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IGNORED

Doppie identità nella storia


ARES III

Risposte migliori

Chi di noi per una volta nella vita non ha pensato, immaginato o desiderato essere un'altra persona ?

Magari le motivazioni possono essere le più svariate: fuggire dalla routine quotidiana o dai problemi, nuove avventure, o anche cercare di coronare un sogno. Qualunque sia comunque la cosa che accomuna tutti è la necessità di una buona dose di fantasia e menzogna.

Infatti chi vuole ricominciare da capo con una nuova identità deve anche inventarsi un passato.

Ora questo genere di scelta o spinta emotiva non è solo appannaggio dei giorni nostri, ma anzi è sempre stato presente nell'uomo fin dagli albori.

In questa discussione cercheremo insieme di analizzare alcuni casi del passato.

Su questa tematica vorrei suggerire un libro di Bram Stoker (1847-1912) pubblicato "nel 1910 sulla scena editoriale inglese e americana, Famous impostors (Doppie identità. I più famosi impostori della storiasi) proponeva di trattare vicende di varia e variegata impostura identitaria – così scriveva l’autore nella prefazione riproposta da Robin Edizioni –  “come se fossero trame di romanzi, tranne che tutti i fatti narrati sono realmente accaduti; [inoltre, l’autore] non ha tentato diaggredire il tema da un punto di vista etico”. Tra tutte le vicende narrate, spicca quella del “ragazzo di Bisley” alias Queen Elizabeth, sulla quale si gettò a capofitto una divertita recensione apparsa il 26 febbraio 1911 sul “conservative and radical” [entrambi in senso USA, of course!] New York Times – oggi in evidente difficoltà editoriale e commerciale e, forse in conseguenza di ciò, aggressivamente “conservative and radical”: vi si leggeva tra l’altro che “it would be a distinct pleasure to consider seriously this tradition of Mr Stoker’s, and a delight to be able to believe the story it unfolds. We unfeignedly regret that we cannot persuade ourselves the alleged tradition amounts to anything better than so much tommyrot” [nonsense]”.

Varie le posizioni italiche sull’originale traduzione proposta da Robin Edizioni. Eccone qualche esempio.

Renzo Crivelli, sulle pagine domenicali de Il Sole 24 Ore (15 ottobre 2009, p. 37) ha filologicamente rilevato che “Doppie identità è uno studio scritto come se fosse un romanzo (l’epopea della malvagità intelligente, della creatività ‘sotto mentite spoglie’) che getta luce su pratiche occulte che hanno consegnato alle prigioni e ai carnefici centinaia di illusi e di mistificatori”.

Sulle pagine culturali del Corriere della Sera (2 novembre 2009, p. 24), Antonio Debenedetti ha invece puntualizzato che Bram Stoker “era romanticamente attratto dai travestimenti criminali e dall’arte del raggiro”: si potrebbe chiedere perché “romanticamente” e quali sono le conseguenze di questo profilo “romantico” per un autore della cosiddetta ultima fase vittoriana – ma si dirà che sono pignolerie accademiche o manualistiche che non colgono la forza dell’intuizione critica…

Giuseppe Montesano di Repubblica (inserto domenicale, 11 ottobre 2009) ha invece scelto la via evocativa, arricchendo il giardino degli impostori (ce n’era davvero bisogno e in questo modo, così culturalmente approssimativo?) con gli omologhi proposti da Bibbia, Odissea, Don Chisciotte e – udite! – Adolf Hitler: soggiungendo poi, in quest’ultimo tragico caso, che “la finzione è la sua magia, la menzogna la sua arte, e lui realizza in morti e sangue tutte le sue fantasie. Dopo, tutti gli impostori sono solo dei replicanti. E la letteratura scopre perché quei milioni di persone sono cadute in preda all’ipnosi: è perché mancano di immaginazione, e non sanno distinguere la fiction romanzesca, che libera, dalla finzione reale, che imprigiona. Ci vogliono altre storie, per svelare la falsità della realtà”.

https://enricoreggiani.wordpress.com/2010/04/26/bram-stoker-doppie-identita-i-piu-famosi-impostori-della-storia-robin-edizioni-2009/amp/

