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Il rarissimo gigliato “pratese” di Roberto d’Angiò, Re di Napoli.


Risposte migliori

2 minuti fa, Rocco68 dice:

Ciao @Caio Ottavio, ho cliccato sul mi piace..ma non me lo accetta!

Bellissima discussione!

Grazie.

Ciao @Rocco68, forse hai superato il numero massimo di "mi piace" disponibili al giorno. (Non penso ad un problema tecnico). Dovresti provare domani...fammi sapere se poi persiste o si risolve.

Grazie comunque, mi fa piacere che l'abbia trovata di tuo interesse!

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44 minuti fa, Caio Ottavio dice:

Dato che Prato non ebbe mai una propria zecca, sembrerebbe più logico ipotizzare che il gigliato in questione fu coniato nel 1326 a Firenze, durante il breve soggiorno del Duca di Calabria in città. Forse la sua breve permanenza e il circoscritto utilizzo del gigliato “pratese”, in unione con lo scopo commemorativo dell’emissione, non consentirono la coniazione di un gran numero di pezzi, anzi, ne frenarono la produzione allo stretto indispensabile per le esigenze degli Angioini, padroni della scena politica cittadina. Dobbiamo poi notare che questa teoria non sembra priva di fondamento, se pensiamo che, a Napoli, la locale zecca incrementò la produzione di gigliati, per volere regio, proprio nel 1326! In questo anno, infatti, furono assunti nuovi manovali in zecca per la lavorazione delle monete d’argento, in vista del successo e delle attenzioni che il gigliato napoletano stava ricevendo in molte parti d’Europa e del Mediterraneo. Ma non furono solo gli Angioini ad aiutare militarmente i Guelfi toscani e ad importare a Firenze il gigliato “pratese” di stampo e peso napoletani: sotto Roberto d’Angiò, le finanze del Regno di Napoli erano quasi monopolizzate da potenti banchieri fiorentini. Pensiamo che molte Compagnie bancarie avevano filiali a Napoli che costituivano il fulcro di importanti guadagni. Proprio con il governo di Roberto assistiamo spessissimo all’affidamento dell’incarico di Maestro di Zecca, ufficio fondamentale per la gestione della stessa, ad esponenti di queste potenti Compagnie.

Sono semplicemente "estasiato" quando una moneta riesce a "catapultarmi" nella storia...Grazie 

Leggendo la parte che ho riportato ,mi verrebe più spontaneo pensare ad una "probabile" coniazione nella zecca Napoletana ,proprio perché la produzione subì un incremento..

Ma forse è  troppo semplicistico!!

 

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32 minuti fa, morellino dice:

Sono semplicemente "estasiato" quando una moneta riesce a "catapultarmi" nella storia...Grazie 

Leggendo la parte che ho riportato ,mi verrebe più spontaneo pensare ad una "probabile" coniazione nella zecca Napoletana ,proprio perché la produzione subì un incremento..

Ma forse è  troppo semplicistico!!

 

Grazie mille @morellino per le tue considerazioni: è bello quando si riesce a scrivere qualche nota su una moneta particolare come questa per poi trasmetterla agli altri con successo. Grazie a te per aver letto questo mio intervento. :) 

Anche io ho pensato per un attimo che la moneta fu coniata a Napoli proprio nel 1326 con l'incremento della produzione di gigliati che si registrò in quell'anno, per poi essere magari "importata" in territorio toscano. Poi ho confrontato questi esemplari con quelli napoletani e si notano delle differenze difficilmente spiegabili per una coniazione napoletana: ad esempio, al D/ la legenda abbrevia in ...IERLM... anziché nel consueto ...IERL... che si trova sui gigliati napoletani. Lo stile dei caratteri che compongono le legende mi sembra inoltre un po' distante rispetto ai conii di Napoli. Ma potrebbe essere un'ipotesi da approfondire: anche a questo servono post simili sul Forum. ;) 

Modificato da Caio Ottavio
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Si... la strada da percorrere è sicuramente quella relativa al confronto delle coppie dei conii oltre, ovviamente, a possibile documentazione...ma questo per me,al momento, rimane un'impresa assai ardua!!

Di sicuro, da oggi ,guarderò con maggiore attenzione ed interesse questa monetazione,con la speranza di riuscire ad approfondire..

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Ciao Raffaele, bellissima disamina la tua su questo periodo storico molto particolare. Mi è piaciuto molto. Devo dirti che mi hai fatto accendere una lucettina nella testa (forse non centra niente), ma ti ricordi di quel denaro tornese particolare con la scritta DE PRATEI o DE PRATEN ? Che dici? Pensi che si possa indagare sulla possibilità che la città di Prato centri in qualche modo sull' emissione di quella moneta? 

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6 ore fa, dareios it dice:

Ciao Raffaele, bellissima disamina la tua su questo periodo storico molto particolare. Mi è piaciuto molto. Devo dirti che mi hai fatto accendere una lucettina nella testa (forse non centra niente), ma ti ricordi di quel denaro tornese particolare con la scritta DE PRATEI o DE PRATEN ? Che dici? Pensi che si possa indagare sulla possibilità che la città di Prato centri in qualche modo sull' emissione di quella moneta? 

