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Su questo tema segnalo l' articolo apparso sulla Rivista Italiana di Numismatica e Scienze affini Anno XXII - 1909 Vol.XXII

A proposito dei medaglioni d'oro d'Abukir (J. N. Svoronos)

La

questione sull'autenticità di questi pezzi nacque alla loro ap-

parizione e dura tuttavia. I numismatici si divisero in due

campi e numerosi articoli apparsi o in pubblicazioni speciali

o in diversi periodici, talora serii e cortesi, talora anche tra-

scendenti al di là dei limiti della calma discussione, attacca-

rono o difesero questi medaglioni, senza che una delle parti

sia riuscita a convincere l'altra. Ma il fatto più memorabile

di questa vessata questione fu la conversione di uno dei più ac-

caniti oppositori, vogliamo dire dello Svoronos, il quale, dopo

di avere accusati di falso i medaglioni, e d'avere promesso

una carica a fondo contro di essi, li rivede, li riosserva e

colpito da una inaspettata ispirazione, a guisa di Paolo sulla

via di Damasco, cambia parere e scrive un articolo quale

nessuno se lo sarebbe aspettato. Il male si è che l'articolo

è scritto in greco, e il greco chi lo capisce? Non crediamo di

far torto ai pochi ellenisti affermando che la generalità cer-

tamente non ha potuto leggerlo, ed è per questo motivo che,

per quanto la nostra Rivista si sia sempre tenuta estranea

alla questione (la quale a vero dire è più archeologica che

numismatica, trattandosi in ogni caso di oggetti di dono, non

di monete) abbiamo creduto giusto e anche doveroso verso

chi da questo articolo può sentirsi favorito, di darne la tra-

duzione, onde chi della questione voglia interessarsi, possa

imparzialmente attingere a tutte le fonti e giudicare dopo

d'aver udite ambe le parti.

Ecco dunque la traduzione dell'articolo del signor Svo-

ronos apparso nell'ultimo fascicolo della Revue Internationale

de Nutnismatique.

* I MEDAGLIONI D'ABUKIR.

" Nella grande questione della autenticità o non auten-

ticità dei medaglioni detti d'Abukir, in parte acquistati dal

Museo Numismatico di Berlino, io mi ero schierato — dacché

ne avevo avuto cognizione dalla pubblicazione del sig. Ar-

vasutakis — fra quelli che li condannavano come falsificazioni.

" Uno studio che feci in seguito, basandomi su delle

fotografie e delle impronte, m'ha convinto così completa-

mente che, quantunque non avessi avuto l'occasione, mal-

grado tutte le mie pratiche, di avere nelle mie mani i

pezzi originali, io ho creduto mio dovere d'esporre pubbli-

camente e dettagliatamente davanti al primo Congresso di

Archeologia ad Atene le ragioni che m'avevano indotto in

questa convinzione.

" Io m'ero altresì deciso a pubblicare in questa Rivista

i miei argomenti, pensando che monumenti in parte acqui-

stati da un eminente collega non dovevano essere condan-

nati vagamente, irresponsabilmente e solo verbalmente, af-

finchè quelli che erano d'opinione contraria avessero potuto

conoscere per parole precise quella di uno di coloro che con-

dannavano i 20 medaglioni in questione.

" Se non ho realizzato tale mia intenzione, fu perchè

il mio venerato collega sig. Dressel, vale a dire il compra-

tore di cinque di quei medaglioni pel Museo di Berlino, mi

raccomandò di non pubblicar nulla sull'argomento prima che

egli stesso avesse pubblicato uno studio in difesa della tesi

contraria, col quale pensava di convincere anche me. Lo

studio del sig. Dressel andò per le lunghe per l'estensione

che assunse durante la redazione.

