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Che cosa c’è sotto?


Archestrato

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Buonasera,

Non preoccupatevi, niente che non vada!

Domani va in asta oltreoceano un interessante nomos dì Kaulonia (475-425 a.C.) ribattuto su un didracma di Akragas. L’asta è la CNG 118, il lotto il numero 33. I dati fisici della moneta: diametro 22 mm, peso 8.10 g con asse di conio ad ore 5.

La buona conservazione dell’esemplare e del sottotipo, legati ad una coniazione non perfettamente riuscita, hanno dato come risultato una ottimale leggibilità delle caratteristiche della moneta akragantina, tali al punto da consentire la sua classificazione secondo la catalogazione che ci offre il lavoro della professoressa Westermark sulle emissioni greche di Agrigento. Curioso che Classical Numismatic Group non abbia avuto interesse ad approfondire la catalogazione, dato che menziona una generica ribattitura su un didracma di Akragas.

 

La classificazione del sottotipo è da individuarsi nell’accoppiamento di conii Westermark 203 (488/485-480/478 a.C.), sotto al granchio sono ancora visibili le tracce dell’elmo corinzio. Posizione forma e dimensioni delle chele e delle zampe del granchio, di quel che ne resta, ci fanno identificare il conio di martello R137, la sagoma dell’aquila il conio di incudine O74.


Di seguito le immagini della moneta in asta e di due esemplari corrispondenti per accoppiamento di conii al nomos di Kaulonia ed al sottotipo akragantino.

 

CNG 118/33, ex CNG 72/137 del 14-06-2006:

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https://auctions.cngcoins.com/lots/view/4-3958EG/bruttium-kaulonia-circa-475-425-bc-ar-nomos-22mm-810-g-5h
 

L’esemplare pubblicato in The Coinage of Akragas Westermark 203.5, a New York dal 1944 grazie al lascito Newell, SNG ANS 947, ex Jacob Hirsch 8/565 del 1903:

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Noe Caulonia 98, ex Nomos 18/23 del 26-10-2018, ex Roma Numismatics 7/49 del 22-03-2014:

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https://nomosag.com/default.aspx?page=ucAuctionDetails&auctionid=17&id=23&p=1&s=&ca=0&co=0&type=auction
 

L’individuazione del sottotipo potrebbe essere di aiuto per una più precisa datazione delle emissioni di Kaulonia, visto l’ampissimo (50 anni) lasso di tempo che corre nello studio del Noe (475-425 a.C.)?

Che ne pensate?

Non conosco, se non basilarmente, la monetazione della zecca del Bruzio ma mi piacerebbe avere qualche ragguaglio  o approfondimento sulla datazione di queste emissioni a doppio rilievo, per meglio comprendere la circolazione della valuta akragantina nella Magna Grecia. In particolare mi farebbe piacere sentire l’opinione di @dracma dato che ricordo che si interessa all’argomento delle emissioni greche ribattute del sud Italia.

Buonanotte

Modificato da Archestrato
Correzione datazione Westermark 203 e aggiunta link
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Buonasera,

Devo scusarmi, causa la fretta di scrivere di ieri notte ho commesso un errore, tanto grave quanto evidente, che ho corretto nella datazione da me riportata dell’accoppiamento di conii Westermark 203 (gruppo III del I periodo della monetazione di Akragas), da attribuire all’arco temporale 488/485-480/478 a.C. e non 495-488/485 a.C. come precedentemente scritto, datazione che riguarda il gruppo II.


Ma non è per chiedere indulgenza per l’errore che scrivo il presente post.

Il mio fine è segnalare un altro passaggio in asta di una moneta di area magnogreca ribattuta su un didracma di Akragas.

Sempre dal Bruzio, si tratta di un nomos di Crotone datato al periodo 480-430 a.C. nella cui descrizione del catalogo di vendita non veniva neanche menzionata la ribattitura, a dir la verità piuttosto evidente, mentre veniva notato il graffito K (posto proprio al di sopra delle tracce dell’aquila).

