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Monetazione pseudo-repubblicana


L. Licinio Lucullo

Risposte migliori

Cari amici del forum, nella mia ignoranza sono stato un po' frastornato dal susseguirsi di notiozie riferite a monete che non sono (o probabilmente non sono) coniazioni ufficiali ma, nondimeno, vengono spesso offerte nei cataloghi d'asta come "repubblicane".

Ho cercato di farne un elenco, con i rinvii alle discussioni (o comunque alle pagine) ove se ne parla, accorpandole in ordine più o meno cronologico (con l'avvertenza che, ad eccezione delle monete del bellum sociale, per tutte le altre la datazione è solo ipotetica).

Quindi non aggiungo alcunché di nuovo ma - anzi - mi limito a un taglia-incolla di interventi scritti da altri; con la speranza di suscitare ulteriore discussione e approfondimento.

Ovviamente, ringrazio gli autori che ho citato e mi scuso sin d'ora se li ho citati erroneamente

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Monetazione locale degli alleati

Italia, 300-87 a.C.

Un certo numero di città italiane continuò a coniare monete, soprattutto spiccioli, anche dopo la conquista romana, utilizzando gli standard monetarî romani. Le prime furono le quartoncie emesse da Cales e Cosa con lettere romane. Per tutto il III secolo furono emessi tipi locali di aes grave; Luceria, in particolare, emise bronzi sia proprî che romani (forse solo per soddisfare l'orgoglio civico), entrambi contrassegnati con L.

Con la Seconda Guerra Punica le emissioni si diffusero e standardizzarono sul piede semilibrale (solo Brindisi emise bronzi post-semilibrali). Larino ricorse all'alfabeto latino locale (non romano). Dopo la Guerra Sociale le emissioni locali finirono, con l'eccezione di Paestum che continuò a emettere semissi sino alla prima epoca imperiale.

Links:

Sito di Ahala <http://www.flickr.com/photos/ahala_rome/sets/72157616036826936/with/3419529172/>

Forse possono essere qui ricomprese anche alcune monete fuse molto rare che - sempre che non siano greche, e ammesso che non siano proprio romane - non possono che avere un'origine italica, come l'asse protome equina/leone con gladio (Turlow Vecchi 45) e l'asse Eracle/grifone (Turlow Vecchi 193)

Links:

Monetazione pseudo-ufficiale del bacino del Liri

Lazio meridionale-Campania, 216-87 a.C.

Le coniazioni pseudo-ufficiali del bacino del Liri si distinguono in tre gruppi: imitazioni di piccoli nominali ufficiali romani, emissioni con tipi proprî e rudimentali imitazioni di zecche straniere. Fra le caratteristiche comuni, le emissioni sono anepigrafiche o, comunque, recano legende che identificano persone e non luoghi; inoltre i pezzi in bronzo sono spesso associati a quelli in piombo.

In particolare, è probabile che le monete del primo gruppo siano "falsi" prodotti per farli circolare unitamente ai tipi copiati, fra cui in particolare gli assi fiduciarî di Luceria (RRC 97/28) e Canusium (McCabe, infatti, ha individuato anche una versione di 4/6 grammi dell'asse RRC 100/1), cui quindi sarebbero coevi (211-208 a.C.); si distinguono per lo stile più povero (sebbene sia probabile che alcuni esemplari, riusciti meglio, prendessero effettivamente il posto di quelli ufficiali e, pertanto, non siano ormai più riconoscibili) e il peso inferiore (tra 2 e 3 grammi). Forse, quindi, furono tollerati o anche emessi da comunità locali, per sopperire alla carenza di spiccioli e, quindi, accettate "a peso", come once.

