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Zecca di Venezia (era: indovinello su Edificio)


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Vi propongo un piccolo indovinello.

 

Che edificio (e naturalmente di che città) è quello nella stampa che allego?

 

Ma probabilmente questa domanda è facile per cui non mi accontento e voglio sapere a che servono i vari ambienti da A a N e i relativi macchinari in essi abbozzati?

 

post-45-0-05017200-1442146162_thumb.jpg

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Buona Domenica

 

La piantina è quella della zecca di Venezia :blum:

 

Se fino a qui la cosa mi è stata possibile da ricordare ad occhio ... non ci tento nemmeno di ricordare e/o identificare la suddivisione degli ambienti e relativi macchinari......

 

Dovrei fare una ricerca in internet :pardon:

 

saluti

luciano

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E bravo! È effettivamente la zecca di Venezia (esiste ancora?).

 

Effettivamente capire l'uso di alcune sale è praticamente impossibile senza saperlo ma almeno quelle con i macchinari una qualche ipotesi o anche di piú permettono di farla ;)

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DUBOIS CHATELERAUX, Michel
Gravures Réprésentant les differentes Machines servant à la Fabrication des monnoyes au Balancier, construites à Venise pour le service de la Serenissime République. Presentèes à S.A.R. Monseigneur l'Infant Dom Philippe Duc de Parme &c par l'Auteur Directeur Général des Monnoyes de Parme...

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La zecca aveva sede nel palazzo che oggi è occupato dalla Biblioteca nazionale Marciana: 

La struttura

Oltrepassata la porta di entrata, l’organizzazione dello spazio al piano terra era così compartita: sulla destra si aprivano le officine per la fabbricazione delle monete, mentre a sinistra, nei locali prospicienti la laguna, erano disposti i magazzini e le fornaci a sinistra.  Attorno al cortile si svolgevano tutte le attività di conio.

In particolare, nell’attuale sala manoscritti del pianterreno era situata la fonderia, dove venivano affinati e poi raffreddati i metalli.
Si affacciavano sul cortile le varie “botteghe” che trasformavano i lingotti in tondelli per le monete mediante l’utilizzo di varie macchine (laminatoi, presse, fornaci), tra queste:

  • la bottega per la creazione dei tondelli con fornace e un’enorme ruota azionata a mano, che dava moto alle trafile per produrre le lamine dai lingotti (corrispondente all’attuale saletta dei terminali per la consultazione dei cataloghi on line);
  • la bottega per l’imbiancamento dei tondelli (corrispondente alla prima parte della attuale sala cataloghi);
  • la bottega per la cordonatura delle monete (corrispondente alla seconda parte della sala cataloghi, dietro la statua del Petrarca);
  • la bottega del fabbro, con annessa fornace, (attuale ufficio dietro al zona cataloghi);
  • la bottega per il conio delle monete. 
    Qui il lavoro era effettuato meccanicamente con i torchi a bilancere, che col passare del tempo avevano sostituito le operazioni di coniatura manuale (attuale ufficio del prestito interbibliotecario);
    Un esemplare di torchio, datato 1756, è esposto all’Ufficio orientamento.
  • Ovviamente, per motivi legati alla funzionalità del lavoro, le botteghe subirono vari riposizionamenti nel tempo, i dati qui riferiti si riferiscono al periodo attorno al 1750

 

Al primo piano, verso la laguna, c’erano gli uffici del Maestro della Zecca, del cassiere, del controllore, etc. Su questo piano, distribuiti in varie stanze, c’erano dodici forzieri per la custodia delle barre di metallo prezioso, ognuno col nome di un apostolo.

Quattro di questi forzieri sono ancora oggi conservati all’interno della vecchia “cella” della Zecca, detta anche “prigione dell’oro” o “deposito delle paste”, oggi chiamata “stanza degli scrigni”.
Una stanza chiusa da muri e volte poderose in blocchi di pietra d’Istria, un vero forziere di pietra a cui si accede da una stretta porta di metallo e al cui interno i quattro grandi scrigni in legno, rinforzati da barre di ferro, ancora custodiscono antichi cimeli della Biblioteca.

Tre di questi scrigni imponenti conservano ancora le complicate serrature dell’epoca (sec. XVII-XVIII).

 

http://marciana.venezia.sbn.it/la-biblioteca/la-storia-e-il-patrimonio/il-patrimonio/patrimonio-storicoartistico/il-palazzo-della-4

Modificato da ak72
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E bravo! È effettivamente la zecca di Venezia (esiste ancora?).

 

Effettivamente capire l'uso di alcune sale è praticamente impossibile senza saperlo ma almeno quelle con i macchinari una qualche ipotesi o anche di piú permettono di farla ;)

Certo che il palazzo esiste ancora, anche se in parte, oggi, è occupato dalla Biblioteca Marciana.

 

Bravo @@ak72 che si è ricordato del Dubois .. ed a fare mente locale, avrei dovuto pensarci, visto che parlavi di macchinari ...

