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Le frazioni argentee in Magna Grecia


Arthas

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Embe io vi ho lasciati sfogare, tra telline, ostriche e datteri...... :D è ora di parlare anche delle emissioni magnogreche che non sono sicuramente da meno rispetto alle siciliane.

Per iniziare la discussione, vi allego una tabella presa dal volume di Oscar E. Ravel: Descriptive catalogue of the collection of Tarantine coins formed by M. P. Vlasto, Londra 1947, elencante le corrispondenze delle emissioni, e quindi con un prezioso riferimento alle frazioni nello standard italico.

invito gli appassionati che ci sono, ma spesso latitanti :lol: , a farsi avanti anche solo con interventi mirati alla pura analisi estetica di questi piccoli capolavori :wub:

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L'unico commento che posso fare è un'osservazione.

Il piede ponderale utilizzato in Taranto è quello acheo, derivante da quello Corinzio.

Esso prevedeva una divisione in terzi e non in mezzi. Uno statere era diviso in tre dracme e ciascuna di esse in 6 oboli.

A Taranto invece la divisione è binaria, dove uno statere(nomos)viene diviso in due dracme e ciascuna di questa sempre in 6 oboli.

La riduzione ponderale è attribuibile all'età di Pirro, quando si passò da un nomos di 8,20 gr circa a uno di 6,60 gr.

Tuttavia, la riduzione ponderale e il calo doveva essere costante e non normalizzato, tranne nel caso appunto della guerra pirrica.

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Fatta questa premessa , iniziamo la ressegna con un diobolo molto particolare.

Fu emesso probabilmente a Taranto all'epoca di Alessandro il Molosso.

Alessandro il Molosso, re d'Epiro era lo zio materno di Alessandro Magno, giunse in Italia nel 333 a.C.per soccorrere i Tarantini contro Lucani, Bruzi e Iapigi. La sua avventura fu assai ambiziosa, quella di creare uno stato unitario in italia Meridionale, ma fallì con la sua morte, avvenuta nel 331 a.C. durante la battaglia sul fiume Acheronte presso Pandosia.

Tito Livio ci narra sua tragica fine........è già uscito dalle profondità delle acque, era giunto nel guado sicuro, quando uno sbadito lucano lo passò dell'un canto all'altro con un dardo. Onde essendo caduto, fu poi trasportato il corpo esamine dalle onde, con la medesima asta insino alle poste dei nemici, ove ei fu crudelmente lacerato, perché tagliato pel mezzo, ne andarono una parte a Cosenza, e l'altra serbarono per straziarla; la quale mentre era percossa da sassi e dardi per scherno, una donna mescolandosi con la turba, che fuori di ogni modo della umana rabbia incrudeliva, pregò che alquanto si fermassero, e piangendo disse: Che aveva il marito ed i figliuoli nelle mani dei nemici e che sperava con quel corpo del re, così straziato come gli era, poterli ricomprare............''

Il nome del re epirota lo troviamo al rovescio ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΥ ΤΟΥ ΝΕΟΠΤΟΛΕΜΟΥ e il fulmine , simbolo di Zeus Dodoneo

Al dritto uno splendido ritratto frontale di Helios lievemente inclinato verso sinistra,con una corona di raggi.

Gli studiosi non sono concordi nell'identificazione del nominale.

Per il Babelon si tratterebbe di oboli corciresi (1/10 di statere) , ipotesi suffragata dagli stateri che seguono certamente questo standard.

Vlasto invece ha identificato queste monete come dioboli di standard italico- tarantino, anche se in effetti sono un pò più leggeri rispetto alla norma.Anche Halloway attribuisce queste frazioni ad una zecca epirota , nei pressi di Corcyra ma con argomentazioni non esaustive.

Vi allego una bella foto tratta da acsearch.info

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Edited by Arthas
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  • 4 weeks later...

Il diritto di tale moneta(testa di Helios) venne imitato in numerose zecche italiche-magnogreche, fra cui Rubi e Canosa.

Su quest'ultima città, proprio su tale monetina, vi è un'accesa disputa cronologica.

Una teoria, basandosi sull'analisi tipologica e stilistica, attribuisce la derivazione diretta da Taranto al periodo di Alessandro il Molosso e per questo viene datata all'ultimo quarto del IV secolo a.C..

L'altra teoria si base sull'analisi ponderale, reputando che la monetina appartenga al periodo del piede ponderale "tarantino ridotto" e quindi le colloca al secondo quarto del III secolo a.C..

Vincenzo.

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  • 3 weeks later...

L'altra teoria si base sull'analisi ponderale, reputando che la monetina appartenga al periodo del piede ponderale "tarantino ridotto" e quindi le colloca al secondo quarto del III secolo a.C..

Personalmente concordo con la seconda , non solo per lo standard ponderale ma anche stilisticamente mi sembra più affine alle emissioni del primo quarto del III secolo a.C. come Rubi (Rutter 813) e Metapontum (Rutter 1689), propongo un confronto

(le immagini dell'hemiobolo sono prese da una discussione precedente e furono inserite da Legionario.

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Edited by Arthas
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L'altra teoria si base sull'analisi ponderale, reputando che la monetina appartenga al periodo del piede ponderale "tarantino ridotto" e quindi le colloca al secondo quarto del III secolo a.C..

Personalmente concordo con laseconda , non solo per lo standard ponderale ma anche stilisticamente mi sembra più affine alle emissioni del primo quarto del III secolo a.C. come Rubi (Rutter 813) e Metapontum (Rutter 1689), propongo un confronto

(le immagini dell'hemiobolo sono prese da una discussione precedente e furono inserite da Legionario.

Anch'io concordo con la seconda ipotesi, ma solo per la ragione ponderale. L'analisi comparativa in questo caso, soprattutto con l'esemplare di Rubi, è fuorviante, in quanto la datazione di quest'ultimo esemplare, presenta le stesse problematiche dell'esemplare di Canosa.

Cioè anche la datazione dell'esemplare di Rubi si basa su due teorie cronologiche; la prima basata sulla fine del IV secolo, la seconda sul III secolo a.C. e quindi ci ritroveremmo nel tipico esempio del gatto che si morde la coda.

Per datare l'esemplare di Rubi ci si rifarebbe all'esemplare di Canosa...

Ciao, Vincenzo.

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Inoltre non scordiamoci del rovescio, che presenta la tipologia simile alle frazioni tarantine con 2 crescenti e 2 globetti (tipo Vlasto 1758) i quali sono datati al 302-228 a.C. a sostegno della datazione ai primi del III secolo a.C.

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  • 3 years later...

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