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Denario di Fabio Massimo


Rapax

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Staff

Volevo sottoporre alla vostra attenzione due denari della stessa tipologia della Gens Fabia, Q. Fabius Maximus, Testa Elmata di Roma / Cornucopia e fulmini, Cr.265/1, Syd.478

Esempio 1

Esempio 2

Il denario dell'esempio 1 è in versione "classica" per questa emissione, con ritratto spigoloso e marziale, testa molto allungata, lineamenti decisamente poco femminili.

Il secondo invece, pur essendo classificato nello stesso modo, presanta uno stile molto molto diverso, i lineamenti sono molto meno spigolosi, decisamente più aggraziati e ci sono anche altre differenze.

La ciocca di capelli sul viso che spunta dall'elmo è diversa, l'ala ha l'attaccatura posta in una posizione differente, il paranuca dell'elmo è decisamente più corto e conseguentemente anche la "coda del grifone" chiude in modo diverso.

Sono certamente differenze dovute ad una diversa interpretazione da parte dell'incisore, ma è curioso notare quanto possa cambiare l'aspetto complessivo di una stessa tipologia di denario... a colpo d'occhio sembrano due emissioni differenti.

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Le variazioni dei ritratti in questa fase della monetazione repubblicana sono dovute, credo, ad un cambio di mano dell'incisore. Il Crawford dedica alcune pagine a questo argomento, dovrei riguardarle. So che ad un certo momento (verso gli inizi del I secolo) gli incisori erano solo 2 o 3 (oberati di lavoro). La mano che incideva era perfettamente riconoscibile, per cui si è distinto il conio incisi da A piuttosto che da B. Siamo in una fase in cui le emissioni non hanno ancora il volume mastodontico dell'età imperiale.

Credo che il povero quinto fabio massimo si sia preso un incisore alle prime armi, che per incidere l'elegante testa di Roma si ispirava ai fumetti di Jacovitti, :o oimè. Non credo ci sia nulla di voluto in quella faccia da cow boy, allungata e, diciamocelo, veramente malriuscita. E' l'incisore inesperto, del resto le prime emissioni anonime hanno un livello artistico eccelso, ma subito questa eccellenza precipita e per un cinquantennio i ritratti di Roma sono alla jacovitti, o giù di lì. Questo conforta l'ipotesi che le primissime emissioni anonime siano state demandate a zecche di città greche ove operavano maestranze in grado di produrre opere d'arte. Ma come la produzione si spostò a Roma, si dovette fare i conti con la zampa di gallina degli incisori romani, ancora tutta da da formare.

caius

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Staff

Grazie mille caius, preciso ed esauriente come al solito ;).

Stavo pensando che il senso della discussione, celato nell'esempio di questi due denari, non fosse stato colto e fortunatamente mi sbagliavo.

Ho notato che molte "sperimentazioni" stilistiche sono già rilevabili nelle prime emissioni anonime e furono poi riprese fino alla prima metà del I secolo a.C.

Le tipologie mantengono in modo piuttosto costante i principali attributi del ritratto ma, per farla breve, è "il tratto" usato dall'incisore che muta sensibilmente.

La cura dei dettagli varia "a seconda della mano" dell'incisore e uno stesso tipo di denario può essere caratterizzato da un ritratto avente finezze stilistiche di alto livello o, al contrario, approssimazioni e semplificazioni non certo raffinate.

La testa del grifo, ad esempio, non può fungere da riferimento, in una stessa emissione ve ne sono di stilizzate o di molto realistiche, così come gli ornamenti quali orecchini e collane. Anche i tratti del viso mutano molto da conio a conio.

Credo che un possibile raggruppamento cronologico/stilistico di più tipi del denario "testa elmata di Roma" si possa fare, basandosi però non sui piccoli dettagli, ma sugli elementi più evidenti della figura quali collo, ali, cresta e chioma, non presi singolarmente ovviamente, ma visti nell'insieme.

...è un discorso che sto approfondendo...

Forse se mi decido a comprare il Crawford trovo già scritto tutto... ma poi che gusto c'è! :P

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Per quanto riguarda l’elmo (di Roma) un tentativo di codificare le molte varianti stilistiche nelle varie emissioni è stato fatto dal Sydenham nel “The Coinage of the Roman Republic”.

Lo studioso ha cercato di dare per ogni emissione quale tipo di forma dell’elmo ricorre insieme al tipo di orecchino presente.

Riguardo a questo denario di Q. Fabius Maximus per il Sydenham la testa di Roma è di stile severo e spigoloso, l’elmetto è H, l’orecchino è K.

Naturalmente una perfetta identità con i tipi proposti dal Sydenham non è sempre possibile: lievi differenze nelle alette, nella cresta, nella visiera e, come già detto da Caiuspliniussecundus, la diversa abilità di alcuni incisori della zecca, possono rendere uniche certe tipologie della testa di Roma.

In allegato le tavole dei disegni degli elmi e degli orecchini.

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Mi unisco ai ringraziamenti di caius, il tuo intervento mi è stato e mi sarà molto utile ;).

Il Sydenham parla anche dei rilievi?

La loro osservazione, da quel che ho potuto notare, può fornire preziose indicazioni sul quadro stilistico/cronologico.

I rilievi della calotta dell'elmo soprattutto (e non solo dei profili e/o degli ornamenti), visti insieme a quelli del viso, consentono di inquadrare fasce temporali di circa un ventennio. In alcune fasi queste caratteristiche sono molto evidenti e quasi inconfondibili, in altre un po' meno.

Ovviamente il discorso è da prendere con le dovute approssimazioni del caso, alcuni tipi di conio escono completamente dagli schemi.

Sul discorso orecchini la cosa è più complicata.

