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IGNORED

denunciare la propria collezione in soprintendenza


BiondoFlavio82

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Tutti gli oggetti, anche le monete, che rientrano nella definizione di archeologici rientrano nelle previsioni della tutela ex Art. 10 Comma 1, Art. 91 etc. etc. etc. e ovunque siano rinvenuti (non importa chi sia proprietario del fondo) sono di proprietà dello Stato.

E' vietato farne ricerca ed ove rivenuti fortuitamente debbono essere denunciati entro le 24 ore e consegnati.

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X bizerba62...... dimenticavo,per quanto riguarda questa tua frase

"Non per niente la gran parte dei sequestri di monete ai danni di collezionistri/commercianti si concludono con un niente di fatto.

Diciamo che il problema è nell'ampia discrezionalità che, nella fase iniziale delle indagini, è attribuita alle forze di polizia; quando però si approfondisce, il più delle volte capita che si venga prosciolti in istruttoria.

Negli altri casi, si viene assolti in dibattimento perchè in fatto non sussiste."

è tutto vero, si finisce con un niente di fatto,ma quando ad un venditore hanno sequestrato tre quarti del materiale che ha in negozio,se lo tengono,se ti va bene, per 6-12 mesi, il medesimo venditore deve comunque farsi assistere da un penalista che,credimi,costa tanto,alla fine ti ridanno tutto arrivederci e grazie,tu hai tenuto bloccata la tua attività per quasi un anno,hai tirato fuori fior di quattrini in avvocati,chi ci perde chi è secondo te?

il 99% delle volte non ti risarciscono niente,e l'1% delle volte ti danno una miseria dopo 20 anni, per tutti questi motivi ti ribadisco con molta amarezza che non viviamo in un paese civile,ne tantomeno in uno stato di diritto ;)

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Ciao.

"Tutti gli oggetti, anche le monete, che rientrano nella definizione di archeologici rientrano nelle previsioni della tutela ex Art. 10 Comma 1, Art. 91 etc. etc. etc. e ovunque siano rinvenuti (non importa chi sia proprietario del fondo) sono di proprietà dello Stato".

Non sono in discussione le monete che ricadono nella definizione di "bene culturale" fornita dall'art. 10, ma quelle che non ricadono e cioè quelle che "in rapporto all'epoca, alle tecniche ed ai materiali di produzione nonchè al contesto di riferimento", non "abbiano carattere di rarità o di pregio anche storico".

Le due domande che ho postato sopra non erano riferite alle monete considerate dall'art. 10 "beni culturali" che, evidentemente, sono di proprietà dello Stato anche se rinvenute nella proprietà privata e sono soggette a denuncia, ma a tutte le altre monete.

Ragazzi, però, non facciamo finta di non capire le domande!

Per mirkoct.

"in parte la risposta te la sei data, per il resto ci ha pensato LUCIO".

La risposta che mi sono dato è evidentemente che le monete non classificabili "bene culturale" ex art. 10 non sono soggette a denuncia e sono di proprietà privata se rinvenute fortuitamente in una proprietà privata.

La risposta che mia ha dato Lucio riguarda le monete classificabile "bene culturale" ex art. 10; e su quelle non c'è dubbio che appartengano sempre allo Stato e ci sia obbligo di denuncia se rinvenute fortuitamente.

Ma ho già precisato che mi riferivo a tutte le altre monete non considerate, ex art. 10, "bene culturale".

Perchè, mirkoct, non provi a fornirla Tu una risposta motivata alle due domande, sforzandoTi di dare un'interpretazione letterale degli artt. 90 e 91 alla luce di quanto riporta l'art. 10?

"è tutto vero, si finisce con un niente di fatto...."

Se è tutto vero e cioè se alla fine le collezioni vengono dissequestrate ed i collezionisti prosciolti in istruttoria o assolti in dibattimento non sarà forse perchè:

1) le monete sequestrate risultano alla fine di scarso interesse archeologico/numismatico (in altre parole, sono monete che, in rapporto all'epoca, alle tecniche ed ai materiali di produzione nonchè al contesto di riferimento, non hanno carattere di rarità o di pregio anche storico)?;

2) l'accusa non è in grado di dimostrare la provenienza illecita delle monete sequestrate (di scarso valore archeologico/numismatico) e quindi procede di iniziativa al dissequstro ed a richiedere l'archiviazione del procedimento penale ovvero, nei casi di maggiore "accanimento", otterrà una sentenza assoluoria perchè il fatti (cioè il possesso delle monete sequestrate) non costituiscono reato?.

