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Storia di un sesterzio falso di Otone


acraf

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Vorrei raccontare un episodio che accadde negli anni ’30-40.

C’era una famosa studiosa di monete romane, Lorenzina Cesano, che ebbe modo di esaminare sul mercato antiquario un sesterzio inedito di Otone (quando si sa che questo imperatore non coniò nessuna moneta di bronzo per la zecca di Roma, ma solo come emissioni provinciali ad Antiochia ed Alessandria).

Nel suo lavoro poi pubblicato, di ben 25 pagine:

Cesano S.L., Sesterzio unico e inedito dell’imperatore Ottone, Atti e Memorie dell’Istituto Italiano di Numismatica, vol. 6, Roma 1930, p. 117-133

cercò di confermare l’autenticità di questo inedito sesterzio:

post-7204-0-22389900-1410180756_thumb.jp

D/: IMP M OTHO CAESAR AVGVSTVS [TR P] Testa laureata di Otone a destra

R/: VICTORIA AVG S C Vittoria a sinistra con corona e palma

g. 21,80 mm. 33-34

Circa la provenienza della moneta, la studiosa ha appurato solo che veniva da Roma ed era stata rinvenuta in parte illeggibile per incrostazioni e che solo dopo una buona ripulitura si poté leggervi il nome di Otone.

Lei era sicura della sua autenticità ed ecco come si esprimeva: “esso è … coperto di uniforme ed omogenea patina verde scuro, cristallina; scheggiato superficialmente nel segmento inferiore, sotto il collo del ritratto e al bordo, lascia intravvedere il metallo cristallizzato dell’interno. Il pezzo è stato ribattuto ai bordi, i quali si rialzano sensibilmente sui due piani del diritto e del rovescio, dando al pezzo una duplice leggera concavità che ne diminuisce il diametro, onde assume l’aspetto dei pezzi antichi a bordi ribattuti, ben noto ai numismatici.”

Poi analizza i tipi. Per il diritto sostiene che un antico incisore ha inciso un nuovo conio per Otone, utilizzando un vecchio conio di Nerone imberbe e lo ha ritoccato esclusivamente nella capigliatura, eliminando soprattutto le lunghe ciocche sull’occipite e sul collo, per modificarla al fine di avvicinarsi alla nota parrucca di Otone.

Per il rovescio il tipo è stato elaborato sulla base di noti aurei e denari d’argento di Otone con la Vittoria:

post-7204-0-76834300-1410180821_thumb.jp da UBS 78/2008, 1536

Per il resto la Cesano fa solite disquisizioni accademiche, che qui non interessano, salvo che poi conclude che si è di fronte all’unica testimonianza di un reale sesterzio a nome di Otone, al di fuori delle numerose falsificazioni che furono perpetrate già dai tempi del Rinascimento, specialmente ad opera di Giovanni Cavino (detto il Padovano).

Circa l’assenza di emissioni note di bronzo per la zecca di Roma sotto il regno di Otone, molto è stato discusso. Infatti a diversi studiosi è apparso strano che Otone, a differenza del suo predecessore Galba e del suo successore Vitellio, non avesse coniato a Roma alcuna moneta enea.

Le ragioni probabilmente risiedono semplicemente nel fatto che al suo tempo ancora circolava una enorme quantità di bronzi emessi dai precedenti imperatori delle famiglie Giulia e Claudia. Questo rese al momento superflua, almeno nei soli 95 giorni del suo regno, la coniazione di sesterzi e di altri nominali di bronzo a nome di Otone, preferendo la coniazione di aurei e di denari che servivano alle sue fedeli truppe.

Probabilmente, se fosse tornato a Roma da vincitore contro il nuovo avversario, Vitellio, avrebbe iniziato a coniare anche i bronzi.

Un altro fattore da tenere conto è che la emissione di bronzi romani cade sotto la dipendenza del Senato romano e Otone era notoriamente inviso, almeno nei primi tempi, al Senato (come fanno capire chiaramente Plutarco e Tacito). Il suo potere era soprattutto in mano ai pretoriani (Svetonio fu esplicito a dichiarare che Otone spese circa un milione di sesterzi per corromperli: ogni pretoriano avrebbe ricevuto prima 10.000 sesterzi durante la congiura contro Galba e altri 50.000 sesterzi dopo la proclamazione a imperatore).

