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La collina del Castello di Udine ha più di 3 mila anni


ARES III

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La collina del Castello di Udine non è naturale ed è stata realizzata più di 3 mila anni fa: è il tumulo più grande d’Europa

La leggenda narra che fu costruita dai guerrieri di Attila per fargli vedere l’incendio di Aquileia

07 Aprile 2022 alle 13:253 minuti di lettura
 

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UDINE. Stanno portando a inaspettate conclusioni le indagini archeologiche sul colle del Castello di Udine, eseguite nell’ambito della progettazione commissionata dal Comune per la realizzazione di due ascensori per l’accesso al piazzale sommitale del colle: è stato accertato che si tratta di una collina totalmente artificiale, realizzata in epoca pre-romana, probabilmente tra 3500 e 3000 anni fa, durante l'età del Bronzo.

 

 

 

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Il centro di Udine in un Modello digitale del terreno (DTM) ottenuto da altimetria laser aviotrasportata (Lidar). In questa elaborazione sono stati eliminati gli edifici e la vegetazione, rendendo evidente la morfologia del terreno. Si nota come il colle su cui si trova il castello sia un elemento anomalo in quanto si erge isolato in mezzo alla pianura. Gli fa riscontro l’ampia depressione in cui si trova Piazza I Maggio, da cui probabilmente sono state cavate buona parte delle ghiaie con cui è stata fatta la collina. [Immagine Dipartimento di Geoscienze Padova]

 

 

 

La realizzazione di un sondaggio stratigrafico era stata avviata lo scorso anno quando, a seguito di indagini geofisiche preliminari eseguite dal dottor Sandro Veronese su prescrizione della Soprintendenza, si erano individuate strutture medievali e rinascimentali. Hanno fatto seguito nei mesi scorsi varie analisi archeologiche e geotecniche, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, e indagini geognostiche, tuttora in corso, volte ad analizzare in dettaglio gli aspetti stratigrafici, paleoambientali e cronologici. Tali indagini sono coordinate da Alessandro Fontana, professore di geomorfologia del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, in collaborazione con i Musei di Udine, nell’ambito del progetto “Archeologia Urbana a Udine”, voluto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Udine.
 

Il colle non è naturale

Le ricerche finora realizzate hanno documentato che gli strati e le argille che costituiscono il colle non sono disposti secondo una sequenza naturale, ma sono stati invece accumulati artificialmente e che il materiale di riporto proviene in larga parte dalla zona che ora corrisponde a Piazza I Maggio. Le nuove informazioni, unite alla re-interpretazione dei dati precedenti, dimostrano che il colle di Udine è quello che in linguaggio archeologico viene chiamato “mound”, ossia un rilievo costruito dall’uomo. Già nelle fasi iniziali il tumulo raggiungeva probabilmente quasi 30 m di altezza e aveva un volume superiore a 400.000 m3, presentando dimensioni comparabili a quelle odierne.

 

 

 

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Foto dello scavo archeologico sulla cima del colle di Udine (dicembre 2021). L’alternanza di ghiaie e terra di colore arancio in primo piano corrisponde al riporto di epoca protostorica, su cui poggiano le mura medievali e rinascimentali. Sullo sfondo la sottostante Piazza I Maggio

 


La scoperta dunque è straordinaria, in quanto il colle artificiale di Udine costituisce un unicum, senza confronti in Italia ed è probabilmente il più grande di tutta Europa. Questa rivelazione rappresenta un significativo e inaspettato avanzamento riguardo le nostre conoscenze delle capacità progettuali e realizzative delle comunità protostoriche e apre significative prospettive nella ricerca sia in ambito nazionale che europeo.

 

Interessante è stato inoltre poter rilevare che la tecnica adottata per la realizzazione del tumulo è la medesima impiegata durante l’età del Bronzo e del Ferro nel resto della pianura friulana per edificare gli argini difensivi (aggeri) che proteggevano i villaggi fortificati chiamati “castellieri”. Tra il 1400 e il 950 a.C. Udine infatti era sede del più grande di questi castellieri friulani, con un’estensione massima di quasi 20 ettari, e all’epoca era quindi il centro di riferimento principale.
 

Al momento rimane incerta la funzione di questa collina di enormi dimensioni, visibile da buona parte della pianura: indubbia è la sua monumentalità, a probabile celebrazione della grandezza della comunità protostorica locale. Le ricerche in corso stanno cercando di raccogliere informazioni utili a capire se potesse avere altre finalità oltre a quelle già individuate.

La leggenda popolare e i soldati di Attila

Quanto emerso sembra anche ricollegarsi alla leggenda popolare, secondo cui la collina era stata realizzata dai soldati di Attila nella metà del V sec. d.C. affinché egli potesse vedere l’incendio di Aquileia da loro conquistata. Nella tradizione popolare è rimasto quindi il ricordo ancestrale di un’opera artificiale antica, ma il passare dei secoli ne ha alterato la memoria.

 

Questa scoperta scientifica rappresenta il frutto della solida collaborazione che nel corso degli ultimi anni si è instaurata fra la Soprintendenza ABAP FVG e il Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, tramite la quale i geologi dell’università affiancano gli archeologi che si trovano a operare negli scavi di emergenza diretti dalla Soprintendenza.
 

Attualmente, con un proprio finanziamento, la Soprintendenza sta proseguendo le ricerche tramite alcuni nuovi carotaggi profondi, che permetteranno di valutare definitivamente la vera entità del mound protostorico e che forniranno ulteriori dati per precisarne le eventuali differenti fasi costruttive e le attività che potevano venire effettuate sul colle in epoca antica. Si tratta di informazioni necessarie per svolgere al meglio la funzione di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico della città di Udine da parte della Soprintendenza.

