Popular Post g.aulisio Posted July 26, 2013 Popular Post Share #1 Posted July 26, 2013 (edited) Quando pensiamo alle officine monetarie dell'antichità classica, siamo portati ad immaginare delle strutture ben definite ed organizzate, espressione e strumento di un'autorità politica ben definita, ben localizzate geograficamente. Certo, per quest'ultimo aspetto, con le dovute eccezioni: nel caso in cui campagne militari portino il fabbisogno di moneta lontano dal centro di emissione e problematiche di carattere logistico facciano si' che sia più conveniente la produzione in loco (con officine monetarie mobili al seguito degli eserciti o con l'appalto di produzione monetaria a zecche locali) o nel caso in cui il potere politico sia frammentato e "mobile", come in occasione delle guerre civili. Ben conosciamo inoltre il fenomeno che, in Magna Grecia ed altrove, faceva si' che incisori prestigiosi migrassero da una polis all'altra, per offrire i propri servigi di altissimo livello artistico (e quindi lustro) alla zecca locale. Sulla base di tali dinamiche, caratteristiche delle monetazioni magnogreche, puniche e romano-repubblicane, siamo istintivamente portati a pensare che il funzionamento delle officine monetarie, la loro eventuale mobilità e la relazione con l'autorità emittente, fosse più o meno generalizzata anche in contesti contemporanei più marginali che dal mondo classico mediterraneo avevano mutuato il concetto stesso di moneta, quale ad esempio quello celtico. Utilizzando chiavi interpretative "classiche", in passato si é avuta qualche difficoltà a leggere alcuni fenomeni caratteristici di tali monetazioni, quali ad esempio le (rare) condivisioni di coni nell'ambito di emissioni di popoli diversi, oppure l'identità a livello di struttura formale delle impronte caratteristiche di monetazioni diverse, in cui la struttura del disegno rimane la stessa e cio' che cambia sono alcuni elementi della rappresentazione (quale ad esempio quello che puo' essere considerato il "simbolo" dell'autorità emittente, l'animale totemico, con cinghiali, orsi e lupi che si contendono lo spazio centrale in tondelli per tutto il resto formalmente identici). Il rompicapo dato da tali caratteristiche "unitarie" di monetazioni chiaramente afferenti a tribu' celtiche diverse, in passato ha fatto si é che si proponessero ipotesi interpretative secondo le quali tali emissioni fossero realizzate centralmente da ateliers monetari federali, mutualizzati tra le diverse tribù. Certo é che se cosi' fosse dovremmo presupporre un livello di organizzazione politica che, se ben puo' adattarsi ad alcune realtà storiche del mondo mediterraneo, trova qualche difficoltà ad essere applicato al mondo celtico, quanto meno per come lo conosciamo. Un interessante articolo di Michel Feugère (di cui riporto il link in fondo al post) getta forse una luce su questi fenomeni, dandoci nel contempo gli elementi di base per una diversa chiave interpretativa, questa volta non basata su un metro "classico", ma su dinamiche locali di cui emerge evidenza archeologica. L'articolo é in francese, per cui ne riporto per sommi capi i contenuti. Tratta del ritrovamento nel Lot (Francia sud-occidentale) di un deposito di utensili appartenenti ad un atelier monetario: tre coni di martello, un conio di incudine, la testa di una mazza in ferro, alcuni parallelepipedi in ferro recanti coppelle ed una sorta di scalpello a punta piatta. Il deposito era originariamente nascosto sotto delle lastre di pietra, in una zona non urbanizzata, nel territorio dei Cadurci, ma a poche centinaia di metri dal corso d'acqua che costituiva il confine tra il territorio dei Cadurci e quello dei Lemovici. Le impronte dei conii si riferiscono a monete attribuite ai Lemovici. Al di là degli interessanti elementi di ordine numismatico e tecnologico offerti dal ritrovamento, uno spunto di riflessione più generale si impone. Riporto, tradotta, la considerazione finale dell'articolo: "L'area geografica della scoperta interroga al tempo stesso il numismatico e lo storico: sebbene si sia osservato spesso che i conii monetari si ritrovano più o meno lontano dalla regione dove si pensa che sono stati utilizzati, il ritrovamento di Comiac, effettuato giusto al passaggio della frontiera, ma