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Risposte migliori

Salve ragazzi,


vi scrivo perché recentemente ho acquistato un piccolo lotto di monetine medievali,


personalmente le trovo molto affascinanti, ma purtroppo sto avendo un po di problemi nell'identificazione


e mi piacerebbe conoscere a fondo la storia di ognuna di essa...ho bisogno di un parere esperto e solo voi potete aiutarmi!


 


Posto le immagini, chiedo scusa per averle postate tutte insieme precedentemente.


 


Partiamo da queste due:


Testa: post-7678-0-53736400-1442962003_thumb.jp


Croce: IMG_20150922_232752.jpg


Si intuisce facilmente che nella parte posteriore della moneta è leggibile _ICILI_ (presumo da Sicilia) e croce centrale. 


 


Seconda moneta, purtroppo è piuttosto rovinata: 


IMG_20150922_232903.jpg


(purtroppo non capisco se il monogramma centrale è dritto o rovescio, per favore fatemi sapere e nel caso ruoto la foto.)


 


Croce: IMG_20150922_232916.jpg


 


Entrambe le monete sono in bronzo. Diametro intorno ai 150mm, la prima purtroppo ha una forma deteriorata.


 


Grazie mille in anticipo. 


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Supporter

buon giorno, 

la prima è un denaro di Federico III (II) per messina, e dovrebbe corrispondere alla num. 13 del nostro catalogo 

http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-F3C/1

 

La seconda non è siciliana e onestamente non mi sento di tentare un'identificazione (credo comunque sia genovese).

Se interessato posso raccontarti un pò di storia della prima, ma magari più tardi, dopo lavoro.

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Supporter

Perdonate il ritardo. 

La moneta in oggetto si inquadra all'interno della guerra del vespro, tra angioini e aragonesi di Sicilia.

Carlo d'Angio ha conquistato, nel 1266, il regno di Sicilia (comprendente tutto il meridione dall'abruzzo giù fino alla Sicilia) a spese di Manfredi, figlio di Federico II. 

Il regno di carlo è tuttavia molto dispotico e, l'abuso della moneta di biglione raggiunge il suo culmine.

La moneta di biglione di cui parlo era la moneta da un denaro. Il valore nominale imposto dallo stato era di 24 denari per tarì d'oro. Il valore reale della moneta era (basato sul valore del metallo), in base alle stime lette, di circa 120 denari per tarì d'oro. La differenza tra valore nominale e valore reale può già far capire quanto fosse malvista tale moneta. A peggiorare la situazione il fatto che, spesso e volentieri, lo stato imponeva il cambio della moneta d'oro, in tarì, in monete di rame, portando di fatto ad un defraudamento della popolazione (naturalmente tanti altri motivi portavano a malvedere Carlo d'Angiò).

La figlia di Manfredi aveva sposato Pietro, re D'aragona, che quindi aveva motivi dinastici per reclamare il regno di Sicilia.

In occasione del vespro, Pietro ne approfitta per invadere la sicilia, dando inizio ad una guerra che, alla fine, complessivamente, durerà quasi cento anni.

Una tra le prime cose fatto da Pietro è naturalmente quella di abolire il balzello del biglione. 

La guerra tuttavia non riuscì a favorire ne gli aragonesi, ne gli angioini. Alla morte di Pietro, i regni di Aragona e Sicilia andarono a due diversi figli, e la Sicilia riacquisì l'indipendenza. Come detto, la guerra si protrasse per quasi un secolo, con l'impoverimento profondo sia del napoletano che soprattutto della sicilia, in cui il sovrano perse pian piano il potere a favore dei feudatari.

Il denaro in questione appartiene, come detto, a Federico III (II), figlio di Pietro il grande d'Aragona, e probabilmente l'ultimo grande sovrano di una Sicilia autonoma.

Nei documenti si fece nominare Federico III, intendendo con questo che egli si considerava successore dell'imperatore Federico II di Svevia, suo bisnonno

Era tuttavia soltanto il secondo re di Sicilia col nome Federico, e proprio per questo viene in genere trascritto come  Federico III (II).

Durante il suo regno dovette combattere, solo, contro gli angioini, ma in un certo periodo anche contro il fratello giacomo, precedente re di Siciliae ora re di Aragona, che non voleva rinunciare al trono siciliano. 

Il denaro era scambiato in rapporto di 60 per un pierreale d'argento, qui allegato:


Fonte Cataloghi Online
 

o 120 per tarì di conto (in quel periodo i tarì non erano coniati ma rimanevano come moneta di conto)

in giro per la sicilia si trovano Molte chiese e castelli costruiti da questo sovrano, ricordo il duomo di Erice o il castello di Montalbano Elicona.

http://www.diocesi.trapani.it/content/view/1776/379/

https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Montalbano_Elicona

Modificato da azaad
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Che altro aggiungere, Azaad, se non un grazie immenso!

tra l'altro coincidenza vuole che io sia nato proprio ad Erice, e il duomo, insieme a tutta la città, è fantastico...sono fiero di possedere una monetina di chi ha permesso tanta magnificenza! 

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