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Alfonso il Magnanimo e l'impresa del libro aperto


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Mi sono di recente imbattuto in uno splendido olio su tela raffigurante Alfonso il Magnanimo, primo re di Napoli di questo casato. Il ritratto fu eseguito dal pittore spagnolo Juan de Juanes (1523-1579) all'epoca di Filippo II, oltre un secolo dopo la morte del sovrano aragonese, ed è oggi conservato presso il Museo di Saragozza. Oltre a quel fantastico paesaggio da sogno, vagamente fiammingo, con antiche rovine e persino una piramide, a colpirmi è la preminenza della figura di un libro aperto, ricamato più volte a filo d'oro sul drappo verde alle spalle di Alfonso, come pure sbalzato sull'elmo, dove riceve i raggi di un astro dorato:

3-3_.png

Questo elmo ha un preciso riferimento storico ad una medaglia fra le tre realizzate da Pisanello con il ritratto di Alfonso, quando il sommo Artista giunse nel dicembre 1448 a Napoli presso la corte aragonese, dopo aver a lungo soggiornato presso i Gonzaga. Questa medaglia, che al rovescio reca l'aquila sulla preda tra i rapaci con il motto LIBERALITAS AVGVSTA, al diritto presenta appunto il busto corazzato di Alfonso di profilo, tra una corona e un elmo del tutto identico a quello riprodotto nel dipinto, con tanto di libro aperto irraggiato da un astro e la leggenda TRIVMPHATOR ET PACIFICVS.

Mio collegamento

Su alcuni rari esemplari, come quello in apertura della collezione medaglistica "Utriusque Siciliae" sui piatti del libro è inciso il motto: VIR SAPIENS DOMINABITVR ASTRIS, una frase di origine tolemaica più volte ripresa da astronomi e filosofi del medioevo, che sta a denotare la capacità dell'uomo saggio di sfidare con la sua ferrea volontà l'ascendente che le stelle e gli oroscopi hanno sulle passioni umane.

Sarei grato a chiunque volesse approfondire il significato e l'origine di questa impresa con il libro aperto ed il motto tolemaico. Ogni riferimento bibliografico è benvenuto!

Modificato da JunoMoneta
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Mi sono di recente imbattuto in uno splendido olio su tela raffigurante Alfonso il Magnanimo, primo re di Napoli di questo casato. Il ritratto fu eseguito dal pittore spagnolo Juan de Juanes (1523-1579) all'epoca di Filippo II, oltre un secolo dopo la morte del sovrano aragonese, ed è oggi conservato presso il Museo di Saragozza. Oltre a quel fantastico paesaggio da sogno, vagamente fiammingo, con antiche rovine e persino una piramide, a colpirmi è la preminenza della figura di un libro aperto, ricamato più volte a filo d'oro sul drappo verde alle spalle di Alfonso, come pure sbalzato sull'elmo, dove riceve i raggi di un astro dorato:

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Questo elmo ha un preciso riferimento storico ad una medaglia fra le tre realizzate da Pisanello con il ritratto di Alfonso, quando il sommo Artista giunse nel dicembre 1448 a Napoli presso la corte aragonese, dopo aver a lungo soggiornato presso i Gonzaga. Questa medaglia, che al rovescio reca l'aquila sulla preda tra i rapaci con il motto LIBERALITAS AVGVSTA, al diritto presenta appunto il busto corazzato di Alfonso di profilo, tra una corona e un elmo del tutto identico a quello riprodotto nel dipinto, con tanto di libro aperto irraggiato da un astro e la leggenda TRIVMPHATOR ET PACIFICVS.

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Su alcuni rari esemplari, come quello in apertura della collezione medaglistica "Utriusque Siciliae" sui piatti del libro è inciso il motto: VIR SAPIENS DOMINABITVR ASTRIS, una frase di origine tolemaica più volte ripresa da astronomi e filosofi del medioevo, che sta a denotare la capacità dell'uomo saggio di sfidare con la sua ferrea volontà l'ascendente che le stelle e gli oroscopi hanno sulle passioni umane.

Sarei grato a chiunque volesse approfondire il significato e l'origine di questa impresa con il libro aperto ed il motto tolemaico. Ogni riferimento bibliografico è benvenuto!

Caro Giuseppe, il tuo è un ottimo quesito, si tratta di un simbolo presente su una rara variante della medaglia (fusa) di Alfonso d'Aragona del diametro di 105 mm ed attribuita al Pisanello. A tal proposito ti consiglio di consultare l'opera di Hill (Italian Medals of Renaissance) e Alfred Armand (Les medailleurs italiens des quinzieme et seizieme siecles). Se non erro, la stupenda immagine del dipinto da postata è la stessa presentata in un articolo pubblicato qualche anno fa a firma Danilo Maucieri, spero di avere una buona mente fotografica. Grazie per i bellissimi contributi che posti in questa sezione. Francesco

Modificato da francesco77
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Grazie per i bellissimi contributi che posti in questa sezione. Francesco

Grazie a te, Francesco, le mie sono spesso solo semplici curiosità.

I libri di Hill e Pollard che hai menzionato sono nella mia lista di desiderata da tempo :ph34r:

Circa l'articolo di Mauceri, se tu o altri riuscite a ricordare il riferimento preciso, mi fareste cosa graditissima nel segnalarmi il numero e la data della rivista che lo contiene.

