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Il segno di valore XVI compare qui per la prima volta.

Plinio (XXXIII, 45) mette in relazione la ritariffazione a 16 assi alla riduzione onciale, specificando che non si applicò ai soldati (nel senso, probabilmente, che lo stipendium rimase invariato) e la data alla dittatura di Q. Fabio Massimo. La datazione è ritenuta erronea e viene attribuita (grazie a un frammento mutilo di Festo) al fatto che fu disposta con una Lex Flaminia minus solvendi, che Plinio potrebbe aver ricondotto al console caduto sul Trasimeno. I numismatici concordano sul ritenere che la ritariffazione sia avvenuta nel II secolo: Grueber tra il 150 e il 140, Campana nel 147 (quando Roma combatteva contemporaneamente su tre fronti, in Africa contro Cartagine, in Hispania contro i Celtiberi e i Lusitani e in Macedonia contro Andrisco), Thomsen nel 145, Crawford nel 141, Buttrey nel intorno al 130. La ritariffazione non portò immediatamente alla scomparsa del segno di valore X; la sigla XVI apparve in sole cinque emissioni (RRC 224, 225, 226, 227 e 228) e, quindi, ebbe probabilmente scarso successo. In seguito fu riproposto il segno X, in alternanza con * e solo alla fine del II secolo il segno di valore tese a sparire, fino alla sua totale scomparsa nei primi anni del I secolo.

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