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I simboli monetali più arcaici: la serie RRC 14


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Inviato (modificato)

Buongiorno a tutti.

Vorrei sottoporvi un quesito sulla monetazione più antica di Roma, che forse sarà impossibile da risolvere ma mi ha sempre affascinato: cosa rappresentano e come sono stati scelti i simboli sulla serie di aes grave RRC 14?

(commento questa mia premessa con la fotografia del triente che è, per me, una moneta di grande fascino, nella sua arcaica semplicità)

 

Immagine.jpg

Modificato da L. Licinio Lucullo

Inviato (modificato)

Facciamo una premessa: perché proprio la RRC 14? Perché rappresenta la forma più arcaica di monetazione romana.

 

Alle origini dell’aes grave ci sono due emissioni librali:

- RRC 14 ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RRB1 ) con un peso standard dell’asse di 288 scrupoli (circa 322 grammi)

- RRC 18 ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RRB2 ) con un peso standard dell’asse di 300 scrupoli (circa 334 grammi)

(in verità ce n’è anche una terza di standard librale pieno, RRC 19, ma per semplicità di esposizione la trascuriamo, anche perché limitata a due soli nominali, asse e semisse).

Le sue serie sono più o meno coeve (Babelon, Haeberlin, Grueber, Breglia, De Martino e Belloni le datano al 338-335, Haeberlin al 286-268), ma si rileva che secondo Varrone 288 scrupoli era lo standard dell’asse “antico”, in vigore prima della Prima Guerra Punica (“Habet iugerum scripula cclxxxviii, quantum as antiquus noster ante bellum Punicum pendebat” - De Re Rustica).

Per questo, la maggioranza degli studiosi ritiene che la serie RRC sia la prima emissione fusa di Roma; Crawford (che sposta la nascita dell’aes grave dalla fine del IV secolo agli inizî del III) la data al 280-276.

Dopo sarebbe seguita la serie 18, che Crawford data al 275-270; l’incremento di peso da 288 a 300 scrupoli (anomalo, perché per tutto il resto della storia monetale di Roma lo standard di peso dell’asse va a scendere, non a salire), si spiegherebbe per una momentanea necessità di passare da un riferimento ponderale “attico-romano” (288 scrupoli) a uno “italico” di (300 scrupoli), oppure, come suggerito da Lo Cascio, per introdurre un rapporto di parità con l’argento, prima inesistente.

Dissentono gli autori convinti che lo standard di peso del bronzo debba essere stato necessariamente e continuamente decrescente, anche perché suscitava importanti risvolti sociali (l’iscrizione dei cittadini nelle classi di censo avveniva in base al patrimonio, conteggiato in assi; abbassare lo standard dell’asse significava “far salire” i cittadini da una classe a una più elevata; uno spostamento in senso inverso, implicando una manovra fortemente reazionaria ed esclusivista, non sarebbe stato accettato). Per questa ragione Pedroni data la serie RRC 18 al 282 e la serie RRC 14 al 275.

 

Comunque sia, dal punto di vista iconografico (che qui interessa) la serie RRC 14 resta la più arcaica. La serie RRC 18 è chiaramente ispirata da incisori greci, che ne hanno influenzato la qualità di resa grafica e, forse, anche la scelta dei tipi.

Per questo, vorrei esaminare con voi la serie RRC 14

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Passiamo a esaminare i tipi di questa serie (tralascio di citare i simboli di valore).

 

ASSE ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB1/1) 


 

D/ - testa gianiforme (Giano? Fontus? Dioscuri?)

É un’immagine sicuramente importante, ampiamente riprodotta sui quadrigati, che differisce dall’iconografia più nota di Giano per la mancanza della barba.

Per Crawford è, questa, una raffigurazione dei Dioscuri, quali protettori non solo della cavalleria, quindi dell'esercito, quindi dello stesso popolo romano.

Per Pedroni si tratta della raffigurazione tradizionale (più antica di quella “barbuta”) di Giano, dio tutelare dei patti e del commercio, che essendo un’iconografia strettamente nazionale (così come Mercurio) può significare che per questi bronzi fu monetato il metallo dell’Erario, anziché di un bottino carpito in terra straniera. Occorre ricordare che Giano sarebbe anche un simbolo di vittoria (la chiusura del suo tempio, infatti, segnava la conclusione elle ostilità).

Mattingly, Breglia e Coarelli ritengono che si tratti di Fons o Fontus, figlio di Giano e Giuturna. Potrebbe alludere alle fonti d’acqua (la ricorrenza di Fons, il 13 ottobre, era la festa dei Fontinalia) oppure all’arte della monetazione (il suo tempio era sito nei pressi della zecca).

Secondo Alföldi si tratta dei Penati Publici; potrebbe essere un’allusione di pace tra i popoli italici, considerato sotto la loro garanzia Enea si era alleato con i Latini.

