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Inviato

Ciao a tutti, ho arricchito la mia collezione Angioina con questo saluto di Carlo I preso tra gli invenduti.
Dopo il periodo Svevo, viene introdotto un numerale in argento che prende appunto il nome di Carlino da Carlo D'Angiò

Carlo D'Angiò viene chiamato in Italia dal Papa per combattere gli Svevi di simpatie Ghibelline.

il Re Angioino sconfigge Manfredi di Svevia a Benevento.

Riguardo le notizie storiche:

http://www.nobili-napoletani.it/Battaglia-Benevento.htm

Di Manfredi ne parla Dante nella Divina Commedia:

"Una delle anime si rivolge a Dante e lo invita a guardarlo, per capire se lo ha mai visto sulla Terra. Il poeta lo osserva e lo guarda con attenzione, vedendo che è biondo, bello e di nobile aspetto, e ha uno dei sopraccigli diviso da un colpo. Dopo che il poeta gli ha risposto di non averlo mai visto, il penitente gli mostra una piaga che gli attraversa la parte alta del petto, quindi di presenta come Manfredi di Svevia, nipote dell'imperatrice Costanza d'Altavilla. Egli prega Dante, quando sarà tornato nel mondo, di dire a sua figlia Costanza la verità sul suo stato ultraterreno. Manfredi racconta che dopo essere stato colpito a morte nella battaglia di Benevento, piangendo si pentì dei suoi peccati e nonostante le sue colpe fossero gravissime fu perdonato dalla grazia divina. Male fece il vescovo di Cosenza, istigato da papa Clemente IV, a far disseppellire il suo corpo che giaceva sotto un mucchio di pietre vicino a un ponte e a farlo trasportare a lume spento fuori dai confini del regno di Napoli, lungo il fiume Liri. La scomunica della Chiesa infatti non impedisce di salvarsi finché c'è un po' di speranza, anche se chi muore in contumacia deve poi attendere nell'Antipurgatorio un tempo superiore trenta volte al periodo trascorso come scomunicato, a meno che qualcuno con le sue preghiere non accorci questo periodo. Manfredi prega dunque Dante di rivelare tutto questo alla figlia Costanza, perché lei con le sue preghiere abbrevi la sua permanenza nell'Antipurgatorio".
 

 

carlo I saluto diritto.jpg

carlo I saluto rovescio.jpg

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Inviato

Dante dedica a Manfredi i versi 103 - 145 del Canto III del Purgatorio:

E un di loro incominciò: «Chiunque 
tu se', così andando, volgi 'l viso: 
pon mente se di là mi vedesti unque». 
      Io mi volsi ver lui e guardail fiso: 
biondo era e bello e di gentile aspetto, 
ma l'un de' cigli un colpo avea diviso. 
      Quand'io mi fui umilmente disdetto 
d'averlo visto mai, el disse: «Or vedi»; 
e mostrommi una piaga a sommo 'l petto. 
      Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, 
nepote di Costanza imperadrice; 
ond'io ti priego che, quando tu riedi, 
      vadi a mia bella figlia, genitrice 
de l'onor di Cicilia e d'Aragona, 
e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice. 
      Poscia ch'io ebbi rotta la persona 
di due punte mortali, io mi rendei, 
piangendo, a quei che volontier perdona. 
      Orribil furon li peccati miei; 
ma la bontà infinita ha sì gran braccia, 
che prende ciò che si rivolge a lei. 
      Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia 
di me fu messo per Clemente allora, 
avesse in Dio ben letta questa faccia, 
      l'ossa del corpo mio sarieno ancora 
in co del ponte presso a Benevento, 
sotto la guardia de la grave mora. 
      Or le bagna la pioggia e move il vento 
di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde, 
dov'e' le trasmutò a lume spento. 
      Per lor maladizion sì non si perde, 
che non possa tornar, l'etterno amore, 
mentre che la speranza ha fior del verde. 
      Vero è che quale in contumacia more 
di Santa Chiesa, ancor ch'al fin si penta, 
star li convien da questa ripa in fore, 
      per ognun tempo ch'elli è stato, trenta, 
in sua presunzion, se tal decreto 
più corto per buon prieghi non diventa. 
      Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, 
revelando a la mia buona Costanza 
come m'hai visto, e anco esto divieto; 
      ché qui per quei di là molto s'avanza».

 

In questi versi, descrive  il luogo di sepoltura :

ssa del corpo mio sarieno ancora 
in co del ponte presso a Benevento, 
sotto la guardia de la grave mora. 
      Or le bagna la pioggia e move il vento 
di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde, 
dov'e' le trasmutò a lume spento. 