Per tutti noi  Stoker è "l'autore di "Dracula", il romanzo che ne ha eternato la fama come scrittore del terrore sebbene nasconda una miniera di altri interessantissimi contenuti letterari. Con la pubblicazione di "Doppie identità" viene alla luce l'intrigante tema - correlato a quelli della metamorfosi, del macabro e delle zone oscure della coscienza - del doppio e dell'arte dell'inganno a scapito di una vittima inconsapevole. In questo libro il lettore può trovare tuttavia molto di più: si analizza l'arte dell'impostura nella Storia e le diverse forme in cui è stata praticata. Ne scaturisce una gustosa rassegna di uomini e donne, spesso famosi e "insospettabili", che nel corso dei secoli si sono nascosti sotto mentite spoglie per volontà o per caso, quasi sempre al fine di ottenere un personale, meschino tornaconto".

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Salve @ARES III , non capisco il motivo per cui hai aperto questa discussione qui anziche' nella Sezione "Agora'" . A me pare che non sussistano gli argomenti adatti per pubblicare la presente discussione in questa Sezione , non basta scrivere nel titolo anche la parola "storia" , l' argomento trattato deve rivestire un carattere storico , nel puro senso della parola capisci cosa intendo , archeologico , numismatico generale ; nell' argomento proposto non leggo nulla di tutto cio' , tranne che essere di un tema metafisico estraneo alla Sezione .

Pertanto sarei del parere di spostare la discussione in Agora' , attendo prima un tuo parere .

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Iniziamo con un caso del passato: "l'idea che fondatori e predicatori di religioni possano essere degli impostori si trova testimoniata nella storia più antica. Erodoto racconta del trace Zalmoxis che si fece credere immortale nascondendosi per tre anni, facendo credere di essere morto, per poi riapparire ai suoi fedeli come se fosse risorto, e raccontando di aver vissuto un'altra vita in un luogo favoloso dove aveva goduto di ogni felicità"

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Trattato_dei_tre_impostori

Erodoto lV, 93-94-95-96

93) Prima di toccare l'Istro sconfisse come primo popolo i Geti, che si ritengono immortali. Infatti i Traci che vivono sul promontorio Salmidesso sopra le città di Apollonia e Mesambria, i cosiddetti Scirmiadi e Nipsei, si erano arresi a Dario senza combattere. I Geti invece optarono per la follia e furono subito ridotti in schiavitù, benché fossero i più valorosi e i più giusti fra i Traci.

94) Essi si ritengono immortali in questo senso: sono convinti che lo scomparso non muoia propriamente, bensì raggiunga il dio Salmossi. Altri Geti questo stesso dio lo chiamano Gebeleizi. Ogni quattro anni mandano uno di loro, tratto a sorte, a portare un messaggio a Salmossi, secondo le necessità del momento. E lo mandano così: tre Geti hanno l'incarico di tenere tre giavellotti, altri afferrano per le mani e per i piedi il messaggero designato, lo fanno roteare a mezz'aria e lo scagliano sulle lance. Se muore trafitto, ritengono che il dio sia propizio; se non muore, accusano il messaggero, sostenendo che è un uomo malvagio, e quindi ne inviano un altro; l'incarico glielo affidano mentre è ancora vivo. Questi stessi Traci di fronte a un tuono o a un fulmine, scagliano in cielo una freccia pronunciando minacce contro Salmossi, perché credono che non esista altro dio se non il loro.

95) Come ho appreso dai Greci residenti sul Ponto e sull'Ellesponto, questo Salmossi era un uomo che sarebbe stato schiavo a Samo, schiavo di Pitagora figlio di Mnesarco. Poi, divenuto libero, si sarebbe assai arricchito e avrebbe fatto ritorno, da ricco, nel proprio paese. Poiché i Traci conducevano una vita grama e stupida, Salmossi, che conosceva il sistema di vita degli Ioni e abitudini più progredite di quelle tracie (avrebbe frequentato i Greci, e fra i Greci Pitagora, che non era certo il savio più scadente), fece costruire un salone, in cui ospitava i cittadini più ragguardevoli; fra un banchetto e l'altro insegnava che né lui né i suoi convitati né i loro discendenti sarebbero morti, ma avrebbero raggiunto un luogo dove sarebbero rimasti per sempre a godere di ogni bene. Mentre così operava e diceva, si costruiva una stanza sotterranea. E quando la stanza fu ultimata, Salmossi scomparve alla vista dei Traci: scese nella dimora sotterranea e vi abitò per tre anni. I suoi ospiti ne sentivano la mancanza e lo piangevano per morto; ma egli dopo tre anni si mostrò ai Traci e in tal modo i suoi insegnamenti risultarono credibili.

