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Storia di un cavallo


g.aulisio

Risposte migliori

Prendo a prestito da un racconto di Isaac Babel il titolo di questa discussione. L'argomento é del tutto diverso, ma l'area geografica in cui le vicende si svolgono non é poi cosi' distante. Ed il titolo mi sembra perfetto.

 

Il cavallo in questione é quello con cui Filippo II di Macedonia vinse i 106esimi giochi olimpici nel 356 a.C., e che il re macedone decise di rendere immortale raffigurandolo sul rovescio di una propria emissione.

 

Ma lo stesso Filippo mai avrebbe probabilmente immaginato il successo di tale rappresentazione, né i cammini inaspettati ed originali che quel cavallo avrebbe percorso, trasformandosi.

 

Cammini lunghi e tortuosi, che lo porteranno fino all'Atlantico.

 

Per il momento ci fermeremo prima, rimanendo nell'area balcanica.

 

Scopo della discussione non é quello di dare un quadro esauriente delle imitazioni di Filippo II in area danubiana, ma solo quello di rendere un'idea del suo sviluppo, sulla base dei pochi esemplari, tipologicamente limitati, che ho in collezione.

 

Le primissime imitazioni delle tetradracme di Filippo II si situano in tre zone dell'attuale Romania: Valacchia, Banato e Moldova (regione rumena, da non confondere con l'adiacente repubblica ex-sovietica). Siamo in una fase in cui le popolazioni celtiche non hanno ancora raggiunto la penisola balcanica. Le emissioni vanno pertanto attribuite ai Geto-Daci.

 

Questa é un'imitazione, di prima mano, della Valacchia.

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La zona di emissione di questo tipo (definito da Constantin Preda come "Imitazioni dirette – Gruppo A") é a grandi linee quella rappresentata nella cartina:

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Putroppo (per noi) i saggi, estremamente profondi e solitamente prodotti con uno o più colpi di scalpello al rovescio sono molto frequenti in queste prime emissioni. Anzi, le monete che si salvano sono veramente poche. In alcuni casi, poi, non esistendo esemplari non "saggiati", é stato ipotizzato che l'operazione fosse eseguita all'origine, cosi' come la contromarcatura. E' il caso del tipo Huşi-Vovrieşti, caratteristico della Moldavia. La regione sarà successivamente occupata dai Bastarni, tribù celtica di stirpe germanica. Queste monete sono precedenti all'invasione, e rimarranno le uniche: in Moldavia non ci saranno emissioni successive a queste, per qualche secolo.

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Questa la posto con molte riserve. Apparentemente é inedita, fatto che non stupisce, trattandosi di una frazione. Certo é che in questo periodo di frazioni pubblicate non c'é un gran che. A me sembra avere delle grandi affinità con le tetradracme di tipo Tulghieş-Copăceni del Preda.

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Il tipo Tulghieş-Copăceni é localizzato tra il Banato e la Transilvania occidentale.

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<continua>

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Fino a questo punto le emissioni imitative non si erano di molto discostate dal prototipo macedone, ma l'arrivo nei balcani di nuove popolazioni di cultura lateniana porterà al fiorire di differenziazioni regionali dagli esiti figurativi tutt'altro che scontati. Queste nuove emissioni insisteranno sulle stesse aree che avevano visto nascere le imitazioni dirette (con l'esclusione della Moldavia), dopodiché il nostro cavallo, che in alcuni casi avrà perduto (totalmente o in parte) il cavaliere, comincerà il suo lungo viaggio verso occidente.

In Muntenia (Romania) appariranno alcune serie caratterizzate da un dritto che risente degli influssi delle emissioni di Lisimaco, quali il tipo Adâncata-Mânăstirea

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ed il Vârteju-Bucareşti, questo probabilmente il più longevo, che sembra arrivare sino alla seconda metà del I sec.aC

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In Oltenia un altro gruppo celtico produce una delle emissioni piu' spettacolari per quanto riguarda la trasformazione lateniana del nostro cavallo, che sembra quasi diventare un personaggio dei fumetti.

Si tratta del tipo Aninoasa-Dobreşti:

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Il tipo che mostra lo sviluppo in due fasi, la seconda caratterizzata dall'utilizzo ad esaurimento dei coni di dritto, ritoccati al punto da divenire astratti.