Il secondo gruppo comprende emissioni con tipi proprî, che sicuramente erano già in circolazione nel 140 (data orientativa in cui naufragò una nave che li trasportava) e vi permasero sino al 90 (come attestano alcune riconiazioni ufficiali sopra di essi); probabilmente, scomparvero subito dopo. Probabilmente erano emissioni una o più autorità riconosciute. L'emissione più comune (circa il 14% dei pezzi censiti) è costituita dal bronzo Dioniso/pantera con tirso, tradizionalmente descritta come una biunx di Capua degli anni 216-211 (Grueber); Robinson invece l'attribuisce a una comunità in lotta contro Roma durante la campagna annibalica; Garucci infine l'attribuisce a Bolsena (luogo d'origine di molti ritrovamenti). Alcuni esemplari tuttavia sono stati trovati anche a Roma, Lungotevere Testaccio, uno in Spagna, molti infine dal bacino del Liri. È quindi probabilmente una coniazione pseudo-ufficiale di un'autorità ignota (Stannard), forse una coniazione di emergenza romana. Si tratta spesso di monete con tondello triangolare, ottenuto frazionando altre monete in tre parti. È caratterizzata da un immediato e progressivo declino ponderale da 9 a 2 g. Si ritiene che l'emissione termini con la Guerra Sociale; alcuni esemplari del gruppo più rozzo e leggero, infatti, sono stati datati a quest'epoca grazie alla sovraimpressione di quadranti romani.

Il terzo gruppo, infine, comprende imitazioni rudimentali di emissioni straniere e si affianca a una consistente presenza delle stesse monete straniere autentiche, fra cui maggiormente presenti i nominali di Ebusus (Baleari) che coprono un periodo di emissione dalla fase antecedente alla Seconda Guerra Punica alla fine del primo secolo.

Il principale riferimento è Stannard, Riconiazioni e monetazione imitativa nella tarda Repubblica, in "Monete Antiche", 2003.

Links:

http://web.me.com/clive.stannard/1/Publications.html

Monetazione imitativa non ufficiale

Italia, Gallia (cisalpina e transalpina) e Spagna, 100-27 a.C.

Assi, semissi e quadranti, pesanti da 1 a 23 g, per lo più coniati (ma anche alcuni fusi), furono emessi in Italia centrale, Gallia e Hispania (questi ultimi con uno stile specifico) per mancanza di numerario e, forse, per guadagno, sino alla riforma monetaria augustea. Talvolta è difficile distinguerli; in altri casi hanno stile più scadente, peso inferiore, grafia retrograda di tutte o parte delle lettere di ROMA, simboli sconosciuti (bandiera, due delfini, uno strano piede, etc.) e tipi originali (Marte, cornucopia, ROMA a tutto campo, etc.) anche al D/. Molto frequenti le prore a sinistra.

Il principale riferimento è Crawford, Unofficial imitations and small change under the Roma Republic, in "Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica", 1982, che cataloga 128 tipi.

Altre monete sono recensite in Die Münzen der Römischen Republik im Kestner-Museum, Hannover.

Links:

Monetazione italica del bellum sociale

Italia, 90-87 a.C.

Sono questi i denarii (e gli stateri) emessi dai ribelli durante la Guerra Sociale. Si tratta oggi di monete rare (sebbene in origine dovette trattarsi di emissioni abbondanti) essendo state colpite, sotto Silla, dalla damnatio memoriae.

Il principale riferimento è Campana, Corpus Nummorum Antiquae Italiae, 1992 - 2003

Links:

http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-RRG

Monetazione imitativa barbarica

Dacia, Pannonia e Balcani, 75-40 a.C.

Esistono numerose copie di denarî repubblicani rinvenuti in depositi orientali, sino alle attuali Ungheria e Romania. Spesso vengono indicate come imitazioni di origine celtica, ma non c'è ragione per attribuirle ai Celti (le tribù galliche, anche quando copiavano i tipi romani, li firmavano con il proprio nome); sono piuttosto produzioni geto-daciche.

Per quanto specificamente attiene ai rinvenimenti in Romania, considerata l'epoca dei denarî copiati (90-70 a.C., con pochi esemplari risalenti sino al 148) e un tempo medio di 15-30 anni necessario a raggiungere l'Oriente e diffondervisi, si ricava che le imitazioni dovrebbero essere state prodotte negli anni 75-40, significativamente corrispondenti al regno del dace Burebista (70-44 a.C.).