96) Questo si racconta che abbia fatto Salmossi. Io questa storia della camera sotterranea non la rifiuto, ma neppure ci credo troppo; penso comunque che questo Salmossi sia vissuto molti anni prima di Pitagora. Se sia stato un uomo e se ora sia un dio locale per i Geti, chiudiamo qui la questione.

PS. Vorrei ringraziare per la pazienza @Agricola, magari potresti aggiungere qualcosa vista la tua conoscenza in materia. Grazie.

Modificato da ARES III
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Potrebbe rientrare nell'argomento   @ARES III  la figura dell'imperatore Commodo (177-192) che pare giunse a ritenersi incarnazione del dio Ercole .

La moneta in calce, passata in NAC 95 al lotto 301 (06-10-2016) vede al rovescio la leggenda "HERCVLI  ROMANO  AVG" : ancora più significativa la leggenda di altra moneta, che NAC ricorda essere "HERCVLI  COMMODO  AVG" .

 

001 NAC 95 n. 301.png

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Informo che ci siamo sentiti con @ARES III tramite MP chiarendo l' argomento del Post in quanto ritenevo l' apertuta , che ritenevo anche conclusiva , dello stesso non consono alla Sezione . Mi ha spiegato che il Post non terminava al punto 1 ma che sarebbe proseguito dopo aver risolto dei suoi problemi tecnici . Leggendo la seconda parte il post rimane in Sezione .

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In parte @VALTERI , tuttavia Commodo non fu un vero impostore , perché la questione della divinità della persona dell'imperatore all'epoca degli Antonini non era più in discussione.

Passiamo a Gaumata.

Il primo impostore conosciuto fu Gaumata, che prese il potere in Persia già nel 522 a.C. Secondo la versione ufficiale, questo sacerdote di Madian approfittò dell'assenza nel paese del legittimo re Cambise, che era con l'esercito in Egitto, e suscitò una ribellione. Per essere idoneo al trono, Gaumata annunciò di essere Bardia, il fratello minore del re, che era stato ucciso poco prima. Cambise mosse truppe contro Gaumata, ma morì lungo la strada in circostanze misteriose. Per 2 mesi, il potere dell'impostore fu riconosciuto da tutti i popoli del paese. I primi passi del nuovo re furono l'abolizione delle tasse per tre mesi e la coscrizione. La politica interna di Gaumata si manifestò con la distruzione dei privilegi della nobiltà persiana, tutto ciò rese il re molto popolare tra il popolo. Naturalmente, l'insoddisfazione è apparsa rapidamente, soprattutto perché Gaumata non è apparso in pubblico, il che ha suscitato dubbi tra la nobiltà. La figlia di uno di loro decise di controllare se le orecchie del re fossero state tagliate, come avrebbe dovuto essere quelle di Gaumata. Per questo, ha accettato di passare la notte con lui. Quando la verità divenne chiara, sorse una rivolta. I cospiratori distrussero non solo Gaumata, ma anche molti altri sacerdoti, e Dario divenne il nuovo re. Il regno di Gaumata è durato solo 7 mesi. Diverse fonti testimoniano questo colpo di stato, quasi tutte chiamano Gaumata un mago, testimoniato non sulle sue capacità, ma sua origine media. Gli storici credono che sia impossibile credere inequivocabilmente che Bardia sia stata ucciso e non abbia governato. Forse la storia del falso re fu inventata da Dario per succedere al trono e giustificare le sue pretese di potere. A favore della storia ci sono oltre che le fonti antiche (Giustino i.9, che forse riprende da Caronte di Lampsaco; Erodoto, che chiama Gaumata Oropastes; e Ctesia, che invece lo chiama Sphendadates) anche la famosa  iscrizione Behistun ( di cui allego una foto) e a cui rimando

 

https://srcaltufevo.ru/it/samye-izvestnye-samozvancy-v-mirovoi-istorii-samye-izvestnye-samozvancy.html

 

http://www.treccani.it/enciclopedia/gaumata/

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Smerdi

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Modificato da ARES III
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Un impostore pre-storico : Patroclo che salva il campo degli Achei dai Troiani che ormai già hanno incendiato la nave di Protesilao (Iliade XVI , 415-420) .

