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Nuove fonti dalla Turchia sull'arte augurale


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 Meravigliosa. Scoperta una tavoletta che è il manuale per leggere il volo degli uccelli. Lo sai come si faceva? Quali erano i segni da interpretare il futuro? Le risposte degli studiosi

Quale mistero si cela dietro le traiettorie di un’ala? Come parlavano gli dèi attraverso lo stormire delle penne? Il più raro dei testi divinatori ittiti, completo e intatto, riemerge nella città sacra di Samuha, là dove un tempo Ishtar riceveva i messaggi del cielo…

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Il ritrovamento più raro: una tavoletta oracolare intatta

Tra ceneri di imperi e profumi di antichi riti, il ritorno di un sapere perduto

In un giorno d’estate che sa di polvere e profezia, sotto le pietre roventi dell’antica Samuha – oggi Kayalıpınar, nella Turchia centrale, a circa 450 km a est di Ankara – un’équipe di archeologi ha riportato alla luce un oggetto di fascino abbagliante: una tavoletta cuneiforme in lingua ittita, intatta su tutti i lati, che conserva un testo di divinazione basato sull’osservazione del volo degli uccelli.

a-tavoletta-luogo-1024x736.avif Sivas’ın Yıldızeli ilçesinde yer alan ve eski adı “Samuha” olan Hitit yerleşim yeri Kayalıpınar’daki kazılarda kuşların uçuşlarına dair bilgilerin yer aldığı “kuş kehanet metni” bulundu. ( Kayalıpınar Kazı Başkanlığı – Anadolu Ajansı )

Un documento che ci restituisce con chiarezza la voce degli antichi Lúšu-iššar, i sacerdoti-indovini che, nel cuore del secondo millennio a.C., scrutavano il cielo cercando di cogliere i segni della volontà divina tra le ali degli uccelli.

L’aspetto straordinario del reperto è duplice: da un lato l’integrità fisica della tavoletta – fronte, retro e margini scritti in modo leggibile –, dall’altro una caratteristica finora mai riscontrata in documenti simili: un foro centrale, segnato da evidenti tracce di usura e residui di corda. Il dettaglio suggerisce che il reperto fosse portato appeso al collo di un sacerdote, oppure esposto all’interno di un luogo sacro come talismano, memoria rituale o oggetto di consultazione oracolare.

“Si tratta di un oracolo degli uccelli, tra i testi più importanti per comprendere il pensiero religioso ittita”, ha spiegato la professoressa Çiğdem Maner, a capo della missione archeologica. “Il suo stato di conservazione ci permette di penetrare nel cuore della ritualità pubblica e privata di Samuha”.

La tavoletta oracolare appena scoperta a Samuha (odierna Kayalıpınar) è stata datata preliminarmente al pieno periodo ittita, ovvero al XIV secolo a.C., durante la cosiddetta epoca imperiale ittita (circa 1400–1200 a.C.).

Questa datazione si basa sul contesto stratigrafico in cui è stata rinvenuta – un livello corrispondente alla fase urbana avanzata della città, costruita dagli Ittiti dopo la distruzione dell’antica colonia assira – e sulle caratteristiche paleografiche del cuneiforme utilizzato.

In particolare:

  • La scrittura cuneiforme della tavoletta corrisponde a quella del medio ittita (XIV sec. a.C.), fase in cui la burocrazia templare e gli archivi di stato iniziarono a registrare con grande cura rituali, oracoli e testi religiosi.
  • Il sito di Samuha era in questo periodo uno dei più importanti centri religiosi e militari del regno ittita, utilizzato persino come capitale temporanea da re come Suppiluliuma I durante le campagne di espansione.
  • La centralità del culto di Ishtar in questa fase giustifica la presenza di pratiche divinatorie legate al volo degli uccelli, con un alto livello di codificazione scritta.

Pertanto, la tavoletta può essere assegnata con buona sicurezza al XIV secolo a.C., in un momento di grande fioritura religiosa e politica per il regno ittita.

 


Samuha, città sacra di Ishtar

Fiamme, colonie e dèi: la lunga vita di una metropoli dell’anima

Il luogo del ritrovamento, Samuha, non è un sito qualunque. Occupata per millenni, questa città affacciata sul fiume Kızılırmak fu dapprima una colonia commerciale assira – un karum, attivo fra il XX e il XVIII secolo a.C. –, poi capitale strategica degli Ittiti, e infine centro religioso di primaria importanza per tutta l’Anatolia. Fu scelta come residenza temporanea da diversi sovrani ittiti durante le campagne militari, e divenne uno dei principali luoghi di culto per la dea Ishtar, divinità dell’amore, della fertilità e della guerra.

Dai testi sappiamo che Samuha ospitava un grande tempio dedicato alla dea, dove riti estatici, danze e pratiche divinatorie si alternavano a sacrifici e cerimonie calendricali. Proprio in questo contesto si colloca la tavoletta appena scoperta, testimonianza concreta di una cultura religiosa che non separava il gesto dal cielo, e che trovava nel movimento degli animali alati un canale privilegiato con il soprannaturale.