In questo caso le condizioni dell’esemplare rendono impossibile ogni puntuale classificazione, anche se è verosimilmente da escludersi l’appartenenza della moneta sotto riportata al gruppo IV del periodo I. Questo in quanto le proporzioni dell’aquila (testa,collo,busto), per quanto rimane visibile del sottotipo, non sembrerebbero compatibili con quelle dei rapaci di quel gruppo. Naturalmente è più una sensazione che un giudizio.

 

Ex Leu Web Auction 16/205 del 22-05-2021, 21 mm, 7.93 g, asse di conio ad ore 5. L’Aquila ben visibile al dritto, scarse e flebili le tracce del granchio al rovescio, si intravedono delle zampe e forse “l’ombra” di una chela:

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https://www.numisbids.com/n.php?lot=205&p=lot&sid=4713

 

 

Potrebbe essere utile individuare, laddove sia possibile, gli esatti conii del nomos Krotoniate, per meglio distinguere le tracce residue del sottotipo, anche se non so quanto possa servire ai fini della sua corretta catalogazione vista la scarsa conservazione.

Modificato da Archestrato
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Qualche tempo fa mi capitò di notare una moneta della tipologia di nomos krotoniate tripode/tripode incuso con airone/uccello acquatico (come la moneta al post precedente) passato in un’asta della casa Auktionhaus Ulrich Felzmann al lotto 13 della vendita 168 del 3-4 marzo 2020.

Unico dato il peso di 8 grammi.

Anche in questo caso non veniva menzionata la ribattitura, che stavolta riguarda per il sottotipo la zecca di Gela.

Ruotando il dritto possiamo individuare chiaramente alla base del tripode la parte anteriore del cavallo, il collo, parte della criniera e della zampa, nonché il piede ed il braccio sinistro del cavaliere.

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Allo stesso modo una rotazione del rovescio ci mostra il poco che resta del toro androprosopo (la divinità fluviale del fiume Gela), vale a dire uno zoccolo e la terminazione della zampa, sopra la parte superiore del tripode.

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Anche in questo caso non è possibile risalire alla classificazione secondo il corpus di Gilbert Kenneth Jenkins, ma osservando i particolari residui del cavaliere e del cavallo si potrebbe ragionevolmente ritenere che siamo nella fase finale delle emissioni geloe di didracmi tardo arcaici. Probabilmente dopo il 480 a.C. quindi.
Purtroppo, come per l’esemplare del post precedente, ogni ipotesi razionalmente sostenibile sfocia nel mare delle sensazioni personali.

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Il 12/9/2021 alle 23:30, Archestrato dice:

Buonasera,

Non preoccupatevi, niente che non vada!

Domani va in asta oltreoceano un interessante nomos dì Kaulonia (475-425 a.C.) ribattuto su un didracma di Akragas. L’asta è la CNG 118, il lotto il numero 33. I dati fisici della moneta: diametro 22 mm, peso 8.10 g con asse di conio ad ore 5.

La buona conservazione dell’esemplare e del sottotipo, legati ad una coniazione non perfettamente riuscita, hanno dato come risultato una ottimale leggibilità delle caratteristiche della moneta akragantina, tali al punto da consentire la sua classificazione secondo la catalogazione che ci offre il lavoro della professoressa Westermark sulle emissioni greche di Agrigento. Curioso che Classical Numismatic Group non abbia avuto interesse ad approfondire la catalogazione, dato che menziona una generica ribattitura su un didracma di Akragas.

 

La classificazione del sottotipo è da individuarsi nell’accoppiamento di conii Westermark 203 (488/485-480/478 a.C.), sotto al granchio sono ancora visibili le tracce dell’elmo corinzio. Posizione forma e dimensioni delle chele e delle zampe del granchio, di quel che ne resta, ci fanno identificare il conio di martello R137, la sagoma dell’aquila il conio di incudine O74.


Di seguito le immagini della moneta in asta e di due esemplari corrispondenti per accoppiamento di conii al nomos di Kaulonia ed al sottotipo akragantino.