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Un po' più a nord, in Transilvania, il nostro cavallo si libera del cavaliere con il tipo Medieşu Aurit, attribuito ai Costobocii:

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<continua>

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Inviato (modificato)

Nella sua corsa verso ovest il cavallo darà luogo ad una delle serie più prolifiche e sviluppate dei Balcani.

Nel territorio degli Scordisci, tribù celtica stanziata nella Serbia settentrionale, da un gruppo di emissioni di tetradracme caratterizzate da tondelli molto spessi e stilisticamente prossime alle prime emissioni geto-daciche, il cosiddetto "Gruppo Serbo" del Pink si svilupperanno le varie fasi di quello che Popovic definisce come "Tipo di Srem" ed il Pink Kugelwange, per la caratteristica "palla" che costituisce la guancia del ritratto al dritto.

Questo di seguito é un raro esemplare del Gruppo Serbo - Fase di transizione (Popovic ne recensisce qualche manciata). La rielaborazione grafica ha stavolta colpito il cavaliere, per altro fornito di elmo con cimiero svolazzante. Interessante anche notare i residui di legenda, trasformati in simboli, che in qualche modo testimoniano una diretta discendenza dalle prime imitazioni.

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Dal gruppo serbo si sviluppa il tipo di Srem, le cui prime emissioni, quanto meno le dracme, non mostrano ancora la caratteristica "palla" sul volto di Zeus. Per contro il cavaliere é già sparito, lasciando il posto ad una ruota.

Tipo di Srem - Fase A

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Successivamente in questa fase, con la scomposizione del ritratto al dritto, appare la "palla" ed il caratteristico nasone, che accompagnerà quest'emissione sino alle emissioni finali, che il decadimento progressivo della lega renderà praticamente bronzee.

Tipo di Srem - Fase A (Kugelwange)

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Tipo di Srem - Fase B (Kugelwange)

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Tipo di Srem - Fase C (Kugelwange) (posto un paio di esemplari dato che sono talmente brutti che con uno solo sarebbe difficile individuare il tipo...)

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<continua>

Modificato da g.aulisio
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Complimenti vivissimi per l'ottimo impegno culturale.

Dal momento che a tanti di noi è monetazione praticamente sconosciuta, consiglio di riportare, alla fine, una succinta lista di riferimenti bibliografici.

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Inviato (modificato)

Prima di proseguire, al piccolo trotto, in direzione nord-ovest verso il cuore dell'Europa, puo' essere interessante aggiungere una breve nota che permette di integrare le emissioni di cui al post precedente in una prospettiva storica di più lungo termine.

Come detto quello che il Pink nel 1939 defini' come 'Kugelwange" (guancia a palla), fu ridefinito successivamente dal Popovic come "tipo di Srem", sulla base di un critero geografico basato sui dati di rinvenimento e quindi di probabile emissione.

Srem é un'attuale provincia della regione autonoma della Voivodina, in Serbia, il cui capoluogo é Sremska Mitrovica, probabile luogo di emissione della serie.

Sremska Mitrovica, che ha rivelato evidenze archeologiche che mostrano una continuità d'insediamento a partire dal 5000 a.C., con un impianto urbano lateniano eccezionalmente importante già nel III sec. a.C., a sua volta non é altro che la Sirmium che diverrà una delle capitali dell'impero romano con la prima tetrarchia.

Considerando l'importanza delle emissioni preromane di Sremska Mitrovica nel contesto delle emissioni celtiche balcaniche, e di quelle successive tardo imperiali, si é portati a concludere che il luogo, per quanto "fuori mano" e apparentemente marginale, abbia rappresentato per molti secoli un centro di grande importanza nel contesto europeo.

Ma torniamo al cavallo di Filippo, ed al suo viaggio.

Lo ritroviamo anche in Ungheria, nel sud, con una serie di emissioni che, nel processo di decadimento della lega, mostrano una forte affinità con le emissioni serbe.

Si tratta dei tipi che il Pink definisce "Kapostaler" (il fiume Kapos attraversa l'attuale regione ungherese Dél-Dunántúl, che potremmo tradurre come "transdanubiana meridionale"), attribuibili alla tribù celtica degli Hercuniates (il cui nome é da mettere in relazione con la Selva Hercinia).