R/ - Mercurio con petaso alato

Per Pedroni compare come dio tutelare del commercio e, come Giano, vale a significare che fu monetato il metallo dell’Erario.

 

SEMISSE ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB1/2 ) 


 

D/ - testa femminile con elmo corinzio (Minerva? Roma?)

Anche Minerva, come il caduceo, compare sull’aes signatum (RRC 37/1). Essa è la dea delle virtù eroiche; può quindi simboleggiare la guerra giusta o la saggezza.

Pedroni riconosce invece la dea Roma, con elmo frigio; ulteriore iconografia nazionalista (come Giano e Mercurio), per attestare la provenienza del metallo dalle casse statali.

R/ - testa femminile (Venere?)

Sarebbe questa la prima raffigurazione monetale di una dea, Venere, molto cara all’iconografia romana. Era originariamente dea della vegetazione, ma in lei confluirono molti tratti caratteristici di altre divinità femminili arcaiche, dando vita ad una figura poliedrica e complessa; in epoca più tarda è attestata anche come simbolo dell'incremento della potenza bellica di Roma.

 

TRIENTE ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB1/3 ) 


 

D/ - fulmine

Attributo esclusivo di Giove, rappresenta il padre degli dei, oppure il favore che egli avrebbe accordato ad un suo eletto. Ha anche un forte significato militare, simboleggiando le armi vittoriose, la sconfitta del nemico.

Compare anche sull’aes signatum, fra le zampe dell’aquila (RRC 4/1)

R/ - delfino

Attributo di Nettuno (nella mitologia greca avrebbe favorito le nozze tra Poseidone e Anfitrite; inoltre Delfo nacque dall'unione di Poseidone sotto forma di delfino e di Melanto) ma anche simbolo di Apollo (che, sotto le sue sembianze, condusse i Cretesi fino a Delfi). Può simboleggiare il salvamento nel pericolo (era ritenuto coraggioso soccorritore per i naufraghi), la morte gloriosa (il delfino guidava le anime nell'oltretomba), forse addirittura l’assennatezza nelle decisioni (perché a Delfi i Cretesi edificarono il noto tempio, da cui Apollo fornirà i proprî vaticinî all'umanità intera).

In associazione con il dritto, potrebbe anche alludere al potere militare (sul mare, così come il fulmine lo raffigura su terra).

 

QUADRANTE ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB1/4 ) 


 

D/ - mano aperta

Potrebbe essere un riferimento alla sacralità (connessa, per i Romani, con la mano destra) o alla buona sorte (i gesti apotropaici si facevano, a Roma, con la destra).

Anticamente era tuttavia simbolo del “manipulus” (“manciata” di fieno), e potrebbe quindi avere una valenza agricola oppure, più probabilmente, militare: sulle insegne militari infatti indicava il manipolo, unità tattica “maneggevole” su cui già si basava la legione nel IV secolo

R/ - due grani d’orzo

Anche dei grani d’orzo, come per conchiglia e dell’astragalo (vd. di seguito), residua qualche riproduzione in bronza extra-monetaria, seppur più rara, e quindi forse era invalso in uso come c.d. “aes formatum”.

 

SESTANTE ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB1/5 ) 


 

D/ - conchiglia

Si tratta di un oggetto ampiamente riprodotto in bronzo anche al di fuori dell’ambito monetario, che forse (ma solo forse) poteva essere invalso in uso nel commercio per gli scambi a peso (c.d. aes formatum).

R/ - caduceo

Attributo di Mercurio, già presente sull’aes signatum (RRC 11/1). Fu un dono di Apollo al fratello per ricambiare i regali della cetra e del flauto, inventati appunto da Mercurio; quando questi giunse in Arcadia, trovò due serpenti che si mordevano a vicenda finché il dio non gettò la sua bacchetta grazie alla quale essi trovarono l'accordo. Può essere quindi un simbolo di concordia (le parole di pace che tacciono il veleno della guerra), oppure di commercio (attività tutelata da Mercurio).

 

ONCIA ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB1/6 ) 


 

D/ - astragalo

Anche in questo caso si tratta di un oggetto ampiamente riprodotto in bronzo anche al di fuori dell’ambito monetario, che forse (ma solo forse) poteva essere invalso in uso nel commercio per gli scambi a peso (c.d. aes formatum).

Anticamente l'astragalo di capre e montoni era usato come dado da gioco, oppure fuso nei ceppi d'ancora a fini propiziatori.

R/ - nulla

 

SEMIONCIA ( https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB1/7 ) 


 

D/ - ghianda

Anche di questo oggetto residua qualche riproduzione in bronza extra-monetaria, seppur più rara della conchiglia e dell’astragalo, e quindi forse era invalso in uso come c.d. “aes formatum”.

