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Giochi con le monete


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Uno degli utilizzi "collaterali" della moneta e' quello ludico: un po' da sempre sono stati fatti dei giochi con monete, dove in genere la posta era l'oggetto del gioco stesso. Pensandoci bene, chi di noi non ha mai giocato a testa o croce? Gioco estremamente semplice e quindi molto antico, che ha avuto molti nomi a seconda delle epoche e dei luoghi, a questo proposito Bruno Migliorini, nei suoi Saggi linguistici, ci parla del carachè o garaghè:

Il notissimo gioco che consiste nel gettare in aria una moneta e vedere, quando sia caduta, quale delle due facce essa presenti, ha in Italia nomi assai diversi, come si può facilmente immaginare se si pensa alle diverse monete degli antichi antichi stati: palle e santi, testa e croce, testa e corona, marchi e madonne, aquila e croce, leone e lettere, ecc. (la forma disgiuntiva, palle o santi? ecc., è usata piuttosto quando un giocatore fa che il compagno scelga). Meriterebbe, credo, fare una piccola indagine linguistica con l'aiuto di fonti folkloristiche e magari di repertori numismatici.

Il gioco e' talmente noto che ma anche una pagina su Wikipedia in numerose lingue, curioso vedere come (e perche') viene chiamato in altre parti del mondo:

http://it.wikipedia.org/wiki/Testa_o_croce

http://en.wikipedia.org/wiki/Heads_or_Tails

Ma questo e' soltanto il piu' noto... voi ne conoscete altri?

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Riguardo al gioco del garaghe', mio padre mi ha raccontato che da ragazzo, durante l'ultimo conflitto mondiale, il gioco era molto diffuso soltanto non si lanciava una moneta alla volta ma si faceva una pila di monete da lanciare, dichiarando preventivamente arme o santi. Anzi, pare che spesso si usassero i "gobbini", cosa che faceva nascere accese discussioni...

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I giochi con le monete sono tanti.

Oltre al Testa o Croce uno assai famoso e diffuso è il Battimuro.

Su questo tema c'è un saggio sull'ultimo numero del Notiziario dell'Accademia Italiana di Studi Numismatici (n. 26, febbraio 2010). Il titolo è: Le monete nel gioco.

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Uno degli utilizzi "collaterali" della moneta e' quello ludico: un po' da sempre sono stati fatti dei giochi con monete, dove in genere la posta era l'oggetto del gioco stesso. Pensandoci bene, chi di noi non ha mai giocato a testa o croce? Gioco estremamente semplice e quindi molto antico, che ha avuto molti nomi a seconda delle epoche e dei luoghi, a questo proposito Bruno Migliorini, nei suoi Saggi linguistici, ci parla del carachè o garaghè:

Il notissimo gioco che consiste nel gettare in aria una moneta e vedere, quando sia caduta, quale delle due facce essa presenti, ha in Italia nomi assai diversi, come si può facilmente immaginare se si pensa alle diverse monete degli antichi antichi stati: palle e santi, testa e croce, testa e corona, marchi e madonne, aquila e croce, leone e lettere, ecc. (la forma disgiuntiva, palle o santi? ecc., è usata piuttosto quando un giocatore fa che il compagno scelga). Meriterebbe, credo, fare una piccola indagine linguistica con l'aiuto di fonti folkloristiche e magari di repertori numismatici.

Il gioco e' talmente noto che ma anche una pagina su Wikipedia in numerose lingue, curioso vedere come (e perche') viene chiamato in altre parti del mondo:

http://it.wikipedia.org/wiki/Testa_o_croce

http://en.wikipedia.org/wiki/Heads_or_Tails

Ma questo e' soltanto il piu' noto... voi ne conoscete altri?

per completezza, nell'area francofona il gioco vien detto "pile ou face"

http://fr.wikipedia.org/wiki/Pile_ou_face

Saluti

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Su questo tema c'è un saggio sull'ultimo numero del Notiziario dell'Accademia Italiana di Studi Numismatici (n. 26, febbraio 2010). Il titolo è: Le monete nel gioco.

Grazie mille per la segnalazione, vedro' -anche se e' difficile- di procurarmi l'articolo.

Battimuro e' in effetti un classico e antico gioco, riprendendo la descrizione fatta da Giampaolo Dossena nella sua Enciclopedia dei giochi:

Gioco di destrezza che consiste nel gettare una moneta contro un muro, in modo che vi batta contro e rimbalzi. Chi riesce a far sì che, rimbalzando, la sua moneta si allontani il meno possibile dal muro, vince e intasca le monete degli avversari.