O vogliamo credere veramente che si viene prosciolti o assolti solo perchè di tutte le migliaia di monete sequestrate si possiede sempre lo scontrino, la dichiarazione di legittima provenienza, la denuncia alla soprintendenza, i bolli, i santini ecc. ecc?

Sulle ingiustizie che si commettono nella fase delle indagini preliminari possiamo aprire un capitolo a parte, ma si tratta di un "altro paio di maniche".

Saluti (e non lasciamo che il nostro cervello venga portato all'ammasso! Ragioniamo sempre sui fatti e non con le ideologie!).

Michele

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cosa vuoi che ti dica,io per sperienza personale posso dirti che anche il bronzetto da 1 € che trovi nella tua terra è dello stato.

Sempre per esperienza personale posso dirti che se non potrai dimostrare la provenienza delle monete non ti restituiranno un piffero,nemmeno quelle da 1€, se hai un terreno in zona archeologica,ti sei chiesto perchè non puoi farci un buco anche se è tuo?I n Italia ciò che è tuo non lo è fino in fondo....nel vero senso della parola :D

Comunque, io resto della mia idea,vorrei che avessi ragione tu cosi comprerei un pezzetto di terra in zona morgantina e comincerei a cercare bronzetti "di scarso interesse storico" :D

scherzo, non te la prendere

saluti

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"cosa vuoi che ti dica,io per sperienza personale posso dirti che anche il bronzetto da 1 € che trovi nella tua terra è dello stato".

Le esperienze personali sono importanti ma non è detto che rispecchino sempre la legislazione vigente.

Le mie domande e le mie riflessioni scaturiscono dalla normativa attualmente in vigore e sulla base di quella mi sembrava interessante raccogliere opinioni e confrontare i diversi punti di vista.

Anch'io conosco persone che hanno subito torti di vario genere, ma questo non significa che nei loro casi sia stata sempre applicata correttamente la legge.

D'altro canto, se mi dai ragione circa il fatto che nella maggiranza dei casi giudiziari di cui sono vittime i collezionisti, questi riottengono le loro monete e vanno esenti da responsabilità, non Ti viene almeno il dubbio che la legge e la giurisprudenza abbiano elaborato una distinzione fra le monete considerate "beni culturali" ex art. 10, per cui valgono tutte le tutele che abbiamo detto e le altre monete non rilevanti dal punto di vista archeologico/numismatico?

Saluti.

Michele

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Supporter

Bizerba, la sua interpretazione della legge cosa vuol dire? Che il materiale archeologico rinvenuto in qualsiasi maniera , se non di particolare interesse, deve essere dato allo scopritore che lo potrà vendere (ci si gira intorno ma questo è il punto ) senza problemi ?

Effettivamente, non sarebbe male come cosa.

Tuttavia, invece delle teorie, si basi sulla pratica.

Il materiale archeologico non si trova per caso( quasi mai), bisogna scavare e uno scavo non può essere fatto senza autorizzazioni, ameno in un pese civile

Se da uno scavo in un terreno privato ,autorizzato, si ritrova materiale archeologico la ricompensa è già garantita (pizza e birra dopo 20 anni)

Abita in zona archeologica? Possiede una villetta o un terreno? Provi a chiedere un'autorizzazione magari per uno scavo per mettere tubi o altro oppure magari provi a scavare senza autorizzazione.

Abito nei Campi Flegrei ( Miseno, Baia, Cuma ) possiedo una villetta, nella mia proprità come nelle proprietà vicine è vietato ,non solo mettere tubi , ma coltivare patate, visto che ogni tanto che quelli della soprintendenza scavano esce di tutto dai vari colombari (tanti) che sono in zona.

Dimenticavo,caso mai vi fossero dubbi, il materiale archeologico rinvenuto anche nelle proprietà private diventa immediatamente proprietà statale e se come è capitato qualche struttura è in parte in terreno demaniale, in parte in proprietà privata, la soprintendenza non avendo soldi, non compra la proprietà privata ma su quel terreno il proprietario non potrà più far niente.