Di seguito una dracma, piuttosto rara (per quanto martoriata, comme d'abitude, essendo in buon argento), delle primissime emissioni:

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ed una tetradracma, ormai in una lega che di argento ne contiene ben poco, della fase finale:

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<continua>

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La cavalcata del campione olimpico arriva alla sua ultime tappe.
Dopo aver percorso gran parte dell'Europa orientale, assumendo forme le più differenti, arriva a lambire le nostre regioni.

Nel Norico, tra Carinzia, Stiria, Slovenia e Friuli, i Taurisci proporranno alcune tetradracme in cui la rielaborazione formale del dritto e del rovescio é estremamente originale.
Tra questi il tipo Gjurgjevac
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Accanto alle tetradracme nel Norico comincia ad apparire una pletora di frazioni di peso infimo, alcune apparentate con la monetazione di Rodhas, in Spagna (attraverso il tramite delle serie "à la croix" galliche ed elvetiche), altre derivanti dai tipi di Filippo (o di Peonia), col cavallo al rovescio. Le une e le altre sono quasi sempre caratterizzate dalla totale abrasione del tipo del dritto.

 

Le frazioni (Kleinsilber) con dritto abraso e cavallo al rovescio tendono a confondersi nel mare magnum di emissioni con le stesse caratteristiche dell'area compresa tra la Baviera, la Repubblica Ceca e la Slovenia.

 

Di seguito qualche esempio attribuito ai Boii (Tipo Rosendorf, vari sottotipi) emesso nell'attuale territorio della Repubblica Ceca:

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ed un altro piccolino emesso dai Vindelici, in Baviera (Tipo Manching) di appena 0,38 g. (il nostro cavallo all'origine pesava sui 14 g. ...)

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Sempre da Manching (per inciso, una delle culle della cultura celtica in Europa) prende il nome un tipo di Büschelquinare. Anche in questo caso scelgo qualche esemplare per rendere l'idea dei tipi, stante la tecnica approssimativa con cui i pezzi venivano prodotti.

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Ma questi sono già quinari.

 

La cavalcata finisce qui.

In un prossimo post, accogliendo l'invito di @@acraf, riportero' un po' di bibliografia, per chi fosse interessato.

 

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Per quanto riguarda i rifermenti bibliografici intanto rimando ai testi già menzionati in una discussione sulle imitazioni dei tipi Alessandro Magno/Filippo III, in quanto per la maggior parte validi anche per queste emissioni.

http://www.lamoneta.it/topic/131256-imitazione-di-alessandro/?p=1495337

Integrerò poi soprattutto per quanto riguarda le emissioni piú settentrionali (Noricum, ecc)

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Per il Norico, ad integrazione dei lavori citati nel post linkato sopra, queste a mio avviso sono le monografie più importanti:

R. Göbl."Typologie und Chronologie der keltischen Münzprägung in Noricum". 1973.
Il 'testo sacro", anche ormai datato rimane la base per la monetazione del Norico.

 

G. Gorini. "Il ripostiglio di di Enemonzo e la monetazione del Norico". 2005.

Importante soprattutto in quanto rivede sensibilmente (al rialzo) la datazione di alcune emissioni, con gli impatti immaginabili.

 

Per questa, come per le altre monetazioni, non cito la moltitudine di articoli spesso fondamentali (tra questi soprattutto quelli del Kos).

 

Per i Boii:

R. Paulsen. "Die Münzprägungen der Boier".1933.

Vecchio testo, ancora importante.

 

Per i quinari e kleinsilber dei Vindelici é fondamentale il testo sui ritrovamenti di Manching:

H.-J. Kellner "Die Münzfunde von Manching und die keltischen Fundmünzen aus Südbayern". 1990

 

Prima di chiudere, voglio tornare un attimo al protagonista di questa discussione, il cavallo.

 

Lo voglio fare attraverso la citazione di un brano del lavoro di Petar Popovic sulle monete della Serbia settentrionale, che, partendo dall'analisi di una serie particolarmente sviluppata quale quella di Srem (che abbiamo visto sopra) mi sembra offra molti spunti di carattere più generale sia nel tentativo  di comprensione del divenire delle monetazioni imitative, sia nella loro interpretazione a livello iconografico.

