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TERUNCIA DI ASCULUM ? DA FIRENZE


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Sempre dall'interessante "miniera" del medagliere di Firenze, segnalo il seguente raro esemplare di una teruncia attribuita ad Asculum apula (Firenze inv. 83008), diam. 26 mm e peso 26,15 g

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La serie fusa con lo stesso rovescio è formata complessivamente da

1) Quatrunx, con 4 globetti : 15 esemplari censiti da Haeberlin, con intervallo ponderale 51,6 - 29.4 g

2) Teruncius con 3 globetti (come quello illustrato): 9 esemplari, intervallo 31.0 - 21,2 g (Haeberlin conosceva l'esemplare di Firenze, al n. 5 = 26,08 g)

3) Biunx con 2 globetti : 5 esemplari censiti, intervallo 26,1 - 17,1 g

4) Uncia con 1 globetto : 1 esemplare di 11,45 g

5) Semuncia (senza globetto) : 1 esemplare di 6,68 g (apparentemente non rintracciato).

Dal calcolo dei pesi noti, l'Haeberlin ha dedotto una media per l'uncia di 9,785 g. E' interessante osservare che l'Haeberlin dava per scontato (e chissà perché) che il sistema doveva essere decimale e quindi ha moltiplicato 9,785 x 10 per avere un asse (decimale!) di 97,85 g.

Personalmente ritengo più corretto, per ricostruire un asse teorico, moltiplicare l'uncia media semmai x 12 = 117,42 g.

Le implicazioni non sono indifferenti, a partire dalla corretta denominazione da dare ai singoli nominali. Il nominale più alto, con 4 globetti, resta compatibile con un sistema dodecimale, mancando anche nominali come il destante e il quincuncia.

Quindi i nominali di questa serie potrebbero essere in realtà: triens, quadrans, sextans, uncia, semuncia.

Se si osserva attentamente i pesi noti e privilegiando quelli più alti o comunque più vicini all'addensamento ponderale, si nota che il vero asse di riferimento doveva essere molto vicino all'asse semilibrale osco-latino di 120 scrupoli (peso standard dell'asse = 136,44 g e dell'uncia = 11,37 g).

Qui si impone una prima osservazione. Nella scheda di Firenze è riportata la seguente descrizione del rovescio: "Doppio tridente contrapposto".

Questa descrizione mi sembra piuttosto fantasiosa e non trova riscontro negli altri cataloghi che hanno esaminato questa serie: tutti hanno riportato la descrizione "Fulmine" (Blitz in tedesco su Haeberlin e Thunderbolt in inglese su Thurlow-Vecchi), ovviamente in una forma molto stilizzata.

Sinceramente non ho mai visto un vero doppio tridente, possibilmente con le punte, mentre il fulmine è ampiamente riportato su monete antiche, talvolta anche in forma alata....

Poi si deve porre anche una seconda osservazione. La stessa attribuzione dei fusi con A ad Asculum in Apulia (fatta da Haeberlin) non appare così sicura. Non si hanno riscontri di rinvenimenti e lo stesso Haeberlin annota che diversi esemplari erano presenti nella vecchia raccolta Lauria, che perà stava a Napoli e quindi non si ha certezza che questi fusi provengano effettivamente dall'Apulia o piuttosto da altra regione dell'Italia centrale. Si tratta di una questione ancora aperta e per inciso rilevo che Vincenzo La Notte nel suo volume "Monetazione della Daunia" a pagine 135 e 141-142 sostiene, con qualche fondamento, che Asculum apula (che non fu colonia romana) non emise mai moneta fusa, ma con certezza solo nominali di piede greco. Lo stesso autore rileva una certa somiglianza della A di questa serie con quella che si rileva nella serie fusa di Hatria.

Pertanto non è da escludere del tutto che la serie fusa con A possa appartenere alla zona picena e quindi riferirsi invece all'Asculum del Picenum, che fu invece colonia romana (come già ipotizzato in Thurlow-Vecchi).

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Sempre dall'interessante "miniera" del medagliere di Firenze, segnalo il seguente raro esemplare di una teruncia attribuita ad Asculum apula (Firenze inv. 83008), diam. 26 mm e peso 26,15 g

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La serie fusa con lo stesso rovescio è formata complessivamente da

1) Quatrunx, con 4 globetti : 15 esemplari censiti da Haeberlin, con intervallo ponderale 51,6 - 29.4 g

2) Teruncius con 3 globetti (come quello illustrato): 9 esemplari, intervallo 31.0 - 21,2 g (Haeberlin conosceva l'esemplare di Firenze, al n. 5 = 26,08 g)

3) Biunx con 2 globetti : 5 esemplari censiti, intervallo 26,1 - 17,1 g

4) Uncia con 1 globetto : 1 esemplare di 11,45 g

5) Semuncia (senza globetto) : 1 esemplare di 6,68 g (apparentemente non rintracciato).

Dal calcolo dei pesi noti, l'Haeberlin ha dedotto una media per l'uncia di 9,785 g. E' interessante osservare che l'Haeberlin dava per scontato (e chissà perché) che il sistema doveva essere decimale e quindi ha moltiplicato 9,785 x 10 per avere un asse (decimale!) di 97,85 g.

Personalmente ritengo più corretto, per ricostruire un asse teorico, moltiplicare l'uncia media semmai x 12 = 117,42 g.

Le implicazioni non sono indifferenti, a partire dalla corretta denominazione da dare ai singoli nominali. Il nominale più alto, con 4 globetti, resta compatibile con un sistema dodecimale, mancando anche nominali come il destante e il quincuncia.