Modificato da luigi78
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Per luigi78.

Non ho mai parlato di darsi agli scavi deliberati in aree archeologiche private (che so bene essere vietati) ma, appunto, dei rinvenimenti fortuiti in aree private e dell'appartenenza dei ritrovamenti medesimi.

A sostegno della mia opinione, ho citato 2 precisi articoli del "Codice Urbani" (l'art. 90 che si occupa delle "scoperte fortuite e l'art. 91 che tratta della "Appartenenza e qualificazione delle cose ritrovate").

Limitandomi alla lettura dei due articoli e dandone un'interpretazione esclusivamente letterale, ho constatato come tali norme dispongono: a) l'ònere di denuncia all'autorità dei ritrovamenti rientranti nell'art. 10; b ) l'appartenenza allo Stato dei ritrovamenti di cui all'art. 10.

Ora, se l'ònere di denuncia fosse sempre obbligatorio e la proprietà della scoperte fortuite avvenute in proprietà privata fosse sempre dello Stato, perchè mai gli artt. 90 e 91 avrebbero dovuto riferirsi ai soli rinvenimenti riconducibili all'art. 10 e non invece a qualunque ritrovamento, compresi quelli di monete di scarso interesse numismatico, espressamenti esclusi dalla nozione di "beni culturali" ex art. 10"?

A mio avviso. l'art. 10 del Codice Urbani ha operato una distinzione fra "beni culturali" (che godono della più ampia tutela e sono sempre di proprietà dello Stato) e beni di scarso interesse archeologico, che non sono più considerati tecnicamente "beni culturali" ed ai quali la tutela dei primi non è estesa.

Come più volte scritto in altre parti del forum, l'unica difficoltà può essere quella di individuare, in concreto, che cosa intenda il legislatore per "monete che in rapporto all'epoca, alle tecniche ed ai materiali di produzione nonchè al contesto di riferimento, non abbiano carattere di rarità o di pregio anche storico" (sono quelle non considerate "beni culturali" ex art. 10).

Ma da qui a sostenere che tutte le monete antiche sono "beni culturali" ex art. 10 ce ne passa!

Saluti.

Michele

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Supporter

Non condivido ma rispetto la sua opinione.

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Per luigi78

La ringrazio per aver rispetto della mia opinione; naturalmente anch'io rispetto la Sua.

Tuttavia, se ci sforzassimo di argomentare le nostre opinioni riferendoci a dati normatici anzichè ad esperienze personali o convinzioni inveterate, forse potremmo far progredire il dibattito.

Finora le critiche che hanno ricevuto le mie opinioni non mi sembra che si siano basate su un' analisi delle norme che ho citato, ma piuttosto su convincimenti apodittici.

Cordiali saluti a tutti.

Michele

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ciao giampy, saresti così cortese da citare l'articolo di legge che ti obbliga a denunciare,alla sovrintendenza, l'importazione di monete antiche?

Grazie

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Salve a tutti, premetto che con le mie risposte non volevo farmi portatore di "verità rivelate". Non conosco l'articolo di legge che obbliga alla denuncia dell'importazione di monete archeologiche, ma non posso escludere la presenza di un regolamento o di un altro strumento normativo che vi faccia riferimento. Il fatto che due diverse soprintendenze, in due momenti diversi, a due collezionisti differenti dicano la stessa cosa, pur trovandosi a 1000km di distanza, mi lascia un tantino perplesso.

I miei post non sono da intendere, in nessun caso, come verità assoluta, quello che so, per la maggior parte l'ho imparato frequentando il forum e da ricerche online, quindi mi scuso per non volute errate interpretazioni.

Ma come torno dalla spiaggia e vengo nientepopodimeno a sapere che vi è obbligo di denunciare le monete antiche provenienti dall'estero entro trenta giorni.

In base a quale fantasia scusate.

In Italia non vi è nessun obbligo di denuncia, vi è obbligo di conservare tutti i documenti riguardanti le monete (acquisto, fattura etc), ( anche se leggo che le monete si possono dichiarare anche senza nessun documento ).

Quindi ognuno è libero di fare una cosa non richiesta (dichiarare la propria collezione) ma prima di riportare cose assurde a livello di tribunale religioso sarebbe meglio informarsi.