 

Ovviamente eventuali difetti di traduzione sono da attribuire esclusivamente al sottoscritto:

 

<L'apparizione del Tipo di Srem (fase A) ci permette di seguire una variante uniforme e tipologicamente equilibrata che é lungi dal rimanere statica, ciò che ci ha d'altro canto permesso di effettuare una suddivisione in fasi differenti.

 

Nonostante lo sforzo per dare alla moneta un'apparenza standardizzata - fatto molto importante per l'autorità che la conia, dato che ciò riflette anche la continuità del potere-, l'insieme della rappresentazione subisce alcuni cambiamenti.

L'accentuazione di dettagli al dritto (naso, guancia, corona d'alloro) conferisce alla testa raffigurata un'espressione nettamente rilevabile e del tutto caratteristca (fase B).

 

La testa, leggermente caricaturale - con barba e corona d'alloro - non é che un eco lontano della vecchia divinità con la quale non ha più alcun rapporto. Alla fine della monetazione, col passaggio al bronzo ed in una situazione monetaria anarchica, le ultime barriere si attenuano, i tagliatori di conii ricevono la piena libertà d'azione.E' solemente allora che sboccia il senso dell'astratto, che distingueva a tal punto i barbari, soprattutto i Celti, dal mondo mediterraneo basato sull'antropocentrismo.

 

In alcuni esemplari la rappresentazione é caricaturizzata fino al grottesco, e si disintegra, mentre alcuni dettagli specifici - la guancia e la corona d'alloro - acquisiscono un ruolo determinante.

 

Non si fa più grande attenzione né al conio né al metallo, il che non deve stupire dato che il contario sarebbe stato del tutto inutile.

 

La simbologia sulla moneta del barbara del Podunavlje e della parte centrale dei Balcani é ben più modesta di quella delle emissioni analoghe in Gallia.

 

La rappresentazione di Zeus al dritto non aveva verosimilmente alcun significato religioso, ma era piuttosto legata alla nozione di moneta.

 

Conservando la testa barbata al dritto ed il cavaliere od il cavallo al rovescio, i barbari conservavano così i principali attrbuti che la moneta, nel loro intelletto, doveva portare.

 

Possiamo attribuire un molteplice significato alla rappresentazione del cavaliere o del cavallo, legandolo al culto di Epona, dei morti, o al culto solare (il cerchio con punto inscritto al rovescio; Vries , 1975: 135, 189; Duval, 1976: 16-17, 20).

 

Ma ci sembra piuttosto che i guerrieri-cavalieri consideravano il cavallo come un aiuto e compagno fedele e lo conservarono come tale sulla moneta, attribuendogli un qualche significato magico.>

 

P. Popovic. "Hoʙaц Скордиска - Le monnayage des Scordisques". Belgrado 1987.

 

 

 

 

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@g.aulisio complimenti e grazie per questa discussione, che scaricherò e stamperò per aggiungerla alla mia biblioteca. E' un tema complesso, che riguarda un'area geografica e delle popolazioni poco note ai più perché sottovalutate e non perché siano poco interessanti. Anche la difficile reperibilità di testi introduttivi in italiano ha reso un po' meno fruibili le informazioni necessarie per il loro studio e credo che questa discussione possa sopperire a questa mancanza avvicinare altri utenti a questa monetazione. 

 

Matteo :)

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  • 3 settimane dopo...
Inviato (modificato)

E' bello tornare a casa la sera, dopo una giornata di lavoro, ed aprire la posta.

 

Specie se é lunedì, se la giornata é stata dura, e se aprendo le buste, quasi fossero uova di pasqua, si portano alla luce piacevoli "sorprese".

 

Stasera erano quattro.

 

La prima era la busta paga. Beh, non é una "sorpresa", ma fa comunque piacere. Meglio di una bolletta.

 

La seconda era una comunicazione dell'amministrazione pubblica francese che stavo aspettando da circa quattro mesi. Questa sì una sorpresa! (In Italia ci si lamenta tanto della burocrazia, ma inviterei a fare un saggio anche di quelle straniere, specie quando i "casi" da trattare non rientrano tra quelli canonici e codificati al millimetro).