Invece perse la guerra contro Vitellio e morì suicida nel 17 aprile 69 d.C., a 37 anni, a Brixellum (l’attuale Brescello, famoso per i film con Don Camillo e Peppone).

Grazie alla comparsa di un successivo articolo:

Albizzati C., Varietà di Museografia Numismatica, Numismatica, Santamaria Anno VII, Roma 1941, pag. 1-5.

ho scoperto che la Cesano, dopo la pubblicazione del suo dotto articolo, fece acquistare il sesterzio di Otone dal Museo Nazionale Romano per la bella somma di 6000 lire (dell’epoca). “La buona fede del venditore era coperta dalla competenza di chi aveva deciso e autorizzato l’acquisto”.

Albizzati rivela che Ludovico Laffranchi, noto studioso di numismatica imperiale romana, aveva mostrato seri dubbi sull’autenticità, sostenendo che la moneta “sarebbe semplicemente un gran bronzo di Galba, pasticciato da un cesellatore secondo la tecnica consueta di certi imbroglioni”. I principali indizi di frode erano:

1) Peso mancante: un peso di 21,80 è veramente scarso per un sesterzio d’epoca, che pesa di solito 27 gr. Trattandosi di un bronzo rilavorato, la diminuzione di peso diventa spiegabile, in quanto il bulino toglie e non aggiunge il peso).

2) Modellazione incongruente: il ritratto non è quello di Otone e la Cesano aveva giustificato come un conio di Nerone aggiustato per adattarlo al nuovo imperatore. La scusa appare modesta. “perché l’incisore “senatorio” avrebbe dovuto ridursi ad abborracciare uno sgorbio iconografico?.... Se l’incisore copiava un Nerone, come ha creduto la prof. Cesano, lo poteva copiare un po’ meglio. Qui, la mandibola e il mento hanno le forme tipiche dei ritratti di Servio Sulpicio, ed è assai più logico pensare a un Galba, ringiovanito per l’occasione da un cesellatore moderno: mi sembra ben difficile spiegare il fatto diversamente”.

3) Iscrizione sospetta, tanto nell’aspetto epigrafico quanto per la paleografia: “Sembra che all’incisore mancasse un criterio nel calcolare la distribuzione della formula epigrafica, pur tanto comune: non ha voluto rinunciare alle ultime cinque lettere di Augustus e gli è mancato lo spazio per la terminazione consueta di tre lettere, TR(ibunicia) P(otestas). La signorina [Cesano] le supplisce nella sua trascrizione, ma non vedo, sul metallo come mai ci potessero stare”. Inoltre “lo stile dei singoli segni, nell’epigrafe, è di una vacuità quasi infantile….. basta vedere quant’è incerto e mal condotto il cerchio dell’O e quanto meschino l’angolo dell’A , specialmente nel 1° del diritto, mancante della traversa, con aste ineguali e senza accenno di apice. Il modo poi d’appiccicar le lettere contro la testa, è semplicemente odioso e, per così dire, del tutto antiromano, ché il distacco tra figura e scritto, anche quando è minimo il solco, mette sempre in evidenza il senso profondo del chiaroscuro, peculiare all’arte di Roma, e rende maestosi anche i conii più rozzi”…..

Resta interessante e istruttiva questa testimonianza su una vecchia contraffazione di Otone, che ha ingannato pure una studiosa del calibro della Cesano (della quale però dobbiamo dubitare circa le sue reali capacità di riconoscere vecchi falsi ed è noto il suo violento attacco, con argomentazioni basate solo sullo stile, contro l’unico aureo noto degli Italici, presente nel medagliere di Parigi, quando molto probabilmente è invece autentico….), fino a fare spendere dallo Stato una bella sommetta per averla nel Museo.