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Mi dispiace che si consideri una eventuale denuncia un atto da "tribunale religioso". Non saremo un tantino integralisti? Cosa ha da temere il collezionista alle prime armi a mettere a parte LO STATO (rappresentato dalla soprintendenza) del rientro in Italia di monete archeologiche? L'unica cosa che verrà vietata, da quel momento, è l'ESPORTAZIONE del bene, salvo dimostrazione di non interesse, come evidenziato da lucio in altri thread.

Saluti

giampy

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ciao giampy, perchè mai mi dovrei preoccupare di avvertire la sovraintendenza del rientro di un bene che adesso è MIO, non devo queste cortesie a nessuno, tanto meno a questi signori. Non prendere per oro colato quello che qualcuno alla sovraintendenza dice riguardo alla denuncia delle monete importate, pensa che "qualcuno" sostiene ancora oggi che è vietato sia vendere che collezionare queste monete

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Supporter

Ognuno per stare in pace con se stesso è libero di fare quel che vuole, fermo restando che prima di riportare cose strane e voci incontrollate dovrebbe informarsi.

Con questo , si faccia attenzione, non dico che in alcuni uffici statali talebani integralisti non abbiano affermato tali cose, dico solo che non vi è nessuna evidenza giuridica.

Un giovane collezionista vuol dichiarare la propria collezione ? Spieghiamogli che non è obbligato, insegniamogli che non bisogna comprare nei mercatini, facciamo capire in giro che BISOGNA CHIEDERE UN DOCUMENTO CHE PROVI DOVE SI E' COMPRATA LA MONETA; che questo documento il commerciante per obbligo di legge deve rilasciarlo e non fare gli "italiani" ( vabbè non mi ha dato il documento ma ha fatto un forte sconto <_< )

Per quanto riguarda l'esportazione faccio notare che qualsiasi oggetto d'arte non lo si esporta senza autorizzazione.

Casomai se ne sentisse il bisogno dall'Italia non è esportabile da parte di privati alcun oggetto archeologico in maniera legale, si tratti di un piccolo bronzo da un euro o di un decadramma siracusanoda 20000 euro.

Tanto per specificare..........

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ciao luigi,

concordo su tutto tranne sul fatto che non si possano esportare, tutti i negozianti possono vendere all'estero,quindi esportare, monete antiche, previa autorizzazione della sopraintendenza che dovrebbe valutarne il famoso "interesse storico"

saluti

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Per luigi78.

Come più volte scritto in altre parti del forum, l'unica difficoltà può essere quella di individuare, in concreto, che cosa intenda il legislatore per "monete che in rapporto all'epoca, alle tecniche ed ai materiali di produzione nonchè al contesto di riferimento, non abbiano carattere di rarità o di pregio anche storico" (sono quelle non considerate "beni culturali" ex art. 10).

Ma da qui a sostenere che tutte le monete antiche sono "beni culturali" ex art. 10 ce ne passa!

Saluti.

Michele

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Hai detto niente ...! Su questa "presunta" distinzione (perche' il legislatore non l'ha purtroppo chiarita nelle disposizioni applicative, e quindi e' tutto da dimostrare che effettivamente vi sia) ci si accapiglia e, che io sappia, l'unico giudizio valido in materia e' quello delle Soprintendenze che esaminano il materiale e giudicano cosa sia di pregio storico e cosa no..

numa numa

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"Hai detto niente ...! Su questa "presunta" distinzione (perche' il legislatore non l'ha purtroppo chiarita nelle disposizioni applicative, e quindi e' tutto da dimostrare che effettivamente vi sia) ci si accapiglia e, che io sappia, l'unico giudizio valido in materia e' quello delle Soprintendenze che esaminano il materiale e giudicano cosa sia di pregio storico e cosa no.."

Ciao numa numa.

Oh bene, finalmente affrontiamo l'argomento centrale.

Intanto la distinzione fra materiale rientrante nel concetto di "bene culturale" e materiale non considerato tale non è, come Tu scrivi, "presunta", ma è un dato normativo che emerge dall'attuale formulazione dell'art. 10 comma 4 lettera b ), che ha introdotto la nozione di moneta di scarso interesse numismatico.

