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la monetazione incusa della Magna Grecia


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Inviato

Gli incusi della Magna Grecia come per il momento la vedo io:

Una delle monetazioni più affascinanti della storia si manifestò nelle colonie greche in Italia. I coloni provenienti dalla madre patria diedero inizio ad emissioni dove ad un tipo particolare sul dritto corrispondeva, la maggior parte delle volte, la stessa immagine, simile in incuso sul rovescio.

Una prima differenza sostanziale con le monetazione della madre patria fu l’utilizzo di tondelli fini e a largo diametro ottenuti probabilmente con il metodo della fusione a cera persa. Le Colonie achee di Sibari, di Metaponto e di Crotone iniziarono verso la metà del VI secolo avanti Cristo a coniare monete seguite dopo poco da Caulonia, tutte con il sistema ponderale euboico corinzio che prevedeva uno statere di 8,7 grammi, in realtà il sistema venne utilizzato con un abbondante calo di peso attestandosi a 7,8-8 grammi. per statere e 2,6 grammi. per le tre dracme che lo componevano. Incerta ancora la monetazione di Siri fondata da coloni fuggiti da Colafone attorno al 680 a.C. quando la loro città cadde in mano lidica. La leggenda Siri/Sirinos e Pyx/Pixoes su alcuni stateri incusi con il tipo del toro retrospiciente fa supporre che Siri coniò monete con Pixunte ma non si comprende se questa monetazione iniziò prima della distruzione della città da parte dei coloni achei di Sibari, Metaponto e Crotone o se si sviluppo in seguito quando Siri divenne un centro sotto il controllo sibarita. In seguito altre città seguirono l’esempio di queste città, Taranto, Reggio , Poseidonia, forse Palinuro con Molpia con degli stateri recanti il tipo del cinghiale ed unico esempio sulla costa siciliana Zancle. La città di Sibari divenuta tanto possente da assoggettare, secondo Stradone, venticinque città, cadde nel 510 a.C. ad opera di Crotone forse per il controllo delle miniere d’argento site nelle sue vicinanze, ponendo così fine alla sua splendida monetazione. Le altre colonie continuarono con questa tecnica, ma si assiste ad alcuni mutamenti, i tondelli andarono via via restringendosi divenendo più spessi e furono prodotti per fusione e non più con il sistema della cera persa, le immagini divennero stilisticamente meno curate ed anche la tecnica di produzione fu più frettolosa e meno dettagliata, ne derivo ad esempio che l’omino o “Daimon” che corre sul braccio di Apollo sulle monete di Caulonia perse la sua arcaica eleganza divenendo una figura quasi stilizzata. Il cervo rappresentato con dovizia di particolari divenne un quadrupede difficilmente distinguibile e le immagini incuse, da sempre meno particolareggiate delle immagini in rilievo, divennero più grossolane e informi. Progressivamente, a partire da Caulonia, la tecnica ad incuso fu abbandonata per uniformarsi con la tecnica del doppio rilievo delle monete greche e siciliane che sempre più abbondantemente circolavano e con gli ultimi stateri di Metaponto risalenti al 440 a.C. questa splendida tecnica scomparve del tutto. La circolazione della moneta ad incuso rimase limitata nei centri della Magna Grecia, tale monetazione non riuscì mai ad affermarsi fuori dai suoi confini geografici e con l’aumento dei traffici commerciali dovette soccombere alle più conosciute tecniche classiche greche. Si può dire che le monete ad incuso pur rilevando una differenza tipologica esprimano una comune affinità stilistica, le immagini estremamente lineari con un tratto preciso e plastico campeggiano possenti al centro del tondello riempiendolo con eleganza ed armonia, gli stili sono quelli dell’arte arcaica, della forza e della natura espressi con il linguaggio figurativo.

La tipologia risulta molto semplice e chiara e solitamente il tipo rimane costante, sia pur con alcuni leggeri adattamenti dovuti ai diversi incisori, fino alla fine di attività della zecca, In un’epoca in cui l’alfabetizzazione era ancora prerogativa di pochi il messaggio doveva essere chiaro, questa spiga è l’emblema di Metaponto ad esempio, perché grazie a lei la città deve le sua prosperità, Poseidone il grande dio del mare protegge gli abitanti di Poseidonia e così via il tutto arricchito da un etnico spesso in rilievo anche nel rovescio della moneta che esprimeva lo stesso concetto, ad esempio “Metapontion”, cioè “Io sono la moneta dei metapontini”.

Non si sono ancora comprese le ragioni della scelta di tale tecnica, ma si può ragionevolmente supporre che tale tecnica subì gli influssi millesi e sami, dove le tecnica dei semplici quadrati incusi impressi nei globuli d’elettro si stava evolvendo in figure più eleganti ed elaborate. A riguardo sono state fatte varie ipotesi, la teoria degli influssi pitagorici è stata smentita in quanto lo studioso arrivò nella penisola italica quando tali coniazioni erano già iniziate, l’idea che tale tecnica fosse adottata per facilitare l’impilamento delle monete non trova elementi fondati in quanto, viste le leggere differenze tra l’immagine incusa e quella in rilevo, tale operazione non porta ad un risultato concreto.

A mio avviso tale tecnica fu il naturale sviluppo della tecnica a quadrato incuso ed i tondelli larghi e sottili furono adottati la ribattitura delle monete da parte di altre polis.

Daniele Alberti


Inviato

Ma chi è la figura che corre sul braccio di Apollo rappresentato nei nomos incusi di Kaulonia? Essa è interpretata come il simbolo delle pestilenze cacciate da Apollo nel purificare la regione o come il simbolo del vento che facilitò tale operazione.

Un’altra datata teoria descriva l’omino in corsa come un Eracle intento nell’inseguire la cerva di Cerinea durante la sua terza fatica o come uno dei Cercopi che tentava di derubare Eracle assopito nella valle di Kaulonia.

Conoscete altre teorie ?

lele

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Inviato

Scorrendo alcune immagini di nomos incusi di Poseidonia in rete ho notato una particolarità. A ben pensarci mi sembra che anche il Gorini nel libro sulle monete incuse accennava a questa possibilità!

Notate i piedi di Poseidon nel lato incuso, sembra siano tagliate dalla corona circolare quasi questa fosse stata impressa in un secondo momento!!

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