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PAROPOS misteri di una emissione


Risposte migliori

La discussione che aveva riguardato i possibili falsi di Agyrion:

http://www.lamoneta.it/topic/118792-ancora-falsi/

permette di intuire i vari gravi problemi a cui va incontro uno studioso che voglia approfondire la conoscenza di una determinata monetazione.

Sicuramente negli ultimi 30 anni c’è stato un grande incremento di materiale, anche inedito, derivante da un intenso e dissennato uso di metal detector (e non solo, arrivando a usare perfino ruspe per attaccare potenziali siti archeologici), ma anche da una vasta attività di falsificazione.

Apro questa discussione per mostrare alcuni esempi della grande difficoltà in cui si trova uno studioso davanti a monete completamente decontestualizzate e che talvolta appaiono essere del tutto inedite.

Stiamo parlando della misteriosa Paropos, della quale è già stato fatto cenno in un’altra vecchia discussione, del 2007:

http://www.lamoneta.it/topic/19725-paropos/?hl=paropos

Ci sono solo due fonti letterarie che accennano a questa città:

1) Polibio (1, 24, 3-4): “[Nel 258 a.C.]Dopo la battaglia sul mare, Amilcare, il comandante delle forze cartaginesi di terra, che erano acquartierate a Panormos, ebbe notizia che nel campo romano gli alleati e i Romani erano in disaccordo su chi di essi era stato più brillante nelle battaglie e che gli alleati erano accampati da soli tra Paropus e le sorgenti termali di Himera. Improvvisamente egli precipitò su di loro con tutte le sue forze e uccise circa 4000 soldati mentre stavano disperdendosi fuori dal loro accampamento”.

2) Plinio (N.H., 3, 91-92): cita i Paropini come stipendiarii dei Romani e localizza Paropos di fronte all’isola di Ustica (contraque Paropinos Ustica).

Un’altra menzione della città potrebbe aversi in Tolomeo (3, 4, 14) se si accetta la correzione di Patioros in Paropos, proposta da Cluverius nel 1619.

In ogni caso mancano fonti epigrafiche riferibili al sito.

Tradizionalmente, a partire da Cluverius e ancora con Holm (nel 1870) e con Pace (nel 1935), la città veniva ubicata vicino a Collesano, e più esattamente su una altura posta a ovest del comune, denominata Monte d’Oro di Collesano. Tuttavia tale identificazione è ora rigettata a seguito di alcuni saggi di scavo ivi effettuati, che hanno permesso di individuare un insediamento medievale, dove non sono documentati reperti anteriori al secolo XI d.C.

Secondo altri autori invece la città è da ricercarsi lungo la strada Palermo – Agrigento, nella località di Cefala Diana o in quella di Marineo (Palmeri nel 1839 e Calderone nel 1892).

Successivcamente fu proposta da Di Stefano, nel 1972 e ancora nel 1978, l’identificazione di Paropos con il vasto insediamento urbano che sembra svilupparsi a partire dal IV secolo a.C., sul Monte Riparato di Catalvuturo e che fu particolarmente fiorente nel periodo delle guerre puniche.

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Monte Riparato:

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Questa località è nota anche per essere il luogo dove fu rinvenuta, intorno al 1980, la famosa “phiale d’oro di Catalvuturo”, un piatto d’oro finemente cesellato, del diametro di 22,75 cm e peso di 982,40 g (quasi un chilo….), che fu poi portato clandestinamente, nel 1991, in Svizzera e da lì negli USA e infine fortunosamente recuperato dai Carabinieri della TPA nel 1999.

Non si sa dove sia stata prodotta questa phiale, probabilmente commissionata da un ricco abitante di quel sito ellenico.

Phiale di Castelvuturo:

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Tuttavia, leggendo le due scarse fonti storiche sopraricordate, appare più logico localizzare la misteriosa città di Paropos più vicino a Palermo e alla costa settentrionale, grosso modo non lontano dall’attuale comune di Bagheria (per rimanere in posizione frontale rispetto all’isola di Ustica) e seguendo l’importante corso del fiume Eleuterio.

La localizzazione a Marineo, e in particolare nella vicina località detta Montagnola (alt. 623 s.l.m.), che risulta abitata fin dall’ VIII secolo a.C. e con ottima posizione strategica, dominando la valle del fiume Eleuterio, appare ora meno verosimile in quanto è ormai identificata con l’antica città di Makella, grazie anche al recente rinvenimento di alcune tegole iscritte in caratteri greci, col nome di Makella, menzionata anche nel V decreto di Entella (Entella A1) e nota da fonti e documenti classici (Spatafora 2009).

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Il fiume Eleuterio all’epoca era uno snodo di fondamentale importanza in relazione alla viabilità che attraversava la Sicilia sia in senso Est-Ovest sia in senso Sud-Nord, costituendo l’asse di comunicazione privilegiata per gli intensi rapporti tra i centri indigeni dell’entroterra, mondo coloniale greco e città puniche che caratterizzarono la storia della Sicilia occidentale.

Vittorio Giustolisi ha per lungo tempo sostento che Nakone venisse identificato con l’abitato di Monte Adranone ed era collegato all’itinerario che proseguiva su Makalle e Paropos.

Più esattamente Giustolisi ha proposto l’identificazione di Paropos con l’antico insediamento, più a settentrione di Makella e sempre lungo la valle dell'Eleuterio, non ancora completamente esplorato, di Monte Porcara, presso Bagheria, che poi sta a meno di 30 km da Imera, posta a est.

http://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Porcara

Allego due cartine, con progressivo ingrandimento, per mostrare l’ubicazione del Monte Porcara, alla destra del fiume Eleuterio.

