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I bagattini di Niccolò d'Este coniati a Ferrara


Specialized65

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Buonasera a tutti,

più per curiosità che per altro ho passato un po' di tempo a studiare i bagattini coniati a Ferrara tra la metà del 1300 e la metà del 1400 sotto Niccolò II d'Este (1361-1388) (detto lo Zoppo a causa della gotta, al quale si deve la costruzione, in soli due anni del Castello Estense che tuttora domina il centro della città e al quale si deve l'introduzione della  "lira ferrarese di marchesini" detta volgarmente marchesana come ci insegna il Bellini),  e il nipote Niccolò III (1393-1441) (che divenne marchese all'età di 10 anni, famoso anche per la triste storia di Ugo e Parisina, ma che a Ferrara è da sempre ricordato per le avventure amorose: ebbe moltissimi figli legittimi - tra i quali Ercole futuro duca della città - e illegittimi -tra i quali Leonello e Borso - che gli succedettero al governo di Ferrara). Niccolò III nel 1431 ottenne dal  Re di Francia Carlo VII il privilegio di inquartare lo stemma estense con l’arme della corona di Francia cioè i tre gigli d’oro dando inizio così al periodo di maggior splendore della città di Ferrara.

Ma torniamo ai bagattini: è moneta molto piccola in mistura: 11-12 mm di diametro e un peso medio di 0,30 g.

La cosa che ha suscitato la mia curiosità è che mi sono trovato in mano due esemplari, che per quanto non ben conservati, erano a mio avviso assai diversi.

Ho provato a consultare i testi di cui sono in possesso e questa è la sintesi:

  1. il CNI cita solo il Bagattino di Niccolò III (nn. 20-23), quello di Niccolò II non è indicato
  2. Il MIR, come il CNI, cita solo il Bagattino di Niccolò III (n. 226), quello di Niccolò II non è indicato;
  3. Il Bellesia non indica il bagattino tra le monete di Niccolò II, lo indica tra quelle di Niccolò III (n. 8) indicando un solo esemplare conosciuto e scrivendo "Anache il bagattino di Niccolò III si distingue da quello di Niccolò II per la diversa forma delle lettere: si notino come al solito la A, la C e la O (il riferimento alle solite lettere che cambiano deriva dalla stessa evoluzione avuta dal Marchesano).
  4. Il catalogo di numismatica italiana di lamoneta.it lo indica solo tra le monete di Niccolò III

E' quindi evidente che, pur non citandolo direttamente tra lemonete coiate sotto Niccolò II, il Bellesia ne ammette l'esistenza e, indicando il bagattino di Niccolò III come esistente in un unico esemplare, implicitamente evidenzi come quello di Niccolò II sia più comune.

Secondo le indicazioni del Bellesia le due monete differiscono per le lettere A, C, e O. La questione è nota, tra l'inizio della signoria di  Niccolò II e la fine di quella di Niccolò III trascorrono 80 anni gli stili e le tecniche di coniazione sono cambiati. La A di Niccolò II era più tozza, formata con linee dritte e con base piatta, quella di Niccolò III era più elaborata e la base aveva le punte verso il basso. La C di Niccolò II era formate da una mezzaluna e da due triangolini, quella di Niccolò III era invece chiusa davanti da un tratto verticale infine le O di Niccolò III erano più gonfie ai lati.

 

Di seguito posto l'immagine che ho elaborato per confrontare le due monete:

 

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L'elemento che mi è saltato all'occhio e dal quale sono partito ad approfondire è la differenza tra le due n centrali: una grossa e tozza e l'altra decisamente più snella.

Gli altri elementi di confronto sono indicati nell'immagine.

Ho cercato evidentemente anche su internet diverse immagiini ma ho sempre trovato bagattini classificabili, secondo la mia teoria, al primo tipo, quello di Niccolò II. Quello indicato al n. 8 di Niccolò III nel Bellesia invece appartiene evidentemente al II tipo.

 

Se la mia teoria è giusta, anche il bagattino fotografato nel catalogo di lamoneta.it, ed indicato sotto Niccolò III, dovrebbe invece appartenere a Niccolò II.

Attendo le vostre considerazioni in merito.

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@@Specialized65

Come promesso per mp e per non lasciar cadere nel silenzio (leggi oblio) questa bella questione, provo umilmente a proporre alcune valutazioni con una premessa d’obbligo: io mi limito a leggere quanto pubblicato da ben più autorevoli autori, partendo dall’opera più recente per risalire, quando possibile, alla bibliografia storica, fino, se possibile, ad arrivare a formarmi una mia opinione….ma io sono un lettore…non sono un ricercatore….