Piuttosto sarebbe utile provare a capire come un moderno incisore abbia potuto ricavare un simile falso. Secondo il Laffranchi, ripreso da Albizzati, probabilmente era partito da un sesterzio di Galba come il seguente:

post-7204-0-25698600-1410180843_thumb.jp

Non so se la teoria della semplice rilavorazione di un sesterzio autentico di Galba possa spiegare tutto, ovviamente seguita da accurata ripatinatura (e siamo alla fine degli anni '20)….

Qualche parere?

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Io stimo molto la Cesano, però concordo con te che non era molto portata nel riconoscere i falsi. I due numismatici in questione si erano scontarti anche per il medaglione aureo di Augusto di Este con Caio e Lucio Cesari al rovescio. La Cesano lo giudicava autentico mentre il Laffranchi no. Oggi come oggi sembra accetta la sua autenticità.

Non é il primo esempio, dell'epoca, con leggenda variata, nella collezione Gnecchi ci sono alcuni esempi.

Anche se a me da più l'idea di un fuso, che di un conio modificato.

Andrebbe visto il segno sul bordo ad ore 13 nel rovescio, da l'idea di un codolo di fusione. Anche il peso potrebbe giustificare una fusione.

Modificato da snam
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Anche a me il falso Otone sembra una moneta di fantasia: il rovescio cerca di imitare il dupondio di Nerone, anche se con lo stile non ci siamo. Il dritto sembra un Otone invecchiato.

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il naso non mente... mai visto un Otone con quel "nasino alla francese" :)

scherzi a parte il naso di quel sesterzio è a patata e rivoltato in basso... mai visto uno simile per Otone...

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Modificato da Poemenius
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il naso non mente... mai visto un Otone con quel "nasino alla francese" :)

scherzi a parte il naso di quel sesterzio è a patata e rivoltato in basso... mai visto uno simile per Otone...

Potresti fare lo stesso ragionamento anche sulla corona d'alloro. Otone non l'ha mai avuta ne sull'oro ne sull'argento.
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Per me somiglia molto di più a Nerone che a Galba.

Se avessi visto quel ritratto completamente consunto, solo dal profilo avrei detto Nerone.

Infatti la Cesano faceva riferimento a un conio ritoccato di Nerone. Non comprendo le osservazioni di Albizzati per una contraffazione basata su un sesterzio di Galba (che è comunque raro)….

Per questo nel mio primo post, verso la fine, avevo postato un esemplare di Galba, chiedendo come poteva un falsario alterarlo….

C'è solo che la vittoria in volo non esiste fra i sesterzi di Nerone, mentre esiste simile fra i sesterzi di Galba, anche se con alcune difformità (in genere le lettere SC sono più grandi e sinceramente non so come poteva il falsario bulinare la scritta).

La cosa migliore sarebbe quella di visionare e avere una buona foto a colori del pezzo, che dovrebbe ancora trovarsi nel Museo Nazionale Romano. Proverò a richiedere alla curatrice, anche se non sarà facile….

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Ho appreso con curiosità delle 6.000 Lit. pagate attorno al 1930 per questa controversa moneta e mi sono chiesto quanti Marchi saranno stati pagati nel 1903 per il controverso tetradrammo n°1 di Siracusa di altra non lontana discussione

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Purtroppo la scheda di Berlino sul tetradramma Boehringer 1 non contiene informazioni sulla cifra pagata. Forse il dettaglio è riportato su un brogliaccio di appunti depositato al museo, ma bisognerebbe fare ricerche sul posto…..

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Vero Alberto. Tra i sesterzi non c'è...ma tra i Dupondi, sì.

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Certo che 21 grammi di tondello, son tantini...ma a questo punto a meno di una fusione exnovo, posso pensare solo questa alternativa.

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Awards

Si anche a me come scrivevo sopra il rovescio ricorda i dupondi di Nerone, quel rovescio poi esiste uguale anche per Tito:

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In realtà esiste anche un raro sesterzio di Nerone (unicum?) ex collezione Levis con la vittoria al rovescio. E' questo:

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Un altro sesterzio che mi ricorda un po' l'Otone della Cesano è questo Domiziano ex NAC, il cui ritratto non è poi cosi' lontano dall'ipotetico Otone:

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Potresti fare lo stesso ragionamento anche sulla corona d'alloro. Otone non l'ha mai avuta ne sull'oro ne sull'argento.