Patroclo mette in fuga i troiani indossando le armi di Achille perchè possano ritenerlo il temutissimo Pelide .

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Alessandro I Bala

Alessandro I Bala Epifane (in greco antico: Ἀλέξανδρoς Bάλας, Aléxandros Bálas, "Signore" e "Manifestazione del dio"; Smirne, ... – 145 a.C.) è stato sovrano dell'Impero seleucide dal 150 a.C. alla sua morte.

Bala era nativo di Smirne e di umili origini, ma assai presto, grazie alla sua amicizia con il re di Pergamo, riuscì a conquistarsi un piccolo potentato in Cilicia. Somigliando fisicamente al re siro Antioco IV, iniziò a dichiarare di essere un suo figlio illegittimo 

, in ciò incoraggiato da Attalo II, re di Pergamo, e dall'ex-ministro siro Eracleide, a presentarsi come legittimo erede al trono, dopo che Antioco V, il figlio di Antioco IV, era stato ucciso nel 162 a.C. da suo cugino Demetrio. Anche se molti storici antichi, come Tito Livio e Giuseppe Flavio, presentano le pretese dinastiche di Bala come fondate, quelli moderni sono sul punto più scettici; certo è che coloro che a suo tempo lo supportavano avevano per movente l'inimicizia verso il re seleucide Demetrio, che era ostile a Pergamo e all'Egitto e aveva abbattuto il dominio sulla città di Babilonia di Timarco, fratello di Eracleide.

Nel 153 a.C., accompagnato da Laodice (una presunta figlia di Antioco IV), Bala, che aveva assunto il nome di Alessandro, si recò a Roma per chiedere il riconoscimento dei suoi diritti al trono di Siria. Secondo Polibio, fu soprattutto l'oro di Eracleide che convinse il Senato romano a schierarsi con lui. Sempre Eracleide reclutò ad Efeso un esercito di mercenari, col quale Alessandro Bala sbarcò a Tolemaide e si fece acclamare re, iniziando la prima di una lunga serie di guerre civili. Ottenne prontamente il riconoscimento da parte di Attalo II, re di Pergamo, Ariarate IV, re di Cappadocia, e da Tolomeo VI, re d'Egitto, e anche parte della popolazione, cui Demetrio era odioso, lo riconobbe come sovrano. Alessandro assegnò inoltre il titolo di sommo sacerdote, di stratega e di "amico" a Gionata Maccabeo, leader di un'insurrezione ebraica contro il dominio siro. Nel luglio del 150 a.C. Demetrio Sotere fu sconfitto e ucciso in una battaglia nei pressi di Antiochia di Siria e un generale di Alessandro, Diodoto, riuscì a catturare la capitale.

Impostosi con successo come re, Alessandro assunse il titolo di "Epifane", lo stesso del suo presunto padre Antioco IV. Sposò la figlia di Tolomeo VI, Cleopatra Tea, da cui nel 147 a.C. ebbe Antioco. La grande influenza che il re d'Egitto assunse negli affari della Siria si può riconoscere nel fatto che molte monete coniate sotto il regno di Alessandro presentano su una faccia l'aquila, simbolo dei Tolomei e non dei Seleucidi. Alessandro d'altro canto sembra conducesse una vita di sfarzo, disinteressandosi del governo del regno, che lasciò interamente nelle mani di un suo favorito di nome Ammonio. Ciò gli fece perdere progressivamente ogni sostegno interno ed esterno.