 

CNG 118/33, ex CNG 72/137 del 14-06-2006:

0A206C65-63F6-42F9-95CD-2CEE84EC3147.thumb.jpeg.e8679499767bbca3c3742112d0684a0c.jpeg

https://auctions.cngcoins.com/lots/view/4-3958EG/bruttium-kaulonia-circa-475-425-bc-ar-nomos-22mm-810-g-5h
 

L’esemplare pubblicato in The Coinage of Akragas Westermark 203.5, a New York dal 1944 grazie al lascito Newell, SNG ANS 947, ex Jacob Hirsch 8/565 del 1903:

82A172BE-E8AB-478A-9847-5419329025E9.jpeg.2ad4b8c359b97485443b862a0e72411c.jpegECA3C375-470D-492F-AE57-EEF787B8D72A.jpeg.26d26ff1d2bc4455b145c2cbdae6d44d.jpeg


 

Noe Caulonia 98, ex Nomos 18/23 del 26-10-2018, ex Roma Numismatics 7/49 del 22-03-2014:

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https://nomosag.com/default.aspx?page=ucAuctionDetails&auctionid=17&id=23&p=1&s=&ca=0&co=0&type=auction
 

L’individuazione del sottotipo potrebbe essere di aiuto per una più precisa datazione delle emissioni di Kaulonia, visto l’ampissimo (50 anni) lasso di tempo che corre nello studio del Noe (475-425 a.C.)?

Che ne pensate?

Non conosco, se non basilarmente, la monetazione della zecca del Bruzio ma mi piacerebbe avere qualche ragguaglio  o approfondimento sulla datazione di queste emissioni a doppio rilievo, per meglio comprendere la circolazione della valuta akragantina nella Magna Grecia. In particolare mi farebbe piacere sentire l’opinione di @dracma dato che ricordo che si interessa all’argomento delle emissioni greche ribattute del sud Italia.

Buonanotte

Innanzitutto desidero ringraziare @Archestrato per aver chiesto la mia opinione su una tematica complessa ma nel contempo ricca di stimoli quale appunto quella delle riconiazioni in Magna Grecia.

È interessante che gli esemplari cauloniati postati appaiano entrambi inquadrabili nella seconda emissione a doppio rilievo (gruppo F Noe), in quanto proprio in questo momento di produzione si rileva un discreto numero di esemplari riconiati che nel corso degli anni, anche grazie alla documentazione fornita dal mercato antiquario, si è notevolmente accresciuto, arricchendo il numero dei casi già noti studiati da Garraffo nella monografia del 1984 e nel successivo aggiornamento del 2002.

 Complessivamente il gruppo F sembrerebbe interessato da almeno nove casi di riconiazione, di cui quattro noti a Grarraffo e che pertanto non illustro nelle tavole.

Possiamo partire dalla coppia di coni Noe, n. 83, che annovera ben quattro casi di ribattitura. La prima (foto 1), segnalata opportunamente in un catalogo di vendita (CNG, Web Shop: https://www.acsearch.info/search.html?id=36617), risulta effettuata su un didramma di Leontini del tipo Boehringer, 13 inquadrabile nella fase più antica della monetazione, il cui avvio viene fissato dallo studioso nella seconda metà degli anni Settanta del V secolo (Boehringer 1998, 43). 

1

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 (da https://www.acsearch.info/search.html?id=36617)

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Le successive reimpressioni utilizzano come undertypes un didrammo di Agrigento del gruppo IV Westermark (ca. 480/78-470) e - con qualche incertezza - uno di Cuma (GARRAFFO 1984, 96, 14 e ID. 2002, 353) e una moneta incerta (CNG 67, 2004, 178: foto 2).

 

2

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 Proprio Agrigento, insieme a Corinto, risulta alquanto attiva nella fornitura di metallo da coniare, come documenta il caso di riconiazione (CNG 118, 2021, 33 ex CNG 72, 2006, 137: foto 3) dello statere Noe, n. 98 citato da Archestrato su un esemplare akragantino del tipo Westermark III, 203 (488/485-480/478).

3

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Alla stessa combinazione di coni (Noe 98) vanno inoltre ascritte due ulteriori casi di ribattitura: il primo, già noto a Garraffo, effettuato su una moneta attribuita a Sibari sul Traente, il secondo (Nomos 18, 2018, 23 ex Roma Numismatics 7, 2014, 49: foto 4) non appare di facile identificazione come giustamente rileva Archestrato e le tracce rimaste sono alquanto labili. Al R/, a sinistra della cerva e tra le zampe si notano dei segni che potrebbero associarsi, tuttavia con ampi margini di incertezza, ad un piumaggio (aquila agrigentina?) o ad una criniera leonina (Leontini?) ma potrebbe trattarsi semplicemente di un’illusione ottica.

