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IGNORED

80 lire carlo felice


Risposte migliori

Buonasera,

mi interessa il vostro parere sull'80 lire qui postato. Conservazione e, se possibile, una vs. stima di valore.

Grazie mille.

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vorrei inoltre chiedere la vs. opinione sulla conservazione delle foglie di quercia, che sembrano più appiattite che usurate. E, in caso di usura, sembrano più usurate degli elementi circostanti. Può trattarsi forse di un conio che ha perso la sua incisività per troppo lungo utilizzo ?

Grazie ancora.

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Ciao

BB+, 1.300-1.400 euro al massimo. Niente di eccezionale.

concordo su conservazione e stima. Dissento sulla considerazione "niente di eccezionale", forse anche perché Carlo Felice é il re della mia infanzia. Un 80 lire é sempre eccezionale, come impatto ed eleganza. Inoltre stiamo parlando di un discreto valore commerciale.

a me piace. Una conservazione superiore permetterebbe di godere maggiormente della sua bellezza, ma direi che ci si può accontentare.

saluti

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Probabilmente min-ver voleva scrivere che di 80 lire in questa conservazione se ne vedono proposti in vendita tantissimi da quando l' oro e' salito , in alta conservazione e senza riparazioni e' piu' difficle scovarli e i costi aumentano in proporzione

Modificato da piergi00
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Probabilmente min-ver voleva scrivere che di 80 lire in questa conservazione se ne vedono proposti in vendita tantissimi da quando l' oro e' salito , in alta conservazione e senza riparazioni e' piu' difficle scovarli e i costi aumentano in proporzione

So bene che non c'erano intenti denigratori, ma mi metto nei panni di @@ihuru3 che presenta un bel pezzo e si sente un po' a Mastechef :rofl: . La mia è una semplice punzecchiatura e, soprattutto un apprezzamento per il pezzo.

So che questa conservazione è piuttosto comune e che non si tratta di un anno raro, ma dobbiamo pur sempre ricordarci di essere davanti ad un aureo di grande rispetto.

Poi, Carlo è Carlo :good:

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Grazie a tutti di cuore. Poi, saro' pure agli inizi e a rischio di dire castronerie, ma, secondo me, una "monetona" aurea, pur comune ed in condizioni non "da urlo", è piu' affascinante di qualche centesimino FDC e rarissimo.

Non sparatemi ... :rofl:

Per caso qualcuno sa rispondere alla mia domanda sulle "foglie di quercia" ?

Grazie ancora & un caro saluto.

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Grazie a tutti di cuore. Poi, saro' pure agli inizi e a rischio di dire castronerie, ma, secondo me, una "monetona" aurea, pur comune ed in condizioni non "da urlo", è piu' affascinante di qualche centesimino FDC e rarissimo.

Non sparatemi ... :rofl:

Per caso qualcuno sa rispondere alla mia domanda sulle "foglie di quercia" ?

Grazie ancora & un caro saluto.

Intervengo per chiarire : lungi da me denigrare l'80 lire postato. Io poi adoro gli aurei di Carlo Felice. Se ho dato una impressione distorta me ne scuso. Intendevo solo dire - come piergi ha giustamente rilevato - che non è in conservazione eccezionale, ma è pur sempre un grande aureo di tutto rispetto, anzi congratulazioni a chi potrà acquisirla alla propria collezione.

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Intervengo per chiarire : lungi da me denigrare l'80 lire postato. Io poi adoro gli aurei di Carlo Felice. Se ho dato una impressione distorta me ne scuso. Intendevo solo dire - come piergi ha giustamente rilevato - che non è in conservazione eccezionale, ma è pur sempre un grande aureo di tutto rispetto, anzi congratulazioni a chi potrà acquisirla alla propria collezione.

Guarda che non ti devi affatto scusare, anzitutto perchè non ho assolutamente frainteso il tuo commento. Grazie ancora per la tua attenzione.

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... insomma vale +/- solo il valore dell'oro contenuto ... Conservazione non fantastica e annata comune, tuttavia, da neofita, qualcosa non mi quadra.

Premesso che i prezzi sono fatti dalla legge della domanda e dell'offerta, non vi sembra, con tutta sincerità, che la quotazione di questo monetone aureo, coniato in 38 mila esemplari che, pur tanti, non sono 380 mila e meno ancora 3.8 milioni, sia sfasata rispetto a tante altre monete che hanno meno storia, maggior tiratura e, scusate se è poco, metallo meno nobile ??

