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War memories - Italia


Risposte migliori

Inviato

L'Italia proletaria e fascista è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai! La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti:

VINCERE! (Benito Mussolini- 10 giugno 1940)

Quando si presentò al balcone di Palazzo Venezia alle 6 di sera del 10 giugno 1940 per vendere alla folla sterminata e delirante la sua idea di guerra, Benito Mussolini faceva i conti nel modo più vistoso non solo con la storia d'Italia, ma anche con la sua personale di uomo e di leader.

Nelle decisioni dei mesi che seguirono si risolse il conflitto di una personalità che, nel bene e nel male, è stata tra le più ricche e complesse del '900.

Il carattere di Mussolini è contraddittorio, superficiale, esaltante, melodrammatico e, in ultima analisi, geniale; una specia di summa emblematica dei vizi e delle virtù degli italiani, da Giulio Cesare ai condottieri del Rinascimento, ad Alberto Sordi.

Il suo segreto è di avere mescolato nella sua dittatura personale e nell'ideologia del fascismo tutti i motivi della storia d'Italia e dell'uomo italiano: la nostalgia dell'Impero Romano, i secoli bui del Medioevo, lo splendore e la ferocia del Rinascimento, le invasioni e i saccheggi dei conquistatori spagnoli, tedeschi, francesi e austriaci.

Con abile sintesi egli provvede la risposta a questi antichi nodi storici, convincendo gli italiani di essere affrancati dallo straniero e di poter essere orgogliosi del proprio prestigio nazionale; offre l'illusione dell'ordine, inventando un linguaggio e uno stile e, con poderoso sforzo di ipnosi di massa proietta, a un popolo che egli stesso ha giudicato ingovernabile (governare gli italiani non è difficile, è inutile), l'immagine della governabilità e dell'ordine, dimostrando come la forza della propaganda e la costruzione della pura apparenza possano edificare una realtà imponente e provocare il consenso delle masse.

petronius B)

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Inviato

Seconda discussione della serie "War memories" dedicata, e non poteva essere altrimenti, all'Italia, della quale mi propongo di illustrare qui SOLAMENTE LE EMISSIONI NAZIONALI, Banca d'Italia e Biglietti di Stato.

Non parlerò quindi della cartamoneta d'occupazione Alleata (Am-lire, BMA, dollari bollo giallo) nè, tantomeno, della cartamoneta emessa dall'Italia per i territori occupati dalle nostre truppe (Grecia, Jugoslavia).

A domani per questa nuova, spero appassionante, avventura :D

ciao.

petronius B)

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Inviato

Attendiamo con pazienza questa nuova cronistoria.

Pgl


Inviato

Alla seconda guerra mondiale l'Italia era giunta militarmente impreparata e con un'economia indebolita dall'intervento nella guerra civile spagnola e dalla conquista dell'Etiopia e dell'Albania, avendo sostenuto spese per circa 240 miliardi di lire.

Così per aumentare le entrate fu istituita l'IGE mentre per l'incremento del circolante si iniziò a stampare cartamoneta oltre i limiti della normale circolazione, primo passo di un sicuro processo inflazionistico <_<

Si decise inoltre di trasferire le Officine della Banca d'Italia da Roma a L'Aquila (che iniziò ad emettere nel 1942) pensando così di tenere l'importantissima funzione di stampa delle banconote al riparo dai bombardamenti nemici; come vedremo, non servirà a nulla :(

Dunque, dal 10 giugno 1940 o meglio dal D.M. 16.7.1940, datano le prime emissioni della Banca d'Italia in tempo di guerra, ancora stampate a Roma e così distinte, in base alle date dei decreti, tutti del 1940:

-lire 1.000 del 16 luglio, 19 agosto e 19 dicembre;

-lire 500 del 19 agosto, 22 novembre e 19 dicembre;

-lire 100 del 16 luglio, 19 agosto, 23 ottobre, 19 dicembre;

-lire 50 del 23 ottobre.

per un totale complessivo di lire 11.800.000.000.

