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IGNORED

Seiano, quando l'ambizione si unisce alla fortuna.


Caio Ottavio

Risposte migliori

Salve a tutti. :)

Rimanendo in uno dei periodi più difficili e controversi che la Roma Imperiale attraversò nel corso della sua Storia, analizziamo, ora, una figura che più volte è spuntata nelle nostre discussioni e sempre dai contorni definiti in modo negativo. Non che così non fosse, ma conviene approfondire le vicende che ebbero per protagonista uno dei personaggi più spietati e arrivisti che l'Urbe abbia mai conosciuto: Lucio Elio Seiano.

Nato intorno al 20 a.C. a Volsinii, l'odierna Bolsena, in Etruria, Seiano era membro di una famiglia piuttosto ricca appartenente all'Ordine Equestre. Era figlio di un certo Seio Strabone, un pretoriano che occupava una posizione importante all'interno della Guardia. Fu porprio lui, infatti, ad inserire il figlio Seiano nello Stato Maggiore dei Pretoriani nei primi anni del regno di Tiberio (16 d.C.). Morto il padre, Seiano ricoprì la carica di Prefetto del Pretorio. In questo modo, egli fu uno dei primi a dare impulso e potere al corpo di guardia, divenendo uno dei più carismatici esponenti di questo gruppo di armati che risiedeva sul Viminale dove sorgevano i cosiddetti Castra Praetoria costruiti appositamente su consiglio del Prefetto alla periferia cittadina tra il 21 e il 23 d.C. Questi edifici furono celebrati successivamente su aurei e denari dell'Imperatore Claudio che, soprattutto nei primi anni del suo regno, dovette ingraziarsi i Pretoriani perchè furono proprio loro a riconoscerne la nomina sullo sfondo delle caserme. E proprio questo messaggio viene trasmesso da questi tondelli.

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Fig. 1.

Alcuni dei Castra Praetoria di Claudio:

1) Autorità emittente: Imperatore Claudio.

D/ TI CLAVD CAESAR AVG P M TR P, testa laureata a destra.

R/ IMPER RECEPT, i Castra Praetoria con all'interno un soldato che regge una lancia che sorveglia la sacra insegna militare davanti a lui.

Riferimenti: RIC I, 7; Cohen 40; BMC 5.

Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...neta/R-CLAAUR/4

Zecca: Roma.

Nominale: Aureo.

Materiale: AU - Oro.

Data di emissione: 41-42 d.C.

Grado di rarità: R2.

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Fig. 2.

2) Autorità emittente: Imperatore Claudio.

D/ TI CLAVD CAESAR AVG P M TR P IIII, testa laureata a destra.

R/ IMPER RECEPT, i Castra Praetoria con all'interno un soldato che regge una lancia che sorveglia la sacra insegna militare davanti a lui.

Riferimenti: RIC I, 26; BMC 24.

Riferimenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...eta/R-CLADNR/12

Zecca: Roma.

Nominale: Denario.

Materiale: AR - Argento.

Data di emissione: 44-45 d.C.

Grado di rarità: R2.

All'interno vi troviamo addirittura un tempietto dove i Pretoriani potevano riporvi le loro insegne, considerate sacre come in ogni altro reparto militare. I Castra erano davvero efficienti: circondate da un robusto muro di cinta alto all'epoca tra i 3 e i 5 metri, dalle dimensioni di circa 440x380 metri, le caserme, nonostante i danni subiti nel corso delle varie lotte civili che convolsero Roma negli anni successivi, furono sempre tenute con cura dagli Imperatori che seguirono. Aureliano ne inglobò un tratto di mura nella cinta che edificò a difesa della Città e numerose torrette di avvistamento e di difesa furono aggiunte nel periodo tardo-imperiale fino all'epoca della Roma bizantina.

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Fig. 3.

Resti della Porta Praetoria oggi, uno degli ingressi principali alle caserme dei Pretoriani.