4

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A seguire le coppie nn. 100-101 riconiate su sottotipi incerti. Una di esse (n. 101) reca al R/ tracce di un quadrato incuso (Corinto?) (Naville Numismatics 32, 2017, 22: foto 5)

5

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         Tali riconiazioni, oltre a rimarcare quella importante presenza di valuta siceliota che nella polis si riscontra sin dalla prima adozione della tecnica a doppio rilievo (gruppo E), offrono alcuni importanti elementi che consentono di definire con maggiore puntualità la cronologia del gruppo F.

           Kraay, ipotizzando una cesura di circa un decennio tra le coniazioni dei gruppi E ed F, datò inizialmente il gruppo al 455-440 in base alla riconiazione sul citato statere di Sibari sul Traente per poi  rialzarne gli estremi al 460-450 a seguito dell’esame dei materiali presenti nel ripostiglio di S. Giovanni Ionico 1971 (CH IX, 599).

 Tuttavia la riconiazione su Leontini, in particolare, fornendo un terminus post quem al 475/70-460 per il segmento iniziale del gruppo F (sesta coppia di conî, n. 83) sembrerebbe in realtà svalutare l’ipotesi dell’inattività della zecca prospettata dal Kraay, sulla quale peraltro Garraffo e studi successivi hanno avanzato forti perplessità. Se pertanto è corretta la cronologia di Boehringer, si ricaverebbe un ambito temporale intorno alla seconda metà degli anni Sessanta come limite entro cui inquadrare lo stadio iniziale delle coniazioni del gruppo F. Un orizzonte cronologico similare che sembra suggerito anche dalla riconiazione effettuata sul didrammo di Agrigento del gruppo IV (ca. 480/78-470), considerata la sua collocazione in una fase non iniziale della sequenza ricostruita dalla Westermark e il numero non elevato dei conî di D/ utilizzati (12).

            Tenuto poi conto della riconiazione su Sibari sul Traente, del volume di emissione del gruppo F (25 coppie di conî tratte da 18 conî di D/ e 21 di R/) e del carattere non particolarmente intensivo della coniazione, di cui sono ricostruibili solo brevi tronconi di catena, non si possono escludere margini temporali più ampi rispetto a quelli prospettati da Kraay. In particolare il limite inferiore del gruppo F potrebbe slittare di almeno un quinquennio, ponendosi intorno al 445 circa. Un dato che potrebbe trovare riscontro nell’associazione del più tardo statere cauloniate (F, n. 92) con la moneta più recente di Taranto (gruppo 14 Fischer-Bossert: 445-440) nel ripostiglio di Taranto 1951 (IGCH 1895) e considerato che per l’inizio del successivo gruppo G Noe un elemento di ancoraggio potrebbe essere fornito dalla riconiazione – se accertata – su uno statere di Corinto inquadrabile nel momento finale della seconda classe del III periodo Ravel (ca. 450-440: Garraffo 1984, 96, n. 22a).   

Gruppo Noe

n. coppia di coni

Undertypes

Bibliografia

F

 

83

Leontini

CNG, Web shop

83

Agrigento

GARRAFFO 2002, 353

83

Cuma?

GARRAFFO 1984, 96, 14

83

incerto

CNG 67, 2004, 178

98

Agrigento

CNG 118, 2021, 33 ex CNG, 72, 2006, 137

98

Sibari sul Traente

GARRAFFO 1984, 96, 15

98

incerto

Nomos 18, 2018, 23 ex Roma Numismatics 7, 2014, 49

100

incerto

GARRAFFO 1984, 96, 16

101

incerto (Corinto?)