Come potete notare i decreti si susseguivano a ritmo vertiginoso per incrementare oltre il dovuto la massa di circolante, ma l'inflazione non manifestava ancora i suoi effetti.

Nell'allegato il biglietto da 100 lire modello Capranesi del 19 dicembre 1940.

petronius :)

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Inviato

Alla cartamoneta della Banca d'Italia si aggiungevano emissioni di Biglietti di Stato (ristampa di 1 e 2 lire del 1939 e nuova tipologia da 5 lire) e monete della serie Impero.

petronius :)

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Supporter
Inviato

:rolleyes: Aggiungo : dopo il bombardamento degli alleati su l' Aquila e la distruzione della stamperia si diede mandato alle banche dell'RSI di stampare assegni a "taglio fisso" da immettere nella normale circolazione monetaria .

Scusa petronius, se ho aggiunto qualcosa al Tuo bel racconto di storia Patria.

Adriano. :D


Inviato
aka6969 dice:
Scusa petronius, se ho aggiunto qualcosa al Tuo bel racconto di storia Patria.

Adriano. :D

180873[/snapback]

Nessun problema, come ho detto anche nella discussione sulla Germania, tutti possono intervenire con notizie, critiche, foto e quant'altro.

Grazie a te :)

petronius


Inviato
petronius arbiter dice:
...e monete della serie Impero.

180872[/snapback]

Eccone una selezione :D

petronius B)

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Inviato

due banconote dalla mia collezione, emesse in piena II guerra mondiale

50 lire "Lupa" DM 17-05-1943 stampata a L'Aquila

Foto

100 lire "Barbetti" DM 08-10-1943

foto


Inviato

Grazie apulian :)

Nel 1941 l'incremento del circolante fu avvalorato da nuove emissioni, di taglio e modello analoghe all'anno precedente, per complessive lire 9.500.000.000.

Nell'allegato un biglietto da 50 lire, simile a quello già postato da apulian, ma ancora stampato nelle Officine di Roma, con riferimento al D.M. 19 agosto 1941.

petronius B)

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Inviato

Queste banconote da 50 lire sono familiarmente chiamate "lupetta" perchè raffigurano al retro la lupa capitolina che allatta i due gemelli.

petronius :)

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Inviato

Nell'esercizio 1940-1941 la spesa dello Stato si era triplicata rispetto agli anni della guerra d'Etiopia, con uno sbilancio fra entrate e uscite di circa 147 miliardi di lire, provocando i primi fermenti inflazionistici; purtuttavia il potenziale dell'inflazione, implicito nella situazione finanziaria e monetaria, non manifestava ancora pienamente i suoi effetti.

Nell'allegato una delle più belle banconote italiane di sempre, il 500 lire "mietitrice", modello Capranesi, emesso con D.M. 15 luglio 1941.

ciao.

petronius B)

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Inviato

Nel 1942 la necessità di poter disporre di maggiore circolante rese necessaria la riesumazione delle matrici Babetti, da tempo in disuso, in aggiunta ai consueti modelli Capranesi.

Si ebbero così diverse emissioni, nei due tipi, da parte delle Officine della Banca d'Italia di Roma e, dal 28 agosto, de L'Aquila, nei tagli da 50 a 1.000 lire, per complessivi 10 miliardi e mezzo, cui si aggiunsero ancora una volta Biglietti di Stato e monete serie Impero.

L'ammontare della circolazione, alla fine del 1942, era di oltre 79 miliardi di lire, con un incremento di più del 44% rispetto a prima della guerra.