" E giacché, né la lettura di quella pubblicazione, né lo

studio che ne feci avevano potuto convincermi della giustezza

dell'opinione del suo autore e neppure gli scritti appoggiami

l'opinione contraria m'erano parsi abbastanza decisivi per

provarne la falsità, e d'altra parte neppure un esemplare

che il possessore mi aveva lasciato in mano per qualche

istante m'era parso autentico, decisi di pubblicare immedia-

tamente il mio studio dopo aver fatto tradurre in lingua stra-

niera il mio manoscritto greco, cui avevo aggiunto tutto ciò

che diventava necessario alla rettifica minuziosa degli argo-

menti del sig. Dressel.

" Fortunatamente quando il mio lavoro fu terminato, al-

l'edizione di questa Rivista sopraggiunsero delle difficoltà, in

seguito alle quali mi fu impossibile farlo comparire nel terzo

fascicolo del 1907, nel quale comparve solo una parte delle

tavole; e il quarto fascicolo 1907 non potè vedere la luce

che nel febbraio 1909 in altra tipografia. Ho detto fortuna-

tamente, perchè nell'intervallo ho potuto visitare Berlino nel

corso del viaggio da me intrapreso pel Corpus delle monete

Ateniesi nell'estate del 1908, ed ebbi così occasione d'avere

nelle mani con tutto agio cinque dei celebri medaglioni

d'Abukir.

" La mia prima impressione fu ancora che si trattasse

di falsificazioni. Ma a poco a poco, di mano in mano che i

pezzi, a mia richiesta, erano messi davanti a me, si sviluppò

in me una forte impressione d'autenticità, impressione che

né il minuzioso studio degli esemplari né la critica più se-

vera non poterono cancellare dalla mia mente.

" In breve, la conclusione di questo studio, durato circa

un mese, fu che la mia convinzione si scosse a tal punto che

non mi era più consentito di sostenere l'opinione contraria,

di modo che m'affrettai da Berlino a sospendere la pubbli-

cazione del mio manoscritto.

" Ed ora, perduta la confidenza di me stesso, io ignoro

se in me non si manifesta l'effetto contrario che già si pro-

dusse nella mente del sig. Dressel, il quale, dopo aver com-

perato quattro di questi medaglioni nella piena convinzione

della loro autenticità, incominciò — da quanto mi scriveva

allora — a dubitarne, dacché ebbe la riproduzione degli altri

sedici.

" Io ignoro pure, se alcuni de' miei colleghi, cui confidai

la mia nuova opinione, hanno ragione dicendomi che la prima

impressione è sempre la buona; e che io sono stato certa-

mente suggestionato dalla vista dell'oro e dalla meravigliosa

bellezza dei medaglioni di Berlino.

" Quello che io so in ogni caso con certezza è che ora,

avendo a torto o a ragione, perduta la convinzione assoluta

che io possedevo sulla non autenticità di questi pezzi, il do-

vere scientifico più elementare m'impone di confessarmi pub-

blicamente e d'astenermi da ogni pubblicazione in senso

contrario.

" Certamente io penso che la pubblicazione del mio la-

voro potrebbe mettere in imbarazzo sotto più d'un aspetto

i partigiani dell'autenticità di questi pezzi, tanto più che nel

corso delle discussioni con questi ultimi, riesci loro impos-

sibile di rispondere a parecchie delle questioni che loro

eran poste.

" Ma questo sillogismo non potrebbe dimostrare né la

falsità di questi monumenti né la loro autenticità ; tanto più

che, non essendo monete, non solamente non potrebbero es-

sere giudicate alla stregua della numismatica, ma altresì ap-

partengono a una classe di monumenti che ci è poco co-

nosciuta.

" D'altra parte il sig. Dressel ha provato col suo studio

che sarà possibile sciogliere scientificamente qualcheduna

delle numerose questioni sospese, principalmente se la nuova

categoria di monumenti numismato-morfi sarà aumentata.

" In ogni caso, invece di rimpiangere questa disgrazia

personale nella questione dei medaglioni d'Abukir, io me ne

rallegro particolarmente perchè in questo modo ci si presenta

l'occasione d'apprezzare il coraggio di chi osò, malgrado la

corrente d'opinione contraria, acquistare a un prezzo elevatis-

simo alcuni medaglioni per conto del Museo affidato alla sua

direzione.