Prendendo due denari dello stesso tipo, il tipo di pendenti può variare ed il tutto poi è complicato dall'usura. Se la conservazione non è altissima l'orecchino è difficilmente identificabile.

...ultima cosa...pure il Sydenham costa un'occhio della testa?

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Un'ultima considerazione:

l'elmo di Roma non ha corrispettivi archeologici. E' pura invenzione degli artisti/incisori di Roma. Infatti in quel periodo le truppe romane usavano elmi del tipo di Montefortino o comunque ancora simili a quelli etruschi, delle semplici calotte al massimo con dei paraguance da legare sotto la gola. L'elmo presentato da Roma sui denari invece è un elmo di tipo attico, con visiera calabile sul viso (ma tenuta alzata), ali alle tempie e grifone sulla linea mediana. Un elmo di questo tipo non è mai stato trovato, credo. E' quindi una creazione atta a connotare in modo molto forte la combattività della personificazione di Roma. Visto da davanti questo elmo doveva essere molto vistoso, un modo di essere agghindata persino eccessivo, quasi postribolare... pensando alla severa tradizione di austerità degli antichi romani della Repubblica: orecchini, collana, elmo con grifone, ali laterali e visiera.... nessuma matrona sarebbe uscita di casa conciata così.

Un elmo attico simile a questo l'ha Pirro in una delle poche raffigurazioni marmoree che ci sono arrivate (ma senza ali e con i paraguance).

Caius

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Non so bene se se l'elmo è definibile un attico vero e proprio. L'elmo attico deriva dal calcidese, che a sua volta deriva dal corinzio.

Le successive evoluzioni dell'elmo corinzio (link vecchia discussione) miravano ad alleggerire la protezione, a migliorarne i punti deboli in base alle nuove esigenze ed a renderla al tempo stesso più "economica".

L'elmo calcidese è simile al corinzio ma è munito di aperture per le orecchie (una struttura tattica non oplitica non poteva permettersi soldati sordi) e uno spazio maggiore tra i paragnatidi. L'attico è ulteriormente alleggerito, con aperture più ampie, senza paranaso e con paragnatidi ridotti e non avvolgenti; lascia in pratica il viso piuttosto scoperto e, proprio per quest'ultima caratteristica, si rese necessario l'uso della visiera che, a mio avviso, non è basculante ma fissa; una semplice piastra, estranea al corpo dell'elmo, e fissata ad esso sui due lati. Se la visiera fosse stata mobile, un colpo di spada sarebbe potuto scivolare sulla visiera facendola calare ed asportando il naso del soldato.

Per l'elmo di Roma userei un termine più generico del tipo "elmo a calotta emisferica".

Per tutto il resto, in particolare sull'aspetto ornamentale, concordo con caius.

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Grazie del bel contributo Legionario, non conosco questo testo, mi viene quasi voglia di prenderlo...

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E' un volume interessante, più per le tavole ed alcuni commenti introduttivi alla cronologia che per altro. Bisogna infatti considerare che non solo si tratta di un testo datato, ma anche che gli scavi di Morgantina, se non hanno sconfessato Crawford, hanno definitivamente messo nel dimenticatoio le teorie che pospongono il denario anonimo a dopo il 211 a.C.; quindi ,almeno sino alla ritariffazione del denario a 16 assi (ed anche lì ce ne sarebbe da dire) la cronologia (ed alcune delle teorie a supporto della stessa) è errata.

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Il Sydenham è un volume di 344 pagine + 30 tavole di foto (purtroppo ridotte in grandezza di quasi il 50%: i denari in foto sembrano dei quinari!); edito nel 1952.

Non è un lavoro paragonabile alla mole di informazioni che dà il Crawford (2 volumi, 920 pagine + 70 tavole).

Il Crawford però nel suo RRC non ha dato importanza allo stile e ai particolari: una semplice "testa elmata di Roma a destra" e nient’altro.

Il Sydenham ha cercato proprio con la tipologia principale della monetazione repubblicana, la testa di Roma, di definirne le diverse varianti (come nella tavola già allegata).

Analizza lo stile della testa: in alto o scarso rilievo; di bello stile o rozzo.

Riporta anche l’eventuale particolarità dei tondelli in una certa emissione (tondello ampio, stretto, fino, spesso).

Anche per le altre tipologie è maggiormente attento sugli accessori: presenza di orecchino (cruciforme, a pendenti, ecc), collana, acconciatura di capelli (annodati, ingioiellati, ecc.)

La loro osservazione, da quel che ho potuto notare, può fornire preziose indicazioni sul quadro stilistico/cronologico.

I rilievi della calotta dell'elmo soprattutto (e non solo dei profili e/o degli ornamenti), visti insieme a quelli del viso, consentono di inquadrare fasce temporali di circa un ventennio.

Sia il Sydenham che il Crawford hanno utilizzato lo stile similare di alcuni denari per inquadrarli in una determinata fascia temporale.

Interessante è la descrizione che dà il Bernareggi (in Eventi e personaggi sul denario della Repubblica Romana):

-"La testa di Roma è minuziosa ed elegante, trattata con finezza ed amore, con uno spirito decorativo che pone tutti i particolari (il cimiero, la piccola ala, l’orecchino a pendenti, i morbidi riccioli) su uno stesso piano valutativo ed indulge al grazioso facendo rilevare la collana di perle ed il nasino puntuto.

Non abbiamo qui la solenne bellezza greca, non perché l’artista sia incapace di imitarla, ma perché non vuole imitarla, perché vuole esprimere qualcosa di diverso, e porsi su un piano artistico diverso. Il segno del valore rompe la composizione e vi si introduce di violenza come elemento estraneo; il che, probabilmente, è espressamente voluto, per conferirgli un risalto maggiore".-

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