E questo gia' dovrebbe essere sufficiente per concludere che quel ritratto NON puo' essere di Otone.

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Eh no, dai...un momento...

La corona d'alloro è relativa al titolo di Augustus e quindi tipicamente non si vede sui denari di Otone come Cesare, ma qui essendo questo sesterzio con il titolo di Augustus, non c'è niente di strano, al contrario... è così come dovrebbe essere.

Concordo che il ritratto ha un aspetto che richiama da vicino Nerone, in particolare il bordo rialzato e martellato ricorda da vicino quei contorniati posteriori e quella sequela di pezzi indefinti rilavorati successivamente a somniglianza dei contorniati ( di Nerone in particolare)

Certo, i dubbi ci sono, ma aspetterei almeno delle foto a colori in alta risoluzione, date che è poco probabile vedere il pezzo dal vivo e sotto un buon stereomicroscopio, soprattutto quel tratto della legenda del diritto dove compare il nome dell'imperatore...

Non sottovaluterei comunque la Lorenzina ( :)), che comunque sapeva il fatto suo...

Cordialmente,
Enrico

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Eh no, dai...un momento...

La corona d'alloro è relativa al titolo di Augustus e quindi tipicamente non si vede sui denari di Otone come Cesare, ma qui essendo questo sesterzio con il titolo di Augustus, non c'è niente di strano, al contrario... è così come dovrebbe essere.

E' vero, hai ragione. Pero' e' altrettanto vero che su nessuna emissione di Roma Otone e' raffigurato laureato, mentre sulle tetradracme alessandrine e sui bronzi di Antiochia e' sempre rappresentato laureato. Questo bronzo caratterizzato anche da SC dovrebbe sicuramente intendersi come della zecca di Roma per cui e' un aspetto da approfondire.

Concordo che il ritratto ha un aspetto che richiama da vicino Nerone, in particolare il bordo rialzato e martellato ricorda da vicino quei contorniati posteriori e quella sequela di pezzi indefinti rilavorati successivamente a somniglianza dei contorniati ( di Nerone in particolare)

Certo, i dubbi ci sono, ma aspetterei almeno delle foto a colori in alta risoluzione, date che è poco probabile vedere il pezzo dal vivo e sotto un buon stereomicroscopio, soprattutto quel tratto della legenda del diritto dove compare il nome dell'imperatore...

Non sottovaluterei comunque la Lorenzina ( :)), che comunque sapeva il fatto suo...

E qui hai assolutamente ragione. Ma sappiamo che non sempre chi lavora nei grandi medaglieri e' anche un esperto nel riconoscimento di falsi.

Cordialmente,

Enrico

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@@vitellio

Ciao,

Forse ricordo male o mi sbaglio, però sui denari è riportato come caesar aug, Meglio hanno la stessa leggenda del sesterzio, però non c'è l'alloro. Comunque perché dovrebbe esistere una sola emissione con alloro in bronzo e nessun aureo o denario con l'alloro?

Inoltre la mezza luna ad ore 13 del rovescio ricorda proprio un codolo...

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Intanto che attendo notizie dal Museo Nazionale Romano (non sarà facile esaminarlo), debbo precisare che la leggenda riportata sul diritto del sesterzio è:

IMP M OTHO CAESAR AVGVSTVS [TR P] Testa laureata di Otone a destra

mentre sugli aurei e denari di Otone abbiamo note le seguenti leggende:

IMP M OTHO CAESAR AVG TR P Testa nuda dii Otone a destra (emissioni dal 15 gennaio al 9 marzo 69 d.C., anche se a rigore il titolo Tribuniciano gli fu conferito il 28 febbraio)

IMP OTHO CAESAR AVG TR P Testa laureata di Otone a destra o a sinistra (dal 15 gennaio al 9 marzo d.C., se senza PONT MAX al rovescio; dal 9 marzo al 17 aprile 69 d.C. se al rovescio abbiamo PONT MAX, in quanto la carica di Pontifex Maximus gli fu data nella giornata del 9 marzo)

Quindi in tutte le emissioni in metallo nobile a Roma, Otone fu sempre designato con il titolo di AVG(gustus).