" J. N. Svoronos „.

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Supporter

Come predetto aggiungo un pó di informazioni

I medaglioni presentati (della collezione Gulbenkian), fanno parte della celeberrima serie dei "Niketeria", vero rebus numismatico, forse non ancora del tutto sciolto.

L’ipotesi forse piú accredita é che si tratti di medaglioni a carattere di premio fatti coniare dall’imperatore Alessandro Severo (e da gli altri della stessa dinastia) nella prima metá del III secolo. Tale ipotesi é suffragata da alcuni passi dell’Historia Augusta di cui ne riporto qui uno in particolare “e si fece raffigurare in molte delle sue monete nei panni di Alessandro il grande, alcune di queste monete furono coniate in elettro ma la maggior parte in oro” (XXV.9)

Riporto anche una parte di un articolo di Cornelius Vermeule “Alexander The Great, the Emperor Severus Alexander and the Aboukir Medallions” che mi sembra il piú convincente e fondato e attualizzato su questa tematica (fu pubblicato in seguito al ritrovamento della tomba reale macedone a Vergina nel 1977) in quanto altre fonti come ad esempio J.N. Svoronos, Les medaillons d'or provenant de Tarse et d'Aboukir, JIAN (1907), li riferisce ancora come di origine greca.

Mi scuso sin d’ora per eventuali errori ma ho tradotto in fretta e non l’ho riletto. Quando avró tempo magari traduco anche il resto che é molto interessante.

......” I medaglioni di Tarsus (in Cilicia) ci hanno fornito il miglior ritratto arrivato sino a noi di Filippo II e i ritratti piú “romantici” di Alessandro il Grande che ci siano pervenuti dall’antichitá. Quelli di Aboukir (in Egitto) aggiungono al repertorio altri notevoli ritratti di Alessandro e almeno tre ideali di figura regale femminina (che puó trattarsi dunque solo di Olimpia moglie di Alessandro) e infine presentano 2 versioni in tre dei dritti della figura a mezzo busto dell’imperatore Caracalla cosí come egli doveva apparire nei suoi ultimi anni di vita (regnó dal 198 al 217) impegnato nelle campagne militari di Tracia, Egitto, Mesopotamia e Siria.

I tre medaglioni di Tarsus furono scoperti nel 1863 (forse 1867) insieme a un largo medaglione di Severo Alessandro emesso in occasione dei suoi Decennalia del 230, 23 aurei di epoca contemporanea e altri ornamenti. Invece il contesto del ritrovamento dei medaglioni di Aboukir é meno certo. I venti originali furono trovati nel 1902 insieme a 600 aurei di date che arrivano al periodo della tetrarchia e 18 barre d’oro. Tali epici lavori dell’arte numismatica imperiale romana si pensa furono create come Niketeria ossia premi dei vari giochi o simili contesti che erano comuni nel mondo imperiale Greco.

L’autenticitá dei medaglioni di Tarsus non é mai stata sin dall’inizio posta seriamente in causa. Furono acquistati da agenti di Napoleone III per svariate migliaia di franchi d’oro insieme al medaglione di Severo Alessandro e posti nel Cabinet delle Medaglie nella Biblioteca Imperiale (oggi Nazionale) dove sono tutt’ora.

I medaglioni di Aboukir ebbero invece un trattamento molto meno regale.

Passati di mano in mano di oscuri personaggi nella cosmopolita Alessandria dopo la loro scoperta arrivarono in Europa solo per essere rigettati dagli esperti Londinesi e Parigini dell’epoca. Unico a dargli credito fu Heinrich Dressel del Berlin Cabinet da cui furono comprati 5 esemplari mentre i restanti passarono l’oceano per essere acquistati dai baroni della finanza dell’epoca che collezionavano quasi qualsiasi cosa brillasse nell’epoca Eduardiana.

J. Pierpont Morgan ne compró otto;H.B. Walters di Baltimora quattro and Jacob Schiff collezionó le tre rimanenti. Siccome una delle appartenenti a Henry Walters era quasi la copia di un’altra non fu tenuta ma venduta da Mrs Walters, in asta a Basilea nel 1962, e fu comprata dal governo Greco per esporla nel Thessalonike Archaelogical Museum.