Nel 147 a.C. Demetrio, figlio del defunto re Demetrio Sotere, cercò di cogliere l'occasione per riprendersi il regno, partendo da Creta con una truppa di mercenari e iniziando una seconda guerra civile. Tolomeo VI radunò a sua volta un esercito e risalì la costa verso la Siria, sostenendo di voler correre in soccorso del genero, ma di fatto occupando militarmente tutte le città della Fenicia. Giunto a Seleucia di Pieira, Tolomeo, avendo subito un attentato da parte di Ammonio, il ministro di Alessandro, prese apertamente partito per Demetrio, entrò ad Antiochia e annullò il matrimonio tra sua figlia e Alessandro, promettendola invece a Demetrio. Non è certo se l'attentato di Ammonio sia stato reale, ma è presumibile che il re d'Egitto già da tempo pianificava di sbarazzarsi dell'inetto genero, tanto più che anche Roma e Pergamo si erano allontanati da lui. Gli eserciti di Demetrio e Tolomeo sconfissero i soldati di Alessandro nella battaglia di Antiochia (145 a.C.). Alessandro fuggì presso un suo alleato, un sovrano dei Nabatei di nome Zabdiel (o 

sovrano dei Nabatei di nome Zabdiel (o Diocle), il quale però lo uccise e inviò la sua testa ai vincitori. Tolomeo VI tenne per breve tempo anche la corona di Siria, ma morì poco tempo dopo per le ferite riportate in battaglia, e anche le guarnigioni egiziane che aveva lasciato nei territori occupati furono massacrate dalla popolazione. Demetrio II poté quindi insediarsi come unico re di Siria.

Alessandro Bala lasciò alla sua morte come erede un figlio, che, come Antioco VI, fu nominalmente re di Siria per qualche anno, mentre però il potere fattuale era nelle mani di Diodoto, un ex-generale di Alessandro Bala, che alla fine si sbarazzò di Antioco e si fece re lui stesso. Più tardi si fece avanti anche un certo Alessandro Zabina, che, dichiarandosi erede di Bala e di Antioco VII, tentò a sua volta di diventare re.

Fonti storiche

- 1 Maccabei, 10 e 11

-  Marco Giuniano Giustino, xxxv.1, xxxv.2

- Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, xiii.2

- Appiano, Siriaca, 67

- Polibio, xxxiii.14

http://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-i-bala-re-di-siria/

http://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-i-bala-re-di-siria_(Enciclopedia-Italiana)/

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Alessandro_I_Bala

È rappresentato sulle sue monete (non tutte di uguale valore artistico ed iconografico, anzi spesso inferiori a quelle contemporanee) con mento forte, occhio incavato, favoriti. Tende in alcune a rassomigliare ad A. il Grande, in altre contamina il tipo di Zeus barbato con i propri tratti. Esiste anche un tetradracma ove egli è rappresentato insieme alla consorte Cleopatra Thea (v.). Si è voluto riconoscere il suo ritratto nella grande statua eroica in bronzo del Museo Naz. Romano (inv. 1049), ma questa ed altre identificazioni (ad esempio in un cammeo di Leningrado e sul rilievo di Archelao di Priene), sono scarsamente accettate. Più favore ha l'ipotesi che questo principe sia ritratto in aspetto di Hermes, in una statuetta pompeiana del Museo Naz. di Napoli (inv. 126170); che risalirebbe ad un archetipo del 150 circa a. C. Un nuovo ipotetico ritratto è stato proposto da L. Polacco.

Alcune statuette e teste, considerate comunemente ritratti di Α., in realtà non lo sono affatto. Lo stesso dicasi per i bronzetti provenienti dalla Villa dei Papiri di Ercolano (v. vol. I, figg. 345, 347), nonché per due teste in marmo a Ginevra e a Boston, per la stamina in terracotta al Louvre e per una testa fittile di Delo. Se si eccettuano i ritratti su monete, l'unica raffigurazione certa del re si trova su un anello d'oro a Monaco.

Sulle monete A. viene assimilato, soprattutto nell'acconciatura, al padre putativo Antioco IV, al quale si riferisce anche l'iconografia sul rovescio delle monete stesse. Viceversa, ritratti postumi di Antioco IV sulle monete coniate sotto Α., risentono dell'influenza iconografica di quest'ultimo.

http://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-i-balas_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/

http://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-i-balas-re-di-siria_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/

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Quando gli impostori sono molteplici: il caso dei Neroni redivivi.

