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Ferdinando ll 1831


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29 minuti fa, Litra68 dice:

Buongiorno, Beppe  @giuseppe ballauri guardavo la tua piastra, oltre ai tre quadratini nello stemma del Portogallo che ci faceva notare @Galenus, io ho notato, ma potrei sbagliarmi e quindi chiamo a raccolta anche l'amico @Rocco68, che c'è un bel puntino dopo ET e anche alla base della H.

Cosa ne pensate? Scorie, esubero, oppure dei veri e propri puntini? Nelle altre postate non sono presenti. 

Saluti 

Alberto 

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Punti veri e propri non credo, sono più piccoli e meno definiti di quelli ordinari. Si intravede qualcosa di simile (sebbene un po' più grande) anche nella corona (dove sembra proprio un punto).

 

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Modificato da Galenus
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1 ora fa, Litra68 dice:

che c'è un bel puntino dopo ET e anche alla base della H.

Grazie Alberto per l'osservazione. In effetti vicino alla ET sembra vi sia proprio un pallino ( eccedenza di conio ?).  Secondo me è però più interessante ( e non l'avevo notato ) La " R" con la gamba molto lunga che va a toccare il punto. Sentiamo l'amico Rocco cosa dice. 

Ho rifatto la parte di foto interessata da queste anomalie ( purtroppo dalle mie parti non vediamo il sole da 2 mesi e le foto sono mediocri ).

Ciao Beppe

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Buonasera e buon fine settimana,

mi accodo pure io con la mia. Un plauso a Tutti per i meravigliosi esemplari postati.

 

 

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54 minuti fa, motoreavapore dice:

Buonasera e buon fine settimana,

mi accodo pure io con la mia. Un plauso a Tutti per i meravigliosi esemplari postati.

 

 

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Stesso conio della mia.

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1 ora fa, giuseppe ballauri dice:

La " R" con la gamba molto lunga che va a toccare il punto.

Buonasera a tutti, 

Giuseppe questo "prolungamento" nel gambo della R in HIER  sembra dovuto ad un inizio di lesione nel conio del rovescio.... La linea di rottura riprende dopo il punto. 

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1 ora fa, Litra68 dice:

Sono molto triste, non ho una piastra del 31.

Scrivi la seconda lettera a Babbo Natale... in confidenza mi ha detto che ha il sacco pieno di monete, ma molti vogliono solo gli Euri (!?) e quei Tondelli Fondo specchio colorati.  Mi sa che rovistando, in fondo in fondo, qualche Piastra la trova...?

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56 minuti fa, paoloilmarinaio dice:

Salve giovanni0770 sbaglio o la parola REX ribattuta.

È un ombra della foto. L'ho guardata bene con la lente e non ha tracce di ribattitura.

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Buonasera Amici,grazie per aver condiviso le vostre magnifiche piastre.

Continuo la discussione con la mezza piastra:

Magliocca 570 R3

Peso 13,7 gr

Taglio inciso al dritto

 

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10 ore fa, borbonik dice:

Buonasera Amici,grazie per aver condiviso le vostre magnifiche piastre.

Continuo la discussione con la mezza piastra:

Magliocca 570 R3

Peso 13,7 gr

Taglio inciso al dritto

 

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Nominale che manca sicuramente in molte collezioni, compreso la mia ?

È molto più raro di quanto viene riportato sui cataloghi. 

Complimenti Mario! 

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Buonasera a tutti, non avendo al momento (ma ne prenderò appena avrò occasione) monete del 1831, condivido qualche cenno storico recuperato sul web. Innanzitutto le monete che state postando sono quelle ad un anno esatto dell'ascesa al trono di Ferdinando II, il quale si trova a fare i conti con una situazione storica di tutto rispetto, sia nella nostra penisola e isole ma anche in Europa, ed allora i confini erano molto vicini per via degli intrecci parentali, come oggi siamo vicini per la velocità di internet e dei collegamenti logistici. Iniziamo con i moti del 1830-1831 per arrivare agli avvenimenti più vicini del 1831 che riguardano una decisione e un rifiuto presi da Ferdinando II. 