Le questioni riguardanti la loro autenticitá furono definitivamente dissipate dal ritrovamento di un’altro medaglione d’oro raffiguarante il busto elmato di Atena al dritto e Alessandro su di un bucephalus che caccia un leone al rovescio. Identico per tecnica di coniazione, questo piccol Niketerion fu acquistato dal Colonnello Leake in un bazar di Serres nel nord della Macedonia, al confine della tracia, durante le guerre napoleoniche ed é stato a lungo ospitato nel Fritzwilliam Museum (Cambridge). Altri piccoli Niketeria d’oro sono apparsi in epoca recente, confermando la nozione che tali pezzi fossero premi di varia importanza nei vari giochi, piccoli e grandi. La provenienza del medaglione di Leake aggiunge evidenza all’ipotesi che tali pezzi siano da relazionare con le celebrazioni (per motivi dinastici, ndr) di Alessandro il Grande da parte degli imperatori che vanno da Caracalla sino a Gordiano III (che regnó dal 238 al 244) in Macedonia e lungo il cammino che dalla Tracia segue le varie campagne militari d’Oriente.”

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Il riferimento c'era già. :D

Non credo di poter mettere un link che permetta di visualizzare il testo completo attraverso un proxy, quindi ho lasciato questa possibilità all'iniziativa individuale.

Il link all'articolo di Incuso stranamente non funziona, anche se è giusto. Inserendolo a mano funziona, cliccando sul link interno al forum, no! Boh!

Comunque basta andare al sito di Incuso (http://incuso.altervista.org) e scaricarsi la RIN del 1909.

Consiglio di scaricare anche il testo del Dattari: io personalmente condivido più di uno tra i suoi dubbi a proposito di Abukir, e non dimentico mai la Tiara di Saitaferne (povero Reinach, che figura!) e, forse, il Trono Ludovisi...

Continuo a vedere qualcosa di preraffaellita, in quei medaglioni...

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The J. Pierpont Morgan Collection, Greek & Roman Coins, Abukir Medallions, Roman Gold Bar by Wayte Raymond

The Catalogue published in 1953 by Wayte Raymond, New York with introduction by Sidney P. Noe. 159 Greek gold & silver, 8 gold Abukir medallions, 20 Aes Signatum and Aes Grave, 183 Roman gold coins, 2 Roman gold medallions, a Roman gold bar, and 24 silver and 30 bronze Roman coins & medallions are described and illustrated. 59 pages, 38 of those full plates of photos (with a few half-plates), card covers. Fine condition. Scarce and important (Abukir Medallions!).

post-116-1243966070_thumb.jpg

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Mi sono permesso di postare direttamente il testo di poche pagine nella discussione visto che il link riportato da okt non funziona , inoltre e' piu' comodo e veloce leggere l' articolo qui senza doversi scaricare l' intero file in formato pdf della RIN in particolare per chi non ha connessioni veloci :)

Il volume della RIN e' reperibile pure qui in formato testo decisamente meno pesante

