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IGNORED

porta soprana


antonio bernardo

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Buon pomeriggio a tutti, per caso qualcuno mi sa dire se il castello sulle monete di genova sia in effetti porta soprana perchè sono stato a Genova un mesetto fa e ci ho trovato una certa somiglianza.

grazie

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Qualcuno pensa trattarsi di una porta e "quella specie di palmetta che figura all'interno dà in effetti l'idea di una porta a due battenti, e inoltre occorre ricordare che IANVA è il nome latino di porta."

Potrebbe essere il castello che ora non esiste più che sovrastava la città.

Ci sarebbe sa scrivere parecchio sulle varie ipotesi.

Personalemente non credo si tratti di porta soprana (o di Sant'Andrea)

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Se ricordo bene sulle monete di Genova è raffigurata la Torre degli Embriaci nel quartiere di Castello.

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buonasera, esistono varie ipotesi. Per me il castello/porta non rappresenta alcuna delle porte che si aprivano nelle mura. Il castello è a tre torri e le porte solo due. Se rappresenta una porta è in senso metaforico, un passaggio che mette in comunicazione il nord con il mare e viceversa. Anche se rappresenta un castello, non rappresenta quello che ha dato il nome all'antico quartiere di Castello, dove sorgeva in epoca romana un fortilizio. E' quasi lo stesso tipo di castello che troviamo sui denari di Parma http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-PR1/5 . La mia ipotesi è che si tratti di una iconografia medievale che potrebbe aver avuto origine dalle Crociate.

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Salve

"E' utile soffermarsi brevemente su alcune considerazioni circa l'iterpretazione del cosidetto castello, denominazione considerata non del tutto rispondente al significato di questo strano contrassegno che, usato per marcare ufficialmente l'argenteria genovese, è chiamato torretta mentre per i numismatici è considerato genericamente castello.

In realtà, a ben analizzare la raffigurazione in oggetto, si ha più l'impressione che essa voglia rappresentare una porta stilizzata a due battenti, divisi da una colonna centrale che sostiene capitello e archetti. Si tratterebbe quindi non già di un castello, ma di una porta fortificata con torri soprastanti.

Questa interpretazione tra l'altro ben si adatta alla leggenda IANVA che significa porta e nel contempo è la nuova denominazione medioevale di Genova, corrente agli inizi del secolo XII.

La versione porta si presterebbe inoltre ad interpretare la naturale funzione di Genova che, per la sua posizione geografica è veramente mezzo di transito dei commerci tra il Mediterraneo e i territori dell'entroterra europeo e assolve nel contempo la sua funzione di emporio mercantile di primaria importanza".

Le monete genovesi - storia, arte ed economia nelle monete di Genova dal 1139 al 1814

G. Pesce - G. Felloni

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Salve a tutti!

A differenza di G. Pesce, sul simbolo presente sulle monete genovesi, la Roccatagliata (A. Roccatagliata - Argenti genovesi - Carige 2002) ,scrive quanto segue:

Le verghe d'oro e di argento che provenivano dalla zecca, avevano le stesse caratteristichedi "bontà" delle monete reali o effettive e su di esse veniva posto il marchio della città, che garantiva la purezza del metallo nobile. A Genova nel XIII sec. le verghe erano punzonate con un emblma raffigurante un castello stilizzato a tre torri, di cui quella centrale più alta sarà impropriamente chiamata "torretta".

questo contrassegno derivava da quello che fin dal 1139 compariva sul recto delle prime monete in argento...., stava a indicare in maniera sintetica e simbolica l'antica "forma Civitatis Januae" già comparsa nei primissimi anni del XII sec. sul verso del sigillo plumbeo del comune come segno tangibile dell'autonomia e della sede del potere Genovese.

Il British Museum conserva uno di questi sigilli risalente al 1130 in cui la forma topografica dell' abitato urbano è molto sintetica e contratta, adirittura ridotta a simbolo, una porta civica composta da due archi con una colonna mediana sormontata da una trabeazione da cui emergono tre merli e tre torricelle, proprio come nel punzone delle argenterie.