La sepoltura di Manfredi potrebbe essere questa?

 

 

Vabbè continuo stasera..

 

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  • Grazie 1

Inviato

Buonasera, @eliodoro, bel racconto, aspetto con trepidazione il prosieguo, però intanto riflettevo, da quanto scritto mi sembra di capire, ma potrei sbagliarmi, che il corpo non è più a Benevento dove fu seppellito, ma trafugato per ordine del Papa di allora e portato oltre il regno di Napoli (fa riferimento al Liri..) in ciociara.. ? 

Mi piacerebbe saperne di più su Manfredi.. 

Saluti 

Alberto 


Inviato

Questa storia del Fiume mi fa venire in mente un altra storia/leggenda, la Tomba di Alarico Re dei Visigoti sotto al fiume Busento, e di qui la poesia del Carducci '' Tomba del Busento ''. Mamma mia, mi vengono i brividi, che intrecci, Storia/Leggenda/Poesia e racconti. Onestamente per deformazione numismatica non posso non pensare alle monete del tempo, ai tesori.. ? Scusatemi se sono andato O. T. 

Saluti

Alberto 


Inviato

Qui @eliodoro suppongo mi abbia lanciato un amo con una prelibata esca alla quale faccio fatica a resistere. Lui lo sapeva benissimo nel farlo ed io “abbocco” con piacere.

Il luogo di sepoltura di re Manfredi è ignoto ma molti in passato hanno cercato di trovarne il locus mentre poco nota però è la vicenda del ritrovamento di un’urna funebre nel rifacimento del ponte che permette l’accesso alla città di Ceprano.

Un passo alla volta cercando di riassumere il tutto:

Manfredi muore in battaglia e viene sepolto nei pressi di un ponte a Benevento. Successivamente il suo corpo viene rimosso (uno scomunicato sepolto in un territorio della Chiesa!!!) e le sue spoglie seppellite lungo il Verde. Il Verde è assodato che si tratti del fiume Liri come dimostrato da documenti antichi in cui il fiume Liri vene chiamato Viride. Da dove nasce quindi l’ipotesi che l’urna rinvenuta contenesse le spoglie del re Svevo?

La colpa, se così la vogliamo definire, è di un autore locale, Antonio Vitagliano, che nel suo “Il Ceprano ravvivato”, opera del 1653, racconta un fatto certamente avvenuto e documentato.

Erano le parole precise dell’Epitaffio, le seguenti; che furno genuinamente registrate nel libro del ponte di Ceprano fatto à mano dall’Arciprete Don Pasquale Honorati nostro Cittadino di bell’intelletto, all’hora, che nell’anno 1614. à 17 d’Aprile fù discauata interiamente questa cassa, quasi appresso le muraglie dell’antico Ponte, che si disguastaua per la nuova fabrica nel fiume Liri, il cui coverchio marmoreo, che era alla detta cassa piombato, con la seguente iscrittione, fù per un tempo esposto al publico spettacolo à vista di tutti, & sendosi alla fine casualmente rotto in più pezzi, ne conseruai un rottame con tre sole parole, che ancora ritengo per memoria nel giardino, & ciò perché leggendo apresso Leandro Albeti nella quinta Regione d’Italia, al fol. 167 trouai ad verbum registrato l’istesso Epitaffio, che diede certezza maggiore del fatto; mentre disse di esser stato posto nella di lui sepoltura in Beneuento, & che poscia dal Cardinale Ottaviano Ubaldino Arciuescovo di Cosenza, & Apostolico Legato à quell’atto, fatta discauare la cassa dello scommunicato cadauero, & fattale porre foura di un carro, la fè cacciare fuori del Regno & condurre in questi confini di Ceperano doue lo trasmutò à lume spento, cioè doue hebbe le ferite, che furon causa della di lui morte in Beneuento".

Hic iacet Caroli Monphredus morte subactus,

Caesaris heredi non fuit urbe locus.

Sum Patris ex odijs, ausus confligere Petro,

Mars dedit hic mortem, Mors mihi cuncta tulit.