Probabilmente la mia osservazione è totalmente fuori luogo e da perfetto neofita incompetente, ma la logica è pur sempre la logica, ed è solo per poter meglio capire come il punto di vista collezionistico possa completamente prescindere da certi criteri, che, per esempio, quando queste monete erano in circolazione, vedevano degli abissi tra la “reputazione” di un massimo aureo e quello di una modesta moneta in argento, o peggio di qualche altro metallo.

Un esempio a caso. Lo scudo d'argento di VM II del 1861 (zecca Torino) classificato come "molto raro", ha una tiratura che da sola copre il 75% di tutte le emissioni dell'80 lire di Carlo. Ha qualche senso il confronto ? Qual è la logica ? Qualcuno terra-terra, di mia conoscenza, direbbe: le monete d’oro fanno schifo a tutti ? Oppure, questo lo dico io, fa davvero più appeal una data rara o una conservazione perfetta di una moneta insignificante ? Non sparatemi ... :pleasantry:

Grazie a chi avrà la pazienza di illuminarmi e di non mandarmi a quel paese. Proprio quello… :pardon:

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il problema, anche se problema non è la parola esatta, è che ai tempi della loro circolazione non c'era molta gente che aveva la possibilità di poter possedere un 80 lire d'oro, chi le aveva le tesaurizzava e rimanevano "in banca"....

quelle che furono coniate sono praticamente quasi tutte ancora esistenti e allora il numero inferiore rispetto ai numeri di coniazione di altre monete non conta più... ma quelli presenti sul mercato...

a differenza c'è che comunque proprio per il materiale di cui composte queste monete non perdono comunque mai valore, mentre le altre seguono solo la numismatica...

aggiungo soltanto una nota personale...

queste slendide monete, proprio perchè meno vissute, da alcuni collezionisti (fra cui io) vengono ammirate ma magari non collezionate... personalmente andrei a mettere l'investimento (anzi la spesa) su uno scudo d'argento al posto, ma la mia è solo una considerazione personale, poi io non faccio testo... perdo la testa per dei rottami che a molti fanno persino ribrezzo... :pardon:

Modificato da savoiardo
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Io ho collezionato per anni solo Carlo Felice. Ero "piccolo" e mi hanno sempre attratto le linee eleganti delle sue monete. Io ho un qSpl di un anno, il 26, comune. Pur ritenendola molto gradevole, soprattutto quando lo si tiene tra le mani, non penserei mai più a spendere una millata per questa tipologia proprio perché non ha il fascino della moneta storica e della gente. Attualmente sono molto più attratto da quelli che Silvio definisce amichevolmente rottami. Se penso alle mie bis-bis-bis....nonne, sono sicuro che un 80 lire non lo avrebbero mai visto, un obolo, si. E questo me li rende familiari.

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Con Carlo Felice inizialmente volevo limitarmi alla tipologia , cercando un unico esemplare per tipo in buona conservazione , ma in seguito avendo ormai terminato questa collezione ho ripreso incrementando il numero degli scudi e dei marenghi

Nelle decimali e' troppo forte in me la malattia di collezionare per millesimo e zecca

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Con Carlo Felice inizialmente volevo limitarmi alla tipologia , cercando un unico esemplare per tipo in buona conservazione , ma in seguito avendo ormai terminato questa collezione ho ripreso incrementando il numero degli scudi e dei marenghi

Nelle decimali e' troppo forte in me la malattia di collezionare per millesimo e zecca

... brutta malattia!!!

a me capita anche con quelle più vecchie...

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il problema, anche se problema non è la parola esatta, è che ai tempi della loro circolazione non c'era molta gente che aveva la possibilità di poter possedere un 80 lire d'oro, chi le aveva le tesaurizzava e rimanevano "in banca"....

quelle che furono coniate sono praticamente quasi tutte ancora esistenti e allora il numero inferiore rispetto ai numeri di coniazione di altre monete non conta più... ma quelli presenti sul mercato...

a differenza c'è che comunque proprio per il materiale di cui composte queste monete non perdono comunque mai valore, mentre le altre seguono solo la numismatica...

aggiungo soltanto una nota personale...

queste slendide monete, proprio perchè meno vissute, da alcuni collezionisti (fra cui io) vengono ammirate ma magari non collezionate... personalmente andrei a mettere l'investimento (anzi la spesa) su uno scudo d'argento al posto, ma la mia è solo una considerazione personale, poi io non faccio testo... perdo la testa per dei rottami che a molti fanno persino ribrezzo... :pardon:

Grazie per le tue spiegazioni. Ciò che dici ha senso, anche se qualche perplessità mi rimane ...