Nell'officina di Roma nel primo periodo furono attive tre o quattro officine (che coniarono a nome di CERES [noto in soli tre pezzi da una sola coppia di conii], PAX ORBIS TERRARVM, SECVRITAS PR e VICTORIA OTONIS), mentre nel secondo periodo, dopo l'elezione a Pontifex Maximus, sarebbero state attive cinque officine, tutte con PONT MAX, ma ognuna con differente tipo, ipotizzando che ogni officina era preposta all'emissione con singola tipologia. C'è da dire che non è mai stato intrapreso alcun studio basato sulla sequenza dei conii, che potrebbe risolvere il problema delle officine attive a Roma. Un autore ha stimato circa un migliaio di conii per il diritto….

Il grosso delle emissioni a nome di Otone reca la scritta SECVRITAS PR.

Eppure su queste monete non figura mai la corona di alloro intorno alla testa, che sfoggia fra l'altro un parrucchino (Otone era completamente pelato….). Per quale motivo?

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Il suo predecessore, Galba, fu generalmente raffigurato con la testa laureata (e stile parecchio variabile):

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Però in una emissione, a nome di SPQR OB CS (RIC 167), la testa è sempre nuda, anche in presenza dell'immancabile titolo AVG:

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Bisognerebbe approfondire (e pare che nessuno l'abbia fatto) sulla scelta di Otone di non ricorrere MAI alla corona di alloro sulle monete coniate a Roma.

Da Tacito sappiamo solo che Otone era molto rispettoso delle istituzioni e si preoccupò di venire incontro alle esigenze del Senato, che era molto sospettoso verso di lui.

In ogni caso Otone, come imperatore, rimase fisicamente a Roma dal 15 gennaio al 14 marzo (pochi giorni dopo la nomina a Pontifex Maximus), quando partì verso il nord Italia lungo la via Flaminia, per morire circa un mese dopo.

Qualcuno ha una migliore spiegazione, anche "psicologica", sul fatto che Otone non volle mai essere raffigurato con la corona di alloro sui denari e aurei emessi a Roma?

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  • 2 settimane dopo...

Carissimi

mi scuso se non ho risposto prima ma dovevo schiarirmi un po' le idee per cercare di spiegare meglio quanto da me ( frettolosamente ) scritto nel mio post 15.

Il riferimento al discorso Augustus e Caesar con la rispettiva presenza od assenza della corona d'alloro credo che sia una costante piuttosto notevole nei bronzi ( ma anche nell'argento) imperiali, basta Ricordare Elio Cesare, oppure Filippo II da Augusto e da Cesare come moltissimi altri, che non mi sembra il caso di nominare ( troppo lunga la lista).

Come mi fanno notare giustamente sia @@snam che @@acraf nell'argento di Otone c'è però l'indicazione del titolo di AUG(ustus) e quindi non dovrebbe valere il discorso.

Sottolinerei però che nel sesterzio, ( forse complice anche il maggior spazio ) è indicato per esteso AUGUSTUS, piuttosto inconsueto nei sesterzi, quasi a sottolineare la importanza del titolo e quindi della necessità di mettere quella corona, che praticamente è ubiquitaria sui sesterzi imperiali degli Augusti.

Certo, c'è almeno un caso in cui questa non compare e, neanche a farlo apposta, è proprio il predecessore Galba... ma la corona appare eccome: nel rovescio che tipicamente la riporta in combinazione con il busto nudo (vedi foto 2), anche se non solo.

All'obiezione che si tratta di una corona di quercia e non di alloro, risponderei che esistono sesterzi con il ritratto di Galba incoronato proprio con la corona di quercia e al rovescio la medesima corona...

Ovviamente non ho ancora fatto una ricerca esaustiva, ma per adesso mi sembra possa reggere.