Il 9 giugno del 68 d.C., moriva Lucio Domizio Enobarbo Nerone, l’ultimo imperatore della dinastia giulio–claudia.
Nel 67, preso da follia repressiva, Nerone aveva indotto al suicidio il generale Domizio Corbulo ed anche il governatore della Spagna Servio Sulpicio Galba, che invece di suicidarsi dichiarò la propria fedeltà a Roma e al Senato disconoscendo l’autorità di Nerone. Lo seguì Lucio Clodio Macero in Africa che bloccò le spedizioni di grano a Roma, intanto Galba, promettendo forti somme di denaro, attirò dalla sua parte i pretoriani; a quel punto il Senato depose Nerone.

Nerone fuggì dal suo palazzo dove era rimasto solo e si rifugiò nella villa che il liberto Faonte aveva in campagna nella zona dell’agro crustumino; prese un corto gladio e lo spinse contro il petto ma non avendo il coraggio di spingere sino in fondo si fece aiutare dal segretario a libellis (per le petizioni) Epafrodito.

Il Senato decretò la damanatio memoriae, ma consenti il rito funebre in forma privata. Così Faonte chiamò Atte che andò alla villa con Egogle ed Alessandria, le due nutrici che l’avevano cresciuto insieme alla zia Domizia Lepida. Saranno loro le ultime a prendersi cura del suo corpo; Nerone fu cremato, avvolto nelle coperte bianche intessute d'oro da lui usate alle ultime Calende di gennaio.

Le tre donne portarono le ceneri di Nerone al Sepolcro dei Domizi, sopra il colle degli Orti che tutti potevano vedere dal Campo Marzio, e le deposero in un'urna di porfido sormontata da un altare di marmo di Luni.
Nerone non fu sepolto tra gli augusti, lui rifiutato si trovò nel riposo eterno vicino a Messalina, sua cugina e figlia dell’amata zia che l’aveva cresciuto, Domizia Lepida.

Svetonio racconta che molti piansero la morte di Nerone e per mesi sulla sua tomba furono posti fiori, così come nel Foro furono esposte sue statue vestite di toga ed appesi alcuni dei suoi editti.
Ci fu chi non volle crederlo morto ma solo nascosto da qualche parte in attesa di tornare; questa voce che circolava per Roma favorì la comparsa di impostori di alcuni di questi e dei loro tentativi di ottenere qualcosa ci raccontano gli storici.
Tacito racconta che un Nerone apparve nel 69 d.C. nella provincia d’Asia, forse era uno schiavo del Ponto o un liberto italiano molto somigliante ed inoltre sapeva suonare la cetra e cantare. Riuscì a riunire sotto di sé un gruppo di disertori ed a farsi dare una nave con cui partì per Roma, ma fu sbattuto da una tempesta sull’isola di Citno nelle Cicladi; sull’isola aggregò al suo gruppo dei legionari in licenza facendo uccidere chi si rifiutava, tentò anche di convincere il centurione che stava portando a Roma le mani destre, promesse di amicizia dell’esercito siriano. Il centurione non gli credette e partì di nascosto dall’isola; la notizia di questo impostore raggiunse Galba che incaricò Calpurnio Asprenate di risolvere il problema. Asprenate mandò due triremi che stettero al gioco dell’impostore e lo imbarcarono per portarlo in Egitto dove voleva andare. L’impostore fu quindi isolato ed ucciso ed il suo corpo mandato a Roma.
Ci furono altri impostori anche a distanza di molti anni dalla morte di Nerone; secondo lo storico Dione Cassio uno comparve quando era imperatore Tito, e riuscì quasi a formare un piccolo esercito con il quale voleva con l’aiuto dei Parti tentare di sostituire Tito. Fece l’errore di chiedere ad Artabano, re dei Parti, una contropartita per avergli restituito l’Armenia: i Parti lo uccisero.
La leggenda che Nerone fosse ancora vivo circolava ancora nel IV secolo, tanto che S. Agostino la ricorda come la leggenda di Nero redivivus.

https://www.romeandart.eu/it/arte-cloni-nerone.html

Assi databili al 64 d.C. - Zecca: Lugdunum - Diritto: testa laureata dell'Imperatore - Rovescio: Apollo stante a destra nell'atto di suonare la laura - (Coh. n. 246) (R.I.C. I(2)/176/416)

 

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Gli impostori ci sono in tutte le epoche e luoghi: un esempio è dato dal caso della principessa ed erede al trono di Scozia Margherita.