Vuoi dire che se potessimo per assurdo fare l'appello generale degli 80 lire, ci "salterebbero fuori" tutte le 230.000 mila monete? E invece dei 70 milioni di scudi di VM II ne rimarrebbero un'inezia perchè rifusi, distrutti, usati per pavimentare le strade ? (scusa l'ironia). Forse sto adottando un approccio troppo rigidamente matematico, comunque, giusto per fare della "fantanumismatica", se tutti gli scudi di VM II fossero stati buttati al macero, ad eccezione di una fortunatissimo gruppo di 230.000 monete (nelle varie date), a quali vertici di quotazione salirebbero dunque gli scudi? Cadendo di fatto in una contraddizione logica, sia dal punto di vista dei numeri circolanti che, a maggior ragione, del metallo costituente ?

Per riassumere, mi pare di assistere ad un caso in qualche modo simile che ho notato in altro ambito (collezionismo d'arte), ovvero: l'oggetto "A", molto disponibile numericamente presso le case-d'aste/gallerie/antiquari/operatori-di-settore, quotava molto meglio dell'oggetto "B", di molto più raro (di fatto disponibile presso i pochissimi che ne disponevano) e di superiore contenuto storico/artistico, proprio perchè la più ampia base distributiva ne governava la politica commerciale in modo sostanzialmente diverso da quello legato alla ristretta elite dell'oggetto "B".

Insomma maggior diffusione = maggiori interessi in campo.

Sarà una mia impressione (lo ripeto, da "absolute beginner"), ma mi riesce difficile immaginare che tutti i collezionisti di monete (che sono tanti) abbiano le stive colme di aurei, neanche dei più comuni. Anche perchè i numeri coniati ( teorici), forse, non mi sembrano così alti.

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Pochi sono certamente coloro che hanno le "stive" colme di aurei. Ma considera che mai come ora ( e non lo dico io,che non sono nessuno, ma fior di commercianti, che mi onoro di conoscere personalmente) e' l'oro a " tirare", mentre gli altri metalli sono in affanno, argento incluso. E tra gli aurei vanno per la maggiore le grandi rarita' ( e l'80 lire che hai postato non lo e'). E tra queste a loro volta vanno alle stelle le alte e altissime conservazioni. Per averne un'idea guarda l'asta Nomisma 47 e controlla la stessa tipologia che hai postato,con la ricercatissima data 1831. Domenica sera collegati e vedrai il realizzo! In futuro, purtroppo, la forbice tra i pezzi rari e belli e gli altri si allargherà e sarà sempre meno matematicamente correlabile alle tirature iniziali.

In altri termini, quel che intendo dire, e' che nella mia personalissima sensibilità, quel che sta accadendo alla nostra società trova puntuale e direi del tutto sovrapponibile riscontro nel mercato numismatico.esso infatti non subirà credo crolli particolari, ma premierà con valutazioni sempre più elevate gli esemplari Fdc o simili di grandi rarità.

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Non necessariamente devono fare eccezione. I 100 lire di Carlo Alberto, anche le date non particolarmente rare, se sopra lo Spl ottengono un interesse molto superiore al rapporto rarità/prezzo, conseguendo realizzi di grande consistenza.

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Inviato (modificato)

@min_ver, caspita che botta quel 1831 sull'asta di nomisma !!! Mi pare persino una quotazione esagerata... Ma secondo voi, la conservazione di questo esemplare è davvero un qFDC ??? Guardate al R/ a ore 5, per esempio, e al D/ la nuca del re .... Sarò pure principiante ma... anche l'occhio vuole la sua parte :blum:

Comunque, faccio davvero fatica ad entrare (e non so se mai la condividerò) nella logica di queste valutazioni. Mi sembrano uno sport "estremo", e francamente un tantino assurdo. La conservazione è comprensibilmente importante, ma NON è la data che trasforma un oggetto ordinario in uno status symbol. Una Ferrari (a parità di modello) è sempre una Ferrari: se sono quasi tutte rosse, non è che quelle blu valgano di più !!!

