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IGNORED

Il primo signore di Roma


L. Licinio Lucullo

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Una delle più antiche divinità della mitologia romana è Giano.

E' una figura avvolta dal sacro mistero delle memorie che si tramandano da un passato remoto.

Era il dio dei passaggi e dei rinnovamenti, e quindi anche degli inizi. Per questo, secondo il mio modestissimo avviso, fu scelto per "iniziare" l'iconografia delle monete enee, raffigurandolo al dritto dell'asse (nonchè anche del quincussis, ammesso e non concesso che sia un pezzo autentico).

Quela dio dei passaggi, presiedeva anche alla purificazione dell'esercito che, lordo del sangue versato al termine della campagna bellica, doveva rientrare in cità "ritrasformandosi" in populus. Per questo esisteva un'originaria porta ianuaria, e ben presto fu eretto nei suoi pressi un piccolo tempietto (passato ormai alla memoria collettiva) che era il simbolo stesso della guerra e della pace. Quando ormai la Repubblica era solo più un guscio vuoto, Nerone lo raffigurò su un altro asse (e su un sesterzio), ben diverso dall'ormai lontanissimo asse librale.

Ma torniamo alla "storia" del dio. Signore degli inizi e quindi - anche - dell'inizio del tempo, egli fu il primo abitatore del sito di Roma. Nei tempi mitici e lontani in cui uomini e dei convivevano, egli dominava dalla sommità di un colle - il Gianicolo, che da lui ha preso il nome - ove aveva fondato una città, dalla quale poteva dominare il mondo (che, a quell'epoca, si identificava con il Latium Vetus ...).

Un giorno venne a lui un altro dio ramingo, Saturno; e Giano gli concesse di fondare una sua città - la mitica Saturnia - su un altro colle al di là del fiume (fiume dominato peraltro da uno dei suoi figli, il dio Tevere).

Il colle governato da Saturno era il Palatino, su cui tanti secoli dopo si svolgerà una delle imprese di Ercole (l'uccisione di Caco) e su cui infine sorgerà Roma, città e dea. Non sfuggirà come la sequenza Giano - Saturno - ... - Ercole - ... - Roma sia la stessa dei bronzi, anche se già in un'altra discussione mi è stato detto che è solo una coincidenza ... ...

Fondatore di Roma sul Palatino sarà, come tutti sanno Romolo, che dopo morto verrà assimilato a un altro atichissimo ed enigmatico dio, Quirino. Quirino in realtà, come abbiamo già visto (http://www.lamoneta.it/topic/80557-quirino-e-romolo/), è un aggettivo ("dei Quiriti"), per cui in origine doveva essere non una divinità a sè, ma l'attributo di un'altra divinità. Ebbene, il dio "dei Quririti" per antonomasia sarebbe, secondo gli studi di carandini, proprio Giano: in una sorta di circolarità del tempo, il primo signore di Roma sarà quindi assimilato al primo signore di quelle stesse terre.

Ma basta ora con queste cenni, sparsi e sconfusionati, di mitologia; altri potranno sicuramente meglio lumeggiarci su questo fossile della memoria dei norti antenati. Passiamo all'iconografi ...

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Giano si sa, in epoca storica, era raffigurato con una testa dal duplice volto, capace di guardare avanti e dietro, dentro e fuori, nel passato e nel futuro.

E' una categoria iconografica attestata anche nella numismatica ellenica (ove abbiamo anche teste "gianiformi" femminili e maschile/femminile), e nella monetazione italica compare per la prima volta (se è corretta la cronologia di Panvini Rosati, che pone queste monete all'ultimo quarto del IV secolo a.C.) in Etruria, sull'aes grave di Velathri (Volaterrae per i Romani, Volterra per noi). Vi compare infatti Culsans, dio raffigurato con volto "gianiforme" imberbe.

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La testa "gianiforme" imberbe compare, pochi anni dopo, sul primo asse librale romano, la moneta RRC 14/1.

Chi rappresenta? E' notorio che, nell'iconografia classica, Giano è barbuto. Chi era questo imberbe? Giano stesso? Culsans (importato a Roma da aristocratici plebei)? Fontus, figlio di Giano? Oppure sono due fratelli ... I Dioscuri? I Penati publici?

Teorie molto dicusse ... ne abbiamo fatto un fugace accenno qui http://www.lamoneta.it/topic/99463-aureo-del-giuramento/?p=1115875

Secondo il mio sempre mpodestissimo avviso, sul "primo" asse romano non poteva che essere raffigurato il dio degli inizi, il signore Giano

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... e nella un tempo potentissima Macedonia, smembrata per aver sfidato Roma e assoggettata (l'esemplare raffigurato è classificatop SNG Cop. 68 e datato al 150 a.C.)