R/ - nulla

Modificato da L. Licinio Lucullo

Inviato (modificato)

Sono quindi tutte, in sintesi, immagini di forte valenza nazionalista. Come si vede, i loro possibili significati non sono del tutto casuali, ma si addensano attorno a quattro chiavi di lettura:

- le divinità e i loro attributi (Giano o Dioscuri, Minerva o Roma, Venere, fulmine, delfino, caduceo);

- la forza bellica (il fulmine, la mano aperta, forse il delfino; anche Giano, Minerva/Roma e Venere possono avere questo significato);

- la vita agreste, fatta di agricoltura (manipolo, orzo, ghianda; anche Venere può avere questo significato) e scaramanzia (mano destra, astragalo);

- la riproposizione di iconografie più antiche, ovvero i tipi di “aes formatum” (chicco, conchiglia, astragalo, ghianda) e i simboli che comparivano sull’ “aes signatum” (Minerva, fulmine, caduceo).

 

Che ne pensate? Esiste una logica? Si può ipotizzare una chiave di lettura unitaria?

Modificato da L. Licinio Lucullo
  • Mi piace 1

Inviato

So che illustrissimi studiosi neanche hanno provato a sciogliere questo rebus.

 

Proviamoci però ... pensieri in libertà 


Supporter
Inviato

A quanto già dottamente esposto da @L. Licinio Lucullo aggiungo solo che almeno per i due nominali maggiori la scelta della simbologia con richiamo al sacro comporta una cesura con quelle che si ravvisano nei lateres signati, e garantisce il sigillo dell’ufficialitá al metallo monetato (non dimentichiamo che le cariche religiose erano strettamente connesse a quelle civili e militari). Qui c’è sicuramente la presenza dello Stato.

  • Grazie 1

Inviato

DE GREGE EPICURI

@L. Licinio LuculloCredo che le varie chiavi di lettura che hai suggerito siano già molto arricchenti: tutte sono motivate e compatibili con la cultura e lo spirito dell'epoca. Pensare di poter inquadrare proprio tutto in un sistema logico forse è un po' troppo; oltre tutto, parliamo di immagini monetali diffuse su un periodo di tempo abbastanza prolungato.

  • Mi piace 1
  • Grazie 1

Inviato
53 minuti fa, gpittini dice:

 diffuse su un periodo di tempo abbastanza prolungato.

Cosa intendi?


Inviato

DE GREGE EPICURI

Le monete e le immagini che hai descritto per che intervallo di tempo sono state coniate? Proprio tutte contemporaneamente?


Inviato

Ho capito.

 

Beh, secondo la tutti gli studiosi sì, nello stesso anno (Pedroni) o al massimo nell'arco di 5 anni (Crawford)


  • 3 settimane dopo...
Inviato

É un quesito interessante. Se non si é giunti ad una conclusione, é chiaro che é molto difficile riassemblare un quadro così complesso, quale é l'iconografia. Tuttavia, ci sono indizi che possono aiutare a definire la "koinè"  per l'appunto linguaggio comune che ha portato all'individuazione di tali simbologie. Nel lasso temporale considerato, quante lingue e classi etniche erano presenti sul territorio? Erano figure che dovevano circolare attraverso varie classi sociali...


Inviato
1 ora fa, Fidelio dice:

É un quesito interessante. Se non si é giunti ad una conclusione, é chiaro che é molto difficile riassemblare un quadro così complesso, quale é l'iconografia. Tuttavia, ci sono indizi che possono aiutare a definire la "koinè"  per l'appunto linguaggio comune che ha portato all'individuazione di tali simbologie. Nel lasso temporale considerato, quante lingue e classi etniche erano presenti sul territorio? Erano figure che dovevano circolare attraverso varie classi sociali...

A mio avviso, tutte le figure elencate erano riconoscibili da chiunque e di qualsiasi classe. Per lo meno chi poteva possederle, farne uso.


Inviato (modificato)

 

9 ore fa, claudiodruso dice:

A mio avviso, tutte le figure elencate erano riconoscibili da chiunque e di qualsiasi classe. Per lo meno chi poteva possederle, farne uso.

Certo che una logica doveva esistere, non sono simboli posti a caso.

Si nota una regolarità: le teste degli dei sono presenti solo sui nominali più grossi (e non per motivi tecnici, essendo ritratti molto più piccoli del campo monetale, che benpotevano trovare spazio sullo stesso sestante); gli oggetti di aes formatum (chicco, conchiglia, astragalo e ghianda) sono invece presenti sui soli nominali più piccoli (secondo me, per ricordare - a persone non abituate all'uso della moneta - lo stesso aes formatum); gli attributi divini (fulmine, delfino, caduceo, forse manipolo)  occupano lo spazio intermedio. 

Modificato da L. Licinio Lucullo

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