Molti autorevoli autori si sono cimentati nello studio, nella ricerca e nella catalogazione delle monete ferrarresi. Vincenzo Bellini, Giovanni Ognibene, Carlo Kunz, i compilatori del C.N.I. Emanuela Ercolani Cocchi fino alla monografia di Lorenzo Bellesia pubblicata nel 2000. Ho però la sensazione che qualche punto grigio sia rimasto e uno di questi lo hai ora evidenziato.

Sulla base dei documenti citati e riportati dai vari autori che si sono occupati della zecca di Ferrara appare certo che nel 1381, nel corso del marchesato di Nicolò II, vennero sottoscritti accordi per l’emissione di Marchesani grossi (soldi), marchesani parvi (denari, in quanto la dodicesima parte del soldo ) e di bagattini (la ventiquattresima parte del soldo).

Per il periodo relativo al marchesato di Nicolo III, il Bellini, citando il Muratori, scrive che Nicolò III a partire dal 1410, fece battere a proprio nome: Marchesani, Bolognini pizzoli e Bagattini.

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E quindi, in base ai documenti, dovremmo trovare esemplari delle tre tipologie per entrambi i periodi in questione.

Le monete conosciute e la loro classificazione:

Relativamente ai marchesani sono stati reperiti e classificati esemplari attribuibili a Nicolò II, a Alberto V e a Nicolò III

In base a valutazioni stilistiche ampiamente condivise, il marchesano per Alberto V, la cui classificazione è certa, fa da punto di cesura stilistica fra le monete dei due Nicolò. Il marchesano per Nicolò II presenta caratteri gotici con linee squadrate e linee rette simili ai caratteri del marchesano per Alberto V che però presenta un leggero ammorbidimento della A nel campo del verso. Il marchesano per Nicolò III, distinguibile in due tipologie, presenta sempre caratteri con linee più morbide e tondeggianti che si concretizzano nella A del verso con basi arcuate e asta superiore a formare una specie di fiocco; la tipologia più tarda presenta la A al centro del verso con due punte convergenti verso il globetto sottostante.

Marchesano per Nicolò II (ex asta Bolaffi)

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Marchesano per Alberto V (ex asta Ranieri)

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Marchesano per Nicolò III (ex asta Ranieri)

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Marchesano per Nicolò III, 2° tipo (da Numismatica Fiorentina)

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Sul CNI viene inoltre evidenziato come i Marchesani attribuiti a Nicolò III presentino la N di NIChOL in forma invertita (speculare), caratteristica presente anche nei piccoli.

L.Bellesia evidenzia anche alcune importanti differenze stilistiche nelle lettere componenti le legende. Fra queste la più significativa è, a mio parere, la R che dal periodo comunale fino ad Alberto V vede il trattino obliquo sempre realizzato con un triangolo; da Nicolò III tale trattino obliquo viene invece realizzato con una specie di virgola. Questo io penso possa essere un carattere di riferimento anche per l’attribuzione delle emissioni di moneta spicciola. Importante anche notare che in queste monete per Nicolò III le C si presentano sia realizzate con mezzaluna chiusa da una stanghetta che con mezzaluna e due triangoli agli estremi….e quindi questo carattere ritengo non possa essere considerato come discriminante per l’attribuzione di una moneta…

I marchesani piccoli (denari), teoricamente emessi a nome di entrambi i Nicolò, sino al 1987 erano tutti attribuiti a Nicolò III. Nella descrizione delle monete ferraresi della collezione reale E. Ercolani Cocchi ha trovato nell’esemplare 9 del CNI (sez.per Nicolò III) delle caratteristiche stilistiche che lo sposterebbero al periodo di Nicolò II. Classificazione accettata poi anche da L.Bellesia che ne pubblica un’immagine al n°2 (pag.49). Da notare che anche in questo caso la R presenta il tratto obliquo realizzato con un triangolo mentre tutte i piccoli classificati per Nicolò III presentano il tratto obliquo della R a “virgola”.

Marchesano piccolo per Nicolò III

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Anche le altre monete attribuite a Nicolò III, mezzanino e quattrino, presentano le R con tratto obliquo della R a virgola.