Adesso sì che l'inflazione cominciava a mordere :(

Nell'allegato 1.000 lire "Regine del Mare" emesse dalle Officine de L'Aquila con decreto 28 novembre 1942.

petronius :)

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Inviato

Si arrivò dunque al 1943 con un'inflazione senza precedenti, con tutte le conseguenze connesse: dissesto dell'economia nazionale e dei bilanci pubblici, sacrificio dei percipienti di redditi fissi e minori a vantaggio degli speculatori :angry:

La caduta di Mussolini era ormai prossima e ad accelerarla contribuì sicuramente lo sbarco Alleato in Sicilia il 10 luglio 1943.

In proposito scriveva Luigi Einaudi, governatore della Banca d'Italia dal 1945 al 1948, e primo Presidente della Repubblica:

"Quando il nemico sbarcò in Italia, lo Stato italiano era ridotto ad una cornice vuota, ad un corpo senz'anima; nell'estate del 1943, gli italiani erano giunti in fondo alla via che essi avevano scelto ventuno anni prima.

Su questa via, breve e dritta, erano balenati dinanzi ai loro occhi, imperi, fortune e grandigie; ma poiché quella via significava la rinuncia degli italiani alla dura lotta, al diuturno sforzo, al rischio continuo, in favore della chimera della sicurezza, della pace, della tranquillità, della prosperità assicurata e promessa da altri, quella via doveva necessariamente, fatalmente, condurre sull'orlo dell'abisso."

petronius B)

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Inviato

Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo sfiducia Mussolini.

Il duce viene fatto arrestare da Vittorio Emanuele III, che nomina capo del governo il maresciallo Pietro Badoglio.

Uno dei primi provvedimenti presi dal nuovo governo fu la cosiddetta "defascistizzazione" delle banconote con la sostituzione del contrassegno di Stato che, dal 1926, raffigurava il fascio littorio, in colore rosso vermiglionato.

Con decreto del 7 agosto 1943 il fascio littorio fu sostituito dal monogramma BI (Banca d'Italia) che in realtà non era più un contrassegno di Stato, ma solo un segno distintivo; inizialmente impresso in colore rosso vermiglionato, come il precedente, assunse poi le tonalità cromatiche delle banconote su cui era stampato.

petronius :)

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Inviato

La prima preoccupazione del governo Badoglio però, non fu certo quella di cambiare il contrassegno delle banconote :rolleyes: bensì di trovare il modo di far uscire l'Italia dal conflitto il più rapidamente possibile.

Contemporaneamente si tentava di rassicurare i tedeschi con l'affermazione che "la guerra continua": si voleva così evitare una ritorsione di Hitler contro il paese che, cacciando Mussolini, si era messo automaticamente nei panni del "traditore".

Ma il gioco del vecchio maresciallo è ambiguo e incerto: da una parte non riesce a rassicurare i tedeschi, dall'altra gli Alleati, pur considerando la formula "la guerra continua" come un espediente per evitare disastri peggiori, ritengono che non ci si debba fidare in genere degli italiani, e in particolare di Badoglio, a lungo compromesso con il regime.

Si giunge così alla fatidica data dell' 8 settembre; l'armistizio è ormai stato firmato, ma Badoglio vorrebbe ritardarne l'annuncio, per avere il tempo di mettere al riparo il governo e la famiglia reale dall'inevitabile rappresaglia tedesca.

Gli Alleati sono però irremovibili e, alle 19.30 di quel giorno, il capo del governo annuncia per radio, ancora una volta in maniera ambigua, la firma del trattato.

Lo sfacelo, la ritorsione tedesca e il ritorno dei fascisti dominano il paese già nei quattro giorni seguenti all'armistizio; sono i quattro giorni che decidono il fallimento di Badoglio nel suo tentativo di rovesciamento di fronte, e la divisione dell'Italia in due parti, ambedue sotto l'occupazione straniera :(

petronius B)

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Inviato

Complimenti Petronius.

Sempre interessanti in tuoi interventi e storie.

Belle anche le banconote.