 

La terza (un bustone) conteneva una vecchia opera di Derek Allen sulla monetazione celtica, che mi mancava. In realtà l'avevo sempre sottovalutata, limitandomi ad alcune fotocopie delle parti che più mi interessavano. Invece é un gran bel libro. Si trova, raramente, con prezzi che oscillano tra gli 80 ed i 100 euro. Dopo averlo consultato l'ultima volta due sabati fa al Cabinet des Medailles avevo deciso finalmente di cercarlo. L'ho trovato messo in vendita da un'organizzazione umanitaria inglese, per 15 sterline. E' messo bene, quasi nuovo. E sono contento di aver dato un piccolo contributo all'organizzazione che l'ha messo in vendita, che mi sta simpatica.

 

La quarta busta proveniva da Budapest. Dentro c'era questo gioiellino. Lo so, la definizione é del tutto personale ed opinabile.

Ma...

 

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Acquisto monete sempre più di rado. Forse non ne ho più voglia. Forse volontariamente, a livello collezionistico, mi sto rinchiudendo in settori marginali, ciò che rende forzatamente rari gli acquisti. Però di questo sono veramante contento. Era da un po' che non capitava.

 

Di che si tratta?

 

E' un'umilissima frazione, una piccolina sotto il centimetro di diametro e sotto il grammo di peso. In cui il cavallo di Filippo, vincitore delle olimpiadi del 356 a.C. continua a correre. Ormai giunto sulle Alpi. Dalle nostre parti. Nel Norico.

 

Può essere messa in relazione con le tetradracme del tipo Gjurgjevac (accennate al post http://www.lamoneta.it/topic/135257-storia-di-un-cavallo/?p=1543327) di cui rappresenta un sedicesimo.

 

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E' praticamente inedita. L'unico esemplare che ci assomiglia é stato pubblicato nel catalogo della collezione Flesche. 

 

Qualche esemplare é comparso sul mercato negli ultimi anni, poca roba (4-5 pezzi).

 

Del Norico sono ben conosciute altre frazioni. Le più comuni quelle col motivo "a croce" al rovescio, delle quali il Göbl ha scritto estensivamente. Il dritto, obliterato da un certo punto in poi, proviene dalle monete di Filippo mentre il rovescio dalle monete di Rhodas, in Spagna, per il tramite delle monete "à la croix" acquitane (secondo la maggior parte degli autori; per Gorini al contrario deriverebbe dagli oboli massalioti).

 

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Molto più rare le frazioni del tipo Kugelreiter, a cui il Kos ha dedicato un importantissimo articolo. Un esemplare era anche comparso sul forum tempo fa. Dovrei ricercarne la discussione.

 

https://www.academia.edu/5676369/Silver_fractions_of_the_Kugelreiter_tetradrachms._In_Arheolo%C5%A1ki_vestnik_64_2013_pp._353-366

 

Ma rispetto a questa frazione, forse un sedicesimo del tipo Gjurgjevac (ciò che lascerebbe supporre la forma della testa del cavallo) la bibliografia tace.

 

Sono conscio che i cultori di monete classiche probabilemente la disprezzeranno, ma io trovo questa piccolina deliziosa.

 

Il cavallo di Filippo continua a correre.

Modificato da g.aulisio
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DE GREGE EPICURI

Belle tutte quante queste monete! L'ultima fa proprio pensare alle monete di Rhoda, che del resto mi pare siano state poi imitate (come dicevi) in Aquitania; ho avuto una di queste "monnaies à la croix", era in argento molto basso. I cavallini però sono ancora migliori, molto diversi dai cavalli gallici, più accurati e più slanciati.

Infine: non sapevo che Filippo 2° di Macedonia avesse vinto le Olimpiadi del 356, la storia greca è proprio sconfinata...

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  • 1 mese dopo...

Riprendo la "storia" del cavallo di Filippo per aggiungere due pezzi a mio avviso estremamante interessanti, che mancavano (assieme a molti altri) nella cavalcata.

 

Si tratta di due pezzi emessi dai Geto-Daci in Muntenia (Romania). Queste emissioni (dal Pink riunite sotto il nome di Salltelkopfferd) sono state suddivise a suo tempo dal Preda in tre tipi.