Margherita di Scozia, in norvegese "Margrete", in gaelico "Mairead" o "Maighreadin", in inglese Margaret detta "Maid of Norway", in italiano la "Vergine di Norvegia" (Tønsberg, 9 aprile 1283 – Isole Orcadi, 26 settembre 1290), è stata la prima regina regnante di Scozia dal 1286 al 1290. Era figlia di Eirik II di Norvegia e di Margherita, figlia di Alessandro III di Scozia.

In verità non fu mai effettivamente regina, perché morì prima di venire incoronata. Inoltre, a causa della sua giovane età, non governò mai il Paese che fu retto, in suo nome, dai Guardiani di Scozia. Per questo, il periodo che va dalla morte di Alessandro III (1286) al regno di Giovanni di Scozia (1292) viene considerato un interregno.

Margherita era l'unica erede di Alessandro III; alla sua morte, Edoardo I d'Inghilterra volle approfittare della situazione per invadere la Scozia e annetterla all'Inghilterra. A tal fine appoggiò la salita al trono di Giovanni di Scozia, per poi invadere la Scozia e dare inizio a quelle che saranno note come Guerre di indipendenza scozzesi.

Margherita di Scozia nacque il 9 aprile 1283 da Eirik II di Norvegia e dalla moglie Margaret nella città di Tønsberg, Margherita fu la loro prima e unica figlia giacché sua madre morì di parto. I suoi genitori si erano sposati nel 1281 e il trattato matrimoniale era stato firmato quello stesso anno presso Roxburgh il 25 luglio e per quel momento il minore dei figli maschi di Alessandro III di Scozia, nonno materno di Margherita, era morto lasciando come unico erede l'altro figlio Alessandro. Per questo motivo al contratto venne apposta una clausola che permetteva a Margaret o ai suoi figli, non importa di quale sesso, l'accesso al trono di Scozia se Alessandro III fosse morto senza eredi legittimi. La stessa precauzione venne presa nel 1282 quando Alessandro, erede al trono, si sposò con Margaret di Dampierre, figlia di Guido di Dampierre. I documenti, lunghi e complessi, esponevano i costumi e le usanze che portavano alla successione e per quanto fossero una generica affermazione di principi gli allegati 

portavano specifici esempi dei diritti di Alessandro e Margaret e dei loro figli.

Tutte queste precauzioni alla fine si resero necessarie, Alessandro morì il 28 gennaio 1284 all'età di vent'anni senza lasciare figli viventi e facendo di Margherita l'unica erede alla corona. Alessandro III convocò quindi i trenta Conti di Scozia, i ventiquattro baroni, e i capi delle tre più grandi tribù gaeliche dell'ovest, Alasdair di Argyl (morto nel 1310), Aonghas Mór e Alan MacRuari riunendoli a Scone. Qui il 5 febbraio tutti i convenuti riconobbero Margherita quale loro signora e legittima erede a meno che Alessandro III non fosse morto lasciando un figlio, cosa che non avvenne. È comunque improbabile che si pensasse di lasciar governare Margherita da sola è più consono alla mentalità del tempo che si fosse progettato di lasciare che regnasse insieme al marito, chiunque esso fosse stato. Nel 1285 Alessandro III si risposò con Iolanda di Dreux, ma egli morì il 19 marzo 1286 senza altri figli. Alessandro III venne sepolto all'Abbazia di Dunfermline il 29 marzo i chierici e i magnati di Scozia si riunirono a Scone per eleggere i Guardiani di Scozia che avrebbero dovuto governare per conto della minorenne Margherita. Per altro in quel momento la successione a favore di Margherita era tutt'altro che scontata giacché Yolanda era incinta, cosa ne sia stato del bambino è ignoto, talune cronache raccontano che ella fu vittima di un aborto spontaneo e altre che sia nato e morto presso Clackmannan il 25 novembre dello stesso anno con i guardiani quali testimoni[2]. Una volta che Yolanda non ebbe prodotto nessun erede Margherita divenne la regnante ufficiale di Scozia, ma, nonostante il voto prestato, poche settimane dopo Giovanni di Scozia tentò di prendere la corona con l'aiuto di John Comyn, III Signore di Badenoch. La famiglia Bruce intervenne a favore di Margherita prendendo la roccaforte di Galloway e arrivando a sopprimere la ribellione con l'aiuto di altre famiglie quali gli Steward.