Naville Numismatics 32, 2017, 22

 

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20 ore fa, Archestrato dice:

Buonasera,

Devo scusarmi, causa la fretta di scrivere di ieri notte ho commesso un errore, tanto grave quanto evidente, che ho corretto nella datazione da me riportata dell’accoppiamento di conii Westermark 203 (gruppo III del I periodo della monetazione di Akragas), da attribuire all’arco temporale 488/485-480/478 a.C. e non 495-488/485 a.C. come precedentemente scritto, datazione che riguarda il gruppo II.


Ma non è per chiedere indulgenza per l’errore che scrivo il presente post.

Il mio fine è segnalare un altro passaggio in asta di una moneta di area magnogreca ribattuta su un didracma di Akragas.

Sempre dal Bruzio, si tratta di un nomos di Crotone datato al periodo 480-430 a.C. nella cui descrizione del catalogo di vendita non veniva neanche menzionata la ribattitura, a dir la verità piuttosto evidente, mentre veniva notato il graffito K (posto proprio al di sopra delle tracce dell’aquila).

In questo caso le condizioni dell’esemplare rendono impossibile ogni puntuale classificazione, anche se è verosimilmente da escludersi l’appartenenza della moneta sotto riportata al gruppo IV del periodo I. Questo in quanto le proporzioni dell’aquila (testa,collo,busto), per quanto rimane visibile del sottotipo, non sembrerebbero compatibili con quelle dei rapaci di quel gruppo. Naturalmente è più una sensazione che un giudizio.

 

Ex Leu Web Auction 16/205 del 22-05-2021, 21 mm, 7.93 g, asse di conio ad ore 5. L’Aquila ben visibile al dritto, scarse e flebili le tracce del granchio al rovescio, si intravedono delle zampe e forse “l’ombra” di una chela:

489A62AB-39D4-4E08-9020-3A478614EDE0.jpeg.b37ae5ee50e511d345178b16c217838d.jpeg601D7E8A-0F90-437E-941E-B40CE0E90FC6.jpeg.f7802a68ba65fcd2529c72b2a7cb1dda.jpeg
https://www.numisbids.com/n.php?lot=205&p=lot&sid=4713

 

 

Potrebbe essere utile individuare, laddove sia possibile, gli esatti conii del nomos Krotoniate, per meglio distinguere le tracce residue del sottotipo, anche se non so quanto possa servire ai fini della sua corretta catalogazione vista la scarsa conservazione.

L’esemplare di Crotone dall’asta Leu proviene dagli stessi coni dell’es. CNG, 190, 2008, 9 che a sua volta sembrerebbe presentare tracce di riconiazione. Lo statere appare riconducibile alla prima serie ad incuso stretto (A) prospettata dal Garraffo, caratterizzata dal tripode con anse circolari rese di prospetto sia al D/ che al R/ (ca. 480/75-465/60). Tale serie viene ulteriormente suddivisa dallo studioso in due sezioni (A1, 2) per la resa delle anse del tripode al D/, di eguali dimensioni (A1) o con ansa centrale di dimensioni maggiori rispetto a quelle laterali (A2).

 

Leu, 16, 2021, 205

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CNG, 190, 2008, 9

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La riconiazione su Agrigento non è improbabile, specie se si confrontano le tracce rimaste tra i sostegni del tripode con quelle di uno statere proveniente da coni molto simili e chiaramente ribattuto su moneta agrigentina.

CNG, 72, 2006, 148

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15 ore fa, Archestrato dice:

Qualche tempo fa mi capitò di notare una moneta della tipologia di nomos krotoniate tripode/tripode incuso con airone/uccello acquatico (come la moneta al post precedente) passato in un’asta della casa Auktionhaus Ulrich Felzmann al lotto 13 della vendita 168 del 3-4 marzo 2020.

Unico dato il peso di 8 grammi.

Anche in questo caso non veniva menzionata la ribattitura, che stavolta riguarda per il sottotipo la zecca di Gela.

Ruotando il dritto possiamo individuare chiaramente alla base del tripode la parte anteriore del cavallo, il collo, parte della criniera e della zampa, nonché il piede ed il braccio sinistro del cavaliere.

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Allo stesso modo una rotazione del rovescio ci mostra il poco che resta del toro androprosopo (la divinità fluviale del fiume Gela), vale a dire uno zoccolo e la terminazione della zampa, sopra la parte superiore del tripode.