all'esterno del territorio dei Lemovici, ci parla probabilmente dello statuto degli artigiani monetari: artigiani itineranti, non ne dubitiamo, che potevano mettere la loro abilità al servizio di diversi emittenti di cui riproducevano allora i simboli politici e religiosi. Ma se gli uomini viaggiavano, i conii non avevano utilità all'esterno del relativo territorio. Forse é proprio per questo, per mettere da parte un'attrezzatura destinata alle emissioni lemovicie, che questo deposito è stato nascosto precisamente in territorio cadurco. L'artigiano che doveva ricuperarlo, il giorno in cui l'emittente lemovicio gli avesse passato un nuovo ordine di monete, non è potuto ritornare a recuperare il suo bene. Sono queste circostanze impreviste che ci consentono di trovare oggi, a Comiac, un insieme tanto eccezionale." Aggiungo qualche considerazione personale. Innanzitutto l'eccezionalità del ritrovamento si riferisce soprattutto alla sua localizzazione in un'area di confine tra due tribu': i ritrovamenti di conii in Gallia transalpina non sono infrequenti e sono quasi sempre caratterizzati dal fatto di collocarsi in aree rurali, lontane dagli insediamenti, ed al di fuori dei territori di emissione delle monete che ai conii stessi si riferiscono. Altri ritrovamenti di materiali di "officina", con caratteristiche simili a quelle di Comiac, sono conosciuti, per quanto non ancora pubblicati. La figura dell'artigiano itinerante, che si sposta con tutto il suo armamentario (per poter effettivamente coniare gli manca solo la forgia, che puo' facilmente trovare in ogni oppidum), se distante dalle esperienze della civiltà classica fa venire immediatamente alla mente alcuni tradizioni protostoriche, quali ad esempio quella che vedeva, nella cultura terramaricola, gli artigiani fonditori muoversi lungo gli itinerari della Val Padana, per fornire i propri servigi (la produzione di utensili in bronzo) di villaggio in villaggio. Che il ritrovamento di Comiac, con annessi e connessi, possa fornire qualche chiave di lettura anche per i fenomeni monetari celtici "nostrani"? http://www.academia.edu/1174931/Le_depot_de_coins_monetaires_gaulois_de_Comiac_Lot_DT_3416_et_3425 Edited July 26, 2013 by g.aulisio 10 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
gpittini Posted August 8, 2013 Supporter Share #2 Posted August 8, 2013 DE GREGE EPICURI Davvero interessante questo articolo.In effetti, vien da pensare ad una attività individuale di taluni artigiani, particolarmente capaci, che offrivano le loro capacità tecniche a popolazioni e gruppi diversi, probabilmente vicini , alleati o almeno non ostili fra di loro. Pensare a qualcosa di più organizzato, come i casi di "symmachia" siciliane o greche, sembra improbabile. Purtroppo dei Celti non sappiamo quasi nulla da fonti dirette (mi pare che la fonte principale sia ancora il De Bello Gallico), ma le notizie li descrivono come molto "localisti" e poco inclini alle rigide alleanze organizzate, quanto meno fino alle campagne di Cesare, che li indussero a coalizzarsi.Certo, se avessimo dati più vari e più abbondanti... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
alienarmy70 Posted August 9, 2013 Share #3 Posted August 9, 2013 Veramente interessante!!! Ne consiglio la lettura, ad appassionati e non del genere :) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Polemarco Posted August 13, 2013 Share #4 Posted August 13, 2013 A me questa storia intriga. Ho letto di incursioni (più tarde) dove i barbari abbandonavano e nascondevano il bottino durante la fuga in attesa di riprenderlo successivamente, quando le cose si erano calmate. Nel ritrovamento c'erano solo coni, teste di mazze e materiale destinato alla monetazione ? È il comportamento di un ladro o del proprietario che vuole vuole viaggiare più leggero e sicuro perché inseguito da predoni ? Polemarco Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