Ciao. Pgl


Inviato

Grazie Pierguido :D

Le banconote in realtà non sono granchè come conservazione, ma come sai meglio di me quelle italiane sono le più care <_< e a volte bisogna sapersi accontentare.

E poi, trattandosi di biglietti che "hanno fatto la guerra" qualche segno devono pur averlo, non si può mica passare indenni attraverso un cataclisma come la seconda guerra mondiale; una banconota usurata ha una sua storia da raccontare, mentre un biglietto FDS, che ha passato quegli anni in fondo a un cassetto o nel caveau di una banca, non ha anima, non trasmette le emozioni che può darti il maneggiare un pezzo di storia, della nostra storia B)

ciao.

petronius :)

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Inviato
Badoglio vorrebbe.......avere il tempo di mettere al riparo il governo e la famiglia reale dall'inevitabile rappresaglia tedesca.

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Alle 4 del mattino del 9 settembre si decide che il re e il governo abbandoneranno la capitale; su chi sia stato a prendere la decisione, a guerra finita, si è assistito per anni ad un rimpallo tra Badoglio, alcuni generali e il principe Umberto, ognuno che smentiva gli altri per non vedersi addossata la responsabilità di una decisione di fatto vergognosa <_<

Arrivato a Pescara senza intoppi il lungo corteo reale prosegue poi per Ortona, dove si imbarca per Brindisi sul piroscafo Baionetta; ma il grosso dei fuggitivi rimane a terra, tra un'indescrivibile confusione, battibecchi e litigi: dalla nave qualcuno esorta:

"Ovvia signori ufficiali, un pò di dignità! C'è tra noi il re!"

Ma dal buio una voce anonima, risponde:

"Sì, ma lui ce l'ha il posto per scappare!" :P

petronius B)

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Inviato

Nel pomeriggio del 9 settembre viene firmato un accordo tra italiani e tedeschi in virtù del quale il centro di Roma, considerata Città Aperta, non viene occupato; nell'interno della città resta, a tutela dell'ordine, una sola divisione italiana.

In realtà i tedeschi assumono di fatto il controllo della capitale e il generale Rahn provvede alla nomina di Commissari ministeriali, tra cui quello alle Finanze, con il potere di esercitare tutte le funzioni devolute ai Ministri.

Per necessità di circolante (e qui torniamo finalmente a parlare di banconote :rolleyes:) affluisce nella capitale parte dei biglietti autorizzati dal governo badogliano il 23 agosto 1943, stampati a L'Aquila (modelli Capranesi defascistizzati), mentre con sucessivi decreti ministeriali di Roma l' I.P.S. di Bergamo stampa tagli da 1.000 lire (22.9.1943) e da 50, 100 e 500 lire (8.10.1943); il tutto per un importo complessivo di 20 miliardi di lire, cifra enorme.

Nell'allegato il biglietto da 50 lire modello Barbetti emesso in base al D.M. 8 ottobre 1943.

petronius :)

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Inviato
con sucessivi decreti ministeriali di Roma l' I.P.S. di Bergamo stampa tagli da 1.000 lire.....

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Si ritiene che nel caos dominante il Poligrafico sia stato costretto a stampare cartamoneta senza autorizzazioni di sorta, su semplice ordine dei tedeschi.

In effetti, come racconta lo scrittore Paolo Monelli:

"i tedeschi andavano in giro con biglietti di banca nuovi di zecca, che facevano stampare senza misura; anzi erano rotoli di biglietti da mille, l'uno stampato di seguito all'altro, che tagliavano con le forbici"

Erano, probabilmente, le 1.000 lire Barbetti che portano la data del D.M. 22 settembre 1943, come quelle dell'allegato.

petronius B)

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Inviato

Ancora dai decreti controversi di quei mesi, il biglietto da 100 lire modello Barbetti (8.10.1943) sulla cui descrizione vorrei spendere due parole :rolleyes:

Al fronte, a sinistra, grande "B" sorretta da due putti, tra i quali c'è uno scudo sabaudo coronato con il Collare dell'Annunziata; figura femminile seduta rappresentante il Sapere; a destra Genio allegorico della Giustizia, con bilancia e spada.

