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VALUTAZIONE E VALORE IN NUMISMATICA - riflessioni - ©


Astericz

Risposte migliori

Per stabilire il giusto prezzo di una moneta molte volte si discute della valutazione da attribuirle e molte altre si dibatte sul suo valore.

Se nel primo caso la 'valutazione' viene determinata dal mercato ed il prezzo si forma in modo oggettivo ed in base a caratteristiche proprie della moneta, nel secondo caso il 'valore' diviene soggettivo ed il prezzo che si è disposti a ritenere 'equo' può addirittura prescindere dalle proprietà della moneta e divergere, ed a volte notevolmente, da quello che esprimerebbe il mercato numismatico di riferimento.

Ad esempio basti pensare alla 'valutazione' ed al 'valore' di un marengo italiano del 1882: per la valutazione si terrà conto dello stato di conservazione e della rarità della moneta ed il prezzo non sarà troppo lontano dall'oro di cui è fatto; il 'valore', invece, sarà diverso e terrà conto di altri fattori tra cui anche quelli personali (s'immagini una conservazione eccezionale, una varietà particolare di conio, o se fosse addirittura il 'pezzo mancante' della collezione cercato per anni).

Il prezzo 'valutazione' è, quindi, determinato secondo proprietà oggettive della moneta - alla sua rarità relativa ed alla sua classificazione 'numismatica' secondo le scale dello stato di conservazione delle monete nazionali (es.D,B,MB,BB,SPL,FDC in Italia) o internazionali (es. Sheldon-70 negli USA) - ma non essendo ancora prevista una misurazione strumentale della conservazione, la valutazione sarà influenzata, e risultante, non solo dall'esperienza ma anche dalla sensibilità ed accuratezza del perito che la certifica e, immancabilmente, potrà essere, almeno in parte, divergente dalla percezione di chi si trovasse a valutare la medesima moneta.

Da non trascurare, poi, il rapporto che lega la moneta al suo proprietario o a chi volesse farla propria: il prezzo 'equo' è funzione, quindi, anche di fattori soggettivi quali, ad esempio, affezione e rilevanza storica e si arricchisce del comunemente detto ‘valore affettivo' che, per definizione, è di difficilissima individuazione (se non inestimabile) .

In conclusione, il 'giusto' prezzo per una moneta non può essere rinchiuso in un listino, e la sua valutazione, indipendentemente dalla scala di valutazione utilizzata, dovrebbe prescindere dal suo valore.

Per avere un mercato sano c'e' bisogno di seri professionisti, giustamente remunerati per il loro lavoro, che sappiano oggettivamente, e quanto più possibile univocamente, valutare le monete per consentire ai collezionisti di attribuire, soggettivamente, il giusto valore ed evitare asperrime delusioni che danneggiano la numismatica tutta (sia gli operatori economici del settore che appassionati e collezionisti).

 

Concludo facendo mia una frase di Shakespeare "Il valore della bellezza è dato dal giudizio dell'occhio e non da un vile imbonimento pronunciato dalla lingua di un mercante."

 

Cordialmente saluto e sarò felice di leggere le vostre considerazioni in argomento, grazie.

Modificato da Astericz
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Buonasera,

Potresti spiegare meglio cosa intendi quando dici che la rilevanza storica sia un fattore soggettivo? Io direi che è il valore intrinseco di ogni oggetto numismatico, nonché l'elemento su cui si fonda da secoli e generazioni la numismatica stessa. Anzi se privata concettualmente della sua rilevanza storica una moneta, come mezzo di investimento, non mi sembrebbe diversa da uno dei prodotti che somministrano banche e consimili nell'economia contemporanea (a parte il fatto che lo stato italiano salva le banche e non i mercanti numismatici oggi come oggi).

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Gentile @Archestrato ringrazio per essere intervenuto e rispondo che il 'valore storico', ossia la proprietà della moneta di essere testimone di un'epoca, è senza dubbio un valore intrinseco di ogni oggetto numismatico (e non solo, si pensi ad ogni altro tipo di reperto archeologico) nonché "elemento su cui si fonda da secoli e generazioni la numismatica stessa".

Le monete, tutte ed indipendentemente da rarità e conservazione, non devono essere mai private della loro rilevanza storica; il fatto è che il 'valore storico' della moneta non rientra nella valutazione oggettiva ma nel valore soggettivo in quanto ognuno assegna un 'prezzo' diverso a questa proprietà della moneta intesa come 'medium numismatico' (ossia testimone storico e mezzo di contatto tra il collezionista e l'epoca in cui la moneta ha circolato); se così non fosse il citato marengo del 1882 avrebbe un prezzo simile a quello del 1884 ma non è così.

In merito alla moneta come 'mezzo di investimento' penso che sia un aspetto che dovrebbe essere ritenuto secondario alla passione ed allo studio proprio perché la numismatica non deve essere confusa con altri strumenti finanziari che, per loro natura, sono tutt'altro ed hanno diverse finalità.

Ringrazio, rimango a disposizione ed attendo altre opinioni.
 

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  • 3 settimane dopo...

Ciao, utilizzando concetti propri dell'economia più in generale, utilizzerei i termini di valore (fair value) e prezzo.

Il valore, che dovrebbe essere per quanto possibile oggettivo è dimostrabile, per i beni come le monete non può che derivare dal confronto con transazioni recenti su pezzi analoghi (per le classiche: stessa tipologia, o meglio ancora stessi conio) e dal posizionamento dell'esemplare oggetto di valutazione rispetto a queste transazioni per conservazione, centratura, pedigree, qualità del metallo, dimensione e regolarità del tondello...

Il prezzo, invece, dipende da fattori soggettivi. In generale è ispirato dal valore ma può deviare da esso per tanti motivi che è inutile qui ricordare. In generale mi aspetterei comunque che con l'avvento delle aste elettroniche non vi siano più frequenti e vistosi scostamenti dei prezzi rispetto al valore, almeno per tipologie comuni e per esemplari non eccezionali.

Relativamente all'associazione fra numismatica e investimento, credo che sia a tutti gli effetti un mestiere, quello del commerciante. Ma che proprio per la diffusione di internet sia divenuto un mestiere sempre più difficile, a vantaggio dell'intermediazione delle case d'asta.

ES 

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  • 3 settimane dopo...

Gentile @Emilio Siculo per essere intervenuto, sostanzialmente in accordo con quanto da me esposto, ed aver allargato un pochino i confini della discussione in termini Economici; solo per pronta utilità del lettore ricordo che il fair value è "il corrispettivo al quale un'attività può essere scambiata [...] tra parti consapevoli e disponibili" (così come definito dai principi contabili internazionali IAS/IFRS).

Saluto e rimango a disposizione in attesa di altre opinioni.

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