http://www.archive.org/stream/rivistaitali...ciuoft_djvu.txt

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Supporter

Continuazione

“I legami con la Macedonia evidenziati dal medaglione a Cambridge lasciano comunque senza risposta come abbiano tre pezzi raggiunto Tarsus e 20 “turned up” vicino Alessandria. Tarsus aveva i suoi propri giochi, Alessandria molte festivitá ed entrambe furono visitate da tutti i guerrieri Severiani nelle loro avventure d’Oriente. La provenienza di Tarsus suggerisce premi imperiali ma il gruppo di Aboukir deve essere stato collezionato in una data successiva forse frutto di un amante della numismatica in oro. É di uno dei medaglioni di Aboukir, della collezione Walters a Baltimora, di cui mi occuperó adesso per quattro ragioni. I suoi dettagli stilistici confermano quanto J.M.C. Toynbee and H.A. Cahn, piú recentemente, hanno affermato riguardo l’autenticitá dei medaglioni di Aboukir come documenti della piú raffinata arte numismatica imperiale Romana e Greca. Vi sono dettagli iconografici che non sono stati notati o enfatizzati in molte precedenti pubblicazioni. Dritto e rovescio sembrano confermare la tesi qui sostenuta che i medaglioni di Aboukir furono per primi coniati sotto Severo Alessandro (regnó da 222 al 235), come strumenti della tarda propaganda della dinastia Severiana riferita nelle fonti (testimoniata dal frammento dell’Historia Augusta precedentemente riferita, ndr). E finalmente, riguardo al dove i conii siano stati prodotti, c’era solo e solamente una zecca a nord dell’Egeo che produceva grosse monete e quindi possedeva la capacitá di coniare queste emissioni, Perinthus in Tracia."

To be continued ........

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Aggiungo solo che i medaglioni di proprieta', a suo tempo di John Pierpont Morgan, furono successivamente acquistati da Gulbenkian, uomo d'affari armeno, che lascio' la sua pregevolissima collezione di monete greche (selezionata e contenuta come numero di pezzi, ma una delle piu' importanti al mondo se riferita alla qualita' e conservazione delle monete che la compongono) alla fondazione intitolata a suo nome che si trova a Lisbona, in Portogallo ove i Niketeria sono tuttora esposti.

Vado a memoria ma mi sembra di ricordare una dozzina o quindicina di pezzi al massimo di vari pesi e diametri , tutti caratterizzati da un rilievo assai marcato.

La qualita' della loro fattura e' sorprendente, e hanno molto poco sia delle monete che dei medaglioni romani dell'epoca. Sono molto piu' corposi e massicci e molti di loro hanno questi bordi assai ampi, del tutto anomali per le monete (che possono vagamente ricordare alcuni dei tertradrammi di nuovo stile ateniesi). Mi pare di ricordare che la maggior parte sia anepigrafe.

Degli oggetti assolutamente inconsueti nel panorama numismatico antico che se si provasse essere falsi occorrerebbe almeno riconoscere l'eccezionalita' della fattura.

Aggiungo inoltre che Gulbenkian, non che questo possa certo essere prova di autenticita', aveva un occhio infallibile per giudicare il contenuto artistico e la bonta' degli oggetti che sceglieva per la sua collezione.

numa numa

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Supporter

Ciao Numa numa,

come avevo scritto prima ............ :)

Come predetto aggiungo un pó di informazioni

I medaglioni presentati (della collezione Gulbenkian), fanno parte della celeberrima serie dei "Niketeria", vero rebus numismatico, forse non ancora del tutto sciolto.

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Ciao Numa numa,

come avevo scritto prima ............ :)

Come predetto aggiungo un pó di informazioni

I medaglioni presentati (della collezione Gulbenkian), fanno parte della celeberrima serie dei "Niketeria", vero rebus numismatico, forse non ancora del tutto sciolto.

Si certo, ma forse qualche commento piu' articolato non fa male..

Inoltre forse non tutti i forumisti conoscono la Gulbenkian per la sua posizione lontana dalle grandi capitali normalmente visitate.

numa numa

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Supporter

Vero, hai ragione.

su questa magnifica Fondazione andrebbero spese molte parole di elogio e non solo per il campo numismatico (é in realtá il vero Ministero della Cultura portoghese finanziando dalla ricerca scientifica in campo medico a quella in ambito culturale la maggior parte dei programmi)

Peró la sua collezione numismatica é veramente un esempio eccezionale e fu considerata da Hirsch giá negli anni 50 come la migliore privata per qualitá dei pezzi posseduti.