Purtroppo, c'è ancora oggi chi nega questa evidenza e sostiene (non so con quali argomenti giuridici) che qualsiasi moneta costituisca "bene culturale" nella sua accezione giuridica.

Se si accettase questa distinzione concettuale fra le due tipologie di materiali, è evidente come la nostra discussione potrebbe cominciare a fare alcuni passi avanti.

Sappiamo bene, infatti, che molte delle norme di tutela (definiamole genericamente così per capirci) contenute nel Codice Urbani, sono rivolte solo alle monete definite "beni culturali" e non invece a quelle di scarso interesse numismatico.

E' vero che poi il legislatore ha lasciato il lavoro a metà, non avendo dettato un elenco analitico di ciò che si dovesse intendere per materiale di scarso valore numismatico.

Tuttavia, è altrettanto vero però che disponiamo almeno di una nozione legale che fissa le caratteristiche di tale materiale: si tratta, come ben sai, di quella di: "monete che in rapporto all'epoca, alle tecniche ed ai materiali di produzione nonchè al contesto di riferimento, non abbiano carattere di rarità o di pregio anche storico.

Ora, non nego che la soprintendenza abbia piena voce in capitolo nel fornire, di volta in volta, l'indicazione relativa a valutare l'interesse di cui parliamo; tuttavia, è anche vero che esiste una copiosa letteratura da cui è possibile risalire all'importanza numismatica di un nummo.

Giusto per fare un esempio, di fronte ad una moneta conosciuta in un amplissimo numero di esemplari, provenienti tutti da un sito noto (non ho intenzionalmente voluto scrivere da un noto sito.... :) ), non ci troveremmo forse dinanzi ad una moneta di modesta rilevanza numismatica?

Accetto anche l'obiezione che in qualche caso potremmo trovarci dinanzi a situazioni border line ed in questi casi mi sta bene che si concluda per la "culturalità" della moneta.

Ma quante volte saremmo invece di fonte a monete in pessima conservazione, ripetitive, straconosciute e strastudiate? In questi casi dove starebbe la rarità ed il pregio del conio?

Capisci bene che se si accettasse questa impostazione del ragionamento (che, peraltro, a me pare semplicemente frutto dell'interpretazione letterale dell'art. 10), le conseguenze che si trarrebbero nel proseguo del ragionamento potrebbero essere molto interessanti.

Cadrebbero per le monete non "beni culturali" tutta una serie di tutele, oneri, prescrizioni,limitazioni alla comercializzazione ecc. ecc., che il Codice Urbani detta per i soli materiali rientranti nel concetto dell'art. 10.

Questo a me pare di poter sostenere e su questo mi piacerebbe conoscere il Vostro parere.

Se poi, domani, il legislatore si compiacerà di fornirci un elenco dettagliato delle monete di scarso interesse numismatico, allora questo nostro attuale sforzo interpretativo non avrà più ragion d'essere.

Saluti.

Michele

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Leggo da giampy:

<< Mi dispiace che si consideri una eventuale denuncia un atto da "tribunale religioso". Non saremo un tantino integralisti? Cosa ha da temere il collezionista alle prime armi a mettere a parte LO STATO (rappresentato dalla soprintendenza) del rientro in Italia di monete archeologiche? L'unica cosa che verrà vietata, da quel momento, è l'ESPORTAZIONE del bene, salvo dimostrazione di non interesse, come evidenziato da lucio in altri thread.

Saluti

giampy >>

Sul quale mi domando.

1° - Ma davvero la "Sopraintendenza Italiana" considera un "rientro" di bene archeologico un bronzetto di Costantino (per esempio) battuto in Iugoslavia (diciamo dalla zecca di Siscia), speso dal legionario macedone magari a Costantinopoli e ora ritrovato dal "metallaro" rumeno e venduto in Canada ?

Ovviamente mi riferisco ad un bronzetto mai uscito dall'Italia.

2° - Se la risposta fosse affermativa chi sarebbe l'integralista ?

Io di leggi me ne intendo poco...e non per fare polemica....