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Se ne era parlato anche qui:

 

http://www.lamoneta.it/topic/128972-le-prime-monete-al-torchio/

 

interessante poi l'articolo che avevo richiamato a suo tempo, circa le vicissitudini del povero Dubois a Venezia, che avrebbe voluto meccanizzare la zecca:

 

http://www.academia.edu/779264/uomini_e_tecnologie_monetarie_la_visita_di_Du_Bois_alla_zecca_di_Venezia

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Biblioteca nazionale Marciana 



IndirizzoPiazzetta S. Marco, 7, 30124 Venezia





Modificato da ak72
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c'è una bella stampa dello stato della zecca a fine 700 (quando c'erano i primi tentativi di battere al torchio) sul libro di Rossi, Melior ut est florenus, che è sovrapponibile molto bene a quella segnalata da incuso che ringrazio.

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Visto che nessuno vuole cimentarsi con cosa succedeva in quelle stanze vi svelo subito l'arcano (o quasi visto che la mia familiarità con il francese del settecento è bassina):

 

A - fonderia per la produzione delle lamine, il crogiolo può contenere fino a 1400 marche d'argento

B - mulino movimentato da due persone con i piedi per trafilare le lamine

C - accesso alla ruota del mulino

D - focolare a griglia per la ricottura delle lamine

E - forno a riverbero per ricottura lamine e altro fornello per procedura imbiacamento

F - semplice passaggio

G - macchinari per orlettatura contorni: 1 per le "grandes" (?) e 2 per le monete

H - coni con torchio a bilanciere: 1 4618 libbre e 2 7272 libbre

I - scale

K - dove è stato provato il torchio (?)

L - tornio per viti dei bilancieri, cilindri, pistoni e virole

M - forgia per la manutenzione dei macchinari, costruzione dei punzoni e conii

N - forgia per la preparazione dei lingotti d'argento per la trafilatura

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Illustriamo anche il tutto con le relative stampe (visto che le scansioni sono pesanti, ne mettiamo una al giorno :P). Partiamo in ordine, ecco la A

 

post-45-0-02662600-1442178280_thumb.png

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Sala B

 

Ed ecco il mulino, che era azionato da due persone che  una di fianco all'altra (e qui l'articolo linkato da @@417sonia prende una cantonata) camminavano sulla ruota (di 54 piedi di circonferenza) che si vede in trasparenza e che si trovava nella stanza retrostante a quella mostrata (Sala C).

 

Il Dubois è evidentemente molto fiero della soluzione adottata e sottolinea che in tutte le altre zecche si usano corsi d'acqua o animali, soluzioni entrambe impossibili a Venezia per l'assenza di acqua in movimento e di spazi adeguati per gli animali.

 

Sono mostrati anche i due laminatoi di bronzo usati per ridurre i lingotti a lamina.

 

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Prima di andare avanti approfittiamo per fare un ripasso della lavorazione. Fino a qui è semplice. Nel crogiuolo si preparava l'argento con la giusta percentuale di fino. Le "staffe" di fianco al forno sono in realtà stampi (chassis) che servivano ad ottenere i lingotti.

 

Già sufficientemente piatti ma non così tanto. Da qui la necessità del laminatoio che tramite rulli regolabili permetteva di ridurre lo spessore delle lamine a quanto voluto. Immagino che fossero necessari piú passaggi (un po' come con le macchine per la sfoglia).  Questo portava ad ottenere lo spessore voluto ma il metallo di fatto diventava duro e fragile. Non quindi adatto per essere coniato.

 

Da qui la necessità della lavorazione nella sala D che passo a spiegare nel messaggio successivo.

 

Premetto che in tutta le stampe si fa riferimento all'argento. Alcune delle lavorazioni sono in realtà le stesse per altri metalli. E d'altro canto i macchinari del Dubois furono utilizzati per alcune monete d'argento come il Tallero per il Levante o le Oselle. Ma suppongo siano stati usati anche per i multipli in oro del tallero e le oselle d'oro.

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Sala D

 

Come dicevo prima, le lamine ottenute erano dure e fragili. Nella Sala D si utilizzava un "forno" per "ricuocerle". In pratica venivano portate al calor bianco.  Bastava quindi una temperatura sui 700 °C e quindi non elevatissima. Da qui l'aspetto da "semplice camino" con griglia. Si notino comunque il mantice e i relativi attrezzi.

 

post-45-0-17706400-1442343978_thumb.png

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Premetto che in tutta le stampe si fa riferimento all'argento. Alcune delle lavorazioni sono in realtà le stesse per altri metalli. E d'altro canto i macchinari del Dubois furono utilizzati per alcune monete d'argento come il Tallero per il Levante o le Oselle. Ma suppongo siano stati usati anche per i multipli in oro del tallero e le oselle d'oro.

Buona serata

 

giusta supposizione; taluni multipli in oro (quelli di maggior modulo, in genere, perché i primi multipli da due zecchini sono spesso poco rotondi, indice che non impiegavano macchine) e oselle in oro.