E infine il bagattino: nei capitolati del 1381 (Nicolò II) riportati da G.Ognibene risulta evidente come fosse prevista anche l’emissione di questa moneta e questo particolare viene riportato sia dal Bellini che da L.Bellesia, ma entrambi gli autori omettono poi di approfondirne lo studio, di darne una descrizione o di proporne qualche esemplare. Il Bellesia cita anche una possibile massiccia produzione di bagattini a nome di Nicolò II per giustificarne l’assenza nella successiva monetazione a nome di Alberto V e, come riporta anche specialized65, ne cita le differenze rispetto al bagattino di Nicolò III, ma ad oggi vedo che siamo ancora tutti orfani di un bagattino realmente attribuibile o attribuito a Nicolò II.

Da notare infine che i capitolati del 1381 riportano per il bagattino, come descrizione del dritto, nel giro la legenda MARChIO , nel campo la lettera N ( o n); nel verso nel giro la scritta DE FERARIA e nel campo lo scudo cittadino; da questo emerge che la legenda del verso prevista dai capitolati è comunque differente da quella dei bagattini ad oggi conosciuti (FERARIA)….ma non sarebbe la prima volta. Come non sarebbe la prima volta che una moneta prevista dai capitolati non venisse poi effettivamente prodotta ....magari per l’abbondanza di moneta minuta proveniente da precedenti emissioni o da altre zecche vicine e comunque già presente nel circolante....e/o anche per il breve periodo intercorso fra l'inizio delle emissioni (1382) e la morte di Nicolò II (1388) che potrebbe giustificare una scarsa produzione e l'attuale "totale" irreperibilità di esemplari.

Da ultimo ma non ultimo, verificando le poche immagini di bagattini disponibili, in tutte io trovo le R con il tratto obliquo a "virgola" e quindi, almeno stilisticamente, collegabili alle sole emissioni a nome di Nicolò III.

In definitiva riguardo ai due esemplari di bagattini qui presentati io trovo più analogie alle emissioni per Nicolò III che non differenze che le possano separare in due diverse monetazioni...anche in considerazione del fatto che Nicolo III regnò per 48 anni, un periodo che giustifica una variazione stilistica nelle varie emissioni che possono essersi succedute.....ma questo è solo un mio parere.

Sperando che altri utenti vogliano portare il loro contributo.

Un saluto

Mario

Modificato da mariov60
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Devo complimentarmi con @@mariov60 per l'analisi. Veramente approfondita ed effettuata con spirito critico.

L'individuazione delle fattezze della lettera R quale discriminante tra le coniazioni dei due Niccolò mi pare una criterio difficilmente contestabile sulla base degli elementi illustrati.

Mi lascia perplesso però la teoria della sostanziale inesistenza dei bagattini di Niccolò II (che peraltro sembrerebbe confermata dalla estrema rarità del marchesano piccolo).

Dalla lettura del testo di Ognibene  "I Capitoli della Zecca di Ferrara del 1381" pubblicato negli "Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le province modenesi del 1894", infatti, si evince che in base agli accordi del 1381 stipulati tra il marchese Niccolo II e Pietro dai Buoi di Verona, avrebbero dovuto essere coniati marchesani piccoli per 10.000 ducati d'oro e bagattini per 25.000 ducati d'oro. Sono quantità importanti: se non sbaglio il calcolo si tratta di 4.000.000 di pezzi (12X34X10.000) del marchesano piccolo e 20.000.000 di pezzi del bagattino (24x34x25.000).

Se prendiamo per buona (da lettori e non da ricercatori...) l'affermazione di Ognibene secondo la quale  il marchese Niccolò II nel 1384 già riconosceva la necessità di coniare nuova moneta e che stipulò "pertanto una nuova convenzione con un Mastro Zanello" e che le monete da coniarsi "non fossero che marchesani grossi, marchesani piccoli e bagattini" dovremmo arguire che la prima coniazione fosse stata esaurita. Che la zecca fosse in funzione in quegli anni è peraltro comprovato sempre dalla documentazione citata da Ognibene anche in relazione al grosso incendio che ha colpito il quartiere nel 1386, bruciando oltre mille case e arrivando alla casa "doue si faceano le monette".

Certo il bagattino è moneta piccolissima e praticamente tutta di rame per cui non certo resistente al passare del tempo ma il marchesano piccolo, pure coniato in considerevole quantità, avrebbe dovuto meglio resistere al tempo considerata la maggiore bontà del metallo.

