come questa tratta dall'Asta Hess - Divo

 

Francesco II Milano.jpg

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Su Mantova ce ne potrebbero essere tante, ma anche Pontificie, napoletane....

FERIS TANTVM INFENSVS

Moneta importantissima della nostra monetazione, siamo a Mantova con un ducatone della NAC 30 del 1627 di Vincenzo II.

I  Gonzaga erano grandi appassionati della caccia, ottennero il cane da caccia raffigurato in moneta, un Leporarius Magnum, frutto tra l'altro di innumerevoli incroci.

Ostile solo con le fiere - da intendersi come nemici dice la leggenda che si riferisce alle azioni del Duca implacabile con gli oppositori al suo governo.

Un mix incredibile artistico, iconografico, simbolico, di leggenda che integra la raffigurazione....

Mantova.jpg

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Ancora una "ruzzica" papale della mia collezione.

Clemente VIII, quattrino 1604, zecca di Bologna

clementeVIIIquattrino.jpg

BONO / NIA DOCET

Ci sono delle legende talmente note, anche al difuori dell'ambito numismatico, che si finisce col darle per scontate, e non parlarne più.

Il motto ha finito per identificare la città stessa di Bologna, e la sua Università, la più antica d'Europa, le cui prime edizioni note di statuti risalgono al 1317, sebbene una fiorente scuola giuridica esistesse già dall'XI secolo: secondo alcuni storici l'anno della fondazione è il 1088, data fissata in occasione dell'ottavo centenario da una commissione presieduta da Giosuè Carducci.

Nel 1380 fu coniata la prima moneta d’oro bolognese, chiamata "bolognino", sulla quale, in onore dell’Università, apparve per la prima volta il motto “Bononia docet”, e dopo poco quello “Mater studiorum”

Bologninodoro_1380_75566.jpg

Da allora è "Bologna la Dotta" :)

petronius oo)

 

P.S.: si capisce chiaramente che il bolognino d'oro NON è della mia collezione :D

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Passiamo alla meraviglia del nuovo mondo, interpretazione sublime degli eventi e dell'aspetto stilistico e figurativo.

Quando le monete favellano...

 


1350189l.jpg

                                                                                                                                           

                                                                                                                             REGNO DI NAPOLI

Carlo II (1674 – 1700). Ducato 1684. D/ CAROLVS. II. D. G. HISPANIAR . E. NEAP. REX. , busto con lunghi capelli sulle spalle, drappeggiato e corazzato a destra con Collare del Toson d’Oro pendente sul torace. Sotto IM (Giovanni Montemein). - R/ su nastro VNVS. NON. SVFFICIT., nel campo scettro sormontato da corona , ai lati due globi terracquei delle Americhe e dell’Euro-Asia, sotto a sinistra su due righe AG (Andrea Giovane, maestro di Zecca) e . A . (Antonio Ariani, maestro di prova), a destra lungo l’orlo 1684. CNI 247. Pannuti Riccio 1 (NC). Davenport 4045.
 

Il rovescio esprime la potenza e la forza dei domini Spagnoli dopo la conquista dell’America centrale e delle sue risorse minerarie, fonte inesauribile di ricchezza per Carlo II d’Asburgo di Spagna. Carlo II non ha governato con vigore i propri domini, anzi ha demandato gli oneri della conduzione dello Stato ai propri Ministri che per interessi personali lasciarono andare in disfacimento la potenza spagnola. In breve tempo Luigi XIV si impossessa della Francia Contea e delle Fiandre, spagnole da 150 anni. Il Portogallo si dichiara completamente indipendente durante il suo regno ma non viene presa alcuna contro misura efficace. Anche la sua morte avvenuta nel 1700 non portò serenità al trono di Spagna, anzi avendo designato come erede al trono Filippo V di Borbone, secondogenito del delfino di Francia, al posto della linea di sangue della famiglia della Consorte Marianna di Neuburg austriaca, diede inizio alla guerra di successione spagnola. Il Regno di Napoli fu poco influenzato dalle vicende di casa spagnola grazie all’intervento del Vicerè Marchese di Los Velez che governò dal 1665 sino al 1683 , limitando le richieste iberiche e contenendo la tassazione secondo le possibilità dei sudditi.

 

Eros 

Modificato da eracle62
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