Ma non vi sembra di esagerare un pochino ?

agrippa

Modificato da agrippa
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Quanto afferma Bizerba ha sicuramente senso ed e', per noi numismatici quasi scontato. Peccato che il legislatore non sia un numismatico e che la distinzione evocata da Bizerba sia, per lui per ora, una pura utopia (altrimenti tanti problemi verrebbero risolti e non avremmo il fumus persecutionis della Finanza su tanti poveri collezionisti e commercianti)...

numa numa

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Mi inserisco in questa interessantissima discussione per dare pieno appoggio all'interpretazione che fa Bizerba delle leggi attuali. E' altrettanto vero come dice Numa Numa che purtroppo i problemi per i collezionisti persistono, ma qui ci troviamo di fronte a magistrati che non solo non conoscono la materia che trattano, ma soprattutto non rispondono dei loro errori. Infatti come si è già detto tutti i sequestri si sono conclusi con la restituzione delle monete sequestrate, anche se nel frattempo il povero collezionista ha dovuto prendersi un avvocato per farsi tutelare, passare come minimo da "ricettatore" agli occhi di tanti, vedersi portar via le proprie monete e tanti altri mal di pancia. In Italia nessun magistrato, che io sappia, ha mai pagato ne in sede penale ne civile per questo uso distorto delle leggi. Ecco allora che arriviamo all'assurdo che dopo quasi 6 anni dall'avvio sulle indagini per le prove e progetti del Regno siamo ancora in alto mare e non c'è soluzione in vista. Tutto questo per dire che denunciare allo stato la propria collezione ha un senso se è di rilevante interesse storico-culturale, altrimenti una volta che gli acquisti sono stati fatti in maniera regolare (v. fatture) io sarei tranquillo.

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Per numa numa.

"Quanto afferma Bizerba ha sicuramente senso ed e', per noi numismatici quasi scontato. Peccato che il legislatore non sia un numismatico e che la distinzione evocata da Bizerba sia, per lui per ora, una pura utopia (altrimenti tanti problemi verrebbero risolti e non avremmo il fumus persecutionis della Finanza su tanti poveri collezionisti e commercianti)..."

Ciao.

Prendo atto con soddisfazione che ritieni almeno sensata l'impostazione data al problema.

Tuttavia, a giudicare da alcuni interventi postati qui sul forum (e non soltanto in questa discussione) che ritengo attribuibili, ratione materiae, a "numismatici", direi che non sia affatto scontato che l'opinione degli appassionati sia sempre quella riconducibile alle tesi che sostenevo nel precedente intervento.

E' evidente che se non riusciamo a dare, prima di tutto in "casa nostra", un'uniforme impostazione al ragionamento, non possiamo poi pretendere che chi è chiamato ad applicare le leggi sia orientato nel senso che auspichiamo.

Fra l'altro, caro numa numa, non puoi da un lato gratificarmi scrivendo che convieni con la distinzioni monete beni culturali e monete che beni culturali non sono e subito dopo darmi la mazzata affermando che questa distinzione è una "pura utopia".....

Chi nega che tale distinzione esista realmente, non essendo stata riempita di contenuti precisi dal legislatore (leggasi: un elenco dettagliato dei nummi con considerabili "bene culturale"), è evidente che sta fornendo una mera interpretazione abrogatrice dell'art. 10 comma 4 lettera b ) del Codice Urbani.

Ora, se è vero quanto Tu dici e cioè che la nostra impostazione è condivisa (almeno) dalle associazioni numismatiche, mi aspetterei che ci siano delle prese di posizione ufficiali volte a riempire di contenuti concreti questa nozione di "moneta di scarso interesse numismatico" che, piaccia o non piaccia, è ius receptum e non pura utopia.

Saluti.

Michele

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Chi nega che tale distinzione esista realmente, non essendo stata riempita di contenuti precisi dal legislatore (leggasi: un elenco dettagliato dei nummi con considerabili "bene culturale"),  è evidente che sta fornendo una mera interpretazione abrogatrice dell'art. 10 comma 4 lettera b ) del Codice Urbani.

Ora, se è vero quanto Tu dici e cioè che la nostra impostazione è condivisa (almeno) dalle associazioni numismatiche, mi aspetterei che ci siano delle prese di posizione ufficiali volte a riempire di contenuti concreti questa nozione di "moneta di scarso interesse numismatico" che, piaccia o non piaccia, è ius receptum e non pura utopia.

Saluti.