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Grazie per i bellissimi contributi che posti in questa sezione. Francesco

Circa l'articolo di Mauceri, se tu o altri riuscite a ricordare il riferimento preciso, mi fareste cosa graditissima nel segnalarmi il numero e la data della rivista che lo contiene............

Ma dai...... B)

non fare il modesto ora, ......... :rolleyes:

sappiamo bene che lo conosci meglio di noi, siete come due fratelli (gemelli) . ;)

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sappiamo bene che lo conosci meglio di noi, siete come due fratelli (gemelli) . ;)

:lol: Ti sembrerà incredibile, ma non ho mai avuto l'onore. Separati alla nascita? :lol:

Probabilmente, come sostiene Fedafa, il significato è autoevidente, ma visto il motto con cui è associata l'impresa sulla medaglia mi chiedevo se l'impresa fosse stata adottata in conseguenza di qualche episodio storico specifico. Sarebbe grandiosa l'idea di un saggio breve o di un articolo dedicato alle imprese aragonesi su medaglie e monete...

...a buon intenditor, poche parole. ;)

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Incuriosito dalla domanda di Junomoneta, sono andato a rileggere la biografia di Alfonso I scritta da N. M. Di Gregorio nel 1825.

In un passo si legge:

" Egli benchè alla professione delle arme, dovesse la sua celebrità, la sua gloria, il possesso di questo regno, e benchè i primi oggetti che lo circondassero fossero eserciti, battaglie sanguinose, rocche fumanti, città devastate; la prima sua vita fu tutta intenta ad apparare la carriera degli studj, e a conoscere l'Uomo, e le relazioni, ch'egli ha con l'Universo."

In questo passo, a mio avviso, si racchiude tutta la simbologia rappresentata nel quadro. L'elmo, il libro aperto e la corona poggiata su di esso, a simboleggiare che oltre alle guerre (l'elmo), la corona del regno è soprattutto frutto della sua profonda cultura (ecco il motivo per cui la corona è poggiata sul libro).

Per il motto VIR SAPIENS DOMINABITVR ASTRIS, che visto le mie scarse conoscenze del latino spero di tradurre correttamente come "un uomo saggio può governare le stelle", penso che abbinato ai simboli di cui sopra serva ad accentuare ancora di più il fatto che è il Sapere a permettere di governare e non le armi.

Chiedo venia se ho detto castronerie, ma mi sono mosso spinto dalla curiosità.

Saluti.

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  • 2 settimane dopo...

Il motto

vir sapiens dominabitvr astris

è di derivazione decisamente più antica rispetto all'adozione da parte di Alfonso.

Il motto venne attribuito nientemeno che a Tolomeo, geografo e scienziato le cui teorie astronomiche tennero banco fino all'avvento delle idee Copernicane. Dico attribuito perche in effetti non sembra esserci menzione nell'opera di Tolomeo "Sintassi Matematica" più nota, attraverso i commentatori arabi, come Almagesto (la Grande Opera). Tuttavia nella letteratura abbiamo diverse testimonianze antiche che fanno risalire la paternità del motto a Tolomeo.

Il verbo utilizzato nel motto è deponente , ovvero di forma passiva, ma con senso attivo, è quindi l'uomo saggio che domina gli astri e non che viene da essi dominato (come si legge in alcune traduzioni).

Che tale frase avesse molta fortuna, soprattutto in periodo rinascimentale è testimoniato anche dal fatto che Galeazzo Maria Sforza (1476-1486) , fratello di Lodovico il Moro, e duca di Milano prima di lui e grande appassionato di atrologia, adottasse tale motto che l'astrologo Marsilio da Bologna, probabilmente riprendendo il Tolomeo, aveva preparato appositamente per lui.

Anni dopo il Moro avrebbe fatto incidere tale motto sulla croce della cattedrale di Coira.

E' molto interessante notare che tale motto compare nella decorazione di un grande orologio astronomico, quello della chiesa di San Nicola di Stralsund (nord della Germania) risalente addirittura al 1394! uno dei più vecchi orologi astronomici d' Europa .

La medaglia di Alfonso d'Aragona, una delle più belle fuse in suo onore, ove compare il motto nel libro aperto, risale al 1449.

La medaglia è descritta dal Friedlander (Tav. VII), Heiss (Tav. IX, e Fabriczy (Tav. V), oltre ai già citati Armand, Hill (e probabilmente anche Pollard).

Ma sorprendente è trovarne una menzione molto nell'opera del Beccadelli :

[Antonio Beccadelli, detto Il Panormita (Palermo, 1394 – Napoli, 19 gennaio 1471), è stato un poeta, storico e scrittore italiano, esponente di spicco dell'Umanesimo], riporto la citazione in latino tratta dalla sua opera sulla vita e le gesta di re Alfonso, di cui fu ascoltato consigliere:

X Ant. Beccadelli (Panormita) de dictis et factis Alphonsi Regis

(Basel, 1538), p. 40:

..librum, et eum quidem apertum, pro insigni

gestavit, quod bonanim artium cognitionem maxime rebus convenire

intelligeret, quae, videlicet, ex librorum tractatione atque evolutione

perdisceretur....

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