Come si leggeva il volo degli uccelli

Dove guardavano gli occhi del sacerdote? Le chiavi del cielo secondo gli Ittiti

Il testo della tavoletta, secondo le prime traduzioni preliminari, appartiene alla categoria degli oracoli aviari (in accadico šuttu), una forma di divinazione praticata con estrema attenzione e protocollo formale. Ma come avveniva, in concreto, la lettura del volo?

L’interpretazione si basava su molteplici fattori, osservati e classificati con meticolosità:

  • Direzione del volo: se l’uccello volava da sinistra verso destra (šumēlu ana imitti), poteva significare un segno favorevole; in senso inverso (imittu ana šumēli), la risposta degli dèi era spesso negativa.
  • Tipo di uccello: alcune specie erano considerate più adatte alla divinazione (come l’aquila reale, il falco, l’airone), altre erano simboli di messaggi specifici, spesso legati al pantheon divino.
  • Altezza e velocità del volo: un volo alto e regolare indicava equilibrio cosmico e buon auspicio; un volo basso, incerto, spezzato da svolazzi o cadute improvvise, era invece sintomo di turbamento, disequilibrio e necessità di placare gli dèi con rituali di purificazione.
  • Vocalizzi e suoni: anche il grido dell’uccello aveva una funzione profetica. Un richiamo acuto poteva presagire una battaglia imminente; un silenzio improvviso, l’arrivo della morte o di un messaggio in attesa di manifestarsi.
  • Punto di partenza e di atterraggio: si valutava da quale parte del tempio o del recinto sacro l’uccello prendeva il volo, e dove decideva di posarsi. Una traiettoria sopra un altare attivo o una statua divina poteva essere interpretata come approvazione rituale.
  • Sincronicità con l’offerta o la domanda posta: l’azione dell’uccello veniva letta sempre in relazione a ciò che si stava chiedendo agli dèi, secondo formule fisse e codici condivisi.

Queste osservazioni erano raccolte su tavolette come quella appena ritrovata, che fungevano da veri e propri prontuari interpretativi, con casistiche e risposte associate a determinati comportamenti aviari. In altre parole: manuali del destino.


Il foro misterioso al centro della tavoletta

Un talismano portato al collo? O un oracolo da parete votiva?

Il dettaglio che più ha colpito gli studiosi è la presenza di un foro centrale, attorno al quale sono visibili segni di abrasione e resti di corda naturale. Due le ipotesi principali:

  1. Oggetto portatile: la tavoletta era appesa al collo del sacerdote-divinatore durante il rito. Poteva fungere da amuleto, da simbolo di autorità oracolare o da “promemoria” rituale.
  2. Tavoletta da parete: potrebbe essere stata esposta all’interno di un’area sacra, come una parete di oracoli da consultare nei momenti decisivi, o appesa presso un altare dedicato a Ishtar.

In entrambi i casi, la sua usura suggerisce un uso ripetuto e venerato, forse tramandato da generazioni di šipru – gli scribi divinatori –, incaricati di preservare il linguaggio misterioso del cielo.


Ishtar e il cielo che parla

Desiderio, amore, guerra: la dea che regnava sugli uccelli

Che il testo sia legato a Ishtar non sorprende. Dea cangiante e ambigua, amata e temuta, Ishtar era signora dei venti, delle tempeste emotive e della fertilità celeste. Il suo culto incorporava l’arte dell’interpretazione, la danza sacra, la possessione estatica e la divinazione aviaria. Nelle litanie dedicate alla dea, si invocava la sua capacità di parlare “attraverso il battito delle ali, come una colomba tra le mani dell’indovino”.

Samuha fu uno dei centri principali di questo culto. È plausibile che la tavoletta fosse custodita in un settore del tempio dedicato alle pratiche oracolari, accanto ad altri strumenti rituali – libagioni, statuette, offerte votive – usati per ottenere responsi prima di una battaglia, di un viaggio o di una decisione di governo.


La voce ritrovata degli uccelli

Un testo che insegna a guardare il cielo con occhi nuovi

Il valore della scoperta va ben oltre la semplice rarità materiale. La tavoletta di Kayalıpınar ci restituisce l’intimità spirituale di un popolo che vedeva negli uccelli il passaggio delle volontà divine. Non superstizione, ma codice: un linguaggio rituale basato su segni naturali, osservazione e memoria.

https://stilearte.it/archeologia-ha-3300-anni-meravigliosa-scoperta-una-tavoletta-che-e-il-manuale-per-leggere-il-volo-degli-uccelli-lo-sai-come-si-faceva-quali-erano-i-segni-da-interpretare-il-futuro-le-risposte-de/