Moti del 1830-31 Esteso movimento rivoluzionario che, a differenza di quello del 1820-21, inferse un colpo significativo al sistema della Santa Alleanza, alterando in modo permanente il quadro politico e gli equilibri di potenza dell’Europa occidentale. L’evento più importante fu la rivoluzione parigina del luglio 1830, che causò il rovesciamento del regime reazionario di Carlo X, l’ascesa al trono di Luigi Filippo d’Orléans, proclamato «re dei francesi» con legittimazione popolare e non divina, l’adozione di una carta costituzionale che prevedeva un elettorato più ampio e un regime politico in cui erano meglio rappresentati la volontà politica dell’intellettualità liberale (Guizot, Constant, Thiers, Cousin) e gli interessi dell’aristocrazia imborghesita e dell’alta borghesia in forte ascesa. Il nuovo regime proclamò inoltre il principio del non intervento e quindi la messa in guardia dell’Austria dal ripetere l’esperienza repressiva del 1820-21. L’atteggiamento inglese, contrario a una guerra in Europa, rafforzò di fatto la posizione della Francia a condizione che questa non riproponesse un’egemonia di tipo napoleonico. L’Austria rimase quindi bloccata e in agosto la rivoluzione per l’indipendenza del Belgio cattolico, industriale, per lo più francofono, dall’Olanda calvinista, commerciale e agricola, di lingua di derivazione germanica, ebbe successo. Fu proclamata una monarchia costituzionale affidata a Leopoldo di Sassonia-Coburgo sotto il patrocinio franco-inglese. Nel novembre del 1830 la Polonia, costituita nel 1815 in regno unito alla Russia nella persona dello zar Alessandro I, insorse per la piena indipendenza. Agitazioni si ebbero anche in Germania, Spagna e Italia, mentre continuava l’estenuante lotta della Grecia per il conseguimento della piena indipendenza dalla Turchia, e dove il fronte della Santa Alleanza sembrava in difficoltà per la nascita di concorrenti interessi balcanici e orientali di Austria, Inghilterra, Russia. Nell’Italia centrale le organizzazioni carbonare guardarono con grandi speranze alla posizione assunta dal nuovo sovrano francese e dal suo primo governo. Nell’autunno del 1830 i preparativi di un’insurrezione costituzionale antiaustriaca si intensificarono a Modena sotto la guida di Ciro Menotti e dell’avvocato Enrico Misley, i quali avevano fatto balenare, peraltro senza successo, al duca Francesco IV l’ipotesi di un ingrandimento del suo Stato nelle Legazioni pontificie e forse anche in Lombardia, appoggiando l’insurrezione carbonara. Quando però il 4 febbraio il moto scoppiò a Bologna e a Parma, Francesco IV lo aveva già privato della sua guida politica più autorevole facendo arrestare a Modena Menotti. La sollevazione dilagò tuttavia ugualmente, fino a coinvolgere le Romagne, le Marche e l’Umbria e costituendo il governo delle Province Unite. Altri due governi provvisori furono costituiti a Parma e a Modena, abbandonata da Francesco IV a Mantova sotto la protezione austriaca. Metternich, compreso che una vittoria integrale della Santa Alleanza sui movimenti costituzionali e indipendentistici sarebbe stata impossibile, accettò il fatto compiuto franco-belga e si attestò su una linea di difesa a oltranza nello scacchiere italiano, lasciando alla Russia il compito di stroncare l’insurrezione polacca. Decise quindi l’intervento armato nell’Italia centrale e respinse le pressioni francesi anche a rischio di una guerra europea. D’altro canto, facendo leva anche su un fallito tentativo insurrezionale organizzato a Roma dai due fratelli Napoleone e Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III, accorsi peraltro a Bologna appena scoppiato il moto, Metternich insinuò nel sovrano francese l’idea che i rivoluzionari dell’Italia centrale fossero in realtà bonapartisti. La vita politica francese veniva d’altronde prendendo una piega moderata, per cui alla fine il governo francese abbandonò i governi provvisori italiani al loro destino. I ducati di Modena e Reggio furono occupati dagli austriaci negli stessi giorni di marzo del 1831 in cui in Francia si costituiva il nuovo governo del moderato Periér. Si misurò a quel punto anche tutta la mancanza di una guida politica all’altezza della situazione nel governo delle Province Unite, che non si impegnò minimamente in difesa dei governi dei ducati, pensando che l’Austria non avrebbe represso la rivoluzione nello Stato pontificio. Gli austriaci invece travolsero qualunque resistenza e ristabilirono il governo pontificio, tornando a occupare Bologna dal 1832 al 1838 per proteggere la popolazione dalle violenze delle milizie del restaurato governo pontificio. La Francia rispose con l’occupazione di Ancona. I moti del 1831 in Italia si conclusero quindi con un nulla di fatto e dimostrarono che la strategia delle società segrete aveva fatto il suo tempo. Chiarirono però definitivamente che il maggior ostacolo sulla strada dell’indipendenza e della libertà nella penisola era il governo austriaco, ma che per combatterlo i localismi e i municipalismi dovevano esser messi a tacere. Diverso invece il discorso per quel che riguarda il resto d’Europa. Se l’insurrezione polacca fu duramente repressa, la Grecia ottenne nel 1832 la sua indipendenza e in Europa occidentale, oltre al Belgio, anche la Spagna e il Portogallo videro in quegli anni la nascita di regimi liberali. Inoltre la Francia e l’Inghilterra avevano preso le distanze dal sistema metternichiano, anche se guardandosi reciprocamente con sospetto.