Quello che voglio dire è che la data non aggiunge nulla all'oggetto in se: una moneta rimane brutta o bella, di metallo nobile o non, appartenente ad un importante periodo storico o non, indipendentemente da una particolare data. Questa, al limite, può alimentare solo le fisime del del collezionista... Probabilmente vivo proprio su Alpha Centauri ... :pardon:

Modificato da ihuru3
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Ciao ihuru

esiste già un'altra discussione in merito all'80 lire 1831. Questo è un anno particolare (ultimo di coniazione, con conseguente mancata manutenzione del conio a seguito della morte di Carlo Felice) e l'usura sui capelli in realtà - secondo molti appassionati ed esperti lamonetiani - è una debolezza di conio.

Per quanto riguarda le quotazioni raggiunte (e che raggiungerà in sede di battuta domenica) a me non solo non sorprende, né scandalizza. E' una delle monete sabaude più rare dell'intera serie decimale, conosciuta in pochi esemplari (740 sono stati i pezzi ufficialmente coniati, coniazione sospesa nei primi mesi del 1831 appunto per la scomparsa del Re e in gran parte non giunti a noi oppure rifusi). D'altronde il 50 lire 1864 di Vittorio Emanuele II raggiunge e supera tranquillamente i 250.000 (e a volte i 300.000 euro se in FDC) ma nessuno si straccia le vesti. E nel mondo classico esistono monete anche molto più costose. E' la legge della domanda e dell'offerta, non c'è - a mio parere - nulla di così estremo. Se poi noi collezionisti abbiamo delle "fisime" questo magari può anche essere vero, ma se è così siamo proprio in tanti! ;)

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Ciao ihuru

esiste già un'altra discussione in merito all'80 lire 1831. Questo è un anno particolare (ultimo di coniazione, con conseguente mancata manutenzione del conio a seguito della morte di Carlo Felice) e l'usura sui capelli in realtà - secondo molti appassionati ed esperti lamonetiani - è una debolezza di conio.

Per quanto riguarda le quotazioni raggiunte (e che raggiungerà in sede di battuta domenica) a me non solo non sorprende, né scandalizza. E' una delle monete sabaude più rare dell'intera serie decimale, conosciuta in pochi esemplari (740 sono stati i pezzi ufficialmente coniati, coniazione sospesa nei primi mesi del 1831 appunto per la scomparsa del Re e in gran parte non giunti a noi oppure rifusi). D'altronde il 50 lire 1864 di Vittorio Emanuele II raggiunge e supera tranquillamente i 250.000 (e a volte i 300.000 euro se in FDC) ma nessuno si straccia le vesti. E nel mondo classico esistono monete anche molto più costose. E' la legge della domanda e dell'offerta, non c'è - a mio parere - nulla di così estremo. Se poi noi collezionisti abbiamo delle "fisime" questo magari può anche essere vero, ma se è così siamo proprio in tanti! ;)

Grazie della tua pazienza @min_ver. Sarà mai che in futuro uno di questi mitici 50 lire entrerà nella mia collezione ? :hi: ... dubito fortemente... soprattutto per ragioni "economiche" :pardon:

Scusa se "attacco bottone" con te. Comunque, ritornando a questi illustri esempi di rarità, faccio veramente fatica a capire la logica sottostante a queste valutazioni estreme. Faccio un esempio: le 100 lire 1912 Aratrice (moneta che, ahimè, mi intriga assai e che spero di comprare prima o poi, e di bellezza che surclassa, fatte le dovute distinzioni storiche, il Carlo Felice in questione. Ovviamente è solo il mio parere). Numero pezzi coniati circa 4900 (la coniazione del 1910 è stata tutta rifusa per difetti). Orbene, dov'è questa gran differenza di numeri .... 4900 contro 740 pezzi ... perlomeno non sembra una differenza tale da determinare questo gap valutativo ... Dopotutto la "Signora che ara" anche da un punto di vista artistico è nettamente superiore ( :blum: ) al povero Re Carlo ... e comunque, a ben vedere, la differenza SOSTANZIALE (a parte il dettaglio della data rara, che,non me ne vogliano, ma è oggettivamente un dettaglio) consiste DI FATTO in 4.900 esemplari contro ben 230.000 (pur "sparpagliati" su varie date, più o meno rare). Quello che voglio dire è che l'Aratrice, nella sua ESSENZA (non voglio con ciò sconfinare nella filosofia...) e tra tipologie omogenee a confronto (massimi aurei), è incontrovertibilmente mooooooolto più rara!!! Non so se riesco a esprimere bene il mio pensiero.... è come se la data dovesse per forza costituire una entità a sè stante, cioè trasformare una moneta ordinaria in una TOTALMENTE diversa... ma, checchè ne dicano, NON lo può essere. Una data, pur rara, non può prescindere dall'esistenza di tutti gli altri Carli Felici & Beati nelle varie date esistenti. Ovvero, un attributo (la data) non può "da solo" fare la moneta!!!

