Da Velia, in Lucania, ad Alessandria d’Egitto

[apollonia]

Buona domenica.

Nell’articolo in "Il Gazzettino di Quelli del Cordusio", Milano, giugno 2019, pagg. 41-43, l’autore si pone la domanda se la Numismatica sia una disciplina sottratta alle comuni regole della logica con riferimento all’interpretazione di un segno su una moneta greca di Velia che secondo lui non può essere altro che il numero 10.000, quando invece per eminenti numismatici potrebbe essere il monogramma di un monetiere.

È risaputo che i monogrammi e le lettere sulle monete greche si prestano anche a un’interpretazione numerale ed è la logica a guidare nell’una o nell’altra direzione. Recentemente ho avuto modo di esaminare numerosi esemplari di shekel della zecca di Tiro nei quali le lettere sopra la clava al rovescio indicano l’anno civico, mentre quelle nel campo a destra identificano probabilmente i monetieri responsabili della zecca.

L’autore dell’articolo citato è il promotore di un’ipotesi che vede nei monogrammi e nelle lettere la possibile indicazione del numero di monete coniate dalla zecca in una determinata fase del processo di produzione. La sua ipotesi ha portato alla personale interpretazione dei monogrammi e delle lettere su una moneta analoga a quella di Tiro, precisamente un tetradramma di Tolomeo I Sotere della zecca di Alessandria d’Egitto raffigurato nelle due foto sottostanti, interpretazione che è riportata in corsivo sotto ciascuna foto.

Piccolo Δ al diritto: 10 attico = 1.0(00.000) di dracme.

P al rovescio nel campo in alto a sinistra: 100 del sistema ionico = 1.00(0.000) di dracme.

MI al rovescio nel campo in basso a sinistra: M (10.000 del sistema attico) x I (10 del sistema ionico) = 1.000.00(0) di dracme.

Gli zeri fra parentesi secondo l'autore sono da considerarsi sottintesi.

Anche i quattro graffiti evidenziati in rosso sono a suo avviso una indicazione del numero di pezzi coniati.

Al diritto A sormontata da I = 1.000 (A originario di Andania o ,A=1.000 del sistema ionico) x 10 (I) = 1.000.0(00) di dracme.

Al rovescio = 1.000 del sistema attico = 1.000(.000) di dracme;

Al rovescio = 10 del sistema attico = 1.0(00.000) di dracme;

Al rovescio = 1.000 (A originario di Andania o ,A=1.000 del sistema ionico) = 1.000(.000) di dracme.

Questa interpretazione dei graffiti si basa sul presupposto che essi fossero tracciati dal personale della zecca adibito a marcare manualmente ogni moneta appena uscita dal conio, sempre allo scopo di quantificarne la produzione ufficiale.

Dato che questa lettura di un tetradramma a supporto dell’ipotesi dell’indicazione del numero di pezzi coniati risale a un paio d’anni fa, sarebbe interessante sapere se nella prosecuzione dei suoi studi l’autore ha potuto averne conferma e/o riscontrarla su altre emissioni sia tolemaiche sia di altri sovrani o civiche.

 

[dabbene]

Non entro nel merito del quesito, che poi mi risulta essere stato molto dibattuto in passato qui sul forum, però mi sembrerebbe più corretto per una giusta informazione citare almeno il nome dell’autore dell’articolo firmato.

[lenor]

si può sapere di quale autore parliamo?

[apollonia]

9 ore fa, dabbene dice:

Non entro nel merito del quesito, che poi mi risulta essere stato molto dibattuto in passato qui sul forum, però mi sembrerebbe più corretto per una giusta informazione citare almeno il nome dell’autore dell’articolo firmato.

Invece di parlare a vanvera di scorrettezza altrui, basta leggere con attenzione l’inizio della discussione

Nell’articolo in "Il Gazzettino di Quelli del Cordusio", Milano, giugno 2019, pagg. 41-43,

e inserire in Google la frase per trovare l’autore e il pdf dell’articolo.