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La sorpresa piu' grande e' stata scoprire che quella numismatica era solo una "minima" (anche se molto importante) parte delle collezioni messe insoeme da Gulbenkian, il quale, ripeto, era straordinariamente abile nello scegliere opere d'arte, come lo era negli affari (era un mediatore di petrolio e grazie alle sue mediazioni fu possibile la nascita di una societa' "piccolina" quale la Shell..).

numa numa

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post-3051-1244092280_thumb.jpg

Ma come mai, in questo busto di Caracalla, lo scudo è riprodotto solo in parte e e termina con un bordo inferiore curvo, come se l'immagine fosse presa da un altro conio, più piccolo?

Devo dire che tutte queste immagini (con tutto il rispetto per l'abilità commerciale del Sig. Gulbenkian) mi appaiono leziose, appesantite da un manierismo che a una prima lettura potrebbe apparirmi ellenistico, ma, guardando meglio, mi sembra proprio neoclassico.

La mia opinione è personale e si discosta da quella di grandi studiosi che pure ammiro, come Svoronos, tuttavia rivendico il mio diritto di esprimere una mia opinione, di non iurare in verba magistri...

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post-3051-1244092280_thumb.jpg

Ma come mai, in questo busto di Caracalla, lo scudo è riprodotto solo in parte e e termina con un bordo inferiore curvo, come se l'immagine fosse presa da un altro conio, più piccolo?

Devo dire che tutte queste immagini (con tutto il rispetto per l'abilità commerciale del Sig. Gulbenkian) mi appaiono leziose, appesantite da un manierismo che a una prima lettura potrebbe apparirmi ellenistico, ma, guardando meglio, mi sembra proprio neoclassico.

La mia opinione è personale e si discosta da quella di grandi studiosi che pure ammiro, come Svoronos, tuttavia rivendico il mio diritto di esprimere una mia opinione, di non iurare in verba magistri...

Infatti piu' che medaglie sembrerebbero essere placchette.

Il bordo molto particolare, lo spazio vuoto, innaturale per una moneta o medaglia, nella composizione, l'anepigrafia del diritto, sono tutti elementi di discontinuita' rispetto ad emissioni monetali o di medaglie.

Ma non capisco la tua critica Okt. Esprimi dei dubbi sulla loro autenticita' o non ti piacciono da un punto di vista di stile.

Nel secondo caso non vi e' dubbio che il loro stile grondi di manierismo, idealizzazione, una sorta di neo-classicismo spinto agli estremi. A chi piace lo stile naturale, severo, della fase arcaica o anche classica chiaramente sara' lontano dai canoni espressi da questi pezzi. Ma, soprattutto tanto piu' se fossero autentici, come si fa a non restare soggiogati dal loro fascino, con quei ritratti frontali, cosi' rari nella produzione monetale antica ?

numa numa

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Non direi rari i ritratti frontali greci. Il ritratto frontale nei coni greci, a partire dalle meravigliose coniazioni siciliane, ebbe un grande successo. Ne abbiamo parecchi in Magna Grecia (Metaponto, Crotone, Eraclea...), nella grecia continentale (Larissa, Tebe, la Lega degli Arcadi...) e in asia minore (Focea, Rodi, Mausolo e soci...) e persino in africa (Cirene).

Per quanto riguarda un giudizio estetico, anch'io come Okt ho l'impressione che nei medaglioni conti più l'immagine del contenuto. Spettacolari, ma senza anima...

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Non direi rari i ritratti frontali greci. Il ritratto frontale nei coni greci, a partire dalle meravigliose coniazioni siciliane, ebbe un grande successo. Ne abbiamo parecchi in Magna Grecia (Metaponto, Crotone, Eraclea...), nella grecia continentale (Larissa, Tebe, la Lega degli Arcadi...) e in asia minore (Focea, Rodi, Mausolo e soci...) e persino in africa (Cirene).

Per quanto riguarda un giudizio estetico, anch'io come Okt ho l'impressione che nei medaglioni conti più l'immagine del contenuto. Spettacolari, ma senza anima...

D'accordo senz'altro, ma non e' che si contino a centinaia i tipi, e di gran lunga inferiori al numero dei coni con ritratti di profilo..

Il conio frontale dava dei grossi problemi di tenuta e in un bellissimo e famosissimo tetra di Siracusa (con l'Atena frontale) il conio si ruppe, proprio per la delicatezza dell'incisione, e dovette essere sostituito.