Se le parole del Vitagliano corrispondono al vero e prima di lui risulta vera la vicenda dell'epitaffio scritto sull'urna credo non vi debbano essere dubbi sulla certezza che essa sia veramente stata destinata a contenere le spoglie del sovrano ma, come tutte le belle storie c’è un ma… Molti infatti sono i dubbi sollevati, in particolare quelli riportati nell'articolo del link seguente:

https://www.academia.edu/38191611/la_sepoltura_di_manfredi.pdf

Il mio parere? Da studioso, in assenza di prove certe e con la probabile errata interpretazione delle fonti non si può assolutamente essere certi che quell'urna sia la tomba di re Manfredi… da appassionato di storia locale e, con ovvie parzialità campanilistiche, mi piace pensare che sia tutto vero.

image.png.af587e711ac95e2abac6bccb54a6bc6d.png

Osservazioni in merito?

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Inviato
Il 14/1/2020 alle 18:06, fedafa dice:

Qui @eliodoro suppongo mi abbia lanciato un amo con una prelibata esca alla quale faccio fatica a resistere. Lui lo sapeva benissimo nel farlo ed io “abbocco” con piacere.

Il luogo di sepoltura di re Manfredi è ignoto ma molti in passato hanno cercato di trovarne il locus mentre poco nota però è la vicenda del ritrovamento di un’urna funebre nel rifacimento del ponte che permette l’accesso alla città di Ceprano.

Un passo alla volta cercando di riassumere il tutto:

Manfredi muore in battaglia e viene sepolto nei pressi di un ponte a Benevento. Successivamente il suo corpo viene rimosso (uno scomunicato sepolto in un territorio della Chiesa!!!) e le sue spoglie seppellite lungo il Verde. Il Verde è assodato che si tratti del fiume Liri come dimostrato da documenti antichi in cui il fiume Liri vene chiamato Viride. Da dove nasce quindi l’ipotesi che l’urna rinvenuta contenesse le spoglie del re Svevo?

La colpa, se così la vogliamo definire, è di un autore locale, Antonio Vitagliano, che nel suo “Il Ceprano ravvivato”, opera del 1653, racconta un fatto certamente avvenuto e documentato.

Erano le parole precise dell’Epitaffio, le seguenti; che furno genuinamente registrate nel libro del ponte di Ceprano fatto à mano dall’Arciprete Don Pasquale Honorati nostro Cittadino di bell’intelletto, all’hora, che nell’anno 1614. à 17 d’Aprile fù discauata interiamente questa cassa, quasi appresso le muraglie dell’antico Ponte, che si disguastaua per la nuova fabrica nel fiume Liri, il cui coverchio marmoreo, che era alla detta cassa piombato, con la seguente iscrittione, fù per un tempo esposto al publico spettacolo à vista di tutti, & sendosi alla fine casualmente rotto in più pezzi, ne conseruai un rottame con tre sole parole, che ancora ritengo per memoria nel giardino, & ciò perché leggendo apresso Leandro Albeti nella quinta Regione d’Italia, al fol. 167 trouai ad verbum registrato l’istesso Epitaffio, che diede certezza maggiore del fatto; mentre disse di esser stato posto nella di lui sepoltura in Beneuento, & che poscia dal Cardinale Ottaviano Ubaldino Arciuescovo di Cosenza, & Apostolico Legato à quell’atto, fatta discauare la cassa dello scommunicato cadauero, & fattale porre foura di un carro, la fè cacciare fuori del Regno & condurre in questi confini di Ceperano doue lo trasmutò à lume spento, cioè doue hebbe le ferite, che furon causa della di lui morte in Beneuento".

Hic iacet Caroli Monphredus morte subactus,

Caesaris heredi non fuit urbe locus.

Sum Patris ex odijs, ausus confligere Petro,

Mars dedit hic mortem, Mors mihi cuncta tulit.

Se le parole del Vitagliano corrispondono al vero e prima di lui risulta vera la vicenda dell'epitaffio scritto sull'urna credo non vi debbano essere dubbi sulla certezza che essa sia veramente stata destinata a contenere le spoglie del sovrano ma, come tutte le belle storie c’è un ma… Molti infatti sono i dubbi sollevati, in particolare quelli riportati nell'articolo del link seguente:

https://www.academia.edu/38191611/la_sepoltura_di_manfredi.pdf

Il mio parere? Da studioso, in assenza di prove certe e con la probabile errata interpretazione delle fonti non si può assolutamente essere certi che quell'urna sia la tomba di re Manfredi… da appassionato di storia locale e, con ovvie parzialità campanilistiche, mi piace pensare che sia tutto vero.

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Osservazioni in merito?

Bellissima continuazione..