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Numerosi ed importanti testi cuneiformi sono stati rinvenuti durante recenti scavi. Il primo frammento di tavoletta a Kayalıpınar è stato rinvenuto nel 1999, il che ha stimolato ulteriori ricerche archeologiche sul tumulo dell'insediamento. Sono stati rinvenuti anche due documenti commerciali del periodo karum scritti in antico assiro. Già nel primo anno di ripresa degli scavi, nel 2005, sono stati rinvenuti ulteriori frammenti di tavolette cuneiformi, che si sono moltiplicati di anno in anno. Nel 2015 sono state rinvenute oltre un centinaio di tavolette. La maggior parte dei testi è in ittita; spesso contengono glosse in luvio ed espressioni hurrite. Sette testi rinvenuti sono in lingua hurrita

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BREAKING: A “bird prophecytablet has been unearthed in Kayalıpınar, ancient Šamuḫa, once a major Hittite religious center. Found in a burnt archive from the reign of King Ḫattušili III (c. 1267–1237 BC), alongside seals of the king, Queen Puduhepa, and their sons. The site also yielded festival and Ishtar ritual texts. This discovery sheds light on Bronze Age prophecy, imperial archives, and the political-religious power of the Hittite Upper Land

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          The Hittite city of Samuha will be open to visitors in 2024  

The Hittite city of Samuha will be open to visitors in 2024

The 3,800-year-old Hittite city Kayalıpınar, located in the Yıldızeli district of Sivas and formerly known as Samuha, is planned to be opened to visitors next year.

The excavations in Kayalıpınar began in 2005 under the supervision of Associate Professor Dr. Vuslat Müller Karpe from Philipps University of Marburg, Germany. It’s have been ongoing intermittently up to the present day.

In the city, there are traces of structures from the Assyrian Trade Colonies, Hittite, Roman and Byzantine periods, as well as tombs from the Hellenistic, Roman and Early Christian periods.

Many seal impressions belonging to Hittite kings, princes and officials were also uncovered during the excavations.

In the excavations conducted under the leadership of Vuslat Müller-Karpe in 2014, a Hittite cuneiform tablet was discovered, which provided information that the old name of the Kayalıpınar archaeological site was indeed “SAMUHA.”

http://www.anatolianarchaeology.net/wp-content/uploads/2023/10/Hittite-cuneiform-tablet-showing-that-the-old-name-of-the-Kayalipinar-ruins-was-SAMUHA.-2014-excavations.jpg Hittite cuneiform tablet showing that the old name of the Kayalıpınar ruins was “SAMUHA”. (2014 excavations) Photo General Directorate of Cultural Heritage and Museums

Kayalıpınar (Samuha) excavation is led by Associate Professor Dr. Çiğdem Maner, a faculty member of Koç University’s Department of Archaeology and Art History, who also serves as the excavation director. Dr. Maner stated that in addition to archaeological and research excavations in the region, they are also making efforts to preserve Kayalıpınar and pass it on to future generations.

http://www.anatolianarchaeology.net/wp-content/uploads/2023/10/Hittite-cuneiform-tablet-showing-that-the-old-name-of-the-Kayalipinar-ruins-was-SAMUHA.-2014-excavations.jpeg Photo General Directorate of Cultural Heritage and Museums

Maner stated, “The oldest structures in Kayalıpınar are two large burnt mud-brick buildings dating back to around 1900 BC. We are working on a protective roof project for them. We plan to submit the roof project to the Regional Board for the Protection of Cultural Heritage soon and hopefully, we will make it happen as soon as possible.”

http://www.anatolianarchaeology.net/wp-content/uploads/2023/10/Kayalipinar.jpg

Expressing their desire to promote Kayalıpınar for regional tourism, Maner said, “After the landscaping is completed, we plan to open Kayalıpınar for visitors next year. Signage, walking paths, all of these are missing here. To enable students and teachers to benefit from this place, a healthy landscaping and preservation project are required, and we are working on it.”

Maner explained that the oldest layer of Kayalıpınar is contemporary with Kültepe Kaniş/Karum. She stated, “Assyrian cuneiform tablets were found here, which allows us to understand that there were houses belonging to merchants in this area.”

http://www.anatolianarchaeology.net/wp-content/uploads/2023/10/The-Hittite-city-of-Samuha-will-be-open-to-visitors-in-2024.webp Photo AA

One of the oldest adobe structures in Anatolia will be protected

Maner mentioned that they have been working in the burnt mud-brick buildings covered with plastic sheets for approximately 15 years. She provided the following information:

“This summer, we removed all the plastic sheets and started restoration and conservation work to assess the condition of the mud-brick structures. Additionally, we initiated the roof project. Our goal is to both preserve this site and support cultural tourism in Kayalıpınar, Sivas, and Turkey as a whole. Through this roof, we aim to protect one of the rarest and oldest mud-brick structures in Anatolia. This year, we will take samples from the mud bricks and plaster for various analyses. Through these samples, we will try to determine when this building burned down, what kind of materials the mud bricks were made from, and the thickness of the plaster. We aim to conduct extensive research here on various aspects and present it to everyone in the form of a comprehensive publication.”

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