Della bellezza senz'anima dello stile neo-classico si puo' discutere ad aternum.

E'uno stile diverso con contenuti plastici ed artistici completamente diversi.

Se paragonate una tetra di Atene del VI secolo con una del nuovo stile, ci troviamo di fronte a due interpretazioni del medesimo soggetto completamente diverse.

Se paragoniamo i ritratti delle monete ellenistiche con quelli delle monete del VI-V secolo abbiamo due espressioni artistiche totalmente diverse. Se il paragone si impone all'interno di un settore omogeneo ben piu' difficile e' comparare stili di epoche ed eta' diverse. Probabilmente il miglior atteggiamento e' quello di considerare ogni stile come una classe a se' stante.

Anche se naturalmente e' assolutamente lecito e naturale che ognuno abbia le proprie simpatie.. :D

numa numa

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Ma non capisco la tua critica Okt. Esprimi dei dubbi sulla loro autenticita' o non ti piacciono da un punto di vista di stile.

Nel secondo caso non vi e' dubbio che il loro stile grondi di manierismo, idealizzazione, una sorta di neo-classicismo spinto agli estremi. A chi piace lo stile naturale, severo, della fase arcaica o anche classica chiaramente sara' lontano dai canoni espressi da questi pezzi. Ma, soprattutto tanto piu' se fossero autentici, come si fa a non restare soggiogati dal loro fascino, con quei ritratti frontali, cosi' rari nella produzione monetale antica ?

numa numa

Non credo siano autentici, penso a dei falsi astutamente posti sul mercato assieme a degli aurei autentici, in un periodo (a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento) in cui il veloce arricchimento di alcuni portò a un incremento del collezionismo a fini di investimento o di status symbol da parte degli arricchiti e, di conseguenza, a una grande produzione di falsi.

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Per quel che riguarda gli stili differenti per epoche differenti Numa Numa mi trova perfettamente d'accordo. Ogni epoca esprime una propria visione del mondo e guai se così non fosse (trovo un po' statico l'antico Egitto, ma comunque affascinante). E sono perfettamente d'accordo sui gusti personali e guai se così non fosse (personalmente amo gli inizi e quindi l'arcaismo nell'arte greca, il paleocristiano in quella romana e il medioevo in genere.

Mi consenta Numa Numa di insistere sulla relativa frequenza di ritratti frontali nella monetazione greca. In certe zone è molto più raro il ritratto di profilo, ad esempio Larissa, i satrapi dell'asia minore, Rodi... Quest'ultima batte per decenni il suo sole frontale e i problemi tecnici non li ha presi in considerazione. Tra le mie monete preferite ci sono due frontali: il tetradramma frontale di Cimone (che ha due coni di cui uno è un vero capolavoro) e quello di Clazomene con il cigno sul retro.

Sull'autenticità dei medaglioni sono d'accordo con chi ha scritto che Gulbenkian, grandissimo conoscitore di arte e di monete, non avrebbe messo in collezione delle patacche...

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Supporter

Sulla loro originalitá ormai non vi é alcun dubbio, solo quanti restano legati agli articoli coevi alla scoperta del tesoro e ignorano le successive scoperte possono ancora avere dei dubbi, ma bensí si discute solo sulla loro attribuzione di cui l'articolo di cui ho pubblicato in riassunto pare dare una risposta convincente.

Detto questo inserisco la continuazione dell'articolo (per chi fosse interessato posso mandargli delle copie integrali, un pó pesanti, in PDF, basta chiedere)

Continuazione dei post precedenti

.....In particolare una famosa serie di medaglioni bronzei, coniati da questa zecca, con al dritto il busto di Severo Alessandro e Zeus circondato dallo zodiaco al rovescio, posseggono forti analogie con i medaglioni di Aboukir e in particolare con quello di Alessandro Trionfatore, probabile creazione del miglior maestro incisore di questa zecca del sud della Tracia sul Propontis.