Michele

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Caro Bizerba,

forse non sei a conoscenza che ci sono state 'fior' di prese di posizioni da parte della NIP (Numismatici italiani professionisti) e altri importanti numismatici (come il Dr. Bernardi) i quali hanno perorato questa causa fino in sede di commissione parlamentare, purtroppo con scarsi risultati finora.

Quello che tu proponi e' stato proposto ed esperito gia' in diverse sedi istituzionali ma non vi e' ancora un accordo su cosa vada considerato bene di interesse archeologico-culturale, e soprattutto come tale definizione debba applicarsi alle monete.

Il problema non e' di facile risoluzione in quanto purtroppo distinguere (per il funzionario o per il legislatore) quali monete rivestano un interesse culturale e quali no, resta abbastanza arbitrario. I funzionari hanno spesso conoscenze piu' limitate di alcuni collezionisti per i quali tale distinzione riesce piu' facile (ecco perche' dicevo che per me resta un'utopia..).

La strada e' ancora molto lunga ma vale sicuramente la pena andare avanti.

Molti sono i numismatici professionisti impegnati per un'inerpretazione piu' liberale delle norme del codice Urbani. Mentre abbastanza fievole e' la presenza delle associazioni numismatiche culturali non a scopo di lucro.

Cerca di procurarti la relazione della tavola rotonda, tenuta all'ultimo convegno di Vicenza (ottobre 2006) organizzata dalla NIP proprio sul tema del libero commercio e possesso di monete antiche. E' distribuito gratuitamente dalla NIP e fa il punto sull'interpretazione della normativa attuale.

numa numa

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Ciao numa numa.

Ti ringrazio per le notizie che mi hai fornito circa la posizione assunta dalla NIP sulla vicenda e che ignoravo.

Cercherò di reperire la relazione del convegno del 2006 direttamente alla fonte (mi pare infatti che sulla rete non ci sia), in modo da avere un quadro della situazione più completo.

Saluti.

Michele

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  • 2 settimane dopo...

Carissimi utenti del forum, questo mio post costituisce la "errata corrige" rispetto a quanto da me ipotizzato ( e confermatomi da varie fonti) sulla necessità di dichiarare in soprintendenza l'importazione di monete archeologiche acquistate all'estero.

Infatti, dopo avere ricontattato la soprintendenza per chiedere lumi, anche in seguito alle accese discussioni sollevate mio malgrado sul forum, mi hanno confermato che non esiste norma di legge per cui il collezionista debba dichiarare la importazione di monete archologiche in soprintendenza. E' consigliabile avere i documenti fiscali (leggasi fattura o scontrino dettagliato) e una eventuale dichiarazione che attesti la lecita provenienza del bene (opzionale, può fare stare più tranquilli, come nel mio caso). Per il resto, non comunicando l'importazione alla soprintendenza non si incorre in alcun reato. Anche la recente giurisprudenza, secondo quanto riferitomi, avalla questa tesi.

Il collezionista, se vuole, resta libero di fare la notifica alla soprintendenza, preso da un eccesso di zelo, ma non ne è assolutamente obbligato. Spero che questa mia risposta possa finalmente chiarire la situazione, per le mie posizioni precedenti avevo ricevuto informazioni parziali e alla fine rivelatesi non corrette.

Un caro saluto

giampy

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Caro Giampy, a corroborare quanto affermi (e non per non volerti credere) ritengo opportuno che la tua richiesta venga fatta per iscritto alla Sovrintendenza e che ne pubblichi, successivamente, la risposta, postando sulla discussione l'atto in questione.

... altrimenti quanto tu dici, cosa che peraltro condivido - aderendo alla tesi sostenuta dai funzionari con i quali hai parlato-, rischia di restare un semplice "si dice".

Ad ogni buon conto, posto un commento giuridico apparso qualche tempo fa su una rivista telematica; in talescritto si sostiene la medesima tesi che ti ha riferito la sovrintendenza.

http://www.altalex.com/index.php?idstr=24&idnot=36101

P.S.: X i moderatori: ma perchè ci sono due discussioni sostanzialmente identiche?

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Le discussioni sono nate ben distinte (dichiarazione di lecita provenienza vs. notifica alla soprintendenza per gli acquisti all'estero) poi si sono "rimescolate"

Ciao, P. :)

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