Seiano fu sempre di indole piuttosto ambiziosa: ottenuta la carica di Prefetto riuscì a convincere l'Imperatore Tiberio non solo a sistemare nel migliore dei modi il suo corpo di guardia, ma anche della sua azione all'interno dei giochi politici. Tiberio, infatti, grazie ai consigli di Seiano, riuscì a tenere sotto controllo il Senato con dimostrazioni di forza i cui veri protagonisti erano i soldati. A questo punto, per il nostro Prefetto l'obiettivo si sposta più in alto: il trono imperiale stesso. Non contento del ruolo chiave che ricopriva utilizzò proprio quest'ultimo per spianarsi la strada: intessè una relazione con Claudia Livilla, sorella di Germanico (nipote di Augusto) e moglie del figlio di Tiberio, Druso Minore. Nel 23 fu proprio Claudia che, sotto istigazione dell'influente Seiano, fece avvelenare suo marito Druso che tentava di ostacolarlo in ogni modo. Il figlio di Tiberio era infatti il suo principale rivale. Al padre, che naturalmente indagò sulle cause della morte del figlio, fu detto che il possibile erede non era sopravvissuto a seguito di una strana malattia. Menzogna creata ad arte dallo stesso Seiano e resa credibile dai suoi collaboratori che iniziavano a porgerglisi accanto, dando vita al primo embrione di una schiera di arrivisti e opportunisti che tentavano la scalata al potere e alle cariche più alte dello Stato. Adesso rimaneva lo stesso Tiberio: doveva essere estromesso dagli affari della capitale. Seiano vi riuscì nel 27 d.C. quando l'Imperatore, che aveva sempre odiato Roma per molteplici motivi legati al suo passato, trasferì la propria residenza a Capri nella sua rinomata villa. Ora Seiano aveva i Castra Praetoria nelle sue mani. Ma comandare i Pretoriani significava avere la stessa Roma in pugno. Tiberio si fidava ciecamente di lui, perchè il Prefetto si era dato da fare per conquistarsi la sua fiducia e per farsi accordare la sua benevolenza. Accanitosi contro alcuni membri della famiglia di Germanico (di cui abbiamo già ampiamente trattato) che gli ostacolavano la strada per il trono, Seiano si ritrovò al culmine del potere: Tiberio era felicemente lontano da Roma, la quale era a sua completa disposizione. Godeva del favore forzato da parte del Senato e per le sue condanne violente e i suoi processi sommari era diventato non solo l'uomo più potente dell'Impero, ma anche quello più temuto ed odiato. Nonostante la grande differenza che incorreva tra i due personaggi, egli fu l'incarnazione ante litteram del motto pronunciato da Caio Cesare (Caligola) "lasciate che ci odino, purchè ci temano". Ma, in entrambi i casi, la situazione fu presto rovesciata: Antonia Minore, madre di Germanico, riuscì ad avvertire Tiberio dei piani di Seiano. Questi, infatti, aveva addirittura divorziato dalla sua legittima moglie per chiedere in sposa la collaboratrice Claudia Livilla. Se ciò fosse realmente accaduto, Seiano sarebbe entrato a far parte della famiglia imperiale, appagando la sua sete di potere. Tiberio, fortunatamente, non diede il permesso affinchè il matrimonio avesse luogo. Nominato, poi, in segreto il nuovo Prefetto del Pretorio Macrone, l'Imperatore fece ritorno a Roma dove, con una finta lettera, avvertiva, dinanzi al Senato riunito al completo, della sua intenzione di conferire a Seiano il titolo della Tribunicia Potestas a patto che questi si dimettesse dall'incarico del consolato che nel 31 occupava assieme a Tiberio stesso. Praticamente, lo illudeva pubblicamente: Seiano già assaporava la vittoria, si aspettava che ricevuta la Potestà Tribunizia i suoi problemi fossero finiti, ma Macrone, su ordine dell'Imperatore, fece sostituire le guardie pretoriane che presidiavano l'aula del Senato con dei vigili comandati dal suo amico ed alleato Grecinio Lacone. Mentre Tiberio affabulava l'Assemblea con discorsi lunghi e molto vaghi, Macrone si recò ai Castra dove fu riconosciuto dai Pretoriani come loro nuovo comandante. Giunto il momento, l'Imperatore accusò dinanzi a tutti Seiano: tradimento e cospirazione, questi i capi d'imputazione. L'arresto fu eseguito immediatamente dai vigili: rinchiuso in carcere, la sera stessa Seiano fu prelevato e presentato nel tempio della Concordia dove, con un processo sommario e molto sbrigativo, quasi un'apparenza, fu giudicato colpevole e messo a morte. La notte tra il 17 e il 18 ottobre colui che era stato l'uomo più potente di Roma finiva strangolato a causa della sua stessa ambizione. Si era spinto troppo oltre e ora ne pagava le conseguenze. L'unica sua colpa era quella di aver bramato una cosa che per i Fati non doveva minimamente possedere. Dopo essere stato ucciso, il popolo stesso di Roma ne deturpò il cadavere per poi gettarlo tra le torbide acque del Tevere. Il Senato, da parte sua, ritornato di nuovo libero dalle prepotenze di una tale personalità, ne dichiarò la damnatio memoriae, ordinando al contempo l'erezione di una statua della Libertà con questa dedica riferita a Tiberio:

"Alla salute del perpetuo Augusto e alla Libertà del popolo romano, per la Provvidenza di Tiberio Cesare, figlio di Augusto, per l'eternità della gloria di Roma, [essendo stato] eliminato il pericolosissimo nemico."

Trovò, così, la morte a Roma il 18 ottobre del 31 d.C. dopo aver trascorso una vita diviso tra il suo prestigioso incarico e la smania di fama e potere che lo attanagliò fino alla fine. Una fine poco piacevole, certo, ma che fu compensata dal suo feroce ricordo giunto fino a noi.