Quindi i nominali di questa serie potrebbero essere in realtà: triens, quadrans, sextans, uncia, semuncia.

Se si osserva attentamente i pesi noti e privilegiando quelli più alti o comunque più vicini all'addensamento ponderale, si nota che il vero asse di riferimento doveva essere molto vicino all'asse semilibrale osco-latino di 120 scrupoli (peso standard dell'asse = 136,44 g e dell'uncia = 11,37 g).

Qui si impone una prima osservazione. Nella scheda di Firenze è riportata la seguente descrizione del rovescio: "Doppio tridente contrapposto".

Questa descrizione mi sembra piuttosto fantasiosa e non trova riscontro negli altri cataloghi che hanno esaminato questa serie: tutti hanno riportato la descrizione "Fulmine" (Blitz in tedesco su Haeberlin e Thunderbolt in inglese su Thurlow-Vecchi), ovviamente in una forma molto stilizzata.

Sinceramente non ho mai visto un vero doppio tridente, possibilmente con le punte, mentre il fulmine è ampiamente riportato su monete antiche, talvolta anche in forma alata....

Poi si deve porre anche una seconda osservazione. La stessa attribuzione dei fusi con A ad Asculum in Apulia (fatta da Haeberlin) non appare così sicura. Non si hanno riscontri di rinvenimenti e lo stesso Haeberlin annota che diversi esemplari erano presenti nella vecchia raccolta Lauria, che perà stava a Napoli e quindi non si ha certezza che questi fusi provengano effettivamente dall'Apulia o piuttosto da altra regione dell'Italia centrale. Si tratta di una questione ancora aperta e per inciso rilevo che Vincenzo La Notte nel suo volume "Monetazione della Daunia" a pagine 135 e 141-142 sostiene, con qualche fondamento, che Asculum apula (che non fu colonia romana) non emise mai moneta fusa, ma con certezza solo nominali di piede greco. Lo stesso autore rileva una certa somiglianza della A di questa serie con quella che si rileva nella serie fusa di Hatria.

Pertanto non è da escludere del tutto che la serie fusa con A possa appartenere alla zona picena e quindi riferirsi invece all'Asculum del Picenum, che fu invece colonia romana (come già ipotizzato in Thurlow-Vecchi).

Riporto uno stralcio di quanto sostenuto nel libro per meglio chiarire l'esclusione della Serie Fusa dalle monete ascolane apule:

"Sulla monetazione fusa[ascolana...dopo aver trattato quella coniata, ampiamente riconosciuta dauna], invece, deve essere fatto un ragionamento differente, aiutandosi con analisi comparative e tipologiche.

Cominciamo dall’evidenza materiale.

In Daunia, tale tecnica di produzione monetale è presente con certezza a Lucera e Venosa.

Esse fusero moneta sin dal loro primo contatto con il mondo romano, anzi proprio quest'ultimo fece da spinta propulsiva alle loro emissioni.

Questi due centri, oltre ad avere ciò in comune, sono uniti dal fatto che ebbero una formazione e un assetto politico-istituzionale simile; furono dapprima città sannitiche, poi, per volere dell’Urbe, divennero colonie.

Ingrandendo la lente e ampliando il raggio d’osservazione, è possibile fare ulteriori considerazioni.

Sia in Lucera che in Venosa non vi è produzione di moneta basata su un sistema ponderale “greco”; nel contempo in tutti i centri della Daunia in cui si adotta tale sistema, mancano le emissioni fuse.

Sembra attestabile, all’interno di una stessa città, un’incompatibilità de facto tra monetazione fusa e monetazione coniata in piede ponderale “greco”; questa “contrapposizione” è dovuta, probabilmente, a una diversa concezione della moneta tra centri a istituto coloniale con chiara influenza romana e quelli che subirono un’accertata influenza greca ab origine.

Cosa riscontriamo ad Ascoli?

1)Ascoli non è colonia romana, ma subisce una chiaro influsso italiota-tarantino.

2)Ascoli emette con certezza moneta di piede ponderale greco.

Se il ragionamento che abbiamo compiuto è corretto, il sillogismo che ne consegue è scontato:

Ascoli non emise moneta fusa.

Ad ulteriore conferma di quanto ipotizzato si può fare un’altra considerazione, di carattere tipologico.

La lettera “A” sul diritto è molto affine a quella presente sulle monete di Hatria , in Abruzzo; il fulmine sul rovescio, invece, è stilisticamente molto differente da quello presente sulle monete emesse nella vicina Luceria.".

Fonte: Vincenzo La Notte, La monetazione della Daunia. Storia degli studi e analisi della produzione, Foggia 2011 pp.134-135.

Quanto alla suddivisione decimale o duodecimale della Serie in questione, credo, che tutto possa dipendere dal contesto nel quale esse furono emesse.

Contesto che non conosciamo nè come spazio nè come tempo.

Se appartenessero ad un contesto ITALICO-PRE ROMANO, vi potrebbe essere il dubbio tra il decimale e duodecimale a seconda della zona di emissione.

Se appartenessero a un CONTESTO COMPLETAMENTE ROMANIZZATO, allora la divisione sarebbe sicuramente duodecimale.

Quanto all'osservazione sui tipi, Acraf ha sommamente ragione, nella definizione di "fulmine", che trova riscontro anche in altre monetazioni italiche.

Saluti,

Vincenzo.

Modificato da Vincenzo
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