In effetti i giochi conosciuti sono numerosi, oggi tendono ad essere dimenticati ma fortunatamente ci sono diversi modi per ricordarli ed uno di questi e' la letteratura.

Sul Diario sentimentale di Vasco Pratolini e' infatti possibile trovare questo interessante contributo

... I denari dovranno cambiarsi in spezzati da venti (chifelli) e cinquanta (mezza sverza) centesimi. (Cinque lire formano un cecolino.) Fissata la posta i giocatori, che generalmente non superano il numero di sei, iniziano il gioco che dovrà avvenire su un fondo sterrato; i singoli gettano a terra la propria moneta che a turno uno della compagnia s'incarica di rizzare raschiando il terreno fintanto che il terriccio non non faccia da basamento. Le monete vengono disposte a campana, a triangolo e assumono le sembianze di uno stormo d'aeroplani in navigazione. Ciascun giocatore è fornito di diecioni, i due soldi d'anteguerra, molti dei quali del tempo del Re Umberto, affilati dall'uso o, in seguito a magistrali arrotature sulla pietra, lustri e levigati. Colui a cui è toccato in sorte di giocare per primo stabilisce il suo punto a una certa distanza dalla campana, la cui prima moneta a capo della figura come il comandante dello stormo, fornisce la mira. Si susseguono quindi i tiri a partire dal giocatore che ha il punto più distante dalla campana: il diecione dovrà arrivare sulla campana, le monete abbattute sono guadagnate. Colui che rimane "sotto a tutti", che si trova cioè col diecione più vicino alla campana, non tira, resta ai carielli, o al giro, le monete che alla fine del gioco sono eventualmente incolumi rappresentano il suo guadagno.

Non di rado si ottiene la sbraciata, che consiste nell'abbattere con un tiro l'intera campana. Il tiro si esegue, secondo il fissato di volta, in tre diverse maniere, ben determinate col nome di pieppo, sotto e roncio. Il pieppo è il tiro normale, la mira comune verso la campana; il sotto si tira piegando il ginocchio sinistro e passando la mano dietro il polpaccio destro e aggiustando il tiro dall'altezza della caviglia.

Per lanciare il diecione esistono due maniere: l'italiana e la francesina: l'italiana consiste nel sistemare il diecione fra il dito pollice e il dito indice riuniti attorno alla circonferenza della moneta, la quale viene ulteriormente sorretta dal dito medio; la francesina si ha con lo stendere il pollice e l'indice in modo da stringere la moneta nella cavità che ne consegue e sorreggendola con la prima falange del medio lungo il suo raggio, onde determinare l'equilibrio per la mira.

Questi i ritti. Il quadrato è meno complesso.

Si sceglie un muro, o un sasso, un punto di riferimento qualsiasi, verso il quale ciascun giocatore lancia la sua posta di gioco, dopo di avere in precedenza disegnato per terra un comune quadrato a una data distanza dal puntodi riferimento. Colui che è primo al muro lancerà dall'altezza del muro stesso la pila delle monete cercando d'indirizzarle nel quadrato. Ottenuto un successo di battuta il giocatore ha diritto di continuare nel tentativo di collocare dentro il quadro le monete rotolate all'esterno, e così a turno fintanto che la totalità delle monete non abbia raggiunto l'interno del quadro. Il colpo verrà portato col dito disposto orizzontalmente e dovrà essere un colpo secco, senza strascicature.

Attorno a questi giochi principi altri innumerevoli ne esistono, che per adesso non interessano la nostra storia. Così battimuro, così la palmata, così l'inzucche, così il testa e croce (o palle e santi) che non vi saranno completamente sconosciuti.

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Mia nonna, proprio qualche giorno fa, mi ha raccontato di alcuni semplici giochi con le monete di quando era piccola.

I pezzi più utilizzati negli anni '40 erano i centesimi grandi in Rame di Umberto I.

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Mia nonna, proprio qualche giorno fa, mi ha raccontato di alcuni semplici giochi con le monete di quando era piccola.

I pezzi più utilizzati negli anni '40 erano i centesimi grandi in Rame di Umberto I.

Ricordi che giochi erano e se avevano un nome?

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Mia nonna, proprio qualche giorno fa, mi ha raccontato di alcuni semplici giochi con le monete di quando era piccola.

I pezzi più utilizzati negli anni '40 erano i centesimi grandi in Rame di Umberto I.

Ricordi che giochi erano e se avevano un nome?

Al momento no, ma mi parlò di un gioco nel quale le monete venivano poste sopra ad un oggetto e si dovevano far cadere lanciandone altre.