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La tradizione del Giano "provinvciale" arriverà sino alle soglie dell'età imperiale, come dimostra un asse di Lampsacus datato al 45 a.C. (RPC 2273)

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Nell'ultimo secolo della repubblica, però, l'iconografia cambia. Lo sguardo Giano si fa meno austero, ma più acuto (come dimostra il famoso asse con tre prorae, RRC 342/7 - http://www.lamoneta.it/topic/102608-asse-con-tre-prorae/)

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Un monetario, Q. Titius, desideroso di dedicare la sua produzione a un'altra figura enigmatica (Mutinus Titinus), fonde le due iconografie, e raffigura Giano con le sembianze di Mutinus Titinus (RRC 341/4)

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Quasio mezzo secolo dopo, l'espediente viene utilizzato a fini propagandistici: Sesto Pompeo, figlio del Magno, fa coniare in Occidente ingenti volumi di un asse che raffigura Giano con le fattezze di suo padre (RRC 479/1 - http://www.lamoneta.it/topic/104956-asse-di-sesto-pompeo/)

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L'iconografia è tornata imberbe: e così Antonio fa raffigurare sull'ultimo asse della Repubblica (RRC 530/1).

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Infine, come accennavo, in pieno impero abbiamo una raffigurazione del "mitico" tempio di Giano, con le famosissime porte fatte chiudere da Nerone

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La sua posizione è stata localizzata da Carandini, di fronte alla Basilica Emilia (ne avevamo già parlato - http://www.lamoneta.it/topic/106984-a-spasso-per-il-foro/)

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Aspettiamo che chi ben conosce la mitologia repubblicana ci racconti qualcos'altro di lui ... Speriamo di sentire presto @@Rapax ...

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A questo bellissimo Post, in attesa che Rapax ci racconti qualche aneddoto su Giano, anche se Licinio già mi ha fatto divertire, posso solo aggiungere un paio di monete. Una per la verità.

La prima è la seconda versione del famoso "tempio di Giano" di Nerone con porta a sinistra. Probabilmente, al di là della solita interpretazione incisore mancino o no, si può affermare che siano due prospettive differenti del tempio, che se unite mostrerebbero un tempio all'asse centrale delle ante della porta.


Fonte Cataloghi Online

La seconda, sempre di Nerone, è l'aureo con le sole porte del tempio, sempre chiuse, ovviamente.


Fonte Cataloghi Online

"avendo assicurato la pace del popolo romano sian in terra che in acqua, Nerone, chiuse le porte del Tempio di Giano"

"avendo assicurato ovunque la pace del popolo romano, Nerone, chiuse le porte del Tempio di Giano"

Svetonio ci dice che tutto questo accadde durante la visita di Tiridate, Re dell'Armenia, a Roma, nel 65.

Mirko

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Procediamo con ordine ed a piccole dosi, partendo col citare le due teorie riguardanti l'etimologia del nome Ianus.

La prima, poggiando sull'idea di Publio Nigidio Figulo citata da Macrobio (Saturnalia, I, 9, 8), è stata sviluppata da A.B. Cook (in "Zeus" - 1925) e successivamente da L.A. MacKay (in "Janus" - 1956).
Questa teoria identifica *divianus quale base, che si sviluppò poi nei vari *dianus, *Ianus, *Iana e *Diana. Tali termini poggerebbero sulla radice indoeuropea *dey, ovvero "brillare" (sviluppo *dey - *d(i)yeu - *dia), in accordo con una eventuale connotazione solare di Giano.
Ma fu già nel 1918 che Walter Friedrich Otto avanzò una tesi del tutto innovativa, in linea con le più ragionate interpretazioni funzionali del dio che iniziavano a prendere piede e che tendevano a ridimensionare la solarità di Giano. Anche in questo caso il punto di partenza furono le fonti antiche (Macrobio - Saturnalia, I, 9, 11 e Cicerone - De Natura Deorum, II, 2, 67). Poco dopo anche studiosi del calibro dell'Altheim e del Dumézil appoggiarono questa seconda teoria, che vuole Ianus derivato dalla base *ei, ovvero "andare".
Citando testualmente il D'Anna (Il Dio Giano, p. 24-25): "dalla radice *ey, "andare", è derivato un *ya/yau- che sta alla base di Ianus, del termine sanscrito -yâna, "cammino", e probabilmente dell'irlandese ath- derivato da *yâ-tu-s, "guado". Ianus, formatosi sul tema *yâ-, derivato dalla radice *ey, "andare", rimanda così ad un'idea di "movimento", di "passaggio", coerentemente con tutti i significati coperti dal verbo "andare". Le conseguenza sono importanti. Non solo cade la tesi di un *Dianus/*Ianus derivato da "brillare", "luminosità", etc., ma diventa poco sostenibile la tesi solare o lunare che, eventualmente, dovrebbe trovare appoggio in qualche funzione del dio, non in tutto il dossier e certo non nel radicale da cui si è formato il nome del dio."