Al retro, figura femminile personificante la Scienza, con fiaccola e libro delle Umane Conoscenze, contornata da putti; piccola aquila al centro, ed altri putti che tirano la rete a sinistra.

Il contrassegno è, naturalmente, quello della Banca d'Italia ;)

petronius :)

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Inviato
figura femminile seduta rappresentante il Sapere; a destra Genio allegorico della Giustizia, con bilancia e spada.

Al retro, figura femminile personificante la Scienza, con fiaccola e libro delle Umane Conoscenze,

Queste rappresentazioni allegoriche della Scienza, Giustizia, Sapere, se non ricordo male, vengono riprese anche da qualche altro stato, ma non riesco a ricordarmi quale.

Pgl


Inviato

Alcune annotazioni supplementari alla cronaca di quelle convulse giornate.

Poco prima dell'8 settembre lo Stato Maggiore dell'Esercito aveva diramato un ordine segreto (la famosa Memoria 44 op) in base al quale le truppe italiane avrebbero dovuto prepararsi a reagire ad azioni ostili da qualunque parte esse provenissero.

In conseguenza di questo, subito dopo l'8 settembre furono diramati ordini alle truppe dislocate nei dintorni di Roma di schierarsi a difesa della Capitale fronteggiando i tedeschi che, era certo, avrebbero immediatamente tentato di occupare la città. Ma questi ordini furono annullati (forse da Badoglio in persona) che invece obbligò tutte le truppe a spostarsi a est della capitale, nel settore della Tiburtina, per coprire la fuga del Re, abbandonando di fatto Roma ai tedeschi. Di queste circostanze sono certo perchè la prima bozza dell'ordine di difendere Roma fu scritta di suo pugno da mio nonno, sottufficiale di carriera in servizio presso lo S.M., e mio nonno non era certo tipo da mentire su fatti così importanti.

Si è molto discusso se ci sia stato o meno tradimento da parte del Re; certamente questa fu la percezione della grande maggioranza delle truppe. Alcuni reparti, insieme a gruppi di civili armati, tentarono una disperata difesa contro i tedeschi (la "battaglia di Porta San Paolo") ma furono infine travolti dai carri armati nazisti con grande spargimento di sangue. Questo viene considerato il primo atto del movimento di Resistenza, nel quale i militari ebbero un ruolo importante, che non sempre in seguito è stato riconosciuto.

Di fatto molti ufficiali mantennero il loro giuramento di fedeltà al re e all'Italia, e si rifiutarono di combattere per Mussolini. Alcuni, come il Colonnello Montezemolo e mio nonno con lui, attivarono una rete clandestina di lotta ai nazifascisti. Mio nonno in particolare si occupava di raccogliere i militari sbandati e aiutare quanti volevano ricongiungersi al ricostituito Esercito Italiano che combatteva al sud insieme agli alleati, nascondendoli, rifocillandoli, procurando loro abiti civili e facendogli passare la linea del fronte. Montezemolo e molti altri militari del Fronte Clandestino furono scoperti e arrestati, e perirono alle Fosse Ardeatine; mio nonno non ebbe la stessa sorte, forse per i buoni uffici del suo vicino di casa, un fascista con cui nonostante tutto era rimasto in cordiali rapporti personali e che dopo la guerra mio nonno aiutò a espatriare, probabilmente salvandogli la vita.

Un'ultima annotazione: mio nonno era una delle persone più taciturne che abbia mai conosciuto. Potete immaginarvi la mia sorpresa quando finalmente si decise a raccontarmi qualcosa delle sue memorie di guerra, e io scoprii che, letteralmente, era uno che aveva scritto la storia!

Ciao, P. :)

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