 

 

 

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Foto dello scavo archeologico sulla parte sommitale del colle (dicembre 2021). Gli archeologi stanno lavorando sul riporto artificiale di ghiaie e argille costruito in epoca protostorica. Le mura sono di età medievale e rinascimentale. Sullo sfondo il castello di Udine;

 

Piena soddisfazione per i risultati della ricerca è stata espressa da Pietro Fontanini, Sindaco del Comune di Udine, impegnato in prima linea nella valorizzazione della città: “La collaborazione e il sostegno economico finora garantito alle ricerche archeologiche in città sono il segno tangibile dell’impegno della mia amministrazione nella ricostruzione della storia urbana sin dalla sua origine. Con questo intento abbiamo fin da subito coinvolto i nostri musei, chiedendo loro di coordinare, di concerto con la Soprintendenza e con la collaborazione di numerosi enti e istituti di ricerca, una ricostruzione storica e scientifica degli esiti di trent’anni di scavi archeologici, spesso ancora del tutto inediti, commissionando ricerche di dettaglio e analisi tecnico-scientifiche. Il fine ultimo – ricorda il Sindaco Pietro Fontanini – è quello di offrire per la prima volta un quadro aggiornato della nostra storia”.
 

“Questa importante scoperta dimostra quanto l’instaurarsi di collaborazioni fra enti di ricerca e istituzioni possa portare a risultati proficui per il territorio e la comunità. – afferma la Soprintendente Simonetta Bonomi – Attendiamo ora con impazienza i risultati delle indagini in corso, fiduciosi che porteranno incisivi elementi di comprensione per lo studio della città di Udine e della sua importanza fin dalla protostoria sul territorio”.

 

https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2022/04/07/news/la_collina_del_castello_di_udine_non_e_naturale_ed_e_stata_realizzata_piu_di_3_mila_anni_fa_e_il_tumulo_piu_grande_deuropa-3172514/

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Il colle del castello di Udine diventa oggetto di studi: «Un unicum in Europa»

Sulla rivista Scientific Reports la ricerca dell’università di Padova: «Costruito con materiale proveniente dalla zona di piazza I Maggio»

03 Giugno 2023 alle 22:221 minuto di lettura
 

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Gli scavi archeologici sul colle del castello condotti nel dicembre 2021 dalle indagini è emerso che la collinetta non è naturale

UDINE. È la collina artificiale più grande della preistoria e a certificarlo, ora, è anche lo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

Le origini del colle del castello di Udine continuano ad attirare l’attenzione della comunità scientifica internazionale e ad affascinare quanti, alzando lo sguardo verso l’alto, mai avrebbero immaginato di trovarsi di fronte a un “mound”, ossia a un rilievo costruito dall’uomo.

La conferma arriva dalle ricerche condotte dal dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova e confluite, appunto, nella prestigiosa pubblicazione.

Era stata la soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia, a seguito del progetto elaborato dal Comune di Udine per la costruzione di due ascensori tra il centro cittadino e il Castello, a incaricare l’ateneo della ricerca.

Il risultato, peraltro sdoganato da tempo anche a suon di leggende (a cominciare da quella che voleva fossero stati i guerrieri di Attila a costruire il colle, per permettergli di vedere l’incendio di Aquileia, nel quinto secolo dopo Cristo) evidentemente superate poi dagli studi scientifici, è che non si tratti affatto di una collina formatasi per effetto di processi geologici naturali, ma di un manufatto. E cioè di un’opera realizzata durante l’età del Bronzo, tra 3.500 e 3.000 anni fa.

 

Coordinata da Alessandro Fontana, professore associato, l’attività è il frutto di una ricerca multidisciplinare, condotta applicando i metodi delle geoscienze a un problema archeologico e realizzando una serie di analisi di tipo geochimico, minerologico e paleobotanico. «Gli strati di ghiaie e argille che costituiscono il colle non sono disposti secondo una sequenza naturale, ma sono stati accumulati artificialmente, usando materiale di riporto in larga parte proveniente dalla zona che ora corrisponde a piazza I maggio», sintetizza un paper pubblicato sul sito dell’università di Padova.

 

Il che basta a parlarne nei termini di «unicum, senza confronti in Italia e probabilmente il più grande in Europa», visto che, con un volume di oltre 400 mila metri cubi, supera anche il tumulo di Silbury, nel sud dell’Inghilterra. Ma non spiega ancora cosa spinse gli uomini dell’età del Bronzo a eseguire un’opera di tale portata.

«Analizzando le carote abbiamo capito che in realtà sotto il colle non c’era della roccia ma un’alternanza di ghiaie e argille», spiega il professor Fontana, aggiungendo che i dati dei carotaggi, unite alle informazioni del contenuto pollinico e a una grande quantità di dati pregressi, hanno consentito di estendere i risultati all’intera collina.

 

«Per capire meglio quale sia la stratificazione interna e se ci siano strutture particolari – continua – la soprintendenza ha finanziato nuovi carotaggi e nuove indagini che sono attualmente in corso». Le sorprese, insomma, potrebbero non essere finite. —

 

https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2023/06/03/news/colle_castello_udine_storia_artificiale_studi_universita_unicum_europa_simbolo_citta-12840075/

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Supporter

che figata!

bravo @ARES III

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