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IGNORED

Sul sesso degli acronimi TAV e VAR


apollonia

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Un acronimo di grande attualità che sentiamo pronunciare sia al maschile sia al femminile è TAV, cosa che ci pone l’interrogativo sul suo effettivo genere grammaticale: si dice il TAV oppure la TAV? Se l’acronimo è sciolto correttamente in Treno ad Alta Velocità non ci sono dubbi sul maschile fissato dal genere della prima parola ridotta in sigla, che di norma – come in questo caso – è un nome. Quindi sarebbe opportuno dire il TAV, proprio come diciamo correntemente il TAR per tribunale amministrativo regionale.

Però è altrettanto vero che nei telegiornali e nei giornali è invalso l’uso del femminile, che trova giustificazione sia dalle attestazioni in rete sia dalle voci lessicografiche (es. il Vocabolario Treccani e il Devoto-Oli 2014). Il passaggio dal maschile al femminile si spiega con il fatto che l’acronimo è stato presto identificato non più col treno in sé, ma con la linea ferroviaria. Con “la TAV” si intende quindi “la linea (o la rete o la tratta) dei treni ad alta velocità”. Può anche darsi che concorra all’uso del femminile l’assonanza con la TAC (tomografia assiale computerizzata). È opportuno far presente che la novità del progetto è rappresentata dal percorso e non certo dal tipo di treno, che è ormai in funzione su molte tratte ferroviarie come la Roma-Milano. E a favore del femminile ha giocato anche il “movimento NO TAV”, che si oppone al tracciato e non ai treni che dovrebbero percorrerlo. Si può concludere con Claudio Giovanardi nella sua risposta sul sito dell’Accademia della Crusca di qualche anno fa, che al momento l’acronimo TAV mantiene una doppia valenza, una di genere maschile quando si fa riferimento al treno, e l’altra, estensiva, di genere femminile, quando si fa riferimento alla linea o alla rete o alla tratta Torino-Lione nel suo complesso. In conclusione, di questo acronimo sono accettabili entrambi i … sessi.

Un altro acronimo di cui si parla oggi nei commenti alle partite di calcio è il VAR e anche in questo caso può sorgere il dubbio sul genere grammaticale: il VAR o la VAR? Secondo i linguisti e i lessicografi qui non ci sono dubbi: trattandosi dell’abbreviazione di Video Assistant Referee per ragionare in inglese, tre sostantivi di genere maschile, ne consegue che questo dev’essere anche il genere dell’acronimo. Ma nel calcio femminile? Nel caso che questa tecnologia entrasse in uso anche qui, dove il Referee e l’Assistant sono rappresentanti del gentil sesso, non è che il VAR si colori di rosa diventando la VAR?

 

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Anni fa molti dicevano, ad esempio, "costa sulle 20 €" in quanto i meno giovani di erano abituati a declinare al femminile con la lira e continuavano a farlo inconsapevolmente anche dopo il 1999/2002. Anche in questo caso non v'è dubbio sulla reale declinazione, che è al maschile.

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Supporter

Una “variante” è “costa sui 20 euri”, per quanto qui il plurale trovi qualche giustificazione dal fatto che solo per alcune lingue (inglese, italiano e tedesco) la parola resta ufficialmente invariabile al plurale, mentre per altre segue la morfologia specifica.

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Il 13/3/2019 alle 17:27, apollonia dice:

Un acronimo di grande attualità che sentiamo pronunciare sia al maschile sia al femminile è TAV, cosa che ci pone l’interrogativo sul suo effettivo genere grammaticale: si dice il TAV oppure la TAV? Se l’acronimo è sciolto correttamente in Treno ad Alta Velocità non ci sono dubbi sul maschile fissato dal genere della prima parola ridotta in sigla, che di norma – come in questo caso – è un nome. Quindi sarebbe opportuno dire il TAV, proprio come diciamo correntemente il TAR per tribunale amministrativo regionale.

Però è altrettanto vero che nei telegiornali e nei giornali è invalso l’uso del femminile, che trova giustificazione sia dalle attestazioni in rete sia dalle voci lessicografiche (es. il Vocabolario Treccani e il Devoto-Oli 2014). Il passaggio dal maschile al femminile si spiega con il fatto che l’acronimo è stato presto identificato non più col treno in sé, ma con la linea ferroviaria. Con “la TAV” si intende quindi “la linea (o la rete o la tratta) dei treni ad alta velocità”. Può anche darsi che concorra all’uso del femminile l’assonanza con la TAC (tomografia assiale computerizzata). È opportuno far presente che la novità del progetto è rappresentata dal percorso e non certo dal tipo di treno, che è ormai in funzione su molte tratte ferroviarie come la Roma-Milano. E a favore del femminile ha giocato anche il “movimento NO TAV”, che si oppone al tracciato e non ai treni che dovrebbero percorrerlo. Si può concludere con Claudio Giovanardi nella sua risposta sul sito dell’Accademia della Crusca di qualche anno fa, che al momento l’acronimo TAV mantiene una doppia valenza, una di genere maschile quando si fa riferimento al treno, e l’altra, estensiva, di genere femminile, quando si fa riferimento alla linea o alla rete o alla tratta Torino-Lione nel suo complesso. In conclusione, di questo acronimo sono accettabili entrambi i … sessi.

Un altro acronimo di cui si parla oggi nei commenti alle partite di calcio è il VAR e anche in questo caso può sorgere il dubbio sul genere grammaticale: il VAR o la VAR? Secondo i linguisti e i lessicografi qui non ci sono dubbi: trattandosi dell’abbreviazione di Video Assistant Referee per ragionare in inglese, tre sostantivi di genere maschile, ne consegue che questo dev’essere anche il genere dell’acronimo. Ma nel calcio femminile? Nel caso che questa tecnologia entrasse in uso anche qui, dove il Referee e l’Assistant sono rappresentanti del gentil sesso, non è che il VAR si colori di rosa diventando la VAR?

 

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Leggo sempre con piacere le tue osservazioni grammaticali .

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Il 16/3/2019 alle 22:07, apollonia dice:

Una “variante” è “costa sui 20 euri”, per quanto qui il plurale trovi qualche giustificazione dal fatto che solo per alcune lingue (inglese, italiano e tedesco) la parola resta ufficialmente invariabile al plurale, mentre per altre segue la morfologia specifica.

Sì, anche questo è frequente, però mi pare più uno "slang" consapevolmente adottato che un errore.

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