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Acquisto di monete classiche presso rinomate case d'asta europee e mondiali


ἐξετάζω46

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22 ore fa, califfo64 dice:

la frase finale del parere... sembra regalare un pò di tranquillità!!!! 

Si, peccato sia motivata esclusivamente dall'interesse di "tutelare il patrimonio nazionale", perché "costringere i privati a fornire la prova della legittima provenienza delle monete acquistate sin da epoca anteriore al 1909 significa di fatto scoraggiare l'acquisto e, dunque, l'ingresso in Italia di beni di interesse numismatico destinati a confluire nelle pubbliche raccolte". Insomma, il collezionista, come il cittadino, è sempre e solo considerato come strumento da usare allo scopo di perseguire l'interesse dello Stato!

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Colgo l'occasione di questa discussione per chiedere lumi su una sfaccettatura di questi aspetti normativi. Correggetemi se sbaglio in qualche passaggio logico.

Sorvolando sulle diverse scuole di pensiero di Soprintendenze e Cassazione e sulle diverse letture giuridiche proposte nel corso del tempo, la vexata quaestio della dimostrazione della legittima provenienza delle monete "archeologiche" ante 1909 parte dalla presunzione di un loro possibile ritrovamento sul suolo italiano e, di conseguenza, dalla necessità di dimostrare che le monete in mano privata non provengano da scavi illeciti compiuti dopo quella data. Questa è stata applicata sia a monete coniate in Italia (anche se circolanti anche in territori attualmente non italiani), sia a monete coniate altrove ma circolanti anche su suolo italiano (casistica in cui, di fatto, rientra un'ampia fetta della monetazione romana imperiale proveniente da zecche situate fuori dalla penisola).

Nel caso in cui si tratti di monete sì "archeologiche" ma al contempo completamente estranee all'areale italiano, come si configura la questione? Se uno collezionasse monete che non sono state coniate in Italia e il cui ritrovamento in area italiana - dati scientifici alla mano - sarebbe un caso eccezionale o del tutto inedito, immagino che non si potrebbe configurare la possibilità di un'illecita sottrazione al patrimonio pubblico italiano e che quindi non si porrebbe il bisogno di dimostrare una provenienza a norma di decreto regio: immagino che quindi bisognerebbe dimostrarne solo l'acquisizione legittima senza che possa essere imposto di risalire fino al 1909.

Un esempio concreto. Che io sappia, non esistono ritrovamenti di monete sasanidi, partiche o simili in Italia. In caso di una verifica di qualsiasi tipo, immagino che al collezionista specializzato in quei campi potrebbe essere chiesto di dimostrare l'acquisto legittimo (tramite fatture o simili) ma non di dover dimostrare una legittima provenienza ante 1909, in quanto - non essendone documentata in alcun modo la presenza - difficilmente potrebbe configurarsi la possibilità di un loro prelievo illegittimo dal suolo italiano.

Immagino poi che di fronte ad un sequestro o simili le cose possano andare in modo diverso, ma si tratta di un ragionamento corretto, almeno a livello teorico?

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4 ore fa, folleperifolles dice:

di un ragionamento corretto, almeno a livello teorico?

A livello teorico certamente. Purtroppo c'è il livello pratico e vedo grande ignoranza anche da parte dei cosiddetti "esperti" di cui i giudici si servono per le loro tesi accusatorie.

A proposito : Vi siete accorti che una delle accuse si riferisce al "mancato pagamento dell'IVA sugli acquisti in ambito UE"?

Pazzesco.

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18 minuti fa, fagiolino dice:

A livello teorico certamente. Purtroppo c'è il livello pratico

Che ci sia una discrepanza tra teoria e pratica, purtroppo lo davo per scontato. Però mi interessava comunque sapere se quella fosse una mia interpretazione personale della materia o se fosse un punto condivisibile e ragionevole... quindi grazie!

 

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Il 26/04/2024 alle 21:25, Orodicarta dice:

Si, peccato sia motivata esclusivamente dall'interesse di "tutelare il patrimonio nazionale", perché "costringere i privati a fornire la prova della legittima provenienza delle monete acquistate sin da epoca anteriore al 1909 significa di fatto scoraggiare l'acquisto e, dunque, l'ingresso in Italia di beni di interesse numismatico destinati a confluire nelle pubbliche raccolte". Insomma, il collezionista, come il cittadino, è sempre e solo considerato come strumento da usare allo scopo di perseguire l'interesse dello Stato!

 

L’importante e’ che il parere ‘liberi’ il cittadino dalla dimostrazione della prova diabolica. Nessuno poi lo ‘costringe’ a donare/vendere la propria collezione allo Stato. Il dettato del parere e’ strumentale ma e’ un grandissimo passo avanti fatto rispetto al clima vessatorio che lo Stato ha tenuto finora verso i collezionisti.

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Il 30/4/2024 alle 14:34, fagiolino dice:

A livello teorico certamente. Purtroppo c'è il livello pratico e vedo grande ignoranza anche da parte dei cosiddetti "esperti" di cui i giudici si servono per le loro tesi accusatorie.

A proposito : Vi siete accorti che una delle accuse si riferisce al "mancato pagamento dell'IVA sugli acquisti in ambito UE"?

Pazzesco.

 

La cosa si smonta in tre minuti.........ben vengano queste accuse grottesche perchè contribuiscono a mettere platealmente fuori gioco le velleità accusatorie ..... 

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Buongiorno a tutti, scusate se faccio una domanda magari banale, ma vorrei capire quali potrebbero essere le "cause scatenanti" per far partire un'indagine con relativi sequestri o confische che dir si voglia.

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