Dall'altro lato del mare c'era Eirik di Norvegia che nel 1289 spedì i propri ambasciatori presso la corte di Guascogna e a quella di Edoardo I d'Inghilterra avviando dei negoziati con il sovrano inglese nei quali Margherita veniva chiamata "Regina". Per diverso tempo gli unici interlocutori furono il re d'Inghilterra e quello di Norvegia e questo continuò fino a che Eirik incontrò Robert Bruce ed altri Guardiani a Salisbury nell'ottobre del 1289. Gli scozzesi si trovarono presto in una posizione precaria giacché i due sovrani avevano deciso di maritare Margherita all'erede di Edoardo, il principe Edoardo o a chiunque altro fosse piaciuto a Eirik senza consultare i Guardiani. Essi a Salisbury siglarono un accordo che prevedeva che Margherita avrebbe dovuto raggiungere la Scozia entro il 1º novembre 1290 e ottenendo che ogni accordo matrimoniale che la coinvolgesse avrebbe dovuto essere posposto al suo arrivo in Scozia.

Che Edoardo pensasse di maritare il figlio con Margherita appare chiaro dalla dispensa papale che ottenne da Papa Nicola IV dieci giorni dopo la firma del trattato e che era necessaria giacché i due erano cugini. Per quanto la bolla non fosse un contratto di matrimonio, ma che servisse solo a permetterlo in futuro Edoardo scrisse a Margherita complimentandosi per le nozze che l'avrebbero legata al figlio[2]. I piani di tutti i soggetti coinvolti vennero bruscamente interrotti dalla morte di Margherita che avvenne il 26 settembre 1290 mentre si trovava alle Isole Orcadi per recarsi in Scozia. Margherita, che non fu mai incoronata regina, venne sepolta a Bergen accanto alla madre. Essendo ella morta senza eredi lasciò aperta la questione della successione al trono di Scozia che sfociò nella Grande causa l'anno seguente.

Il villaggio di St Margaret's Hope, sull'isola di South Ronaldsay delle Orcadi, prende probabilmente da Margherita di Scozia, che si pensa sia morta nel villaggio.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Margherita_di_Scozia

Ora dopo questa lunghissima premessa (per gli amanti del genere le ambientazioni sono vicine a quelle  del Trono di spade) andiamo al nocciolo.

Dieci anni dalla morte di Margherita, avvenuta nel 1290 all'età di circa 7 anni, precisamente nel 1300 una donna proveniente dai territori tedeschi apparve in Norvegia affermando di essere Margherita e che la sua morte era stata solo inscenata.

Lo zio norvegese di Margherita, re Hakon di Norvegia, insospettitosi condusse delle indagini dalle quali concluse che la donna era un impostore e una delle motivazioni più lampanti era l'aspetto fisico: la donna infatti dimostrava circa una quarantina ed aveva già dei capelli grigi, cosa assai difficile in quanto Margherita se fosse stata viva avrebbe dovuto avere solo 17 anni.

Quindi un anno dopo nel 1301 fu condannata al rogo e suo marito invece fu decapitato.

Subito dopo questi avvenimenti nella città di Bergen (in Norvegia) si sviluppò un culto a lei dedicato con una chiesa, come santa martire, la quale fu distrutta durante la riforma protestante.

https://srcaltufevo.ru/it/samye-izvestnye-samozvancy-v-mirovoi-istorii-samye-izvestnye-samozvancy.html

Margaret,_Maid_of_Norway.jpg

Modificato da ARES III
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