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MONETA D'ARGENTO DI FILIPPO IV


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Salve, questo 3 tarì 1664 zecca di Messina di Filippo IV volevo sapere se è giusto il nominale e altre notizie della moneta grazie

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Ciao Duesicilie, confermo che è una moneta da tre tarì, anno di coniazione 1664.

Sotto il busto del regnante venivano incisi dei pallini, che ne attribuivano il valore, cioè due pallini era associata alla moneta da due tarì. Nel nostro caso sotto il busto vi sono tre pallini (tre tarì), questo era dovuto al forte analfabetismo, i pallini erano più intuitivi rispetto ai numeri.

Non sempre si riesce ad attribuire l'anno di coniazione a queste monete. L'utilizzo della tosatura, frode ai danni dello stato, asportava spesso il metallo prezioso dalla parte esterna della moneta e quindi andavo a discapito della integrità della data.

Spesso si riesce, comunque, ad attribuire il regnante grazie alle iniziali dello zecchiere.

Nel nostro caso le iniziali della zecchiere DG V, iniziali dello zecchiere Don Gregorio Vigevi.

Don Gregorio Vigevi operò sia sotto il regno di Filippo IV (1621 - 1665) e sia sotto quello Di Carlo II fino al 1666.

I titoli venivano regalati o venduti ai nobili dai regnanti spagnoli, a secondo delle necessità del regno. Durante il regno di Filippo II (regnante di forte personalità) queste prassi era poco usata, al contrario durante i regni Di Filippo III e Filippo IV vennero attribuiti molti titoli ai nobili siciliani.

Eccezione alla regola, il titolo di Don che fu un vero distintivo dei nobili ma non di nobiltà, perchè veniva usato anche da persone di ceto civile e non necessariamente nobile. Tra il 1562 e il 1678 furono venduti 200 titoli di Don, 48 sotto Filippo III e 110 sotto Filippo IV.

Il titolo era un ottimo biglietto da visita, e si era disposti a spendere vere fortune pur di averlo.

Antonio

Edited by carlino
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Come non ascoltare le risposte esaudienti di "cultura e non" degli amici forumisti!!! :D :D

Ci siamo dimenticati l'emissione di zecca "Messina" :D .......

...aggiungo che si tratti di un tre tari'come gia'detto ,pero'caro amico nella classificazione di tale servirebbe anche il peso ed il diametro. ;)

(dai scherzo!)---.........giusto per farci un'idea di quanto ne manca "cit. ...frode allo danno dello stato"---e ai suoi malfattori o Maltagliatori disperati :)

..................... (dato che culturalmente se ne e'gia'parlato :) )

falla completa!

L'anno 1664 verso fine regno Filippo IV in seguito si attribui'a Carlo II per poco della citta'dello Stretto 1665/1679(pero'diciamo che nel 77 "ovvio 1677" :D si batte' moneta in contemporanea a Messina(di cui si conosce qualche R5 :) ) poi per problemi altrui fu spostata a Palermo!

Esemplare gradevole,bravo(anch'io lo avrei messo anch'io in collezione :D ;) )!

Se fa cosa gradita..

.....ti posto un mio esemplare da un tari' dello stesso anno di coniazione(simboli zecchiere DG V )...anche se un po'malconcio ma bene ad averlo :D ): :)

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Salutoni

P.S: mancava da tempo una discussione su siciliane e anche qualche intervento!!!! :)

:)

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Ciao Rex Siciliae,

prendo spunto da questo tua frase


L'anno 1664 verso fine regno Filippo IV in seguito si attribui'a Carlo II per poco della citta'dello Stretto 1665/1679(pero'diciamo che nel 77 "ovvio 1677" :D si batte' moneta in contemporanea a Messina(di cui si conosce qualche R5 :) ) poi per problemi altrui fu spostata a Palermo!

per esporre in maniera blanda, ma spero comprensiva, la rivolta messinese del 1674-1678.

Le continue guerre portate avanti da Filippo III e IV avevano completamente prosciugato le casse siciliane.

Il popolo siciliano era alla fame, la peste scoppiata nel 1656 in Sicilia, aveva dato il colpo finale all’economia siciliana, creando una forte depressione economica con conseguente carestia.

A Messina i negozi erano vuoti sia di mercanzia e sia di clienti.

Il 30 marzo 1672 i negozianti abbassarono le serrande a Messina, dando così inizio alla protesta popolare e utilizzando una forma di contestazione oggi chiamato sciopero. Protesta che si espanse anche alle città di Catania e Trapani.

La rabbia dei messinesi si sfogò sui loro giurati e senatori, ritenendoli responsabili della situazione economica.

Il popolo oramai ridotto alla fame depredò le case dei senatori, dove si dice trovarono giare piene di monete d’oro nei giardini.

Il Vicerè intervenne con decisione e fece entrare una rappresentanza del popolo nel nuovo senato.

La città si trovò così divisa in due fazioni i Merli (nobili) e Malvizzi (borghesi e popolo).

Lo stesso senato che nel 1674 organizzò la rivolta di Messina contro gli stessi spagnoli. L’intento della città di Messina era quello di creare una nuova repubblica marinara indipendente dalla Spagna.

La potenza spagnola stava soffocando la rivolta, alla città di Messina non rimaneva altro che chiedere aiuto alla Francia. Luigi XIV vedendo in questa richiesta la possibilità di entrare prepotentemente in Sicilia e scalzare la sua rivale la Spagna, appoggiò la rivolta nel 1675.

Messina a sua insaputa divenne una pedina sullo scacchiere rappresentato dall’Europa e la partita era giocata dalle due potenze Spagna e Francia.

La Francia sperava che i moti di rivolta si espandessero nel resto della Sicilia, ma con difficoltà e interventi militari riuscirono solo a far capitolare alcune città vicine a Messina e fedeli alla Spagna. Probabilmente l’invidia nata per i privilegi della città di Messina, come la zecca, il senato e gli ordini cavallereschi spinsero molte città a rimanere fedeli alla Spagna, una di queste era Palermo.

Nel 1678 la Francia e la Spagna firmarono un trattato di pace Nimega e nell’aprile del 1678 la Francia si ritirò da Messina.

Messina si trovò da sola a fronteggiare la rabbia degli spagnoli.

I messinesi tentarono una strenua difesa della città fronteggiando l’avanzata delle truppe spagnole.

Quando le truppe spagnole entrarono a Messina la repressione verso i ribelli fu feroce, si instituirono tribunali con lo scopo di individuare i responsabili e punirli. Molti messinesi scapparono in Europa, soprattutto in Francia e i loro beni furono requisiti e i loro titoli nobiliari tolti.

A farne le spese non furono solo i messinesi, ma anche la città di Messina. Gli Spagnoli tolsero, il 6 gennaio 1679, alla città di Messina tutti i privilegi, chiusero il senato, l’Università e l’ordine della stella, confiscò il patrimonio urbano e ruppero la campana del duomo che era il richiamo alle armi della città e ai comizi. La città era morta civilmente. Tutti i documenti conservati nelle cancellerie furono distrutti o portati in Spagna.

Tra gli altri privilegi che la città di Messina perse fu quello di coniare moneta. La zecca di Messina chiuse e ne guadagnò il privilegio la città a lei rivale, Palermo.

Le monete continuarono a essere coniate, per un breve periodo, a Messina anche dopo la chiusura ufficiale del 1678 e nonostante le sigle R C cioè Regia Corte, questo per dar tempo a Palermo di creare maestranze competenti per la nuova sede a Palermo.

Messina e i messinesi pagarono un prezzo salato il loro desiderio di indipendenza.

Antonio

Edited by carlino
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