Lo dico, per sfiancarvi del tutto :crazy: , ancora in un altro modo: "alzi la mano chi ha l'Aratrice". 1,2,3,.....4900. (Data 1912). "Ora alzi la mano chi ha il Carletto". 1,2,3,...5000,5001,5003,....230000!!!. (Date varie, tra cui il 1831). Chi ha la moneta più rara ? Ma senza ombra di dubbio: i 4900 aranti. Per i più sfortunati 230000 carletti, rimane qualche differenza, + o - distintiva, a seconda della data di emissione. Ma è giusto un dettaglio, poichè di fatto TUTTI hanno in mano l'"ottanta lire di CF" e non il "cento lire con la bella signora". Concludendo: la data non può assurgere al rango stesso di moneta.

Lo so che sono da "bannatura" numismatica, ma non credo di dire delle corbellerie... Che poi le cose vadano diversamente nella realtà va da sè, ... tuttavia è innegabile che l'assurdo superi talvolta di gran lunga il buon senso nella vita di ogni giorno... in tutti i campi. Ma non è detto che la sensibilità comune non possa prendere altre direzioni in futuro più o meno lontano...

Non me ne vogliano i numismatici col blasone nobiliare! :pardon:

Modificato da ihuru3
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Grazie per le tue spiegazioni. Ciò che dici ha senso, anche se qualche perplessità mi rimane ...

Vuoi dire che se potessimo per assurdo fare l'appello generale degli 80 lire, ci "salterebbero fuori" tutte le 230.000 mila monete? E invece dei 70 milioni di scudi di VM II ne rimarrebbero un'inezia perchè rifusi, distrutti, usati per pavimentare le strade ? (scusa l'ironia). Forse sto adottando un approccio troppo rigidamente matematico, comunque, giusto per fare della "fantanumismatica", se tutti gli scudi di VM II fossero stati buttati al macero, ad eccezione di una fortunatissimo gruppo di 230.000 monete (nelle varie date), a quali vertici di quotazione salirebbero dunque gli scudi? Cadendo di fatto in una contraddizione logica, sia dal punto di vista dei numeri circolanti che, a maggior ragione, del metallo costituente ?

Per riassumere, mi pare di assistere ad un caso in qualche modo simile che ho notato in altro ambito (collezionismo d'arte), ovvero: l'oggetto "A", molto disponibile numericamente presso le case-d'aste/gallerie/antiquari/operatori-di-settore, quotava molto meglio dell'oggetto "B", di molto più raro (di fatto disponibile presso i pochissimi che ne disponevano) e di superiore contenuto storico/artistico, proprio perchè la più ampia base distributiva ne governava la politica commerciale in modo sostanzialmente diverso da quello legato alla ristretta elite dell'oggetto "B".

Insomma maggior diffusione = maggiori interessi in campo.

Sarà una mia impressione (lo ripeto, da "absolute beginner"), ma mi riesce difficile immaginare che tutti i collezionisti di monete (che sono tanti) abbiano le stive colme di aurei, neanche dei più comuni. Anche perchè i numeri coniati ( teorici), forse, non mi sembrano così alti.

io mi ero permesso di dire quello che avevo detto perchè avevi preso come esempio lo scudo del '61

la quantità coniata di questa moneta finita insieme alle altre, tantissime, nella circolazione ha sicuramente consumato la maggior parte delle monete con quella data e una buona parte sono "sparite" insieme alle altre date, che però essendo state coniate in maggior numero si trovano facilmente in circolazione...

gli aurei invece hanno fatto tutta un'altra strada, e nonostante siano coniate in minor numero sono più facili da trovare in discreta conservazione e hanno "riposato" di più...