Per questo la correlazione tra la grande porta e il nome medioevale di Genova, Janua, che compare sulle monete attorno alla rappresentazione allusiva e simbolica della città, sembra quindi in questo caso essere del tutto casuale e non si riferisce ad un emblema del tipo cosidetto "parlante" ( invece la correlazione tra il nome Janua e la raffigurazione della porta è sostenuto da G. PESCE - MONETE GENOVESI).

La tradizione invece interpreta questa immagine come quella del Castrum, cioè il castello che era stato elevato nelIX sec. sul colle di Sarzano a difesa del primitivo nucleo abitato.

Come narra infatti il Federici, il palazzo di Liutprando risalente ai tempi dei longobardi, situato in Coltelleria sopra la Ripa, aveva ancora nel XII sec. delle colonne con dei magnifici capitelli e la contrada del Molo si chiamava "Probe Palatium" da cui in lingua volgare derivò il nome di Palasseu (sito nel palazzo).

Lo stemma della Compagna di Palazzolo riproduce appunto quel colonnato romano e sopra di esso in alto le tre torri del castello cioè la prospettiva di Genova antica vista dal mare che, estremamente stilizzata e con variazioni del tutto trascurabili, costituisce anche la caratteristica più saliente ed esclusiva della monetazione genovese.

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  • 9 mesi dopo...

Riprendo questa vecchia discussione per proporvi questo articolo che mi è sembrato interessante:

…un castello, o porta turrita per alcuni studiosi, al diritto ed una croce al rovescio. Questo castello, se si presta fede alle parole di Giorgio Stella e di Giustiniani, posto nei pressi della porta castri, sull’altura che domina l’insenatura portuale del Mandraccio è identificabile con il mastio messo in luce dagli scavi inglesi effettuati negli anni settanta sulla collina di Castello e recentemente ulteriormente studiato, ne è stata rivista la datazione, ritenuta troppo alta. Sia la tecnica muraria, sia recenti dati di scavo inducono a datare la costruzione di questo nella seconda metà dell’XI secolo. Da un atto vescovile del 1116 si evince che questo era di proprietà del

vescovo, il quale lo usava nei momenti di pericolo e come residenza estiva. Da queste ultime ricerche è emerso che sul lato Ovest, osservabile nella parte destra nell’assonometria allegata,

questa costruzione presentava un doppio portale, come quello rappresentato sui conii genovesi.

Anche se le testimonianze annalistiche e materiali sembrano concordare ritengo doveroso riportarne anche altre. Una corrente di pensiero vuole che il diritto rappresenti una porta. Astengo

parlando del diritto parte dalla legenda IANVA dicendo: “Come noto, in latino significa porta e raffigura anziché il castello la relativa porta, sia pure aggraziata da uno stelo o da un fiorellino

centrale” ritiene quindi conii genovesi monete “parlanti”. Ad altre conclusioni si può giungere osservando i pressoché coevi sigilli plumbei del comune di Genova hanno un’iconografia

molto simile, ma che grazie al modulo maggiore l’incisione può essere più accurata. La descrizione di uno di questi, applicato alla convenzione stipulata fra il Comune ed il re Barisone di

Sardegna avvenuta nel 1164, è edita nel Codice Diplomatico della Repubblica di Genova.

“…un castello con tre torri, il qual castello in quei tempi era dove sono adesso la chiesa di

S. Croce, et il monastero di S. Silvestro, chiamato volgarmente delle donne di Pisa … il

castello sopradetto in processo di tempo fu demesso, et in quel luogo fu fabbricato il

palazzo archiepisopale, il quale etiando in processo di tempo fu ruinato…

Il disegno inserito nel testo è l’assonometria ricostruttiva del palacium

castri di San Silvestro eseguito da M. Giardi e tratto dal summenzionato lavoro.

.

Disegno tratto da BASCAPÈ 1961, p. 19. Il disegno è riferito ad una bolla plumbea del XIII

secolo, conservata a Montpellier, ma del tutto simile a quelle del XII secolo.

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