 

Dei primi due, i tipi Adâncata-Mânăstirea e Vârteju-Bucareşti se ne già parlato ( http://www.lamoneta.it/topic/135257-storia-di-un-cavallo/?p=1541499) ma anche in altre discussioni.

 

Del terzo tipo (che in realtà é un insieme di monete piuttosto diverse tra di loro, sotto vari punti di vista), denaminato dal Preda, sulla base delle principali località di rinvenimento, Inoteşti-Răcoasa presento qui due esemplari, che, per quanto "brutti" sono estremamente interessanti. E rari.

 

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GAE53

 

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GAE54

 

Non ne hanno l'apparenza, questo é certo, ma sono due monete importanti.

 

<continua>

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  • 1 anno dopo...
Inviato (modificato)

Riesumo questa vecchia discussione, che partendo dalle prime imitazioni di area dacica delle tetradracme di Filippo II, aveva cercato di seguire l'"evoluzione" (chiamiamola così) che attraverso il processo imitativo attuato dalle diverse popolazioni inizialmente geto-daciche e poi celtiche aveva portato il tipo, talvolta trasformato in modo sorprendente, fino alle Alpi.

In effetti ci sarebbero molte monete da aggiungere alla "cavalcata", ci sono intere zone, con tipi fantastici (talvolta deliranti), trascurate. Magari ci tornerò, o ci tornerà qualcunaltro che apprezza queste monetazioni prodotte ai margini dell'ellenismo.

Ciò che mi ha fatto tornare in mente questa discussione sono alcuni pezzi che mi sono capitati per le mani recentemente. E che si caratterizzano per essere veramente marginali, al livello della circolazione se non dei centri emittenti.

Si tratta di un estremo, che in quanto tale credo integri in modo interessante la carrellata, oltre a gettare un po' di luce su fenomeni che, per quanto ai margini della circolazione monetaria, cionondimeno esistevano in zone estremamente ampie quanto scarsamente documentate. Spero quindi che gli amici del forum mi perdoneranno se aggiungo qualcosa a questa vecchia discussione.

Ma il materiale? Eccolo qua.

Viene dalla Transcarpazia, il lembo più occidentale dell'Ucraina, incastrato tra Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Più precisamente da un sito lateniano nel distretto di Uzhhorod, a pochi chilometri dalle frontiere slovacca e ungherese. Si tratta di cinque pezzi, una moneta e quattro frammenti.

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La moneta é una dracma di 2,17 grammi prodotta nelle vicinanze, tra Slovacchia e Ungheria.  E' un'imitazione "estrema" della tetradracma di Filippo II. Estrema per quanto riguarda il nominale, appunto un dracma, e per la raffigurazione: fa un po' ridere pensare come l'insieme costituito da Filippo, tronfio per la vittoria all'Olimpiade, sul suo cavallo sia stato trasformato dalle popolazioni celtiche di questo angolo della "mitteleuropa" in una sorta di gallinaccio. 

I frammenti (quanto meno i due più grandi, i piccoli non li ho ancora guardati con attenzione, ammesso che si riesca a ricavarne qualcosa) sono invece ritagliati con una certa accuratezza da monete che vengono da più lontatano, da tetradrammi prodotti dalle popolazioni geto-daciche della Romania e della Moldavia, probabilmente uno o due secoli prima. Necessità di spiccioli? Mezzi di scambio locali? Certamente l'autorità emittente se ne é andata per la tangente in questo caso. Come funzionavano gli scambi in questa zona così lontana dalla cultura mediterranea che aveva prodotto i tetradrammi di Filippo?

D'altronde il fenomeno del "taglio" di nominali maggiori non é certo esclusivo, senza andare troppo lontano lo si trova anche nel Norico, geograficamente meno marginale (ma ci sono le montagne...). 

Per quanto il campione non sia assolutamente rappresentativo, i pesi dei frammenti danno da pensare : g.0,78 , g 1,90 , g. 3,78 , g. 6,53.

Ce ne vorrebbero altri.

Sono certo che a molti sul forum ripugnerà ciò che sto per affermare. Ma per me questi pezzettini sono monete. Interessantissime, seppur non belle, monete.

Modificato da g.aulisio
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