 

Ferdinando II, non eccessivamente colto,  ma intelligente ed abile a sbrigare gli affari di stato questo “re Lazzarone”, come fu battezzato dal popolo, fece ben sperare. Si fece fama di liberale e cominciò a identificare la figura ideale del “sovrano italiano” facendo schiumare di rabbia e di gelosia Carlo Alberto che si riteneva  il più indicato alla bisogna. Il Congresso liberale riunitosi a  Bologna nel 1831 gli offrì la corona d’Italia, ma il re, mostrando in quell’occasione una forte miopia politica ed una profonda sudditanza psicologica per la Chiesa, tale e quale come l’Italia di oggi,  pago che il regno fosse fra “l’acqua salata e l’acqua santa”, rifiutò l’offerta. Per Ferdinando il suo regno era quello ricevuto dal padre.

Sua missione era sanarlo e di garantirne l’indipendenza, mostrando più volte la sua insofferenza ai suggerimenti ed alle interferenze esterne, irridendo e destreggiandosi arditamente sia da Metternich sia da Luigi Filippo che dagli Inglesi. Inoltre ostava al disegno dei liberali l’estrema posizione periferica  di Napoli e la sua particolare situazione etnico-sociale. Il sovrano napoletano non si illudeva di riuscire laddove Murat era miseramente fallito. Suo immediato e per allora unico scopo era quello di sanare il regno della cui situazione si era fatta un’idea personale dopo il ricordato viaggio compiuto in incognito ed in quest’opera profuse le sue migliori energie.

Saluti 

Alberto 

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Grazie Alberto per aver integrato la discussione con cenni storici. 

@borbonik, inizio io nel condividere i grandi nominali in rame.

294 - 10 Tornesi 1831

Simbolo stella a 5 punte e taglio liscio. 

Riferimenti:

D'Incerti  293

Pagani 324

Magliocca 665 ( il mio differisce per le lettere grandi in legenda al dritto). 

Peso 28,67 grammi 

IMG-20191208-WA0041.jpg

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Modificato da Rocco68
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Ciao @giovanni0770, 10 Tornesi che ha fatto il suo dovere per tanti anni, a me piace molto.

Riferimento Magliocca 665/a

Simbolo stella a 6 punte. 

Raro

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6 minuti fa, Rocco68 dice:

Ciao @giovanni0770, 10 Tornesi che ha fatto il suo dovere per tanti anni, a me piace molto.

Riferimento Magliocca 665/a

Simbolo stella a 6 punte. 

Raro

grazie Rocco. Mi piace anche la patina. In più rispetto al tuo magnifico pezzo abbiamo al dritto legenda con caratteri piccoli e al rovescio caratteri più spessi. 

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Condivido questo 10 Tornesi del 1831 dal dritto  indecifrabile. 

Ad oggi ancora non sono riuscito a decifrarne le incisioni. 

IMG-20191208-WA0042.jpg

IMG-20191208-WA0043.jpg

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Modificato da Rocco68
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Grazie @Litra68 per il cenno storico.

Inserisco i miei due pezzi.

Lettere grandi a dritto e stella a sei punte:

IMG-20191207-WA0009.jpg

IMG-20191207-WA0002.jpg

E lettere piccole, con stella a cinque punte:

IMG-20191207-WA0004.jpg

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Modificato da borbonik
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Quattro esemplari condivisi, tutti diversi fra loro:

Stella a 5 punte /lettere grandi. 

Stella a 5 punte /lettere piccole. 

Stella a 6 punte /lettere grandi. 

Stella a 6 punte /lettere piccole. 

... Ricordo di aver visto un dritto con lettere grandi a cui mancava tutta la punteggiatura. 

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