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Procediamo con ordine ed a piccole dosi

Attendo la prossima "dose", in acuta crisi di astinenza !

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In punta dei piedi, attendendo assieme a Licinio e, spero, ad altri la seconda dose della dotta dissertazione di Rapax, propongo questa tarda e con ogni probabilità periferica testimonianza "bifronte".

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Si tratta di un sigillo in piombo, in cui il ritratto appare sormontato da uno strano gallinaccio, che a me ricorda un po' il grifone delle emissioni arcaiche di Focea e di Teos.

La tipologia del sigillo tenderebbe a proporre una datazione piuttosto tarda.

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Forse una delle ultime testimonianze del "bifronte"?

Modificato da g.aulisio
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Interessantissimo sigillo, con un'iconografia di Giano molto molto particolare... di certo meriterebbe qualche tentativo di approfondimento, che di certo proveremo a fare successivamente.

Veniamo ora alla seconda breve puntata.

Come ha già detto L.Licinio Lucullo nel post di apertura, secondo il mito Giano fu il primo re del Lazio, un sovrano che governava territori ove la civiltà ancora non esisteva e che anzi fu da lui introdotta.

Da Plutarco, Questioni romane:

22.
Credono che Giano sia stato bifronte e così lo rappresentano in dipinti e sculture. Perché?
Forse perché, a quanto raccontano, era un greco della Perrebia, che si trasferì in Italia e vivendo tra gli stranieri del luogo cambiò lingua e tenor di vita.
O piuttosto perché, avendo trovato che i popoli d’Italia vivevano di prodotti selvatici e seguivano usanze senza leggi, ne modificò e trasformò la forma di vita persuadendoli a praticare l’agricoltura e darsi ordinamenti politici.

41.
L’antica moneta aveva incisa su un lato l’immagine di Giano bifronte e sull’altro la poppa o la prua di una nave. Perché?
Forse, come dicono i più, in onore di Crono che traghettò in Italia con una nave.
Oppure è possibile dir questo di molti (infatti Giano, Evandro, Enea approdarono dal mare); ma si potrebbe fare piuttosto quest’altra ipotesi. Per le città alcune cose sono onorevoli, altre necessarie, e tra quelle onorevoli la più importante è il buon governo, tra quelle necessarie le risorse. Quindi, poiché Giano stabilì un buon ordinamento rendendo civile la loro vita, e il fiume fornisce abbondanza delle cose necessarie, poiché essendo navigabile ne trasporta sia dal mare sia dalla regione, la moneta ebbe a simbolo del legislatore la doppia figura per il mutamento da lui realizzato, come è stato detto, e a simbolo del fiume il battello.
Usarono un’altra moneta, che aveva come contrassegno un bovino, un ovino, un suino, in quanto ottenevano prosperità soprattutto dall’allevamento del bestiame e da esso avevano la ricchezza. Perciò gli antichi avevano anche molti nomi come Suilli, Babulci, Porci, come ha detto Fenestella.

Quanto scritto da Plutarco trova riscontro in numerose altre opere, su tutte nell’Eneide di Virgilio, e proprio queste sostanziali uniformità portarono illustri storici delle religioni a considerare il tutto come “un’alterazione della storia comparsa solo nel II secolo a.C.” (Wissowa, 1912) e ad esprimere considerazioni quali “l’evemerismo infuriava incontrollato, molte di queste (figure) furono trasformate in primi re delle tribù italiche” (Rose, 1928).
Il riferimento non è solo a Ianus ma anche a Saturnus, a Picus ed a Faunus (quest’ultimo padre di Latinus, re dei Latini).
Fu però negli anni cinquanta che Angelo Brelich (Tre variazioni romane sul tema delle origini) iniziò a mettere finalmente in discussione la teoria di un’origine evemeristica dei primi re del Lazio, ponendo una semplice domanda: “come mai agli studiosi moderni non è passato per la mente di chiedersi, perché –antica o recente che fosse- la nostra tradizione coinvolgesse proprio quelle quattro divinità, tra l’altro anche così diverse di carattere e d’importanza, e nessun’altra?”.
Stiamo affrontando una questione che potrebbe apparire di secondaria importanza, ma che invece ha ricoperto un ruolo centrale nello studio e nella comprensione della religione romana: da una parte abbiamo teorie che inquadravano Giano quale un eroe civilizzatore divinizzato, mentre dall’altra abbiamo a che fare con una scuola di pensiero profondamente diversa, che grazie ad un differente approccio, ha permesso di svelare l’effettiva valenza simbolica e funzionale propria di questa divinità.

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