Se ragionevolmente attribuiamo a Niccolò III praticamente tutti i marchesani piccoli e i bagattini in circolazione, dove sono finiti quelli coniati da Niccolò II? E' pensabile la fusione per la coniazione di monete successive? E' una ipotesi ragionevole o visto la tipologia di monete, principalmente di metallo non nobile, non è verosimile?

Buona serata.

Roberto

Modificato da Specialized65
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Uscendo un pochino dal tema, ma rimanendo nelle incertezze relative alle monete ferraresi coniate dai marchesi d'Este, ho letto dal lavoro di Ognibene che Niccolò III nel 1419 avrebbe coniato una moneta con l'immagine sua e di S. Maurelio, denominata mezzanino o marchesito.

Qualcuno ha ulteriori informazioni di questa moneta?

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Provo a fare un passo indietro riprendendo il filo delle scelte degli autori che si sono occupati di assegnare ad uno dei due Niccolò le monete coniate a Ferrara. Emanuela Ercolani Cocchi, nella monografia del Bollettino di Numismatica relativa alla "Collezione di Vittorio Emanuele III - Zecca di Ferrara: parte I", assegna a Niccolò II tutti i bagattini eccetto uno, e a Niccolò III tutti i Marchesani piccoli, anche in questo caso eccetto uno.

Per i Marchesani grossi, nella monografia, il criterio è quello ormai condiviso da tutti gli autori, basato sulla forma della A nel campo. Ma in questo caso ha aiutato molto la presenza del marchesano grosso di Alberto V (segnalo che Ognibene, ancora alla fine del XIX secolo riteneva che Alberto V non avesse coniato alcuna moneta....) che come ha correttamente affermato @@mariov60 "fa da punto di cesura stilistica fra le monete dei due Nicolò".

Il criterio di attribuzione utilizzato da Ercolani Cocchi per l'attribuzione dell'unico marchesano piccolo a Niccolò II, pur non esplicitato, mi sembra riconducibile principalmente alla N della legenda formata correttamente e non in maniera speculare come in tutti i marchesani piccoli (e grossi...) attribuiti a Niccolo III. Il criterio di attribuzione dell'unico bagattino a Niccolo III è, invece, esplicitato ed è riferibile alla forma della "n" nel campo: "più arrotondata" per i bagattini di Niccolò II, "più affusolata" per l'unico esemplare di bagattino attribuito a Niccolò III. Questa modalità di attribuzione appare compatibile con quella da me adottata nel post di inizio di questa discussione poichè l'elemento differenziale della "n" nel campo era uno di quelli da me evidenziati.

Dalle foto pubblicate sulla monografia mi sembra (non ne ho la certezza...) che sia il marchesano piccolo che i bagattini attribuiti da Ercolani Cocchi a Niccolò II abbiano la R con la virgola e non con il triangolino.

Considerata la vicinanza geografica e la quasi identità stilistica dei tipi monetali ho provato a verificare la cronologia dei tipi di lettere della legenda nelle monete coniate nella zecca di Bologna (da Le monete di Bologna di Lisa Bellocchi). Ho quindi riscontrato che la  "R con la virgola" compare nel periodo della Repubblica (1376 - 1401) e, pur con foto non particolarmente nitide, ho la netta impressione che sia presente in tutti i bolognini e i quattrini presenti per quel periodo nel volume citato. Tale caratteristica sarebbe, quindi,  cronologicamente compatibile anche con il periodio di Niccolò II. La "N speculare" invece è presente solo in un esemplare di Bolognino sui dieci censiti nel volume della Bellocchi per il periodo 1376-1401 ed in nessuno dei tre quattrini censiti. Viene abbastanza facile, quindi, ipotizzare che la "N speculare" sia stata introdotta solo negli ultimissimi anni del XIV secolo se non addirittura all'inizio del XV. La stessa "N speculare" è infatti presente su tutti i bolognini censiti da Bellocchi  per Papa Martino V (1417-1431) nonchè sul bolognino censito per papa Eugenio IV (1431-1438). Se la stessa cronologia fosse stata rispettata a Ferrara la "N speculare" non sarebbe compatibile con Niccolò II e sarebbe invece caratteristica dominante nelle monete coniate da Niccolò III. Quest'ultima affermazione, che confermerebbe la classificazione dell'unico Marchesano piccolo che Ercolani Cocchi ha attribuito  a Niccolò II, non è però evidentemente utilizzabile per il bagattino che la N nella legenda  non ce l'ha!! Ma se la "R con la virgola" fosse cronologicamente compatibile anche con Niccolò II allora forse Ercolani Cocchi ci ha visto giusto, non solo nell'attribizione del marchesano piccolo,  ma anche per il bagattino nel quale la "n" "più affusolata" nel campo potrebbe essere criterio utilizzabile per la corretta attribuzione. In questo caso le due monete che ho presentato nel post iniziale sarebbero effettivamente attribuibili, la prima a Niccolò II e la seconda a Niccolò III.