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Volgendo, ora, lo sguardo alla parte numismatica della faccenda, Seiano, nonostante avesse provato l'esperienza inebriante di essere il padrone incontrastato di Roma non potè mai emettere monete a suo nome o con il suo ritratto. Lo ritroviamo ricordato su di un solo esemplare, per giunta provinciale, dove viene menzionato come Console insieme a Tiberio che ricopriva il suo quinto mandato. Alcune monete si sono salvate: la damnatio memoriae che lo colpì dopo la morte impose, infatti, la cancellazione del suo nome anche da questa tipologia monetale, peraltro piuttosto rara.

Autorità emittente: Imperatore Tiberio.

D/ TI CAESAR DIVI AVGVSTI F AVGVSTVS, testa laureata dell'Imperatore a destra.

R/ MVN AVGVSTA BILBILIS TI CAESARE V L AELIO SEIANO intorno a COS racchiuso in una corona d'alloro.

Riferimenti: RPC I 398; Burgos 196

Zecca: Bilbilis, in Spagna.

Nominale: Asse da 28-31 mm

Materiale: AE- bronzo.

Data di emissione: 31 d.C.

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Fig. 1: La moneta in questione che reca il nome di Seiano ancora legibile.

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Fig.2: Un altro esemplare della stessa tipologia con il nome del Prefetto bene in vista.

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Fig. 3: Lo stesso asse con il nome di Seiano abraso, asportato a causa della damnatio memoriae che subì dopo la morte.

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Ciao Caio Ottavio,

anche questa volta un ottimo lavoro.

Personalmente trovo molto interessante la testimonianza riportata sulle monete della cancellazione del nome in seguito alla damnatio memoriae. Le monete con questa evidenza non sono tanto comuni, di solito espressa mediante rimozione del busto o con uno sfregio sul ritratto del soggetto colpito dalla condanna.

Curiosamente, ne ho trovate maggiormente su monetazioni provinciali che non propriamente imperiali.

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Nerone, collo sfregiato.

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Domitianus su moneta di Vespasiano, rovescio con Titus (e Domitianus). Rimozione del volto.

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Geta. Rimozione del volto.

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Caracalla. Sfregio del ritratto.

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Commodus. Sfregio del ritratto.

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Maximinus I. Completa abrasione del dritto.

Ciao

Illyricum

:)

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Comunque direi, sulla base di alcune monete simili a questa postata

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che oltre all'abrasione veniva utilizzata una sorta di "scalpellatura" del ritratto e/o della legenda. Il rovescio non è appiattito da un colpo ricevuto al dritto, nel caso sopra descritto si evidenzia ciò ma a seguito della contromarcatura. I campi dove è sparito il ritratto presentano alcune solcature (incisione della punta?), forse esito di un colpo quasi parallelo al fondo.

Gli stessi di Seiano non presentano appiattimenti al rovescio, che si sarebbero verificati se fosse stato utilizzato un punzone piatto (intendo uno simile a quelli usati per la contromarcatura ma pieno).

Giusto?

Ciao

Illyricum

:)

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Salve Illyricum. :)

Molto interessanti i tuoi interventi su questo argomento. :) E' vero, sulle monete di Seiano dove si riscontra l'asportazione del suo nome non si verificano appiattimenti della zona corrispondente al D/, anzi, in alcuni casi è anche conservato meglio. Era possibile, inoltre, scalfire o asportare più velocemente i ritratti e le legende con questi colpi. Così come avveniva anche su monumenti o dediche. Ho notato, inoltre, che il bronzo era soggetto ad una più violenta modifica: i colpi venivano impressi con più vigore e il risultato era che le monete di bronzo, in liena di massima, risultavano quelle con danni maggiori. Sulle monete d'argento, o comunque in materiali preziosi, si preferiva fare una tacca sul ritratto oppure asportare una piccola parte della raffigurazione, forse per non perdere un grosso quantitativo del metallo al proprio interno. Di seguito posto anche il D/ di un sesterzio di Caligola che reca le tracce della subita damnatio memoriae. Si tratta del D/ del RIC 37.

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Fig. 1, per un ingrandimento: http://imageshack.us...6/img001vj.jpg/

Questo invece è il sesterzio senza "modifiche":

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Fig. 2.

Autorità emittente: Imperatore Caio Cesare (Caligola).

D/ C CAESAR AVG GERMANICVS PON M TR POT. Testa laureata a sinistra.

R/ S P Q R / P P / OB CIVES / SERVATOS su quattro righe in una corona di quercia.

Riferiementi: RIC I, 37; BMC 38.

Riferiomenti Cataloghi Lamoneta: http://numismatica-c...t/moneta/R-SR/4

Data di emissione: 37-38 d.C.

Zecca: Roma.

Nominale: Sesterzio.

Materiale: AE - Bronzo.

Grado di rarità: R.

Modificato da Caio Ottavio
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