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Al fine di superare la mancanza di oro nella monetazione, Federico II fece circolare pezzetti di cuoio con il proprio timbro, dando loro un valore corrispondente agli aurei già coniati dalla sua zecca: una vera e propria anticipazione della nostra carta moneta. La miniatura mostra alcuni militi imperiali intenti a riscuotere la paga in monete di cuoio ( codice Chigi, Biblioteca Apostolica Vaticana )

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Al fine di superare la mancanza di oro nella monetazione, Federico II fece circolare pezzetti di cuoio con il proprio timbro, dando loro un valore corrispondente agli aurei già coniati dalla sua zecca: una vera e propria anticipazione della nostra carta moneta. La miniatura mostra alcuni militi imperiali intenti a riscuotere la paga in monete di cuoio ( codice Chigi, Biblioteca Apostolica Vaticana )

Si tratta in effetti di moneta di necessità per cronica mancanza di metallo al momento . Ma non sapevo che potesse sostituire anche un nominale in oro . Molto interessante . Da dove hai preso i riferimenti ? Mi piacerebbe approfondire il discorso specialmente su Federico II ;)


Inviato

ciao

indagando sul pontefice innocenzo III

se recupero il link poi lo posto

a presto

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Grazie scacchi

come al solito , però , la maggior parte degli Autori danno notizie senza approfondire ciò che espongono :(

A presto ;)


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come al solito [...] la maggior parte degli Autori danno notizie senza approfondire ciò che espongono :(

Ma c'è sempre quella grande studiosa della professoressa Travaini...

Nel suo volume Monete e storia nell'Italia medievale, (Roma, IPZS, 2007) la Travaini riporta (pagine 145-146) un passo di cronaca che racconta proprio questo episodio. E, ovviamente, cita la fonte: Giovanni Villani, Nuova Cronica, libro VII.XXXI

Riporto qui il passo in questione:

Come Federigo imperadore assediò e prese la città di Faenza.

Nella detta vacazione, cioè gli anni di Cristo MCCXL, Federigo imperadore tribolando e perseguendo tutte le terre e città e signori che si teneano a la fedeltà e obbedienza di santa Chiesa, sì entrò nella contea di Romagna, la quale si dicea ch'era di ragione di santa Chiesa, e quella ribellò e tolse per forza, salvo che si tenne la città di Faenza, a la quale stette con sua oste all'asedio VII mesi, e poi l'ebbe a patti; e nel detto asedio ebbe gran difalta e di vittuaglia e di moneta, e poco vi fosse più dimorato all'assedio, era stancato. Ma lo 'mperadore per suo senno, fallitagli la moneta, e impegnati i suoi gioielli e vasellamenti, e più moneta non potea rimedire, sì ordinò di dare a' suoi cavalieri e a chi servia l'oste una stampa in cuoio di sua figura, stimandola in luogo di moneta, sì come la valuta d'uno agostaro d'oro; e quelle stampe promise di fare buone per la detta valuta a chiunque poi l'arecasse al suo tesoriere, e fece bandire che ogni maniera di gente per tutte le vittuaglie le prendesse sì come moneta d'oro, e così fu fatto, e in questo modo civanzò la sua oste. E poi avuta la città di Faenza, a chiunque avea delle dette stampe gli cambiò ad agostari d'oro, i quali valea l'uno la valuta di fiorini uno e quarto; e dall'uno lato dell'agostaro improntato era il viso dello 'mperadore a modo di Cesari antichi, e da l'altro una aguglia, e era grosso, e di carati XX di fine paragone, e questa molto ebbe grande corso al suo tempo e poi assai nella detta oste. Furono i Fiorentini, Guelfi e Ghibellini, in servigio dello imperadore.


Inviato (modificato)

come al solito [...] la maggior parte degli Autori danno notizie senza approfondire ciò che espongono :(

Ma c'è sempre quella grande studiosa della professoressa Travaini...

Nel suo volume Monete e storia nell'Italia medievale, (Roma, IPZS, 2007) la Travaini riporta (pagine 145-146) un passo di cronaca che racconta proprio questo episodio. E, ovviamente, cita la fonte: Giovanni Villani, Nuova Cronica, libro VII.XXXI

Riporto qui il passo in questione:

Come Federigo imperadore assediò e prese la città di Faenza.

Nella detta vacazione, cioè gli anni di Cristo MCCXL, Federigo imperadore tribolando e perseguendo tutte le terre e città e signori che si teneano a la fedeltà e obbedienza di santa Chiesa, sì entrò nella contea di Romagna, la quale si dicea ch'era di ragione di santa Chiesa, e quella ribellò e tolse per forza, salvo che si tenne la città di Faenza, a la quale stette con sua oste all'asedio VII mesi, e poi l'ebbe a patti; e nel detto asedio ebbe gran difalta e di vittuaglia e di moneta, e poco vi fosse più dimorato all'assedio, era stancato. Ma lo 'mperadore per suo senno, fallitagli la moneta, e impegnati i suoi gioielli e vasellamenti, e più moneta non potea rimedire, sì ordinò di dare a' suoi cavalieri e a chi servia l'oste una stampa in cuoio di sua figura, stimandola in luogo di moneta, sì come la valuta d'uno agostaro d'oro; e quelle stampe promise di fare buone per la detta valuta a chiunque poi l'arecasse al suo tesoriere, e fece bandire che ogni maniera di gente per tutte le vittuaglie le prendesse sì come moneta d'oro, e così fu fatto, e in questo modo civanzò la sua oste. E poi avuta la città di Faenza, a chiunque avea delle dette stampe gli cambiò ad agostari d'oro, i quali valea l'uno la valuta di fiorini uno e quarto; e dall'uno lato dell'agostaro improntato era il viso dello 'mperadore a modo di Cesari antichi, e da l'altro una aguglia, e era grosso, e di carati XX di fine paragone, e questa molto ebbe grande corso al suo tempo e poi assai nella detta oste. Furono i Fiorentini, Guelfi e Ghibellini, in servigio dello imperadore.

Tanto di cappello alla Dott.ssa Travaini che ritengo la migliore medievista al momento :) All'anima di moneta di necessità : qui siamo di fronte ad un fenomeno di moneta fiduciaria che rasenta i limiti del paradosso !! Grazie tornese ;)

Ciao

Modificato da adolfos

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interessante... chissà se si son conservati reperti! sarebbe bello vederli

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[Ma c'è sempre quella grande studiosa della professoressa Travaini...

CONCORDO

persona preparatissima e di una gentilezza e disponibilita estrema

da ringraziare

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Per chi volesse saperne di più sulle monete in cuoio, segnalo:

De Luca, F., Monete di cuoio, in «Il Gazzettino Numismatico», 1973, n. 6, p. 97.

Gioppi Di Türckheim, L., Un capitolo della storia delle monete. Monete di cuoio, di piombo, ferro, ecc. in «Italia numismatica», 1950, n. 6, pp. 44-45; n. 10, pp. 69-71.

Traina, M., Monete di cuoio, in «Soldi», 10. 1969, pp. 13-17.


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