Questa monetazione può essere suddivisa in 5 classi: A, coniazioni dell'area Geto-Dacica; B coniazioni della Pannonia; C, altre coniazioni balcaniche; D, coniazione anomale ed E falsificazioni antiche (correnbtemente attribuite all'area celtica, ma senza fondato motivo).

Il principale riferimento è Davis, Dacian and Celtic Imitations of Republican Denarii, in "The Celator", 2004

Links:

http://rrimitations.ancients.info/index.html

Monetazione provinciale

Infine, a complicare la situazione c'è la considerazione che nelle numerose città assoggettate al dominio romano furono coniate già in epoca repubblicana, oltre ovviamente alla monetazione locale (quando e dove sopravvisse), alcune monete che, iconograficamente, richiamano i tipi romani e, quindi, sono talvolta catalogate come romane.

In epoca imperiale il fenomeno diverrà molto più evidente e si parala, al riguardo, di monetazione provinciale.

Cito ad esempio:

bronzi punici, forse raffiguranti Scipione l'Africano

();

statere di Koson, che copia un tipo di Bruto (oltre che un denario di Pomponio Rufo) e quindi alcuni ritengono che sia stato coniato per lui

();

obolo di Cabellium, firmato da Emilio Lepido

(http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I18/6);

cistofori di Marc'Antonio

()

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Sulla monetazione lucerina c'è da fare un discorso maggiormente ampio.

Innanzitutto la cronologia non è definibile con certezza.

Le emissioni fuse della città sono distinte in due gruppi.

Il primo basato su piede ponderale apulo, con libbra di 341,10 grammi e divisione decimale dell'asse.

Il secondo con i medesimi tipi, con l'aggiunta della lettera L acuta, su piede ponderale romano di 327,45 grammi, riduzione semilibrale e divisione duodecimale.

A queste due, durante la riduzione trientale e quadrantale dell'asse romano, si affiancò una produzione con i tipi romani della prua, fusa nei valori nominali di asse e semisse e coniata dal triente in giù.

Poi con la riduzione setantale, emissione con l'epigrafe LOVCERI si passa alla solo produzione coniata.

Sulla monetazione lucerina e su un suo studio complessivo, con una completa rivisitazione bibliografica, si può consultare il volume del dottor Vincenzo La Notte, La Monetazione della Daunia. Stora degli studi e analisi della produzione, 2011. Pagine 171-243.

Saluti,

M. Assunta.

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DE GREGE EPICURI

Non sono affatto un esperto delle imitazioni repubblicane (ho letto solo qualcosa qua e là), ma nel complesso mi pare un panorama molto utile e, direi, abbastanza completo. Credo che Clive Stannard abbia scritto molte altre cose sull'argomento, che sono in parte reperibili tramite il suo sito.

Ci sono anche non pochi denari repubblicani imitativi, prodotti (credo) in diversi territori; non ho a disposizione il link in questo momento, ma non è difficile trovarlo.

Infine: forse il termine "pseudo-repubblicane" è un po' troppo drastico...

Modificato da gpittini
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A very good summary.

The Phillip Davis collection of Roman Republican imitations is being sold by Harlan J Berk in January:

http://www.geminiauc...ADarkCorner.asp

http://www.geminiauc...ican+Imitations

In addition to the coins mentioned by L.Licinius Lucullus there are many more interesting Provincial coins. For example

RPC 1703 is a copy of RRC 505 Brutus aureus

http://www.flickr.co...157615124858197

http://www.flickr.co...157615124858197

RPC 1702 is a copy of RRC 507/2 Brutus denarius:

http://www.flickr.co...157615124858197

http://www.flickr.co...157615124858197

Aulus Hirtius struck a bronze with the types of RRC 443. These may have been struck by the Treveri

http://www.acsearch....d.html?id=16256

The coins of Cosa in 270s BC were copied from Rome:

http://www.acsearch....rd.html?id=7323

There are many more.

Here are images

post-14251-0-06531200-1322388988_thumb.j

post-14251-0-79918800-1322388994_thumb.j

Modificato da ahala
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