è l'esempio che possiamo fare ai giorni nostri con i biglietti di banca da 20 euro e paragonarne l'usura dovuta alla circolazione dei biglietti da 200 o 500, se calcoli che allora il valore lo faceva il materiale era più probabile che come oggi in cassetta di sicurezza alcuni ci posano contante in tagli grossi allora ci avrebbero messo gli aurei....

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Grazie della tua pazienza @min_ver. Sarà mai che in futuro uno di questi mitici 50 lire entrerà nella mia collezione ? :hi: ... dubito fortemente... soprattutto per ragioni "economiche" :pardon:

Scusa se "attacco bottone" con te. Comunque, ritornando a questi illustri esempi di rarità, faccio veramente fatica a capire la logica sottostante a queste valutazioni estreme. Faccio un esempio: le 100 lire 1912 Aratrice (moneta che, ahimè, mi intriga assai e che spero di comprare prima o poi, e di bellezza che surclassa, fatte le dovute distinzioni storiche, il Carlo Felice in questione. Ovviamente è solo il mio parere). Numero pezzi coniati circa 4900 (la coniazione del 1910 è stata tutta rifusa per difetti). Orbene, dov'è questa gran differenza di numeri .... 4900 contro 740 pezzi ... perlomeno non sembra una differenza tale da determinare questo gap valutativo ... Dopotutto la "Signora che ara" anche da un punto di vista artistico è nettamente superiore ( :blum: ) al povero Re Carlo ... e comunque, a ben vedere, la differenza SOSTANZIALE (a parte il dettaglio della data rara, che,non me ne vogliano, ma è oggettivamente un dettaglio) consiste DI FATTO in 4.900 esemplari contro ben 230.000 (pur "sparpagliati" su varie date, più o meno rare). Quello che voglio dire è che l'Aratrice, nella sua ESSENZA (non voglio con ciò sconfinare nella filosofia...) e tra tipologie omogenee a confronto (massimi aurei), è incontrovertibilmente mooooooolto più rara!!! Non so se riesco a esprimere bene il mio pensiero.... è come se la data dovesse per forza costituire una entità a sè stante, cioè trasformare una moneta ordinaria in una TOTALMENTE diversa... ma, checchè ne dicano, NON lo può essere. Una data, pur rara, non può prescindere dall'esistenza di tutti gli altri Carli Felici & Beati nelle varie date esistenti. Ovvero, un attributo (la data) non può "da solo" fare la moneta!!!

Lo dico, per sfiancarvi del tutto :crazy: , ancora in un altro modo: "alzi la mano chi ha l'Aratrice". 1,2,3,.....4900. (Data 1912). "Ora alzi la mano chi ha il Carletto". 1,2,3,...5000,5001,5003,....230000!!!. (Date varie, tra cui il 1831). Chi ha la moneta più rara ? Ma senza ombra di dubbio: i 4900 aranti. Per i più sfortunati 230000 carletti, rimane qualche differenza, + o - distintiva, a seconda della data di emissione. Ma è giusto un dettaglio, poichè di fatto TUTTI hanno in mano l'"ottanta lire di CF" e non il "cento lire con la bella signora". Concludendo: la data non può assurgere al rango stesso di moneta.

Lo so che sono da "bannatura" numismatica, ma non credo di dire delle corbellerie... Che poi le cose vadano diversamente nella realtà va da sè, ... tuttavia è innegabile che l'assurdo superi talvolta di gran lunga il buon senso nella vita di ogni giorno... in tutti i campi. Ma non è detto che la sensibilità comune non possa prendere altre direzioni in futuro più o meno lontano...

Non me ne vogliano i numismatici col blasone nobiliare! :pardon:

Capisco il senso del tuo discorso, ma non lo condivido. Per due ragioni fondamentali :

1 - La semplice tiratura originale non basta a spiegare il prezzo di mercato delle monete. Prendi il 5 lire 1866 di Vittorio Emanuele II ad esempio, elevata tiratura eppure è la più rara e costosa della serie. Essa infatti fu usata copiosamente per pagare debiti esteri e sparì presto dalla circolazione.

2 - Se un 80 lire 1826 costa 1.200 euro e uno del 1831 supera i 50 mila bisogna sottostare - come sempre o quasi - alle regole del mercato. E poi, scusami, ma se io spendo certe cifre per disporre di uno dei pochi esemplari presenti sul mercato con data 1831 io sono soddisfatto di possedere una moneta così rara. Se avesse la data 1826 non mi creerebbe alcuna paragonabile emozione.

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