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Anche in questo caso non è possibile risalire alla classificazione secondo il corpus di Gilbert Kenneth Jenkins, ma osservando i particolari residui del cavaliere e del cavallo si potrebbe ragionevolmente ritenere che siamo nella fase finale delle emissioni geloe di didracmi tardo arcaici. Probabilmente dopo il 480 a.C. quindi.
Purtroppo, come per l’esemplare del post precedente, ogni ipotesi razionalmente sostenibile sfocia nel mare delle sensazioni personali.

Anche questa riconiazione si presenta di grande interesse e trova riscontro in un ulteriore esemplare crotoniate ad incuso stretto proveniente dal commercio numismatico e riconiato su un didrammo di Gela post 480.

Leu Numismatik AG, Web Auction 11, 22.2.2020, 42

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Buongiorno,

Per ringraziare @dracma delle preziosissime informazioni ricevute ed allietare gli occhi degli altri amanti delle greche del sud Italia posto una impressionante serie di 4 ribattiture, su didracmi sicelioti, di valuta metapontina incusa. Tutte provenienti dal medagliere di Parigi, sono solo una parte della ricca presenza di ribattiture Metapontine su nominali sicelioti ivi conservate.


Su un didracma di Selinos, 7,75 g, ex De Luynes:

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Concludo con una ribattitura su didracma di Siracusa, 8,09 g. Davvero spettacolare..ACEF5046-0C8D-48D6-851D-1180DB811243.thumb.jpeg.5a1783b68916ed209b51e93c49c0b03c.jpeg

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Ma, come dicevo, diversi altri esemplari presenti nel medagliere della Biblioteca Nazionale di Francia sono evidentemente ribattuti su monete di Sicilia e di altre zecche greche.
Personalmente resto a bocca aperta ogni volta che mi perdo in questo file del mio archivio, in viaggio con l’immaginazione su di un ponte che unisce epoche, poleis, culture, economie e culti differenti.

Che fonte incredibile di informazioni può essere una moneta ribattuta!

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Concordo in pieno, la collezione De Luynes annovera esemplari di notevole interesse di cui molti oggetto di ribattitura su monete siceliote. 

Il potenziale di informazioni offerto dalle riconiazioni è enorme. Da indicazioni cronologiche a informazioni sui rapporti di natura economica tra le varie poleis che entrano in gioco.

Per concludere aggiungo una ulteriore riconiazione di Metaponto effettuata, secondo il catalogo di vendita, "su tipi incerti" ma che con buona probabilità possono identificarsi con quelli selinuntini.

CNG, 72, 2006, 101

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Il 16/9/2021 alle 19:38, dracma dice:

Concordo in pieno, la collezione De Luynes annovera esemplari di notevole interesse di cui molti oggetto di ribattitura su monete siceliote. 

Il potenziale di informazioni offerto dalle riconiazioni è enorme. Da indicazioni cronologiche a informazioni sui rapporti di natura economica tra le varie poleis che entrano in gioco.

Per concludere aggiungo una ulteriore riconiazione di Metaponto effettuata, secondo il catalogo di vendita, "su tipi incerti" ma che con buona probabilità possono identificarsi con quelli selinuntini.

CNG, 72, 2006, 101

308027.m.jpg

In effetti quello che si vede all’incirca ad ore due del rovescio parrebbe essere il picciolo della foglia di Selinos. Quel fiorellino poco più in basso potrebbe invece essere la traccia residua dello spazio vuoto tra le parti della foglia.

 

Tornando all’argomento storico, mi chiedevo grazie agli spunti offerti dagli interventi di dracma, se non possa essere ipotizzabile che la presenza di nominali sicelioti tra Bruzio e Lucania sia attribuibile al rientro di truppe mercenarie in seguito ad uno dei travagliati episodi che segnarono l’arco di tempo compreso (a grandi linee) tra le vicende che portarono alla battaglia di Himera del 480 e la sconfitta di Akragas nel conflitto con Siracusa degli anni 446-440 a.C. (passando per la caduta delle tirannidi Dinomenide ed Emmenide e per gli eventi che coinvolsero Ducezio ed i Siculi).