g.aulisio Posted August 13, 2013 Author Share #5 Posted August 13, 2013 Il materiale (illustrato integralmente nell'articolo), a parte dei parallelepipedi in ferro con alveoli di cui non si capisce bene la funzione, é tutto pertinente ad un'officina monetaria. Quanto ai parallelepipedi di ferro sono abbastanza misteriosi: assomigliano ad oggetti piu' o meno simili che erano utilizzati per produrre i tondelli, e tra l'altro uno degli alveoli reca tracce di rame, solo che normalmente tali oggetti erano in terracotta, ed il ferro, per una serie di motivi, non appare come il materiale più indicato. Difficile leggere il tutto come un bottino. Passando all'ipotesi che sia stato il proprietario, un artigiano monetario, a nasconderlo, certamente gli oggetti ritrovati non costituivano la totalità dell'attrezzatura che aveva a disposizione: i conii in bronzo bisogna pur farli, e poi inciderli, e cosi' i manicotti in ferro. Il che presuppone un armamentario più importante e magari anche del materiale semilavorato. Sembrerebbe quindi che cio' che é stato lasciato, già in territorio Cadurco ma non lontano dalla frontiera con i Lemovici, é una quotaparte del materiale d'officina specifica per la produzione delle monete lemovicie (inutile portarsele a spasso per la Gallia) più una mazza e gli strani (e pesanti) parallelepipedi. Non credo ci sia bisogno di supporre una situazione di emergenza per giustificare l'abbandono. In Francia é conosciuto almeno un altro ritrovamento con caratteristiche simili, con la presenza anche di punzoni per l'incisione dei conii, purtroppo non ancora pubblicato. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Claudio I Posted August 20, 2013 Share #6 Posted August 20, 2013 Molto interessante, un saluto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Polemarco Posted August 20, 2013 Share #7 Posted August 20, 2013 (edited) Facciamo l'ipotesi di un deposito dedicato. Mi sta bene per i coni e per il materiale strettamente collegato alla produzione di determinate monete. Ma perché aggiungere al deposito materiale genericamente destinato alla produzione di monete come uno scalpello. Se il nostro artigiano aveva più committenti mi sta bene ipotizzare più depositi ed in ciascun deposto custodire il materiale strettamente necessario a soddisfare le richieste di ogni singolo committente. Cinque committenti = dieci coni da depositare in cinque posti diversi. Ma perché affrontare la spesa di cinque scalpelli o dedicare uno strumento generico ad un deposito? Considerate che la regola per chi viaggia e' quella di dividere i bagagli troppo pesanti. Si parte con la prima porzione trasportabile, si fa un po' di strada. Si sotterra o nasconde la prima porzione e si torna in dietro a mani vuote. Ci si carica la seconda e si riparte. Facevano così gli esploratori per portare acqua, cibo, carburante etc. Quale è il peso complessivo del ritrovamento ? Polemarco Edited August 20, 2013 by Polemarco Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
g.aulisio Posted August 24, 2013 Author Share #8 Posted August 24, 2013 Quale è il peso complessivo del ritrovamento ? Poca roba, 4670 gr. A cui aggiungere eventualmente il peso degli oggetti, o parti, in materiali deperibili, quali il manico del martello. Comunque poca roba. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
dcinelli Posted October 5, 2013 Share #9 Posted October 5, 2013 Buongiorno a tutti, @g.aulisio ho trovato il suo post molto interessante...la cosa ancora più stimolante è l'ipotesi storica-archeologica sul ritrovamenti dei conii. Fatta questa premessa volevo chiedere e penso che questo possa essere di interesse anche ad altri "forumisti", se ritrovamenti analoghi sono avvenuti anche nel nord italia (specialmente lungo il fronte insubre-cenomane)...? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
g.aulisio Posted October 5, 2013 Author Share #10 Posted October 5, 2013 Buongiorno a tutti, @g.aulisio ho trovato il suo post molto interessante...la cosa ancora più stimolante è l'ipotesi storica-archeologica sul ritrovamenti dei conii. Fatta questa premessa volevo chiedere e penso che questo possa essere di interesse anche ad altri "forumisti", se ritrovamenti analoghi sono avvenuti anche nel nord italia (specialmente lungo il fronte insubre-cenomane)...? Penso di intuire perfettamente cosa sta alla base della sua domanda, in quanto é la molla che é scattata anche nella mia testa quando ho letto l'articolo di Feugere :). Purtroppo no. Rimarremo col dubbio sul perché certe Artemidi si somigliano tanto... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.