Ma si tratta sempre di ipotesi.....

Buona serata

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@@Specialized65

Il problema è proprio che sono tutte ipotesi condivisibili....ma anche no....e io, che non riesco a prescindere dal metodo scientifico; non trovo delle prove vere, ripetibili e che resistano all'attacco di tutti i legittimi dubbi (leggasi variabili) che possono emergere dalla lettura di tutti i dati emersi dalla ricerca...sarà che nel corso degli ultimi anni per le zecche di Reggio, Modena e Mantova sono stati trovati e provati errori, omissioni e distrazioni che a volte mi hanno veramente stupito ..che oggi per me ogni legittimo dubbio, ogni zona grigia può essere fonte di evoluzioni interessanti. Ma purtroppo, in questo caso....non ho la risposta....ho solo i miei dubbi.

Nel marchesano piccolo attribuito a Nicolò II, pubblicato ingrandito anche sulla monografia di Bellesia, anche se non chiarissima, io ci vedo la R con triangolino anzichè la "virgola" (a meno che la virgola non invada il contorno perlinato interno, uscendo dal profilo della lettera(??)); se così fosse l'unica variabile rimarrebbe la R con virgola del bagattino. Mi pare sinceramente singolare che in una zecca venga introdotta una variante stilistica di questo tipo, che prevede la rinuncia ai generici e comodi punzoni triangolari per molto più specifici punzoni a "virgola"; che lo si faccia per una monetucola che prevede l'allestimento di un numero decisamente superiore di conii (rispetto ad esempio al marchesano grosso); mi pare strano che questi conii non evidenzino una "progressione"... un errore.. (nemmeno uno con il triangolo? ops! ho dato una martellata con il triangolo....vabbé! il prossimo non lo sbaglio..).

E poi? Con Alberto V si torna all'antico? Si riparte con le R con i triangoli?

Sarà...ma vedendo che la stessa modifica introdotta poi con Nicolò III diventa definitiva anche con i successori....qualche dubbio mi viene.

Lasciandoci poi andare ad un'analisi squisitamente stilistica (ed aleatoria...lo so)faccio io una domanda a tutti (ma siamo solo in due?): se confrontassimo i caratteri squadrati, rettilinei, aspri dei marchesano di Nicolò II e i caratteri arrotondati, morbidi e curvilinei del marchesano di Nicolò III, se nessuno avesse mai scritto nulla su queste monete, se non ci fossero autorevoli ed influenti studiosi coinvolti....se il tereno fosse vergine....noi (voi) a quale dei due stili assoceremmo lo stile di questi bagattini?

La differenza di stile della "n" del bagattino? Se confrontiamo gli stili più arrotondati e "cicciottelli" del primo tipo di marchesano per Nicolò III con lo stile più affusolato e "stiloso" del secondo tipo di marchesano per lo stesso marchese...non potrebbe essere lì il motivo delle, a mio parere, minime differenze fra le n dei due bagattini?

Non so! Quanti possibili dubbi! E i dubbi per me sono più forti delle certezze, perchè, nonostante gli autorevoli pareri, di certezze non ce ne sono....ci sono solo interessanti ipotesi e volute attribuzioni.

E, in assenza di prove provate, forse vale la pena applicare il rasoio di Occam! A parità di fattori la spiegazione più semplice è quella da preferire.

In definitiva, in considerazione delle minime differenze, a mio parere i bagattini sono da attribuire ad un solo marchese....a quale? vorrei saperlo anch'io...

E qui mi fermo

un caro saluto

Mario

Modificato da mariov60
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Comunque, @@mariov60, che si tratti di bagattini di Niccolò II (dal quale ci risulterebbe coniata una importante quantità) o di Niccolò III (del quale poco o nulla sappiamo) converrai con me che si tratta di due tipologie diverse o perlomeno di due varianti diverse. Quella con la "n più affusolata" molto più rara dell'altra. Della tipologia "n affusolata" mi risulta solo l'esemplare che ho io, quello censito dal Bellesia e uno passato in asta InAsta nel 2004 e, tra l'altro, invenduto a € 70. Hai notizia di altri esemplari?