Grazie mille @dareios it per il tuo apprezzamento e sono molto felice di essere riuscito a fornire nuovi spunti, anche per il denaro tornese che ricordo bene. Al riguardo, potremmo tentare di intraprendere anche questa strada, perché no, potremmo trovarvi qualche collegamento interessante, anche se non ne sono molto sicuro. Naturalmente siamo nel campo delle ipotesi, ma è meglio non lasciare nessun tentativo da parte, quindi... :) 

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Il primo accenno al gigliato pratese fu fatto nel 1903 da O. Vitalini che descrisse questa moneta identificandola però in una contraffazione del gigliato classico. Sambon nel 1912 corresse la lettura della moneta e l'attribuì a Prato con riserva. Quest'ultima dovuta al fatto che a Prato non risultava una zecca e quindi il parere del Sambon fu che forse la paternità andava data alla zecca di Firenze. Tesi poi condivisa in parte dal CNI. Bisogna attendere il 1970 ed una monografia di M. Bernocchi su "Il gigliato pratese" per apprendere che invece Prato ha avuto una propria zecca per la battitura di moneta reale. Il tutto documentato dalle spese da sostenere per la sua costruzione. L'attività di questa zecca ebbe inizio nel 1336 ed è  opinione del Bernocchi che la moneta reale altro non è  che il gigliato pratese ipotizzandone quindi la battitura tra il 1336 ed il 1343, data di morte di re Roberto. Sucessivamente A. Montagano privilegia la tesi del Bernocchi ma dubita fortemente della sua battitura nella cittadina di Prato. 

Alla luce dei fatti l'unica certezza è  che siamo di fronte ad uno degli innumerevoli  misteri che la numismatica spesso ci propone. Bellissima e rarissima moneta. Un grazie all'autore della della discussione che ci ha permesso di riportarla alla ribalta.

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se la zecca a Prato è stata effettivamente aperta credo che bisognerebbe attribuirla a questa zecca. Moneta reale  si accorda bene con il gigliato.

Modificato da dux-sab
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Ringrazio tutti per la viva partecipazione e l'interesse dimostrato per questa particolare moneta. In particolare, grazie ad @A. Cronauer per le integrazioni (che ho trovato davvero stimolanti e utili) sulle varie teorie riguardanti la zecca emittente che ci consente così di approfondire ulteriormente il tema. Nel mio post iniziale mi ero attenuto agli studi "classici" che ancora oggi presentano una teoria abbastanza diffusa, anche se non universalmente accettata, in modo da lasciare il dibattito aperto nel prosieguo della discussione. Ma d'altronde, anche l'ipotesi di una coniazione pratese avanzata da Bernocchi (la cui monografia purtroppo non sono riuscito a reperire) presenta qualche problema se altri Autori successivi, come il già citato Montagano, mettono in dubbio (o esprimono qualche riserva su) la coniazione a Prato di detto gigliato. D'altra parte già @morellino aveva avanzato un'altra ipotesi innovativa e molto suggestiva, a cui avevo pensato inizialmente anche io, ma che non mi ha convinto molto, cioè che i gigliati "pratesi" fossero stati coniati a Napoli nel 1326 per poi essere portati a Firenze al seguito del viaggio di Carlo d'Angiò. Un fenomeno che si è ripetuto per molteplici monetazioni, dalle più antiche, fino a quelle a noi più vicine. C'è una cosa che mi lascia perplesso. Prato non ebbe mai una zecca: se fu aperta un'officina monetale c'è bisogno di documenti chiari e di prove tangibili per dimostrarlo, l'esistenza del solo gigliato "pratese" non implica per forza che a Prato ci fosse una zecca. Se c'è il nome della Terra di Prato su questa moneta non significa che fu coniata obbligatoriamente lì, anche perché se interpretiamo nel modo corretto la legenda viene fuori tutt'altro, cioè: "Roberto, per la grazia di Dio, Re di Sicilia e Gerusalemme, signore in perpetuo della Terra di Prato con i suoi eredi" (abbiamo detto che le legende vanno lette in modo continuativo tra D/ e R/ per comprenderne appieno il senso). Visto che si sottolinea l'infeudazione angioina di Prato (e non di Firenze, di cui Roberto era già signore) si potrebbe ipotizzare che questo gigliato fu un'emissione commemorativa (come ho anche scritto nel mio post) che voleva celebrare la "presa" della città. L'apertura (onerosa) di una zecca a Prato era proprio necessaria visto il funzionamento della vicina Firenze, in un periodo di guerra dove la priorità era finanziare le spedizioni militari per contrastare il potere ghibellino? Anche perché Prato, all'epoca, non aveva tutto quel peso politico ed amministrativo che invece possedeva già Firenze. La questione è tutt'altro che semplice da risolvere, ma si presta bene per il dibattito nel contesto di questa discussione. Magari anche qualche esperto di monetazione fiorentina, o comunque toscana, di questo periodo potrebbe dire la sua.
Ottima (oltre che bellissima) la moneta postata da @dareios it che fa comprendere bene, ad un primo paragone, le differenze stilistiche delle figure e delle lettere che compongono le legende che intercorrono tra i gigliati napoletani e quelli francesi.
Differenze diverse, ma sempre di criterio simile, mi hanno fatto poi scartare l'idea di una coniazione napoletana per il gigliato "pratese".

Ancora grazie a tutti per la partecipazione e i commenti, ricchi di spunti, che leggo sempre con piacere. ;)        

Modificato da Caio Ottavio
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  • 1 anno dopo...

Mi associo ai vostri complimenti per aver aperto una discussione così interessante, in questo periodo in cui la comunicazione compulsiva su facebook determina un flusso di informazioni come quello delle acque di un fiume sotto un ponte.

Quanto all'eventualità di un'attività di coniazione a Prato, non saprei esprimermi in merito, per restando dubbioso circa la sua esistenza in quanto Prato ebbe uno scarso peso politico come libero comune, essendo molto vicina alla potente Firenze, sotto il cui giogo passò ben presto

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  • 1 anno dopo...

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