..... Il dritto del medaglione Trionfatore occorre nelle varianti al rovescio con Writing Victoria, che sottomette i barbari dell’est, e trofeo (Berlino) e una Nereide (Thetis) su Tritone (ex Morgan collection, oggi Gulbenkian e mostrata in questa discussione, ndt). In particolare quest’ultimo medaglione é descritto da E.T.Newell come segue:

Busto frontale di Alessandro il Grande, con armatura, scudo e lancia. Il Re é a capo scoperto, con ciocche fluenti e leggere basette. Il capo é energicamente inclinato all’indietro e gli occhi virati al cielo. Lo scudo, del quale é visibile solo la parte superiore, é coperto da altorilievi; al suo centro un busto femminile, frontale – forse Gaea – avvolta tutt’intorno da un mantello in semi-circolo. Sopra fra sei stelle i busti di Helios e Selene vis-a-vis, e sopra questi, a formare il circolo piú esterno dello scudo, cinque dei segni dello zodiaco: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro e Leone.

Oltre a ció, la spallina destra dell’armatura di Alessandro (l’unica visibile) mostra la figura dell’Atena Promachos Macedone o Alkidemos di Pella, e la parte del pettorale fra lo scudo e la spallina mostra a Pergamene-type, un gigante a gambe piegate che si difende col braccio sinistro alzato e scagliando con la destra un masso un Zeus o Athena che si trovano fuori campo. (Il culto di Athena seguí i Macedoni dalla madrepatria attraverso l’ Asia Minore. Ella possiede una posizione speciale nel proprio tempio sulle colline di Pergamo. L’estratto dalla Gigantomachia púo solo suggerire il fregio esteriore del complesso di altari dedicati a Zeus Soter a Pergamo). E infine, sul medaglione, si intravedono le parti finali dei nastrini che legano i capelli e che scendono ai lati del collo di Alessandro.

......Segue descrizione del rovescio e comparazione con altri medaglioni in bronzo della dinastia dei Severi coniati a Perinthus e dei fatti storici collegati........

In conclusione, riassumo perché é troppo lungo da tradurre per intero, ...

La visione dei medaglioni di Tarsus e Aboukir deve essere rivista alla luce della scoperta della tomba di Vergina (antica Aigai ?) del 1977. Nell’ipotesi presentata in questo documento, essi furono creati sotto l’imperatore Alessandro Severo nel 230 come sontuosi documenti dell’infatuazione dei Severi per il mito di Alessandro (a cui cercarono di far corrispondere le origini della casata) con le origini della casa reale Siriana (Julia Domna moglie di Alessandro Severo) e proprie radici della casa imperiale (i Severi originari del Nord Africa) nel Medio Oriente Ellenico dove le conquiste macedoni godevano ancora di ampia fama. Questi grossi medaglioni d’oro e gli eventi contemporanei, inclusivamente elaborate festivals e giochi, che essi celebrarono, furono il culmine di una preoccupazione Romana di antiche origini col fine di assimilare l’ereditá dell’immagine di Alessandro, la sua famiglia, la sua corte e le sue conquiste.

..In questo senso essi sono da considerare come “luxurios dynastic statements” del legame di Alessandro Severo con i suoi predecessori della casata, notabilmente Caracalla, con le loro vittorie e per ultimo con Alessandro Magno e la sua famiglia. Se questi medaglioni furono coniati in Macedonia o comunque in Tracia lí vicino, dovunque i suoi conii siano stati prodotti, Herakleia-Perinthos sulla costa Nord-Ovest del Mar di Marmara sembra il luogo piú plausibile per la loro produzione a causa della coeva produzione di conii di dimensioni analoghe. Comunque siano esistite valide ragioni per la loro occultazione (il timore della pressione Sassanide per esempio) nella tomba di Tarsus, solo un predecessore dei moderni collezionisti di oro avrebbe potuto mettere assieme cosí tanti medaglioni, aurei, piccoli Niketeria e barre d’oro come quelli ritrovati nel tesoro di Aboukir vicino Alessandria in Egitto.......

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