Una cosa mi chiedevo: il Bellini sostiene, nel capo II della "Lira dei marchesini" di aver effettuato prove per determinare il titolo del metallo delle monete  dei diversi periodi, da Niccolò II a Ercole I. Sostiene, dopo aver verificato, che la pecentuale di argento era calante e che quindi il metallo era sempre più povero con l'andare del tempo. Non potrebbe quindi essere questo un metodo scientifico per determinare l'epoca di coniazione delle monete e l'attribuzione a Niccolò II o Niccolò II? hai notizia che una tale verifica sia mai stata fatta in tempi moderni?

Forse però al tempo di Bellini le prove scientifiche non erano del tutto esatte se in base a tali valutazioni aveva attribuito il quattrino con S. Maurelio in piedi e lo stemma di Ferrara a Niccolò II e oggi è invece ritenuto certamente coniato sotto Leonello.....

Buona serata

Roberto

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@@Specialized65

Ciao Roberto. Scusami per il ritardo ma volevo avere il tempo di ricevere un paio di foto e volevo lasciare il tempo anche ad altri di esprimere qualche opinione....ma a quanto pare siamo come le due molecole di sodio nella nota acqua minerale... :crazy: 

 

Ho atteso le immagini per documentare e meglio circostanziare il confronto stilistico fra le varianti  di cui tanto abbiamo parlato e avendo ora a disposizione immagini meglio utilizzabili, vado ad affiancare le singole lettere estratte dalle legende dei marchesani e dei bagattini.

 

Le singole immagini, quando non presenti in esemplari già presentati nei post precedenti, sono estratte dai seguenti esemplari:

bagattino tipo 1 da vendita Filetti

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bagattino tipo 1 da vendita Artemide

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bagattino tipo 2 (collezione privata, ex Inasta)

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Il primo confronto sarà fra le lettera dei marchesani di Nicolò II, di Nicolò III e del bagattino di tipo 1 (quello con le lettere arrotondate).

 

Partiamo con le lettere più difficili:

 

la A si presenta molto simile anche se in Nicolò III appare con i tratti inferiori più incurvati e il tratto superiore leggermente a fiocco….volendo trovare delle similitudini nella lettera A del bagattino io ci vedo le linee inferiori più incurvate e il tratto superiore più curvilineo rispetto a quelle di Nicolò II….ma c’è il filo della polenta.

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La O, si presenta simile ma in Nicolò II è certamente più tonda che in Nicolò III; nel bagattino vedo forme leggermente eccentriche e setti inferiori e superiori sottili….simili a quelli di Nicolò III….ma anche qui c’è il filo della polenta…

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Della R abbiamo già parlato e qui la mostro….e basta…

post-20130-0-65997600-1425408438.jpg

 

Il secondo confronto sarà fra le due varianti del marchesano di Nicolò III e il bagattino del tipo 2:

 

Tutte le lettere si presentano decisamente più corpose nel marchesano di tipo 1, più sottili e stilizzate nel marchesano di tipo 2.

 

La F

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La A

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La R

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Io ci vedo una forte similitudine fra lo stile del bagattino di tipo 2 e quella del marchesano di tipo 2

Purtroppo non sono riuscito a campionare le O che a mio parere confermano ulteriormente questa sensazione…e cioè che il bagattino di tipo 2 sia da accostare all'emissione dei marchesani di tipo 2...

 

Ma lascio a tutti la libertà di fare confronti e valutazioni…

 

Per quanto riguarda la rarità la variante con la “n” snella (tipo 2) è sicuramente più rara di quella con la “n” arrotondata, anch’essa comunque decisamente rara.

 

Riguardo al titolo di fino delle diverse emissioni e delle possibili verifiche va specificato che quelle effettuate ai tempi del Bellini dovevano essere forzatamente distruttive e, per essere rappresentative, andavano svolte utilizzando un certo numero di esemplari (l'atribuzione del quattrino anonimo il Bellini la fece esclusivamente in base a valutazioni stilistiche)….per cui, se partiamo da tre esemplari conosciuti (in effetto penso quattro o cinque)….chi sacrifica il proprio??

Le verifiche strumentali attualmente disponibili mi pare che abbiano il difetto di essere influenzate dalle stratificazioni del metallo per cui una moneta sbiancata, e quindi con maggior percentuale di fino in superficie, darebbe un risultato non rappresentativo del reale valore percentuale.  

 

Ok...questo è diventato un poema e qui mi fermo

Un saluto

Mario   

 

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