In maniera similare a ciò che avvenne a Creta con le emissioni cirenaiche nel IV-III secolo a.C. 

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  • 1 anno dopo...

Buona Domenica,

Di recente è passato in asta Nomos 27 al lotto 1006 un nomos tarantino di notevole interesse numismatico.

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Esemplare proveniente dalla collezione Eidswick, ex collezione Schonwalter, ex Triton V/1025, ex Christie’s 02-05-1989 lotto 604, ex Kricheldorf XV/1897, in precedenza nelle collezioni Vlasto (numero 119) e Benson, asta Sotheby’s Wilkinson & Hodge del 03-02-1909 lotto 20 (non raffigurato sulle tavole).

La moneta ha il pregio di essere stata ribattuta su un didrammo akragantino di cui restano ancora buone tracce visibili, rappresentando quindi un rilevante strumento per la datazione sia di parte delle emissioni tardoarcaiche di Akragas che di Taranto.
Catalogata al numero 45d del corpus sulle emissioni di Taranto di Wolfgang Fischer-Bossert viene datata tra il 490 ed il 480 a.C. .

Essa fu già attenzionata in passato da Ulla Westermark nel 1979 negli “Essays in Honor of Margaret Thompson”: Overstrikes of Taras on Didrachms of Akragas. Purtroppo non dispongo di questo articolo e mi farebbe piacere poterlo consultare, per verificare se fosse stata fatta una precisa ipotesi di attribuzione dei conii utilizzati per battere il sottotipo siceliota.

Devo ringraziare nuovamente @dracma per avermi reso noto che anche Salvatore Garraffo nel 1984 aveva pubblicato questo esemplare nel suo studio “Le riconiazioni in Magna Grecia e Sicilia”, dove il sottotipo veniva attribuito per tipologia di riferimento all’esemplare 2026 della collezione McClean, catalogato al numero 160.10 (O67-R107) di The Coinage of Akragas.

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Detto quanto sopra, alla pubblicazione dell’asta 27 di Nomos mi sono sentito convinto che le tracce del sottotipo akragantino fossero sufficienti per identificare con esattezza i conii da cui fu battuto.

Innanzitutto sono partito dall’analizzare gradualmente, per passi, la moneta tarantina.

1) Al rovescio troviamo i residui dell’aquila (al dritto nel didrammo akragantino) che é inequivocabilmente rivolta a sinistra. Restano tracce dell’etnico tra la base del collo e zampe dell’ippocampo. La prima cosa che ho notato è che delle due lettere parzialmente superstiti una aveva tutte le caratteristiche per essere identificata con la parte inferiore di una K retrograda, l’altra di conseguenza doveva essere la rimanenza dell’asta verticale di una R anch’essa retrograda.
Quanti e quali conii di martello riportavano un’aquila a sinistra con legenda retrograda nel campo in alto mi sono chiesto. Pochi del periodo I delle emissioni di Akragas stando al corpus (O 1-94), per fortuna: O 35-36-37 del gruppo I, O 65-68 del gruppo III. 
Valutando al meglio possibile e per foto il profilo del rapace e le tracce dell’etnico ho potuto escludere tutte le possibilità tranne una, il conio di dritto O68.

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Il dritto di un esemplare CNG 111/53 catalogabile Westermark 164 (O68-R111).

https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=380875

 

2) Al netto di nuovi possibili accoppiamenti di conio e della comparsa di conii non noti al corpus, ho iniziato ad osservare il dritto del nomos di Taranto dove in precedenza si trovava il granchio del rovescio del sottotipo.
Sono visibili diversi particolari del lato destro del crostaceo: parte dell’occhio, della chela, del profilo del carapace nonché tre zampe laterali.
Troppi elementi (nonostante le deformazioni causate della riconiazione) per avere dubbi nell’identificare uno dei quattro conii di martello che sono  noti per aver lavorato col conio O68. Si tratta del rovescio R113.