In base a come cadevano, colui che lanciava poteva vincerne.

Mia nonna è originaria dalle parti di Bologna, probabile che il gioco avesse un nome nel dialetto locale.

Potrei magari chiederle al riguardo altre informazioni!

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un gioco che facevo da piccolo era questo:

tenevo ferma una moneta con un dito posandolo al centro della stessa.

un'altra moneta era messa affianco a quella ferma, appoggiata.

prendevo una terza moneta e la lanciavo, strisciandola sul tavolo, contro quella fermata col dito, cercando il più possibile che le tre monete fossero su un'ideale linea retta.

quando la moneta lanciata toccava la moneta fermata dal dito, la moneta lanciata si fermava mentre la moneta dall'altra parte appoggiata partiva come per magia.

In realtà, l'ho scoperto dopo, stavo sperimentando la proprietà fisica della trasmissione del moto!

scusate se la descrizione non è chiarissima...magari la rispiego :P

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Su questo tema c'è un saggio sull'ultimo numero del Notiziario dell'Accademia Italiana di Studi Numismatici (n. 26, febbraio 2010). Il titolo è: Le monete nel gioco.

Grazie mille per la segnalazione, vedro' -anche se e' difficile- di procurarmi l'articolo.

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.. purtroppo non sei abilitata alla ricezione, avendo postato pochi messaggi (se non ricordo male il minimo e' 5)...

MIII...... ma si possono fare anche con i denari di Traiano ??

:D :o :rolleyes: :blink:

lele

Certamente, solo con regole diverse: ad esempio, a battimuro vince chi riesce a mantenere intere le monete :P

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Io da piccolo giocavo a "calcio" con mio fratello.

L'indice e l'anulare formavano i piedi del calciatore e col dito medio lanciavamo la moneta ( con la tecnica giusta aveva una forza incredibile :D ) :rolleyes:

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In Romagna una ventina di anni fa giocavamo a "zacagn" , che si faceva a squadre di tre contro tre. Si metteva oguno cento lire su di una pietra dritta ,si doveva colpirla per fare cadere i soldi,poi gli altri tiravano le loro mezze pietre.Ognuno cercava di coprire i soldi a terra oppure avvicinarsi il piu possibile, a volte erano raggruppati, a volte tutti sparsi.Poi si dividevano fra le squadre e ricominciava una nuova puntata.

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.. purtroppo non sei abilitata alla ricezione, avendo postato pochi messaggi (se non ricordo male il minimo e' 5)...

[

Non lo sapevo :(

Va bè... con questo sono a tre...

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Ho parlato meglio con mia nonna: il gioco che lei faceva con le amiche negli anni '40 consisteva nel mettere alcune monete sopra ad un mattone messo di lato (con il lato quindi più "sottile" a fare da base) e nel lanciare contro di esso una piccola pietra.

In seguito a questa azione, le monete che finivano sotto e/o sopra il mattone diventavano di chi aveva lanciato la piccola pietra.

Il gioco non aveva un nome preciso ma qualcuno della zona lo chiamava nel dialetto locale Tavella o Tavela.

Come ho già detto, erano spesso utilizzati allo scopo i centesimi grandi in rame di Umberto I, in quanto in quegli anni erano già fuori corso.

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Ho parlato meglio con mia nonna: il gioco che lei faceva con le amiche negli anni '40 consisteva nel mettere alcune monete sopra ad un mattone messo di lato (con il lato quindi più "sottile" a fare da base) e nel lanciare contro di esso una piccola pietra.

In seguito a questa azione, le monete che finivano sotto e/o sopra il mattone diventavano di chi aveva lanciato la piccola pietra.

Il gioco non aveva un nome preciso ma qualcuno della zona lo chiamava nel dialetto locale Tavella o Tavela.

E' in pratica una variante dello zacagn, quindi.

Come ho già detto, erano spesso utilizzati allo scopo i centesimi grandi in rame di Umberto I, in quanto in quegli anni erano già fuori corso.

Una conferma di quanto scritto da Pratolini.

Ho trovato che a Milano giocare a testa o croce si diceva anche giugà a cappellett se le monete da lanciare erano precedentemente mescolate in un cappello.

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io facevo (e faccio ancora ogni tanto) un gioco che avevo visto in una puntata di happy days da bambino:

essenzialmente si dispone una pila di monete sull'avambraccio, col braccio orizzontale, il gomito piegato e il palmo della mano rivolto all'insù.

a questo punto devi ruotare il braccio verso il basso; lo scopo è afferrare tutte le monete al volo.

vince chi ne aveva di più.

nelle ultime prove ne prendevo una trentina :)

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