In definitiva non mi sorprenderei troppo se una corona d'alloro compare su un sesterzio di un Augusto Imperatore, in quanto sembra la regola; a maggior ragione se, come giustamente affermato da @@cliff, un ritratto di Otone con la corona almeno esiste : " sulle tetradracme alessandrine e sui bronzi di Antiochia e' sempre rappresentato laureato"

Se posso permettermi una battuta rispondendo alla domanda di Acraf "sul fatto che Otone non volle mai essere raffigurato con la corona di alloro sui denari e aurei emessi a Roma?" direi : perchè la corona gli avrebbe scompigliato il parrucchino. :D

Una considerazione ancora: mi sembra che il ritratto del sesterzio abbia forti caratteristiche neroniane, come peraltro anche il rovescio, ricordo inoltre che Otone ebbe il titolo di Augusto immediatamente e la sua linea politica da subito fu neroniana : la popolazione dell'Urbe non gradiva per niente Galba e rimpiangeva la memoria di Nerone.

Tenedo in conto questo, pare che Otone accettasse il soprannome di "Nerone" datogli per acclamazione dal popolo, che a lui lo assimilava anche per il suo aspetto.

Ricordo anche che furono re-innalzate statue di Nerone, i suoi liberti richiamati, e persino venne annunciata l'intenzione di completare la Domus Aurea...

In quest'ottica ricordo che tra i tanti tipi di ritratto di Otone ve ne sono alcuni che richiamano parecchio da vicino Nerone e che mi sembrano possano essere congruenti con questo sesterzio... ne ho messo uno a confronto qua sotto.

Forse, quindi, una emissione isolata del primissimo momento (con la corona d'alloro per sottolineare l'incoronazione ad Augustus) con chiari riferimenti al ritratto neroniano e in continuità con il defunto imperatore...

Sto, ovviamente, facendo la parte dell'Avvocato del Diavolo, non che sia particolarmente convinto dell' autenticità del pezzo in sè ;)

Rimango quindi in curiosissima attesa di poter vedere una foto a colori di questo strano pezzo !

Cordialmente,

Enrico

P.S. Per Snam: il codolo di cui ti riferisci potrebbe in realtà essere la rottura che si vede anche nel diritto a h 6-7 e a cui fa cenno la Lorenzina :) : "esso è … coperto di uniforme ed omogenea patina verde scuro, cristallina; scheggiato superficialmente nel segmento inferiore, sotto il collo del ritratto e al bordo, lascia intravvedere il metallo cristallizzato dell’interno. Il pezzo è stato ribattuto ai bordi, i quali si rialzano sensibilmente sui due piani del diritto e del rovescio, dando al pezzo una duplice leggera concavità. "

Se poi pensi che è stato ribattuto fino a rialzare il bordo, temo che sia difficile trovare tracce del codolo...

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Modificato da vitellio
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Se mi sono permesso di rinfrescare la vecchia diatriba anteguerra sull'esistenza o meno di un autentico sesterzio di Otone era perché ero rimasto incuriosito da una ragionevole sicurezza della Cesano, che non era una sprovveduta, a considerare autentico un pezzo che successivamente è stato condannato e poi praticamente dimenticato.

Persiste ancora il "dogma" che a Roma non furono MAI coniati sesterzi a nome di Otone, anche se dal punto di vista storico non c'erano poi impedimenti ad avviare quantomeno una prova di emissioni a suo nome (appunto come "novello Nerone").

Per questa ragione avevo scritto alla curatrice del Museo Nazionale Romano. Poco fa ho ricevuto la sua risposta, molto gentile. Purtroppo in estate aveva avuto un serio incidente (non so se stradale o domestico), che l'ha resa lontana per qualche tempo dalla sede e ancora ha qualche difficoltà a sedersi davanti al computer. Si è scusata e mi ha pregato di pazientare, intanto che cercherà prossimamente questo esemplare per un esame diretto (e spero nell'occasione di poterlo fotografare).

Quindi rimangono le speranze per una migliore visione dell'interessante esemplare e non mancherò di comunicarvi se ci sono novità.

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