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Monte Porcara:

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(continua)

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A nome della zecca di Paropos sono note le seguenti rarissime emissioni, sommariamente descritte nel volume di Buceti (2010):

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Il primo esemplare, di 6,39 g, si trova nel British Museum, che ha anche un esemplare della terza emissione, apparentemente anepigrafe.

Anche se il Buceti fu pubblicato nel 2010, esso non sembra avere preso in considerazione un nuovo esemplare, inedito, che era apparso nell’asta Astarte XIV del 2004, lotto n. 156, poi finito in una collezione svizzera.

Circa un anno dopo, nel 2005, comparve un secondo esemplare, attualmente anch’esso in collezione oltralpe, che sembra avere lo stesso conio del diritto, ma diverso conio del rovescio.

I tipi raffigurano, al D/ una testa laureata di Zeus e al R/ Cane corrente a d. su linea di esergo.

Grazie alla grande disponibilità dei collezionisti stranieri, sono riuscito ad avere foto digitali a colori di ambedue gli esemplari:

1) coll. privata = ex Astarte 14/2004, 156 g. 2,34

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2) coll. privata g. 2,18

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L’etnico posto all’esergo appare essere ∏APΩ∏.

Come giudicare queste due monete. Sono originali o fantasie moderne?

Innanzi tutto non sono cloni.

Sul pezzo n. 1 si notano segni di pulitura e di ritocco, con leggera bulinatura intorno ai globetti del diritto, probabilmente per meglio evidenziarli, visto che la moneta è abbastanza usurata e quindi con rilievi bassi.

Sul pezzo n. 2 la conservazione sembra migliore, ma probabilmente alcuni rilievi sono stati “ravvivati”, specie sulla barba e sui capelli.

Al rovescio dei due pezzi il cane si presenta piuttosto rozzo e con rilievi poco acennati. La scritta è chiaramente leggibile, ma in particolare la lettera “pi” appare più squadrata nel pezzo n. 1 e con aste più curve nel pezzo n. 2, quindi con una certa differenza grafica.

Appare fuori di dubbio che siamo di fronte a monete in qualche modo restaurate e fin qui potrebbe anche andare bene, ma siamo sicuri se siamo di fronte a monete originali (autentiche). Appare ovvio che in caso affermativo si tratta di una emissione inedita e andrebbe citata in uno studio dedicato a Paropos.

Come al solito non si hanno informazioni sulla loro provenienza come luogo di ritrovamento e quindi sono due monete “decontestualizzate”.

Magari ci fossero esemplari, anche più usurati e non identificati, che sono stati trovati in qualche scavo archeologico e presenti in museo o depositi delle soprintendenze. In questo caso si avrebbe una potenziale conferma della genuinità dell’inedita emissione.

Il tipo del cane potrebbe bene collegare questa emissione alla prima emissione, col cacciatore e cane (nota in unico esemplare al British Museum) e indicherebbe non solo la natura del sito, adatta alla cacciagione, ma anche al vicino fiume Eleuterio. Infatti le divinità fluviali non erano rappresentate solo (anche se principalmente) come tori, ma anche con altri animali come cani, orsi e cinghiali. La scelta del cane sembra risalire a un antico sostrato sicano ed elimo.

Basta pensare al cane che impersona il fiume Crimiso e presente su monete segestane.

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Avete qualche suggerimento su queste nuove monete di Paropos…..?

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Aggiungo, per meglio capire quali erano le principali vie di comunicazione nell'antica Sicilia (in rosso):

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Si può meglio comprendere il significato della valle dell'Eleuterio e quindi della possibile importanza strategica della possibile ubicazione di Paropos, sia verso nord, verso Solunto (e Panormos) sia verso l'entroterra imprese…..

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Guest Tugay Emin

Ciao acraf, Ottima anteprima , interessante Paropos , il Bucetti menziona pochi esemplari . La prima moneta da te postata ex Astarte , a mio modesto giudizio la ritengo genuina, piu' che lavorata è stata pulita, volendo ancora ci sarebbe da raschiare. Sulla seconda non mi esprimo, a pelle sarei curioso di vedere sotto quel verde se c'è metallo fresco o antico. Sui commenti storici ,passo la mano agli studiosi come te.

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La cosa migliore è trovare un punto di convergenza tra studiosi ed esperti di monete di varia esperienza.

Sicuramente la seconda moneta è quella che genera maggiori dubbi e andrebbe vista bene dal vivo, anche per capire meglio la natura della patina verde (naturale o aggiunta….?).

Ho vagamente sentito parlare di un esemplare con cane a sinistra, ma non l'ho mai visto e neppure so se esiste effettivamente in giro….

Purtroppo il grande problema italiano è la scarsa disponibilità a mostrare monete inedite (specialmente se ancora in Italia….) e c'è pure da capire e la vera vittima resta sempre la povera scienza….

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Grazie per queste utilissime e godibili note storiche Alberto.

Nel merito delle due monete noto una certa dissimilitudine lettere dei due etnici

i due rovesci mi paiono coni differenti ma e' l' epigrafia ad attrarre la mia attenzione

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Servirebbero buone immagini anche delle altre emissioni di Paropos.

Proverò a chiedere al British Museum per i suoi esemplari (soprattutto il suo esemplare unico).

Sarebbe utile riuscire ad avere una buona foto anche della seconda emissione, quella con Artemide.

Lo scopo è intuibile: riuscire a capire la forma delle lettere che formano l'etnico. In questa maniera avremmo qualche elemento in più per confrontare con le due diverse grafie dell'etnico riportato per il tipo col cane.

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