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Il particolare a confronto proviene dalla moneta ex CNG eSale409/37, ex UBS 45/113, Westermark 167 (O68-R113):

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https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=347095

 

 

Di conseguenza, cautamente con un 90% di possibilità di aver colto nel segno, catalogherei senza troppi indugi il sottotipo del nomos Tarantino riconiato come Westermark 167 (O68-R113). E trovandosi esso nella fase iniziale del gruppo III del periodo I della monetazione di akragas andrebbe datato intorno al 488-485 a.C. o pochissimo dopo.
Nè consegue che il limite superiore della datazione del nomos tarantino andrebbe ribassata di alcuni anni.

 

A questo punto attendo i graditi pareri di chi vorrà condividere il proprio punto di vista su questa riconiazione e sulle mie analisi.

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28 minuti fa, Archestrato dice:

Benson, da quest’ultimo acquistato presso l’asta Sotheby’s Wilkinson & Hodge del 03-02-1909 lotto 20 (non raffigurato sulle tavole).

Scusa Archestrato, una precisazione;

l'asta del 1909 della sotheby è la vendita della collezione Benson, non l acquisto.

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Adesso, skubydu dice:

Scusa Archestrato, una precisazione;

l'asta del 1909 della sotheby è la vendita della collezione Benson, non l acquisto.

 

In parte sono andato a memoria, grazie della segnalazione.

Che ne pensi dell’identificazione dei conii?

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1 minuto fa, Archestrato dice:

In parte sono andato a memoria, grazie della segnalazione.

Che ne pensi dell’identificazione dei conii?

 

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5 minuti fa, Archestrato dice:

Che ne pensi dell’identificazione dei conii?

Che sei infallibile 😀!

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3 minuti fa, skubydu dice:

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Si, avevo notato che non viene citata la ribattitura.

Infatti in assenza di immagini sulle tavole, per il lotto 20 credo sia ipotizzabile che magari sia stato Vlasto a segnalarne la provenienza (?).

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Adesso, Archestrato dice:

Si, avevo notato che non viene citata la ribattitura.

Infatti in assenza di immagini sulle tavole, per il lotto 20 credo sia ipotizzabile che magari sia stato Vlasto a segnalarne la provenienza (?).

 

Si, può essere. Purtroppo non ho L opera di vlasto per la verifica 😞

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9 minuti fa, skubydu dice:

 

 

Che sei infallibile 😀!

 

Esagggggerato😅

Onestamente qualche residuo dubbio sul dritto mi resterebbe... non vorrei fosse un conio simile non censito.

Sarebbe bello avere la moneta in mano e valutare le conseguenze delle deformazioni plastiche causate dalla ribattitura!

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4 minuti fa, Archestrato dice:

Esagggggerato😅

Onestamente qualche residuo dubbio sul dritto mi resterebbe... non vorrei fosse un conio simile non censito.

Sarebbe bello avere la moneta in mano e valutare le conseguenze delle deformazioni plastiche causate dalla ribattitura!

 

No, nel senso che piacendoti la zecca , sai approfondire gli argomenti in modo eccelso.

certo, ci può stare che possa essere anche altro conio in variante, ma con un riconio del genere è molto difficile l identificazione al 100%

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21 minuti fa, skubydu dice:

No, nel senso che piacendoti la zecca , sai approfondire gli argomenti in modo eccelso.

certo, ci può stare che possa essere anche altro conio in variante, ma con un riconio del genere è molto difficile l identificazione al 100%

 

Che dire, sei una colonna portante della sezione e del forum in generale, un complimento fatto da te ha un valore speciale, grazie ancora .

 

Lo studio delle riconiazioni o ribattiture é uno degli aspetti della numismatica che possono fornire più informazioni. Ci indicano movimenti di valuta, legami socio-politico-economici, aiutano nelle datazioni.

Se una moneta può essere vista metaforicamente come la foto di un periodo, di un’area geografica, di un ethnos ecc, una ribattitura corrisponde secondo me a diversi fotogrammi che ci mostrano dal passato la Storia in movimento.

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Sarebbe di grande utilità trasformare "Cosa c'è sotto?" in una vera e propria rubrica in cui raccogliere tutti gli esemplari che presentano tracce di riconiazione.

Ho notato in proposito un ulteriore esemplare molto interessante prossimamente in asta: 

https://www.sixbid.com/it/numismatik-naumann/10845/greek-coins/9421755/bruttium-kroton-nomos-stater

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