Riguardo l'aquiletta e comparandola con un denaro in questo caso di Federico II, appare effettivamente sveva;

La storia è affascinante e " si lascia credere"

1374368.m.jpg

aquiletta.png


Inviato

MA chi era Manfredi..riprendo quanto riportato dalla Treccani:

"Manfredi Re di Sicilia (n. 1232-m. Benevento 1266). Figlio naturale dell’imperatore Federico II e di Bianca Lancia, poi legittimato. Alla morte del padre (1250) fu reggente per il fratellastro Corrado IV allora in Germania, osteggiato da papa Innocenzo IV e da una parte della feudalità del regno, e specialmente da Pietro Ruffo, vicario in Calabria e Sicilia. Morto Corrado IV (1254) lasciando la tutela del fanciullo Corradino al tedesco Bertoldo di Hohenburg, M. tentò di ottenere il riconoscimento di Corradino, e con ciò della propria posizione, da parte del papa. Di fronte all’ostilità di quest’ultimo, si piegò dapprima ad accordi, accettando, con riserva dei diritti di Corradino, l’ufficio di vicario per la Chiesa in Basilicata e in Puglia. Ma poi, riparato a Lucera (1254), dove poté disporre del tesoro degli svevi e ottenere il sostegno delle truppe saracene che vi erano state stanziate da Federico II, in una guerra di tre anni riacquistò contro il legato pontificio tutto il regno, e, diffusa ad arte la voce della morte di Corradino, si fece incoronare re a Palermo (1258). Riprendendo la politica degli svevi in Italia, si procurò dovunque aderenti inserendosi nelle lotte delle fazioni cittadine; la vittoria di Montaperti sui guelfi toscani (1260) segnò il culmine della sua fortuna. Ma la vasta trama tessuta contro di lui dalla Chiesa si concretò con l’offerta del regno a Carlo d’Angiò (1263); il quale, ottenuti finalmente gli aiuti dei banchieri toscani, poté entrare in Roma, invano sollecitata nel suo orgoglio imperiale da M. (1265). Questi, abbandonato via via dai suoi alleati, affrontò l’Angioino a Benevento (1266); sconfitto, morì sul campo. Il cadavere fu sepolto presso un ponte, poi fatto disseppellire e disperdere dall’arcivescovo di Cosenza."

La battaglia e la sconfitta di Manfredi hanno ispirato anche pittori:

La prima foto riguarda la battaglia di Benevento come riportata in una miniatura tratta da la Nuova Cronica di GIovanni  Villani:
la seconda è l'opera intitolata Il ritrovamento del corpo di Manfredi, di Giuseppe Bezzuoli del 1838..

Dopo la vittoria Carlo I D'Angià è il nuovo Re del Reno di Sicilia ed elegge Napoli a sua capitale, intanto è anche primo Senatore di Roma, e, numismaticamente, inzia a a coniare in argento.

Introduce una nuova moneta  il Saluto che dà allora sarà chiamato Carlino.

 

Villani_Benevento.jpg

ritrovamento del corpo di manfredi.jpg

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Inviato (modificato)

I pareri contrastanti sull'eventuale veridicità che l'urna possa aver contenuto le spoglie di Manfredi si sono susseguiti nel tempo e più ci si allontana da Ceprano più i pareri, scevri dal campanilismo, tendono a ritenere improbabile la cosa. Scrittori locali riprendono lo scritto del Vitagliano in cui si definisce l'Honorati, colui che ha trascritto l'epitaffio sull'urna sul documento della ricostruzione del ponte, come persona "di bell'intelletto" quindi una persona da ritenere colta per l'epoca e che quindi non avrebbe avuto motivo di inventare il fatto. 

Legenda narra che l'urna, a partire dal 1728, sia stata utilizzata per contenere le spoglie di Sant'Arduino, patrono della città ma anche questa cosa non è confermata.

Nel dubbio però sul luogo del ritrovamento dell'urna è stata apposta una lapide con i versi della Divina Commedia a commemorare l'evento. 

Il partito del "No" poi aggiunge che in una chiesa mai si sarebbe apposta un'urna che conteneva le spoglie di uno scomunicato ma il partito del "Sì" porta a risposta che la tradizione della Chiesa è quella di trasformare e non di distruggere...

A voler chiudere la questione una relazione tecnica fatta durante dei restauri in cui si afferma che quella murata non è un'urna ma solo la facciata di un lato... a cui però si contrappone uno studio che afferma che di certo l'iconografia su di essa è riferibile agli Svevi...

Povero Manfredi...  

 

Modificato da fedafa
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