 

saluti

luciano

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Il Dubois è evidentemente molto fiero della soluzione adottata

Noto solo ora la scritta nella colonna centrale del marchingegno: MICH. DE BOIS // NUM US INVEN. che direi conferma quanto dicevo ;)

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Grandi ragazzi, devo riconoscere la mia ignoranza davanti a Voi. Ci si preoccupa di sapere di monete e non si pensa che cosa c'è dietro la moneta. Venezia è stata sicuramente una grande nello scacchiere mondiale del suo tempo, ed è giusto conoscere anche dove e come venivano coniate le monete. Grazie per questo interessante contributo.

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  • ADMIN
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se può interessare, dell’opera di Michel Du Bois Chatelerau esiste una versione pdf scaricabile:

 

https://books.google.it/books?id=Rv9XAAAAcAAJ&pg=PT10&lpg=PT10&dq="Gravures+représentant+les+différentes+machines"&source=bl&ots=s3gHsmto8j&sig=JJkBeZulYVO-WzH9R2w1B-6IGvA&hl=it&sa=X&ved=0CCwQ6AEwA2oVChMIotDU9-P6xwIVSFYUCh2R7AWD#v=onepage&q="Gravures%20représentant%20les%20différentes%20machines"&f=false

 

Vi consiglio però quest’altra versione elettronica, digitalizzata dalla Bibioteca palatina di Parma:

 

[url=http://www.teca.bibpal.it/teca/s.aspx?Id=114777&Gravures%20representant%20les%20differentes%20machines%20servant%20a%20la%20fabrication%20des%20monnoyes%20au%20balancier,%20construites%20a%20Venise%20pour%20le%20service%20de%20la%20Serenissime%20Republique.%20Presentees%20...%20par%20l'auteur%20%5BM%5Dhttp://www.teca.bibpal.it/teca/s.aspx?Id=114777&Gravures%20representant%20les%20differentes%20machines%20servant%20a%20la%20fabrication%20des%20monnoyes%20au%20balancier,%20construites%20a%20Venise%20pour%20le%20service%20de%20la%20Serenissime%20Republique.%20Presentees%20...%20par%20l'auteur%20[M

Dopo continuo con le tavole ma mi si permetta una digressione polemica (sia chiaro non nei confronti dell'ottimo teofrasto).

 

Su google abbiamo la scansione di un libro che proviene da una biblioteca austriaca (se capisco bene il timbro). Questa è un'opera veramente a disposizione di tutti. Si può guardare online da differenti piattaforme, si può ricercare il testo (con questo libro in realtà funsiona male) e si può anche scaricare in differenti formati se vogliamo archiviarcelo se ce lo vogliamo consultare anche senza internet o per stamparlo. E lo può fare chiunque. Unico difetto è che la qualità della scansione non è il massimo. Comunque paga google...

 

Dall'altro lato abbiamo la scansione di un libro proveniente da prestigiosa biblioteca italiana. Lo si può guardare solo online, niente ricerca testuale, assolutamente impossibile da scaricarsi e pure rovinato dal logo della biblioteca. Certo è veramente ad alta risoluzione. Naturalmente paghiamo noi italiani.

 

Non ce l'ho con quelli della biblioteca italiana sia chiaro, so bene che si adeguano alle leggi. Ma la solfa dei beni che è meglio siano nei musei così tutti ne possono godere va un po' rivista ;)

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  • ADMIN
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La quinta stampa si riferisce a stanza ignota. Infatti non è presente nell'elenco citato precedentemente. Si vedono però due finestre da cui si può ipotizzare che sia la H. In base alla mappa è l'unica scelta possibile, maa non è particolarmente logico dato il giro che il materiale deve fare (dalla stanza D alla H per poi tornare indietro, come vedremo, alla E).

 

Possibile anche che la motivazione fosse di sicurezza (una lamina era piú difficile da far sparire di un singolo pezzo).

 

Comunque la stampa rappresenta di fatto due fustellatrici (una di acciaio e una di bronzo) che permettevano di tagliare i tondelli dalle lamine.

 

Anche qui il Dubois non perde occasione per lodare tali macchinari indicando che sono tanto precisi quanto veloci e che i tondelli che si ottengono sono un cerchio geometricamente perfetto!

 

Si vede anche una bilancia per il controllo del peso e quella che a me sembra una lente. Si noti come i tondelli cadessero in due tasche apposite.

 

 

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Ciao @@incuso,

quella che a te sembra una lente in realtà è un supporto sul quale venivano appoggiati i tondelli di peso eccedente per essere portati a peso mediante la lima che si vede a fianco della “lente" stessa. I segni lasciati dalla lima sui tondelli sono quelli che oggi in modo errato vengono chiamati “graffi di conio” e in modo ancora più improprio vengono ricondotti ad un fantomatico “estrattore” (da che cosa poi non si sa). Ricordiamoci che a questa fase della produzione i tondelli NON erano ancora stati coniati...

 

Se interessa, per approfondire l’argomento “graffi”: http://www.academia.edu/1488935/I_graffi_sulle_monete_napoletane_difetto_tecnico_o_prelievo_fraudolento

 

Buona giornata, Teo

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